la trama fenicia regia di Wes Anderson USA, Germania 2025
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la trama fenicia (2025)

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locandina del film LA TRAMA FENICIA

Titolo Originale: THE PHOENICIAN SCHEME

RegiaWes Anderson

InterpretiBenicio del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Riz Ahmed, Tom Hanks, Bryan Cranston, Mathieu Amalric, Richard Ayoade, Jeffrey Wright, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Rupert Friend, Hope Davis, Bill Murray, Willem Dafoe, Alex Jennings, Charlotte Gainsbourg, F. Murray Abraham, Steve Park, Scott Shepherd, Donald Sumpter, Jason Watkins, Stéphane Bak, Antonia Desplat, Tonio Arango, Aysha Joy Samuel, Mohamed Chahrour, Imke Büchel, Anna Bardorf, Imad Mardnli, Jaime Krsto Ferkic

Durata: h 1.42
NazionalitàUSA, Germania 2025
Generecommedia
Al cinema nel Maggio 2025

•  Altri film di Wes Anderson

Trama del film La trama fenicia

Sopravvissuto ad un incidente aereo per la sesta volta in tutta la sua vita, il magnate internazionale Zsa-zsa Korda tenta di ricucire i rapporti con sua figlia Liesl, nel frattempo diventata suora, che non vede da troppo tempo.

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Voto Visitatori:   5,88 / 10 (17 voti)5,88Grafico
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Voti e commenti su La trama fenicia, 17 opinioni inserite

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Invia una mail all'autore del commento cinemaincompagn  @  12/12/2025 11:41:15
   6 / 10
Commenti.

Una nota: in questa totale simmetria ci sono elementi asimmetrici legati ad alcuni personaggi.

Per dire la fissazione dei particolari, Quando hanno bevuto le 6 birre le macchie nei bicchieri erano perfettamente realistiche. Poi ci sono gli oggetti che hanno significati, hanno dei ruoli.

I quadri che si sono visti, sono tutti originali, prestati dai musei?

Racconta qualcosa che non si capisce, fantastica, però usa totalmente le cose vere.

Questo film è al top nella classifica dei film assurdi che ho visto. Non riesco a incasellare niente, se questi rapporti assurdi.

Non avevo letto nulla di questo film, sono rimasto sicuramente colpito dallo stile. Mi viene da dire che è una parodia delle miserie umane rappresentate in maniera molto realistica, concreta e attuale. Si sposa con tutto quello che stiamo vivendo negli ultimi anni. Parodia delle visie miserie umane che prende origine dai conflitti familiari. La nota simmetrica è uno dei temi: i personaggi raccolti in un problema uguale per tutti, quello familiare. Quindi tutto da lì, come se il regista volesse concentrarsi sull'educazione, sulla crescita, sul bambino che incomincia ad affrontare le problematiche del mondo e lì c'è un imprinting che si porta per tutta la vita, diventando mostro. L'unico scopo dell'esistenza è sconfiggere l'altro, una sorta di supremazia che diventa un gioco eterno fino alla fine. Di che parliamo? Di ragazzi che vogliono continuare a giocare a pallone, e c'è il solito che prende il pallone, lo porta via perché sono io che ho detto le regole. Parodia delle piccolezze umane che possono arrivare a straripare in tragedie.

Non ho capito il gap che lui sta cercando di risolvere.

Il gap in termini finanziari è ciò che manca per raggiungere un progetto. Ovviamente è simbolico, una metafora.

Ma siccome ha nomi precisi, la trama fenicia si inserisce in una questione attuale: vorrei capire nella scaletta qual è la simbologia rispetto all'attualità?

Qual è il sogno che vuole realizzare? Usa la tecnica economica delle percentuali per descrivere il mondo di oggi, ma la domanda che ci possiamo porre è: qual è lo scopo della vita che si è prefissato, con la sua anarchia, la sua prepotenza, la sua spregiudicatezza, cioè con tutto quello che può rappresentare le miserie umane?

In tutto questo bailamme la scena più bella è quando gioca a carte con la figlia significando che la riprende, pur essendo una che non aveva mai visto. Mi sembra davvero la speranza ultima: ritornare alle cose semplici.

