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Secondo me ci sono due modi di vedere questa pellicola: quello del cineasta e l'interpretazione personale, il primo è un'allegoria ben elaborata ma troppo dilungata per l'effettivo colpo che può dare, invece il secondo (la mia intepretazione) è che in quel misto di Joe Dante/David Lynch sia presente la verità che in realtà la vera dimensione era quella della serie TV e non quella della vita reale. Sarebbe stato un fantastico colpo di scena, anche seguendo le scelte del personaggio. Personalmente mi sono venuti certi ricordi di "Eerie, Indiana" (Gli acchiappamostri, in Italia) che per un attimo ho sperato solo all'ultimo in quei colpi di scena tipici di un altro autore come R.L. Stine. Che poi io reputi 3/4 di Street Fear migliori di questo film (anche senza l'estro di regia al neon) è un altro discorso. È un film che carbura quando affonda in sé stesso, ma un po' meno nel voler essere messaggio di disfunzione di genere. Cast interessante, fotografia ricercata e musiche intrippanti suggestionano la curiosità della visione.
Finalmente un film che parla di identità di genere in modo intelligente, allegorico, non mostrativo e non didascalico. Con un finale terrificante: si è soli, non si viene visti...
Un horror psicologico con uno stile peculiare. Onirico, con una lentezza narrativa di fondo e con dei dialoghi verbosi, opulenti e didascalici. Il tutto potrebbe stuccare, ma a me ha affascinato parecchio. Un film impegnato che ti porta in un altro piano dimensionale e con alcune tematiche interessanti da cogliere.
Divisivo? No: contraddittorio. Non ho sopportato la crisi adolescenziale come veniva descritta dagli Smashing Pumpkins nel loro "Mellon Collie and the Infinite Sadness" del '96, ancor meno quando l'allusione alla luna diventa pleonasticamente un estratto dal videoclip di "Tonight, Tonight" di cui, dopo quasi la prima ora di film, per qualche secondo si sente una cover. Lynch e Kelly hanno esplorato l'universalità di tale crisi (la dirompente scoperta dell'Edipo in "Blue Velvet" [1986], l'omicida ciclo di lunazione di "Donnie Darko" [2001]). Invece Jane Schoenbrun non va oltre la citazione stilistica anche diretta (la testa nel televisore di "Videodrome" [Cronenberg '86]) e si scontra col paradosso d'un cinema che, ergendosi ad alfiere dell'inclusività, esclude gl'altri e relega i non binari a un'opera artistica di nicchia. Ps: il furgoncino del gelataio si trova in "Southland Tales" (2006).
Ho appena finito di vederlo,quindi magari essendo un commento fatto a caldo il voto potrebbe essere forse un poco più alto di quanto darei a mente fredda,ma ciò non toglie che è stata un esperienza cinematografica veramente particolare,faccio addirittura fatica a descriverla sinceramente;non so perchè ma mi aspettavo il classico horror sul tema dei media perduti (per intenderci una roba alla "channel zero" con la prima stagione basata su quel capolavoro di creepypasta che è "candle cove" o qualcosa di simile a quell'episodio sul film maledetto di "masters of horror" o qualcosa alla "antrum") invece mi sono trovato un film completamente diverso. Credo di non aver mai provato sensazioni simili con un film,mai nessun film mi aveva trasmesso un senso di estraniamento e di alienazione così forte,oltre che di una malinconia incredibile;non è un film horror nel senso più stretto del termine,quindi tutti coloro che finiscono a vedere questo film e il loro massimo modello di horror è un the conjuring o un the nun rimarranno delusi,ma chi invece ama i film alla Lynch o alla Aster (in parte,nelle atmosfere e nelle immagini,non nella tematica,mi ha ricordato "beau ha paura") probabilmente rimarrà felice di questa produzione che in un mare di ***** riesce a distinguersi portandosi