l'assassinio di un allibratore cinese regia di John Cassavetes USA 1980
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l'assassinio di un allibratore cinese (1980)

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locandina del film L'ASSASSINIO DI UN ALLIBRATORE CINESE

Titolo Originale: THE KILLING OF A CHINESE BOOKIE

RegiaJohn Cassavetes

InterpretiBen Gazzara, Timothy Carey, Seymour Cassel, Robert Philips

Durata: h 1.45
NazionalitàUSA 1980
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 1980

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Trama del film L'assassinio di un allibratore cinese

Cosmo Vitelli, fondatore, direttore e, conseguentemente, padrone del "Crazy Horse West", è felice perché ha finito di pagare l'ultima rata agli strozzini che gli hanno prestato il denaro per realizzare il suo sogno. Accompagnato da tre delle sue ragazze si reca in una casa da gioco dove, nel corso di una sfortunata partita, perde 23 mila dollari. L'uomo è convinto di riuscire a pagare il debito con gli introiti del locale. Ma Cosmo non sa di essere finito nelle mani di una banda capeggiata dal boss John...

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Voto Visitatori:   7,41 / 10 (16 voti)7,41Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su L'assassinio di un allibratore cinese, 16 opinioni inserite

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alex94  @  05/10/2023 18:10:21
   7 / 10
Onestamente preferisco altre opere di Cassavetes ma devo ammettere che questo suo noir crepuscolare non è affatto male,paga qualche lungaggine di troppo ed un finale un po' autoreferenziale ma si rivela comunque piuttosto avvincente,regalando sviluppi non prevedibili e soprattutto nobilitato da un Ben Gazzarra in splendida forma alle prese con un personaggio complesso, spaesato ed orgoglioso,sensibile ma anche rude quando necessario.
Buono,da vedere.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  14/11/2020 11:09:27
   7 / 10
Cassavetes è più a proprio agio nel delineare l'umanità disperata dei propri personaggi che a gestire lo svolgimento della storia, e questo alla lunga pesa un po' nella visione. Però proprio la caratterizzazione di Cosmo Vitelli vale da sola la visione del film, anche grazie allo strepitoso Ben Gazzara.

Oskarsson88  @  17/01/2020 15:42:19
   7 / 10
Si sente molto la mano del regista, con inquadrature e movimenti di camera atipici e che non compiacciono lo spettatore. La storia si dipana su un filo noir anche se non lo è allo stato puro visto che manca il ritmo incalzante e si dà molto spazio ai personaggi lasciandoli parlare e descriversi da soli. L'ho trovato molto buono per i primi due terzi, mentre l'ultima mezz'ora è forse un po' troppo sperimentale dove non accade praticamente niente di rilevante. In ogni caso è sempre un piacere scoprire certi film fuori dagli schemi. Bravissimo Ben Gazzara nella sua interpretazione.

7219415  @  17/01/2020 11:55:19
   7 / 10
discreto Noir atipico di Cassavetes

Goldust  @  27/09/2019 17:13:47
   6 / 10
Una bella atmosfera notturna ed un Gazzara istrione quanto basta trascinano il film verso la sufficienza. Sperimentale nella forma e disilluso nel messaggio quanto si vuole, ma se lo si guarda a posteriori c'è anche una storia che non può stare in piedi.

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VincVega  @  05/05/2019 13:41:04
   8 / 10
Noir sperimentale di Cassavettes dal ritmo compassato, ma dalla bella atmosfera e dall'affascinante resa scenica. Ben Gazzara in uno dei ruoli della vita.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  27/04/2018 19:19:19
   4 / 10
COMMENTO RIFERITO ALLA VERSIONE DIRECTOR'S CUT DELLA DURATA DI 132 MINUTI