Non sono d'accordo, perché nella dinamica della scena finale io ho intravisto gli stessi meccanismi e le stesse azioni che sono perdurate nel suo comportamento per tutto il film. Non vedo una "conversione" (parola impropria). Per me è la riaffermazione di tutto quello che è successo prima, la conferma dell'impostazione di tutto: timbri il cartellino, ti pago, giochiamo a carte. Crollato il mito del successo, considerandolo un film anticapitalista ridimensionandosi (un downgrade) per me non è cambiato il parametro, non è cambiato il metodo. Sono modificate le proporzioni, ma l'indole è quella, è l'indole umana. Cambiano soltanto le proporzioni, ma le regole sono sempre quelle, più nei limiti. Quindi si pone la domanda: ridimensionare solamente e lasciare gli stessi criteri di miseria umana soddisfa? Non dà nessun cambiamento. Per me è senza speranza il film, non intravedo nessuno spiraglio, nessuna comunicazione di speranza.

Forse la speranza c'è perché, anche se per motivi sbagliati, è costretto a pagare gli schiavi; crolla nel baratro e la speranza è che, anche per motivi sbagliati, chi è a capo (Il Trump di turno) possa fare la scelta giusta.

La bellezza di questo tipo di film è che non c'è una direzione unica: come per tutti i film, in verità, o almeno quando è un film con spessore, è molto sfaccettato ed ognuno può vedere in base al proprio sentire.

In caso di film non lineari è più facile che vengano dati spazi per interpretazioni diverse: con una trama bislacca lo spettatore continua a leggere.

La critica al capitalismo si può ricostruire più facilmente, anche se autodistruggendosi, alla fine resta quella assenza di emozioni, di umanità che non fa presagire nessun cambiamento.

Rispetto ai precedenti film colgo, negli spezzoni in cui comincia a svelare la storia della figlia, anche un cambiamento di recitazione (e di doppiaggio): cambiano registro. In quei momenti si dicevano verità attraverso un aspetto diverso: momenti di verità figli della consapevolezza del disastro, della fine, del fallimento; come se regista abbia voluto dire che c'è la possibilità di vivere un pizzico di verità, ma mezzo secondo dopo torna tutto come prima. Cioè, si ricomincia.

Il gap è quello che manca per realizzare il sogno e ciascuno può fare la sua parte. Coscientemente o non incoscientemente. Però a un certo punto il gap è qualcosa che manca a livello emotivo; e lui si dà la più grande percentuale, cioè rinuncia a tutto per poter colmare questo gap anche a livello emotivo, che recupera con la figlia. La scelta di coprire il gap perdendo tutto.

Quel gap tra vita e significato ha bisogno di tutta la propria energia. Cioè, che si perda tutto per poter essere riempito. Cioè, uno deve dare tutto per poter intuire Deve essere disposto a tutto.

La frase "Chi supera chi?", del padre prima di diseredarlo e tra i fratellastri può avere una rilevanza nel film. Perché combattersi? Solo per dimostrare chi vince. Il motivo di fare la guerra, di distruggere migliaia di vite è semplicemente, banalmente chi vince nel gioco. Giudico il film nichilista.

Sto metabolizzando il film. Attraverso le risorse filtrate dalla mia vita e dalla mia personalità per questo tipo di produzione, vedo che ha preso la struttura narrativa: i capitoli, il gap, la ricerca, il viaggio, il vuoto da colmare, li ha inseriti in un contenitore riempito di 'aria', di niente e ci ha detto: "ora sbrogliatevela voi!". Ed ora noi ci stiamo chiedendo tutti "che è successo?". Secondo me è molto 'meta': Forma senza contenuto.

Il cinema ti può far capire tutto con silenzi e non far capire niente con migliaia di parole. Però un briciolo di realtà e di verità non ci può non essere. È giusto non imporsi sempre a dare un significato a tutto però il modo di provocare per domandarsi qualcosa richiamar il ruolo della passione per i film che fanno fare delle domande: c'è sempre un briciolo di verità.
Grazie.

