il mercante delle quattro stagioni regia di Rainer Werner Fassbinder Germania 1971
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il mercante delle quattro stagioni (1971)

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locandina del film IL MERCANTE DELLE QUATTRO STAGIONI

Titolo Originale: DER HÄNDLER DER VIER JAHRESZEITEN

RegiaRainer Werner Fassbinder

InterpretiHans Hirschmüller, Hanna Schygulla, Irm Hermann, Ingrid Caven

Durata: h 1.29
NazionalitàGermania 1971
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 1971

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Trama del film Il mercante delle quattro stagioni

Hans si era arruolato nella Legione Straniera per sfuggire alla tutela della madre. Tornato in Germania da una moglie che non lo ama e che gli ha chiesto il divorzio, si scontra con la durezza della realtà e si mette a vendere frutta nei cortili delle case.

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Voto Visitatori:   7,58 / 10 (6 voti)7,58Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
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Voti e commenti su Il mercante delle quattro stagioni, 6 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  18/03/2023 14:33:33
   7 / 10
Quella di DER HÄNDLER DER VIER JAHRESZEITEN (Il Mercante delle Quattro Stagioni) è una visione colta e letteraria del cinema. Rainer Werner Fassbinder è destinato a farsi ricordare per il suo neorealismo sessantottino all'interno della sfera della sua Germania e questo è un primo passo, seppur fondamentalmente legato alla drammaturgia, alla narrativa moderna del passato e ancora non in grado di penetrare appieno nei suoi personaggi.

Italo Disco  @  05/05/2018 23:34:27
   9½ / 10
Le nevrosi e la depressione di un piccolo borghese visti con occhio distante ma allo stesso tempo intenso. La regia e la sceneggiatura colgono in pieno situazioni e piccoli particolari in maniera egregia: errori quotidiani e non, tradimenti, frustrazioni, violenza privata, l'aggrapparsi all'alcool, l'appartenenza controvoglia ad una famiglia benpensante..... non stonano neanche le pose plastiche con cui vengono ripresi gli attori in alcuni frangenti. Essenziale e stupendo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  08/09/2012 15:47:13
   7½ / 10
Una svolta per la carriera e lo stile di Fassbinder: meno estremo pur continuando a raccontare di (auto) distruzione e nichilismo, ma lo fa seguendo un percorso stile cinema hollywoodiano; ovviamene filtrato dal pessimismo che lo contraddistingue, dal senso di malsano e di spietatezza del suo cinema.
Questo è certo il film più bello della sua carriera fino a quel momento, almeno per me: storia di tradimenti, di un uomo distrutto che prova a ricominciare pur sapendo di dover finire nell'oblio dell'alcol e di essere soppiantato da qualcun altro (un amante, un migliore amico ritrovato).
Terribile, senza uscita, se non nella morte finale che spezza una maledizione. La maledizione di vivere. Le quattro stagioni sono finite e nulla incatena più Hans a queste, ad una moglie che picchia(va) e stupra(va) davanti una figlia di cui si disinteressa, un lavoro che non riflette le sue aspirazioni se non quando tenta una via imprenditoriale, un amante che lasciva su un letto lo aspetta ma ormai lo disinteressa completamente, una madre perennemente insoddisfatta, con lo spiraglio amorevole (o anche qui claustrofobico) di una sorella amorevole e comprensiva.
La morte vince ancora, vince tutto.

bulldog  @  16/07/2009 11:47:56
   8½ / 10
Ennesimo capolavoro di Fassbinder,tra i suoi migliori.

paride_86  @  12/11/2008 13:17:35
   7 / 10
Storia di Hans e delle sua parabola discendente. Fassbinder racconta una storia che è un melodramma solo sulla carta: si tratta infatti di uno dei suoi film più freddi e cinici, è disperato e crudele al tempo stesso.

Crimson  @  20/11/2007 18:49:55
   6 / 10
Come per il suo 'soldato americano', Fassbinder cerca in Hans un soldato che come uomo deve fare i conti con il ritorno nella vita di tutti i giorni, segnato profondamente da un passato che riecheggia e che pervade la quotidianità.
A differenza del killer del film citato, in Hans c'è molta più introspezione, e viene abbozzato anche un ritratto del nucleo famigliare, quanto basta per entrare nel merito del quadro generale in cui il protagonista giace.
E se a livello economico riesce a risollevarsi, al contrario in ogni altro ambito della propria esistenza il protagonista deve imbattersi in fallimenti. Questo è uno degli aspetti che mi hanno colpito di più del film.
Tuttavia appare troppo netta la discesa nella spirale depressiva che caratterizza gran parte del finale, per quanto ci siano scene riuscite, come la cena di famiglia (grandiosa la Schygulla - che adoro - anche se qui sbriga una particina).
Agghiacciante il finale.

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