Storia su carta molto interessante fatta a pezzi da una struttura narrativa distaccata e totalmente inadeguata al potenziale del soggetto principale, trattato con sorprendente linerità e superficialità; lo stile visuale di Cassavetes, che trasuda indipendente autoriale da ogni poro (affascinante, ma un impianto classico sarebbe stato decisamente più efficace), induce costantemente lo spettatore nell'interrogarsi (senza risposte) sul perchè di determinate scelte registiche (come inquadrare un qualcuno o un qualcosa di inutile o di intralcio mentre l'azione si svolge attorno o fuori campo, o passare da un volto all'altro senza alcun - apparentemente - criterio, oppure muovere di colpo l'obbiettivo su una bocca che parla lasciando fuori il resto del viso) al punto da indurlo a spazientirsi già nel giro di pochi minuti dall'inizio, quando ci si accorge che il film intanto non sta per niente ingranando e sembra girare completamente a vuoto attorno alla sostanza.
Ma questo è il minimo, in quanto il problema principale del film non risiede tanto nel soggetto mal trattato o nella qualità tecnica spesso e volentieri discutibile, quanto nella sua allarmante, tremenda, inutilissima lentezza, una lentezza a 360 gradi che annienta tutto quello che di buono il film poteva aver offerto fino ad allora (il contesto e tante belle aspettative) e che avrebbe sicuramente potuto offrire se si fosse perlomeno focalizzato sugli eventi e svolgimenti che dovrebbero muovere la storia e decretare il destino, in parte autodistruttivo, del suo protagonista:
lento, maledettamente lento, lento nel ritmo, lento nello svolgimento, lento nella tensione, lento nella drammaticità, lento nell'impostazione delle singole scene, lento nella direzione degli attori, lento negli scambi di battute, lento nel soffermarsi in dettagli superflui, lento nell'arrivare al sodo, lento quando arriva al sodo, lento pure nell'epilogo; non c'è niente che possa scrollare questo insostenibile sovraccarico di lentezza dalle spalle dello spettatore, soprattutto quando questi si rende conto, arrivato a fine visione con fatica imopssibile da quantificare, che facendo un riassunto mentale al netto di materiale inutile il film poteva durare una mezz'ora scarsa con risultati decisamente più concreti nonchè soddisfacenti.
Ben Gazzara poi sarà un attore formidabile e capace quanto volete come recitazione e linguaggio del corpo, ma a livello personale non riesco mai ad entrare in empatia con lui nè esteticamente nè come espressività, mai una volta che riesca a trasmettermi le emozioni o gli stati d'animo o l'introspezione adeguata dei personaggi che interpreta, e neanche in questo caso ha fatto eccezione; l'ironia vuole che lo stesso Gazzara avesse odiato il cut del regista, definendolo "troppo lungo"; per quanto mi riguarda definirlo semplicemente "troppo lungo" è limitativo, quasi un complimento, ad ogni modo quale occasione migliore per concordare con il pensiero dell'attore protagonista, che tra l'altro manco mi è piaciuto?

Difficile non inorridire davanti alla bruttezza artistica; questo non è sicuramente un film brutto, ma la noia e l'inutilità che arrecano sono di quelle rare a trovarsi. E per me, neanche il film più brutto al mondo può essere peggiore di un film inutile.

Uno spreco di tempo, di energie, e di pazienza.
Gli concedo il beneficio del dubbio (che fugherò come minimo tra dieci anni) solo perchè questa volta potrei aver scelto, involontariamente, la versione sbagliata da visionare.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  16/03/2014 22:36:37
   7½ / 10
Escursione nel cinema gangster che si ripeterà 4 anni più tardi con una Rowlands in versione ‎Jean Reno e con un commento sonoro più insistito nell'accentuare la drammaticità degli eventi. Questo più cassavetiano, pulito dall'accompagnamento, sa più di improvvisato, trabocca realismo, come gli improbabili sketch sul palco del night club, resta simbolico il volto rassicurante di Gazzara, che non si scompone neanche nel momento in cui realizza di essere finito dentro il giochino mortale della mafia. Quell'impronta di efficace amatorialità ricercata anche da Affleck nell'ultimo 'Argo', per imprimere 'vissuto' agli anni '70. Immancabile Cassel, torna anche il kubrickiano Timothy Carey, assente credo per l'unico film di Cassavetes, la coniuge Rowlands.