Kyo_Kusanagi  @  31/10/2025 13:23:36
   5 / 10
Tutto bello se non si ha anche la pretesa di capire quello che si è visto. Un puro esercizio di stile, molto simile al precedente Asteroid City dove visivamente e tecnicamente è impeccabile, c'è un cast stellare che sfila in passerella (da Tom Hanks a Scarlett Johansson oltre ai camei di Willem Dafoe e addirittura Bill Murray) ma che in buona sostanza non incide mai, sono tante comparse in tante particine che non compongono una trama perchè sostanzialmente è quella che è la grande assente di questo film. Wes Anderson infarcisce il film di un simbolismo eccessivo nella speranza di lanciare un messaggio ma sembra non centrarlo mai (io almeno non l'ho capito)

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILERPoi per carità... non voglio dire che sia un brutto film...l'ho guardato anche divertito...il personaggio di Benicio del Toro è il personaggio sicuramente meglio riuscito, ma arrivato ai titoli di coda sono arrivato svuotato con una sola domanda : " cosa caxxo ho visto???"

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/10/2025 15:57:00
   6 / 10
Ennesimo film di Wes Anderson alla Wes Anderson, un regista che gira ormai lo stesso tipo di film.

Personaggi freddi, sceneggiatura confusa e zero trama all'interno di scenografie splendide e con sequenze tecnicamente ben girate. Un rito vuoto che ti puo' piacere per i 90 minuti che lo guardi ma che poi dimentichi in fretta perche non ti resta nulla dentro.

Leggermente meglio di "asteroid city" forse perche meno grottesco, forse perche il personaggio di Benicio Del Toro funziona.

Goldust  @  22/08/2025 11:13:20
   6 / 10
Un film più complesso di quanto possa sembrare che è satira su certo capitalismo e fotografia di una famiglia inesistente ma in ricostruzione ( tema caro al regista ); il tutto senza rinnegare, anzi amplificandoli, gli stilemi classici del cinema Andersoniano fatto di eleganti geometrie filmiche, suddivisione della trama in capitoli, esilaranti sferzate grottesche. La trama però c'è e non c'è e non è semplicissima da assimilare nei suoi tanti sbalzi narrativi; e a dirla tutta manca l'amore per i personaggi che accompagnava il primo Anderson, oggi troppo rigidi e squadrati. Per questo lo reputo tra i lavori minori del regista.

christopher2003  @  12/08/2025 20:39:02
   8½ / 10
Un Anderson che nella prima metà sembra aver ritrovato la sua verve creativa migliore, con una trama simpatica e dialoghi spiritosi, immersi nella ormai classica perizia tecnica e nella estetica a cui ci ha abituati.La cosa piu sorprendete apparte Del Toro e la giovane Threapleton,all'inizio dico chi è,poi scopro che e la figlia della meravigliosa Kate Winslet

stratoZ  @  11/08/2025 18:38:08
   5 / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Ecco doveva arrivare il momento in cui Wes mi stancava, ed anche parecchio, ritengo questa sua ultima fatica uno dei suoi film meno riusciti, mi ha lasciato totalmente freddo, non ha destato in me il minimo interesse per le sorti dei personaggi, l'ho trovato pretenzioso, specie nei dialoghi, al limite del fastidioso, un circolo vizioso da cui il regista sembra non riuscire, volente o nolente, ad uscire, si potrebbe elogiare per ore la confezione, come sempre nella sua filmografia, bastano i titoli di testa che elencano delle punte di diamante dell'ambiente hollywoodiano, dalla Canonero ai costumi alle musiche di Desplat, fino ad un cast di celebrità infinito, le quali occupano tutte dei piccoli ruoli all'interno del film, fatta eccezione per Benicio Del Toro e Michael Cera che sono praticamente sempre in scena, potremmo stare qui sbalorditi per le simmetrie nelle inquadrature, per l'estrema ricerca nella composizione del quadro, per la scelta dei contrasti cromatici fatti di questi acquarelli bellissimi, se solo ci fosse un contenuto valido, invece mi è risultato un riciclaggio indigesto, al limite dell'esercizio di stile, il classico film che se ne guardi uno spezzone, magari un qualsiasi episodio, vista la frammentazione delle sequenze che potrebbe essere una raccolta di episodi, ne rimani affascinato, se lo guardi nell'insieme risulta stucchevole.

