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"Finché possiamo dire: 'quest'è il peggio', vuol dir che il peggio ancora può venire" (Edgardo: atto IV, scena I). Guardando quest'adattamento Amazon della tragedia del Bardo, si rimpiang'il maestoso Kurosawa di "Ran" (1985) e si pens'alla demenza senile di "The Father", ch'a Hopkins è appena valso l'Oscar come miglior attore protagonista. Il gran cast serv'a poco e la versione "modernizzatta" non aggiunge nulla. Straordinari alcuni monologhi, ma son'opera di Shakespeare e non d'Eyre.
Continuo a trovare "irritante" questo genere di esperimenti. Sono testi che si adattano al proprio tempo e modernizzarli li rende freddi e tediosi, nonostante lo sforzo della produzione e degli interpreti chiamati in causa.
Un versione del Re Lear rivisitata e modernizzatta ad uso e consumo del pubblico del piccolo schermo. Tale espediente non l'ho trovato particolarmente efficace. Spostare il contesto all'attualità non influenza più di tanto la resa, perlomeno non al livello, per esempio, del Riccardo III di Loncraine. Aldilà di questo però bisogna tenere conto del cast grandioso impiegato, da Anthony Hopkins in poi, che nobilita l'intera operazione e grazie alla bravura degli interpreti cerca di attenuare il più possibile l'impostazione teatrale del testo.