Gabo Viola  @  08/11/2011 12:42:22
   9 / 10
Primo film che vidi, circa 4 anni fa, di Cassavetes. La cosa che mi colpì maggiormente, oltre alla prova stratosferica di Ben Gazzara, è stato il senso di vitalità che trasuda dalla pellicola. E' incredibile come la vita filmica e quella dello spettatore si fondano magicamente in questo lavoro. Ho visto il film 3 volte, fondamentale.

Schizoid Man  @  28/05/2011 12:47:50
   10 / 10
"Sono solo pezzi di carta". Così Cosmo Vitelli, il protagonista di questo splendido film di Cassavetes, definisce i soldi. Che questi ultimi siano soltanto "pezzi di carta" è vero, anzi verissimo. Peccato però che a causa di questi famosi "pezzi di carta" si possa anche morire. Soprattutto se ti capita di contrarre un debito di gioco con un gruppo di mafiosi. Vero, Cosmo Vitelli? Hai voluto fare il gradasso, eh? E pensare che volevi solamente spassartela per festeggiare il tuo nuovo locale da quattro soldi che, tra l'altro, hai appena finito di pagare. Volevi divertirti, cosa assolutamente legittima, ma hai commesso un errore. Un semplice, piccolissimo sbaglio che però rischi di pagare a caro prezzo. Già, proprio così: è buffa la vita, eh? Ti credevi un grande giocatore di poker, e invece ti ritrovi con una pendenza di 23 mila dollari. Tanto devi alla mafia. E adesso sono affari tuoi, amico. Visto che non hai la grana necessaria per saldare il debito, ti tocca sbrigare un lavoretto per rimetterti in pari. Mica un lavoretto qualunque però, eh no, sarebbe troppo facile. Ti tocca un lavoro sporco, il più ingrato che ti potesse capitare: devi ammazzare un boss della mafia cinese. E se non lo fai, beh, peggio per te. Ti consiglio di fare attenzione, Cosmo, perché ho la sensazione che i tuoi "amici" ti vogliano fregare. Quindi, stai in campana. Guardati le spalle, perché ti potrebbe arrivare una pallottola nella schiena proprio quando meno te lo aspetti. Ah, dimenticavo: buona fortuna, Cosmo. Un poliziesco? Forse. Un noir? Può darsi. Un gangster movie? Probabile. Un melodramma? Anche. In realtà "L'assassinio di un allibratore cinese" è tutte queste cose messe assieme. Cassavetes, da grande anarchico del cinema qual era, mescola i generi più disparati per poi mandarli all'aria, con l'obiettivo di realizzare un'opera sperimentale, perfettamente coerente con la sua idea di cinema indipendente, libera cioè da ogni schema precostituito. Cassavetes, poi, trova nello straordinario Ben Gazzarra - che praticamente compare in ogni singola inquadratura del film - un complice perfetto per mettere in scena la deriva esistenziale di Cosmo Vitelli, un proprietario di un modesto nightclub che finisce stritolato da un meccanismo diabolico dal quale, probabilmente, ne potrà uscire solo con la morte. Insomma, si tratta di un film eccezionale, diretto da un regista geniale, qui in autentico stato di grazia, oltre che interpretato da un attore, il succitato Ben Gazzarra, fenomenale. "L'assassino di un allibratore” cinese" è un film sovversivo, selvaggio, girato con uno stile di regia caotico che se ne infischia delle regole: il risultato è un'opera maledettamente affascinante che spiazza continuamente lo spettatore, il quale non può far altro che rimanere folgorato da questa pellicola che fa del nichilismo la sua bandiera. Da vedere assolutamente nella versione integrale di 130 minuti, meritoriamente recuperata da "Fuori Orario". Grande Cassavetes.

jb333  @  24/03/2011 09:54:33
   6 / 10
mah l'ho visto l'altro giorno per caso, ma non mi e piaciuto troppo.. la sufficienza se la merita, ma non mi ha trasmesso granche..