A livello narrativo, oltre la mia delusione, è un'ironica e dissacrante presa in giro al capitalismo, con la storia, a sto punto direi volutamente macchiettistica, di questo imprenditore miliardario che subisce costantemente attentati e sopravvive al suo sesto incidente aereo, e che per paura di morire decide di andare dalla figlia, ora diventata suora, verso la quale ha sempre avuto un rapporto inesistente e sia ricucire i rapporti che realizzare il suo progetto finale, basato su questa strana costruzione che sfrutta le persone come schiavi, abbastanza poco etica, che i governatori di tutto il mondo vogliono boicottare, da qui inizia il viaggio, attraverso cinque episodi in cui Korda prova a convincere altrettanti investitori a finanziargli questo progetto, viaggio nel quale emergeranno diversi dettagli tralasciati nel rapporto tra padre e figlia e riguardo al passato dell'imprenditore, Wes applica uno stile particolarmente ironico, con una comicità demenziale e tendente al grottesco che pervade tutto il film, qualche gag carina qua e là c'è, mi viene in mente la bomba che viene trovata sull'aereo da Bjorn, che ha il timer impostato su 18 minuti, ma Korda rimane tranquillo perché l'atterraggio è previsto fra 10, ma oltre qualche momento del genere, vi è tanta pretenziosità che arriva a stuccare, il film è un fiume di dialoghi che vorrebbero essere acuti e divertenti, ma lasciano una certa indifferenza, con anche qualche ribaltamento narrativo qua e là che risulta fine a se stesso, più altri momenti che sembrano interminabili - mentre giocano a basket con Tom Hanks ad esempio, che noia -

Una delusione, tra i film di Wes che mi sono piaciuti meno, lontano dai suoi fasti come "The royal Tenenbaum" o "Moonrise Kingdom", un film che mi ha lasciato totalmente freddo e disinteressato, con una confezione curatissima ma che trasmette zero emozioni.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  07/08/2025 14:01:01
   6½ / 10
Wes Anderson ha quello che manca ha quasi tutti: lo stile. Avendo lo stile, dà la sensazione di mettere in scena sempre lo stesso film, ma sono sempre ottime messe in scena. C'è dell'autocompiacimento manierista in Wes Anderson? Forse, ma pazienza, quanto meno si possono vedere dei colori nel grigiore cinematografico.

andrea9002  @  29/07/2025 18:48:08
   7 / 10
Questa volta non mi ha affatto deluso!

Il suo stile tipico trova un giusto compromesso con scene rappresentate con estrema armonia visiva ma senza sfociare nell'effetto teatro, che aveva caratterizzato i suoi ultimi lavori rendendoli un po' troppo statici...
Tante trovate divertenti e una trama non male e anzi, la denuncia contro i poteri forti è tutt'altro che sottile e solo Benicio Del Toro può interpretare il ruolo dell'eroe antieroe e renderlo anche molto credibile!

Visione molto piacevole, personaggi molto sfaccettati ed anche simpatici, spero decisamente che il caro vecchio Wes continui su questa strada!

Filman  @  24/07/2025 12:38:23
   8 / 10
Ormai attorno a Wes Anderson c'è una campagna di denigrazione ufficiale, una levata di opinioni all'urlo di "a morte l'autore". O qualcosa del genere.
Insomma, Wes Anderson fa film tutti uguali e ha stancato. Ma sarà vero? Oppure il suo stile sembra sempre uguale perché è l'unico ad usarlo e prima di lui non c'era mai stato niente del genere?
Fatto sta che il regista è probabilmente l'unico che non si chiede "ma perché faccio film così, con questo stile, con queste musiche e con questo tipo di scrittura?".
Forse sarebbe il caso di concentrarsi su qualcos'altro per capirli, i suoi film.

THE PHOENICIAN SCHEME racconta qualcosa di diverso dalle precedenti opere dell'artista.
Racconta di un personaggio già fatto e finito caratterialmente, che non ha dubbi sul suo futuro, su quello che deve fare e che non ha fantasmi che lo tormentano. Un uomo granitico, che guarda avanti e che sa come deve comportarsi. Il vero uomo capitalista: ampia progenie, pochi hobby, scatti di ira educativa (scena dell'insetto a tavola), orgoglio, moralità a convenienza. Wes Anderson utilizza l'essere multimiliardario e del suo scopo nel mondo, aldilà del periodo storico scelto, che come al solito ha il fascinoso gusto retrò e vintage degli anni 50-60.

