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Sebbene poi sia diventato un maestro dei poliziotteschi Stelvio Massi esordisce con un film drammatico ed impegnato; una prostituta sognatrice si innamora di un hippie meno sognatore di quello che si pensa ma liberarsi dell'ambiente malsano in cui si vive non è certo facile. La storia mostra subito una contrapposizione tra il mondo dei figli dei fiori che inseguono le chimere di libertà, pace e amore ed il crudo ambiente dei criminali e degli sfruttatori...d'altronde siamo ancora nei primi anni '70. Un sceneggiatura sviluppata con dialoghi a tratti "pasoliniani" (grazie anche alla presenza nel cast di Franco Citti) arriva a soluzioni tragiche anche attraverso audaci citazioni evangeliche che non mancano di un pizzico di iconografia - l'ultima cena, la pietà- Massi tiene sempre ad alti vertici il ritmo grazie a sequenze violente e soprattutto una regia piena di movimenti di macchina: tutti elementi che gli torneranno utili nei suoi polizieschi a seguire. La splendida Sophia Kammara si impone con la sua bellezza; sembrerebbe un film da poco invece cela diverse riflessioni. Originale...se non altro per l'epoca.