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Satyr  @  10/11/2010 00:25:52
   8½ / 10
Grandioso ritratto di un loser distrutto da un ambiente che non perdona: rivisto a distanza di parecchio tempo, The Killing Of A Chinese Book non perde un minimo del suo fascino, caratterizzato da un carico di atmosfera tesa, allucinata e decadente attraverso la quale Cassavetes descrive alla perfezione il percorso infernale che il protagonista è costretto suo malgrado a percorrere.

Anticonvenzionale, atipico, realistico e lontano da qualsiasi moda, il film avanza senza fare ricorso a facili espedienti narrativi o colpi di scena gratuiti, con un livello di coinvolgimento emotivo costante durante tutta la durata del film. Pochi ma efficaci i dialoghi, affascinate e intensa come non mai la prova attoriale di Ben Gazzara: tra i tanti, questo secondo me è il suo miglior personaggio di sempre.

paride_86  @  01/11/2010 23:37:15
   6½ / 10
Straordinario Ben Gazzara in un film cupo e torbido con la regia di Cassavetes, regista introspettivo e originale.
Molto bella la prima parte; si perde un po' nel finale, dove, per essere ancora più sofisticato sfocia nel noioso.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/11/2009 23:16:36
   8½ / 10
"Solo le persone che stanno bene con se stesse sono felici" ammette Cosmo Vitelli a un certo punto del film.
Un film temerario, spiazzante, meraviglioso e del tutto antitetico a pellicole del genere. L'amarezza apatica del protagonista, proprietario di uno squattrinato locale di strip tease dalla deriva (parodistica) europea è già un fattore insolito, come i malavitosi connessi alla mafia moderatamente "insospettabili" o lo stesso locale di Cosmo.
Un microcosmo squallido per una baracconata di quart'ordine, dallo strano "sapore" decadente. Non è la solìta giostra di ilarità trasgressiva dei classici strip-pub, non si respira aria di vita, ma di sopravvivenza.
Fino all'ultimo respiro, direbbe Godard, o meglio fino all'ultima recita, come suggerisce lo script.
Cassavetes è sempre un marchio indelebile di garanzia: pochi dialoghi ma fondamentali, poca azione, tanti chiaroscuri, un incubo urbano che degenera nel traffico opprimente della metropoli.
Solo a tratti - ad esempio quando il protagonista capisce di essere in trappola - la sperimentazione del regista sfoggia un registro tecnico efficace ma fin troppo pretenzioso.
Magnifico personaggio, comunque, magnifico loser, capace di arrendersi alla propria incoscienza con una viltà controversa. In fondo è anche questa la sua forza

annibalo  @  14/11/2009 09:39:50
   7 / 10
si è cercato di non imporre al film un plot che ne snaturasse l'essenza

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  25/01/2008 22:18:19
   9½ / 10
Il locale di Cosmo Vitelli è la sua vita. Un self-made man che si è costruito la sua oasi. Fuori c'è la città, una giungla caotica che non perdona e che ha regole ben precise. Al contrario di altri suoi film qui la storia è più definita. Cassavetes segue il suo personaggio interpretato da uno stupendo Ben Gazzarra, seguendolo durante la sua lunga notte fino all'epilogo finale, di questa sorta di noir (se vogliamo forzatamente incastrare il film in un genere), dall'atmosfera cupa e con l'incessante rumore di sottofondo della metropoli. Avvertenza inportante: non aspettatevi un film d'azione e di inseguimenti, un noir o un poliziesco sui generis. Non è un film facile da seguire, ma se conoscete Cassavetes e lo apprezzate è un film che non deluderà.

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