Questo scopo nel mondo è quello di colonizzare con la civilizzazione occidentale i paesi stranieri o forse è quello di unire i popoli o addirittura il mondo. Forse è veramente quello di migliorarlo (ma senza schiavi). O forse semplicemente questi ultra-ricchi sono parte di un qualche flusso più grande e si muovono senza che neanche loro sappiano il perché. Due ostinazioni che si scontrano finché non viene creato qualcosa di enorme.

C'è dell'induismo o buddhismo (o qualunque sia la filosofia religiosa di Anderson) anche qui, nonostante il tema del racconto sia l'emblema dell'anti-spiritualità, tra cospirazioni politiche e finanziarie.

Non è facile empatizzare con questo tipo di personaggi, nonostante Benicio Del Toro sia perfetto e nonostante sia molto di moda parlare dei miliardari, ultimamente.
E' molto carina l'idea delle varie tappe in cui chiedere prestiti ad personam, che formalizza ulteriormente la schematizzazione estetica del regista. Però non tutti questi scenari sono memorabili, anzi sono molto poco esuberanti e caratterizzanti, purtroppo, a parte forse gli interni del locale di Marseille Bob, strutturato come il classico locale notturno dei film di gangster, e il Desert Oasis Palace che rappresenta un po' l'idea di appropriazione culturale americana e la loro cultura del pop.

Perfetta, come al solito, la costruzione simbolico-stereotipica dei personaggi, dalla figlia, al fratello, passando per l'agente segreto.
Peccato per chi non può fare a meno di vederci un "solito film di Wes Anderson". Non sembra essere minimamente un film "francesino" senza niente da dire. Per tutti gli altri, la visione è beatificante come al solito.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/07/2025 17:49:25
   6 / 10
Anderson sempre impeccabile nella forma, maniacale nei dettagli, eppure non riesce a venirne fuori. Questa Trama Fenicia sembra un tentativo di diversificare senza rinunciare a quello che è stato nel suo vissuto. Un trama che richiama le vecchie spy story ed un magnate, vittima di tanti tentativi di ucciderlo che occhieggia ad altrettanti magnati wellsiani. Il film si riesce a seguire bene, diviso in queste cinque tappe che costituiscono il piano per colmare il gap e prendere via al tanto agognato progetto. La chimica tra Del Toro e la Threapleton è buona, ma francamente mi sto disamorando di questo regista.

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  14/07/2025 10:28:14
   4 / 10
Ho fatto veramente i salti mortali per vederlo tutto. La noia ti assale fin dall'inizio e non ti lascia più...
Inconcludente, sterile e pretestuoso

Mauro@Lanari  @  06/07/2025 17:52:26
   5 / 10
"La morte è dappertutto nell'opera di Wes Anderson, e più di ogni altra cosa nella sua messa in scena, che è primariamente una natura morta. [...] Il protagonista, eroe bastardo, passa l'intero film a fuggire la morte, incarnata in maniera più letterale e in un aldilà in bianco e nero, un Giudizio Universale in cui siedono Charlotte Gainsbourg e Bill Murray" (Marzia Gandolfi). Stralegittimo se si recensisse "Asteroid City", il suo "Settimo sigillo" dove l'amalgama era perfetto e ogni elemento contribuiv'a tale esito, mentre stavolta proprio no. Tropp'i focus centrifughi, dall'anticapitalismo all'irrisolte questioni familiari, e troppo sconnessa la trama che relega in una linea narativa parallela le componenti riguardanti la finitudine. Primi 10 minuti a parte, è lo stesso regista che nei titoli di coda deve chiarire che il suo uso dei piani fissi frontali sono delle nature morte, la comparsa del teschio come "memento mori" è discontinua e occasionale, idem gl'inserti trascendenti alla Paradzanov o alla Powell e Pressburger (almeno qualcuno, Roberto Manassero e Mattia Petrillo, se n'è accorto). Inoltre, e forse per la prima volta, il suo umorismo non è né dark né macabro: è sterile.

