grido di pietra regia di Werner Herzog Germania 1991
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grido di pietra (1991)

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locandina del film GRIDO DI PIETRA

Titolo Originale: SCHREI AUS STEIN

RegiaWerner Herzog

InterpretiVittorio Mezzogiorno, Mathilda May, Brad Dourif, Donald Sutherland, Stefan Glowacz

Durata: h 1.46
NazionalitàGermania 1991
Genereavventura
Al cinema nel Maggio 1991

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Trama del film Grido di pietra

Una spedizione vuole scalare il difficilissimo Cerro Torre, alta cima della Patagonia, per sfidare un grande alpinista che ha annunciato a sua volta la stessa intenzione. Durante l'ascesa uno scalatore muore e il superstite dichiara di aver raggiunto la vetta. Sicuri che non ci sia stato qualcun altro prima?

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Voto Visitatori:   6,00 / 10 (7 voti)6,00Grafico
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Voti e commenti su Grido di pietra, 7 opinioni inserite

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daniele64  @  04/12/2024 13:30:15
   6½ / 10
Un giornalista fa nascere una sfida tra un famoso scalatore classico ed un giovane free climber per scalare l' inviolato Cerro Torre ...Werner Herzog in quello che è il suo film meno personale ( visto che non ne ha scritto nè il soggetto nè la sceneggiatura ) aggiunge al tema più classico della lotta dell' uomo contro la natura quello della sfida tra uomo ed uomo . E' abbastanza evidente come l' idea del soggetto sia venuta a Reinhold Messner ( non all' ultimo dei fessi ! ) dalla discussa scalata al Cerro Torre di Cesare Maestri nel 1959 , che presenta tragiche vicissitudini simili a quelle del film , anche se certo non così romanzate . A questo proposito alcune coloriture , come l' abbastanza inutile triangolo sentimentale , fanno ritenere che questa ( nonostante le molte lentezze ) sia probabilmente la pellicola più commerciale di Herzog . Dal film trapela anche una critica piuttosto palese ad un certo modo di fare informazione spettacolarizzata , con la lugubre figura del giornalista , sempre incredibilmente vestito alla stessa elegante maniera , persino nella gelida Patagonia : giacca , camicia , cravatta e scarpe da città , con in più il grande impermeabile nero svolazzante , che lo fa somigliare ad un vero avvoltoio ! Comunque , se per gran parte del film domina uno spiazzante senso di attesa , la parte finale è invece ( finalmente ! ) un gioiellino di Cinema avventuroso ambientato tra la natura più ostile , con il realizzarsi della sfida tra i due protagonisti che salgono contrapposti verso la vetta . Lo sfortunato Vittorio Mezzogiorno è l' inatteso protagonista e fornisce una prestazione anche fisicamente adeguata . Il suo contraltare è il giovane arrampicatore tedesco Stefan Glowacz , spettacolare nelle sue scalate . Il giornalista arrivista è il grande Donald Sutherland , vera anima nera della vicenda . Poi troviamo la bella francesina Mathilda May , oggetto della sfida sentimentale tra i due scalatori , che pure qui riesce a mostrarsi come mamma l' ha fatta . Infine , in un piccolo ma fondamentale ruolo , abbiamo il bravo Brad Dourif nei panni di un folle ex alpinista . Se il film non è perfettamente riuscito ( alcuni dialoghi sono francamente imbarazzanti ) e rimane molto lontano dai vecchi capolavori di Herzog , devo ammettere però che lo spettacolo fornito dalla Natura nell' ultima mezz' oretta porta la mia valutazione complessiva al 6,5 .