su un livello superiore. Come ho detto,lo definirei un film molto particolare,non inquadrabile in un genere specifico,con elementi si horror ma anche di fantasy e di dramma,forse il termine più esatto sarebbe "analogico" (in parte mi ha ricordato gli spazi liminali e gli oddly familiar places);durante la visione oltre il senso di alienazione e di estraniamento ho provato un senso di inquietudine,malgrado non abbia fatto salti sulla sedia o mi sia particolarmente spaventato,perchè uno dei grandi meriti di questa produzione è riuscire a trasmettere un senso di inquietudine (quasi come se ci fosse sempre qualcosa fuori posto) senza l'utilizzo di jumpscare,il che in un marasma di *******te horror dove pur di far paura si fa apparire il fantasma che fa "buuu" è innegabilmente un merito,ecco,la cosa che più mi è piaciuta è riuscire a crearmi disagio, a inquietarmi,a farmi provare quel senso di malinconia e di nostalgia che mi ha riportato a quando ero solo un piccolo bambino stupido che andava alle elementari e alla medie e che il venerdì e il sabato (oltre che quando c'erano le festività varie) poteva stare sveglio fino a tardi per guardare la televisione,per guardare cartoni animati che spesso avevano scene al limite del macabro e dell'inquietante (ma vi ricordate certe robe di "adventure time","leone il cane fifone" e "regular show"?). Ecco,è in particolare questo che ho amato di questo film,ma credo che vederci solo questo sia estremamente riduttivo,perchè il risultato finale è un bellissimo coming of age molto atipico,una storia di formazione dalle tinte fantasy-horror con una colonna sonora synth che ricorda Carpenter,una storia di formazione,ma anche di accettazione,solitudine,trauma e abbandono;penso che alla fine il personaggio di Mr. Malinconia non sia altro che una personificazione di quello che si prova quando si comincia a crescere e dello scorrere del tempo dove tutto sembra passare sempre più velocemente,oltre a ciò ho trovato interessante il sottotesto metaforico sulla disforia di genere e sul percorso di accettazione. Personalmente è innegabilmente una visione che mi ha colpito profondamente,su cui probabilmente a mente fredda avrò ancora di più su cui riflettere,probabilmente questo film passerà in sordina e soprattutto in Italia se lo cagheranno in pochi,anche perchè ormai al cinema nel settore horror si tende a far passare nelle sale solo la ***** purtroppo,però a tutti coloro che vogliono avere un esperienza diversa e immersiva lo consiglio caldamente. P.S. ormai la A24 si conferma una delle poche case di produzione serie
Mi ha stupito questa produzione della A24, ho avuto sensazioni contrastanti durante il film, ma a visione completata l'ho sentito molto, non di facile classificazione, è una sorta di coming of age molto particolare, inquietante, paranoico, antisociale e con una componente stilistica che lo rende ipnotico e suggestivo, attualmente, specie con la A24, sono molto di tendenza questi film considerati incubi al neon, prettamente ambientati in notturna con queste luci invadenti che in questo caso hanno una sorta di funzione alienante. La storia parla di Owen, un ragazzino problematico, chiuso in se stesso, senza amici e con già evidenti problemi con le figure genitoriali fin da piccolo, che stringe amicizia con Maddy e viene invitato da lei a guardare lo show televisivo "The pink opaque" a casa sua, dato che Owen ancora ha l'orario in cui deve andare a letto, da qui nasce una strana amicizia che si protrae nel tempo, ma sembra non avere nessun legame oltre la lo show che guardano insieme, gli anni passano, Owen subisce traumi durante la sua formazione, la madre muore, rimane solo con un padre autoritario e si vede raramente con Maddy, solo per farsi dare le registrazioni dello show.
