lo stato dell'unione (1948)

Oggi sarebbe considerato un film di pura retorica ma LO STATO DELL'UNIONE è un inno all'onestà, non solo intellettuale, di un uomo catapultato in politica che per ambizione va contro i propri ideali, salvo poi rinsavire e ritornare a essere quella persona onesta e di larghe vedute. Un Tracy che passa dall'essere uomo ingenuo e idealista ad arrivista, degnamente coadiuvato da una intensa e appassionata Kathrine Hepburn, e dove anche l'apporto della Lansbury, di Van Johnson e Adolphe Menjou riesce a garantire la riuscita del film.
Interessante, ben diretto e con un cast in evidenza, il film di Capra offre una visione lineare e di grande presa, che merita certamente di essere visto e apprezzato.

Lo Stato dell'Unione è uno di quei film dove viene messa alla prova più e più volte l'integrità dell'individuo di fronte al magma del dietro le quinte di una campagna elettorale. L'integrità quindi viene messa alla prova e gradualmente corrosa a furia di compromessi, doppigiochismi politici pur di raggiungere l'obiettivo della candidatura. Come Ulisse di fronte al canto delle sirene o della persona a cui viene tirata la giacca da più parti, il protagonista giunge al punto di rottura, un vicolo cieco dove il suo pesniero viene corrotto ed adeguato a continui compromessi. Un buon film nel suo complesso con un'ottima direzione degli attori, Tracy ed Hepburn sugli scudi, senza dimenticare sia la Landsbury e Menjou, tuttavia soffre di una prima parte prolissa e troppo esplicativa.

Dopo "Mr Smith va a Washington" e "Arriva John Doe", un altro limpido esempio di film politico firmato da Capra, fittamente dialogato e servito da un cast in ottima forma. Non sarà forse il suo capolavoro ma resta un documento esplicativo della sua "visione" cinematografica: gli ideali intellettuali prima di tutto, l'onestà e la libertà come elementi fondanti dell'individuo, la denuncia di ogni sopruso, politico e non. Il discorso finale alla Nazione del buon Tracy, sebbene non esente in alcuni passaggi di retorica spicciola, è allestito con grande mestiere e tocca le corde dell'emozione. La Lansbury nella parte dell'arpia acida è magnifica.

bel film di capra dai soliti grandiosi ideali e con una stupenda interpretazione della hepburn...assolutamente da vedere

Uno dei primi, se non il primo, film che parla di politica dal suo interno. Il tutto è solo un pretesto per il racconto di un uomo dagli ideali ben specifici, dai sani principi, un industriale che si sente il candidato ideale alla Casa Bianca perchè diverso, leale, ma che verrà soggiogato dal sistema ipocrita; capirà che di avere una possibilità solo con un compromesso, a scapito della sua morale. Solo la moglie eviterà che questo accada fino in fondo, con una denuncia finale alla nascente televisione di allora. Tutto tornerà come prima e rinuncerà alle elezioni. Buon film, francamente didascalico e programmato più che programmatico, con un gran cast, da Tracy alla divina K.Hepburn, che qui fà la differenza. E gran batteria di caratteristi, su tutti Adolphe Menjou che già lavorò con Lubitsch, Chaplin, e anche Kubrick successivamente.

Un Capra solo apparentemente "diverso", concretamente più ideologico rispetto al buonismo (cmq. sublime) delle sue opere più celebri, anche se il tutto è attraversato da un tocco di leggerezza che rende il tutto molto fruibile e meno impegnativo del dovuto.
Gli attori sono tutti bravi ma c'è la sensazione che si prendano tutti troppo sul serio, e forse Tracy non è un attore adatto a Capra (parere ovviamente personale). Cmq. un buon film d'annata