matt_995  @  13/06/2025 18:37:28
   4½ / 10
Al solito, i primi minuti di film li passi ad esclamare "Wow che stile visivo!", "Wow che scrittura brillante!". Poi però arrivi al minuto 10 e già ne hai abbastanza, anche perché per il resto del film non c'è granché d'altro. Ci sono solo personaggi che parlano a duemila chilometri orari (la morte del ritmo, non essendoci mai un momento in calare), episodi autoconclusivi che si susseguono senza interesse, solo per dare una parte a qualche altra star del cast e nessuna, ma proprio nessuna, relazione umana di cui ti freghi qualcosa. Sta di fatto che il giorno dopo averlo visto non lo ricordo già più.
Anderson deve rinnovarsi, non c'è più nessuna sorpresa nei suoi film.

76mm  @  12/06/2025 17:30:31
   5 / 10
Mi riallaccio al mio commento su "Asteroid city", che potrei anche tranquillamente copiaincollare.
Niente da fare, Anderson non ce la farà mai.
Evidentemente non ci vuole neanche provare a proporre qualcosa di diverso e sicuramente i suoi fedelissimi saranno soddisfatti così, sia gli spettatori che gli attori.
Come si suol dire, contenti loro…
Per me però basta, questa volta sul serio.

EddieVedder70  @  04/06/2025 15:49:32
   8 / 10
a caldo ne scrissi "Il nuovo film di wes Anderson è un Dottor Stranamore con la comicità della Pantera Rosa, ma all'ennesima potenza wesandersoniano. La storiella è semplice ad episodi consequenziali, si gode dell'estetica, si sorride (e ride) molto e ha tutto per diventare un cult x i suoi fan. Finale ahimè debolino altrimenti veniva fuori un votazzo."
A una settimana dalla proiezione cinematografica, rimane la memoria di un divertimento condiviso con il cast. Eh si, durante la visione si ha la sensazione che a divertirsi per primi siano gli attori (solito cast stellare super figo e iconico) e così quando i dialoghi sono illuminati e la trama simpatica, le caratterizzazioni, le inquadrature e la fotografia di wes anderson (se piacciono) sono un piacere assoluto. Film che è come una carezza, un abbraccio, capace di farti stare bene con intelligenza; se ami questo stile e imperdibile.
Aihmè, come già detto sopra,... il finale è debole e anche se la cena è ottima, se il dolce non è buono, il gusto che ti rimane è quello dell'ultima portata. Peccato

Wilding  @  01/06/2025 13:15:25
   3½ / 10
I colori splendidi e la simmetria delle scenografie, unitamente ad un Cast stellare, mi impediscono il due meno meno (come faceva il mio Prof.) in pagella per quest'opera, priva di una trama degna di nota, noiosissima, del tutto incapace di coinvolgere e appassionare almeno quel briciolo sindacale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR rain  @  31/05/2025 19:19:25
   6 / 10
Dal punto di vista estetico siamo di fronte al consueto capolavoro visivo e di stile di Wes Anderson su cui veramente non vale la pena spendere parole tanto sono sempre le solite cose che si dicono. Mi ritrovo però a ripetermi anche su altro detto per le ultime opere del regista del regista texano, cioè che gli schemi e le situazioni gira e rigira sono sempre quelle dei precedenti film e la sensazione di déjà vu è dietro ad ogni fotogramma. Qualcosa di nuovo a livello narrativo Anderson prova pure a crearlo ma il tentativo è piuttosto goffo e riuscito solo in parte. Non c'è più la magia di "Moonrise Kingdom" e "I Tenenbaum" (i due film che più ho adorato di Anderson) e la visione risulta fredda e povera di emozioni, nonostante il tema di un rapporto padre-figlia da ricucire, e la parata di attori famosi è lontana dall'essere una vera prova corale.
"La Trama fenicia" è un film consigliato solo agli amanti del cinema di Anderson, quelli che trovano nella sua estetica maniacale un'avvolgente comfort-zone e che adorano le situazioni e i personaggi bizzarri.

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Ultima risposta 05/08/2025 21.13.08
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