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  07/05/2013 10:21:51
   6 / 10
Se non fosse per alcune inquadrature mozzafiato e tanto realistiche non sembrerebbe neanche Herzog. Uno dei suoi lavori peggiori, forse il peggiore in generale (devo recuperare qualche lavoro successivo però), un passo falso che il regista stesso ha candidamente ammesso di non sentire come suo probabilmente perché per quanto affascinante ed "herzoghiana" sia l'idea, ovvero l'uomo di fronte alla vastità della natura e della montagna, Herzog non collaborò alla sceneggiatura e ne è venuto fuori un pastrocchio confuso con annesso triangolo amoroso poco sviluppato, rivalità tra i due scalatori (poco sviluppata) e strani excursus sul misticismo o la spiritualità messi a casaccio.
Spiace molto perché a guardarlo bene si vede che è Herzog e il finale è straordinario, uno dei suoi migliori a mio parere e perfettamente connaturato al suo cinema (almeno quello, si).
Anche il cast presenta attori di razza come Dourif o Sutherland ma gli attori principali invece sono del tutto fuori luogo.
"Grido di pietra" (titolo bellissimo) è meglio lasciarlo tra le ultime visioni in un'eventuale approccio alla vasta e unica filmografia di un autore grandissimo come Werner Herzog che come tutti gli uomini ogni tanto ha sbagliato. Gli si perdona tutto (e poi, anche se saturo di difetti, è un film che si lascia guardare con piacere).

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  05/07/2011 18:21:42
   5 / 10
E' il film di herzog che mi è piaciuto di meno, forse l'unico mezzo passo falso della sua carriera. Bella solamente l'ultima parte dove la sfida tra uomini e la natura stessa entra nel vivo, acquisendo quella compattezza mancata totalmente fino a quel momento, tra sottotrame inutili e ridondanti (invadenza dei media, un accennato triangolo amoroso) e personaggi ugualmente non necessari (Sutherland e la May) a discapito di altri (Dourif). L'unico consiglio che mi sento di dare a chi vuole avvicinarsi ad Herzog é di non vedere per primo questo film.

dobel  @  24/01/2010 01:17:07
   5½ / 10
'Grido di pietra' è il titolo di un bellissimo libro che Reinhold Messner ha scritto per dare una risposta definitiva ad uno dei più appassionanti gialli dell'alpinismo del novecento.
Si tratta della prima ascensione del Cerro Torre ad opera di Cesare Maestri e Toni Egger nel 1959. Maestri ha sempre sostenuto di aver raggiunto la vetta per poi essere disceso durante una tormenta nella quale il povero Egger perse la vita. Il suo corpo verrà ritrovato solo qualche decennio più tardi.
I dubbi sulla veridicità della versione di Maestri sono cominciati quasi subito: il Cerro Torre è da sempre considerata la montagna più difficile della terra, soprattutto con i poveri mezzi a disposizione nel 1959. Messner, polemizzando con mezzo mondo alpinistico per quarant'anni, ha finalmente dimostrato che la conquista della vetta non può essere avvenuta. Le motivazioni sono molteplici: l'inadeguatezza dei mezzi tecnici nel '59, le continue contraddizioni di Maestri nell'illustrare gli eventi, l'incapacità dello stesso di descrivere adeguatamente il percorso svolto, la totale assenza di resti dell'arrampicata nelle zone da lui indicate come quelle della salita, l'impossibilità da parte sua di ripercorrere la stessa via, infine la seconda salita del 1970 per altra via e con mezzi tecnici completamente differenti (trapano e chiodi ad espansione) a dimostrazione della prima salita.
Il 'ragno delle dolomiti' pare abbia ingannato il mondo alpinistico per più di cinquant'anni (forse inconsapevolmente, giacché Messner adombra anche l'ipotesi che Maestri, in stato confusionale dopo la tragedia capitata al compagno di cordata abbia travisato i ricordi).
La stessa cosa capita in questo pessimo film: il giovane Martin vuole dimostrare di poter scalare qualsiasi cosa e si lancia con il compagno Hans (interpretato da un grandissimo alpinista, tra l'altro, Hans Kammerlander) alla conquista della montagna impossibile. Nel ritorno Hans perde la vita, e Martin, sostenuto abilmente dalla stampa, sostiene di aver raggiunto la vetta. Il personaggio di Martin è chiaramente ricalcato sulla figura del grande Cesare Maestri: arrogante, esibizionista, molto attento all'immagine, sfruttatore dei mass media. La sua vicenda è poi esattamente identica a quella capitata a Maestri (non a caso la consulenza per il film è stata fatta dallo stesso Messner) e ad Egger. A lui si contrappone la figura di un vecchio alpinista ( un purista che assume verso la montagna un atteggiamento quasi mistico) dal nome curioso: Roccia Immerkofler (sul nome sorvoliamo, il cognome è quello di una grande guida austroungarica caduta nel 1917 sulle dolomiti durante la Grande Guerra) che vuole raggiungere la vetta del Torre sfidando il più giovane collega. Il modo di porsi verso l'alpinismo dei due è antitetico: esibizionista e esteriore quello dell'uno, e del tutto interiore e improntato alla massima umiltà quello dell'altro.
Se il primo dei due è ispirato a Cesare Maestri, l'altro potrebbe essere benissimo il suo storico antagonista Walter Bonatti: serio, umile, per niente sbruffone... se non fosse per quel residuo di antipatia che lo rende particolarmente scostante. Che non sia proprio un autoritratto dello stesso Messner? Il grande scalatore sudtirolese (ritenuto, anzi, il più grande del novecento, e credo anch'io che lo sia stato), non è certo un personaggio comodo e facile, e spesso nemmeno simpatico. Ma non si può certo dire che non sappia di cosa sta parlando (anche se non ha mai scalato il Cerro Torre).
Il film comunque è assolutamente mediocre. Vorrebbe forse parlare di superomismo, oppure della tensione dell'uomo verso il raggiungimento di un qualcosa che lo trascende o semplicemente del limite delle proprie possibilità, ma non ci riesce. Peccato! La storia avrebbe potuto essere un buon soggetto per un bel film...

