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Nel suo sottogenere l'esordio di Michael Carnahan è ben fatto, però si disinteress'ad ampliare il significato del suo war movie com'altri capolavori hanno saputo fare.
Mosul non è più una città, bensì un cumulo di macerie che una volta era una città. In tale contesto, disumano e disumanizzante la storia si svolge nell'arco di una giornata, protagonista una squadra Swat impegnata a stanare i guerriglieri del Daesh (leggi Isis). Alla spietatezza di quest'ultimi, si contrappone l'altrettanta indole spietata di questi soldati. Nessun prigioniero o processi. I guerriglieri vengono uccisi in mnaiera arbitraria senza tanti fronzoli o giustiziati sul posto. L'intento del film non è tanto la denuncia, quanto rientrare più nell'ottica di genere vero e proprio, stile Black Hawk Down ma senza la triade Dio-patria-Famiglia. Mosul è uno scenario infernale con pochi momenti di pausa tra uno scontro e l'altro, isolato per isolato, con la morte sempre dietro l'angolo. I personaggi sono semplici e funzionali ed anche l'evoluzione del giovane Kawa, da giovane polizioto ingenuo a soldato spietato è abbastanza canonica. Il film è diretto molto bene, adrenalinico quanto basta e supportato da una fotografia che esalta in maniera realistica un quotidiano fatto di violenza e barbarie.