La seconda parte è quella in cui il film prende una dimensione ben più surreale, sebbene la prima fosse già alienante, con la sparizione di Maddy i successivi dieci anni mostrano Owen che ha iniziato una vita normale, lavorando come commesso al bar del cinema, creandosi successivamente anche una famiglia nella casa ereditata dai genitori, fin quando non ricompare Maddy a sostenere che gli eventi vissuti nello show televisivo fossero reali, pensando che loro stessi siano i personaggi in questione che in quell'episodio finale vengono seppelliti vivi, Maddy è tornata per salvare Owen che per farlo deve farsi seppellire vivo in modo da ricominciare dalla stagione successiva, scelta che Owen non farà, piuttosto tornerà a casa e non rivedrà mai più Maddy, vivendo una vita normale per il resto dei suoi giorni.
Il film gioca tanto col contrasto tra la realtà e l'illusione, non è originalissima la metafora della televisione così invadente e coinvolgente per i protagonisti, tanto da sembrare la realtà, ma è trattato in maniera particolare, con Owen, che a modo suo diventerà un adulto e dicendo addio a quella che era stata la sua passione più grande da ragazzino, anche uno dei suoi rifugi dalle sofferenze, finirà per condurre una vita mostrata come piatta e inconsistente, come si vede anche quando rivedrà alcune puntate dello show televisivo da grande e gli risulteranno noiose e infantili, Owen è cresciuto, ha perso l'entusiasmo per l'unica cosa che gli piaceva, ora la sua vita è ridotta tra casa e la sala giochi dove lavora, il tempo passa, esattamente come gli episodi dello show televisivo, Owen stesso sembra non accorgersene, gli anni diventano tutti uguali.
Schoenbrun dirige un film pessimista, un incubo ad occhi aperti dai tratti cyberpunk, con l'omologazione dell'essere umano al centro della tematica, dai ritmi dilatati, scelta che si sposa bene col contesto ipnotico dello show televisivo e della blanda realtà dei protagonisti, fotografato in una maniera estremamente suggestiva, tra le luci al neon violette della tv riflesse sui protagonisti alle riprese notturne di questi sobborghi americani, francamente stilisticamente è una ****ta, c'è pure una bella colonna sonora col solito synth che si sposa con questa tipologia di film, molto bellino.
Mi aspettavo di vedere un film diverso, forse più canonico e più inquadrabile all'interno di un genere. Ha venature horror specialmente nella parte finale ma la tonalità generale è più virata sul fantastico rispetto all'horror. I personaggi sono ben interpretati, ben stilizzati sul classico stereotipo degli adolescenti, emarginati in qualsiasi contesto cui vengano in contatto, sia quello familiare che quello scolastico. Hanno la passione comune per una serie televisiva di fine anni '90. Un'esperienza ai limiti del totalizzante dove la serie, specie per Maddie, diventa talmente ossessiva che il reale è una prigione da cui evadere per entrare nel vero reale (per lei) cioè la serie. Di punto in bianco la stessa Maddie scompare misteriosamente e nell'arco di un mese la serie viene cancellata. Owen che è il vero protagonista del film, non è il classico emarginato di cui magari si scoprono le qualità, perché non ne ha alcuna. Al contrario di Maddie si adagia ad una vita grigia e monotona con un classico lavoro di m3rda per sbarcare il lunario. Il tema principale del film penso che sia il cambiamento e la possibilità di effettuarlo, accettando i rischi oppure adagiarsi ad una mediocrità esistenziale che strangola l'individuo. E' una questione di coraggio ad effettuare una scelta fondamentale. E' vero che non è un film molto fruibile, tuttavia tale difficoltà può nascere, come detto sopra, da aspettative che poi alla visione sono state malriposte. Un film sicuramente anomalo, che racconta tematiche attuali e non solo, ma raccontato in maniera non scontata e non banale. Effettivamente può non piacere.
Dramma psicologico molto particolare, pure troppo per i mie gusti, ma piatto e inconsistente nei suoi deliri allucinati che coinvolgono il protagonista. Per quanto mi riguarda, forse potrei apprezzarne le interpretazioni ma decisamente non è un film nelle mie corde e la visione è stata svogliata e sofferta. Non lo rivedrò mai più.