Invia una mail all'autore del commento wega  @  18/09/2009 12:36:58
   6 / 10
Fiascotto di Werner Herzog che dopo aver abbandonato l' idea di girare ancora con Kinski (morto lo stesso anno dopo aver girato "Paganini", suo unico film), sceglie Vittorio Mezzogiorno, il quale vorrebbe strizzargli l' occhio ma non ci si avvicina neanche. Brutto risultato anche perché più che trattarsi del classico scontro herzoghiano tra l' Uomo e la Natura, è una sfida tra uomo e uomo, imbastita con uno scialbo accento melò. Non è un Herzog accademico, sembra un b-movie per la Tv di uno scolaretto un po' irresponsabile. Alcune riprese sono suggestive, certo, il film si lascia anche vedere tranquillamente, ma sono lontani i risultati di "Aguirre" o "Fitzcarraldo"; anche di "Cobra Verde".

1 risposta al commento
Ultima risposta 19/09/2009 09.48.59
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benzo24  @  22/07/2007 08:47:11
   7½ / 10
non come glia ltri di herzog, ma è comunque un buon film.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  07/05/2007 23:36:53
   5½ / 10
Con l'ausilio di Messner, il film che pià di ogni altro ha lasciato perplessi sia i fans di Herzog sia probabilmente quelli che hanno visto, ahinoi, un suo film per la prima volta.
Herzog si dimostra completamente a disagio (e spaesato) davanti allo spettacolare scenario della montagna e quasi impotente di fronte all'enorme capacità che avrebbe avuto di trarre un'altro grande poema visionario sul rapporto tra Uomo e Natura. Verrebbe da dire che la giungla gli è più congeniale, ma è proprio lo script (un fumettone sentimentale imbastito per caso) il vero problema. Attori fuori-fase, dialoghi superflui, e (per fortuna) una splendida fotografia (ma solo quella).
Morì Kinski nello stesso anno di "Grido di pietra": che sia un caso?

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