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Chi meglio di un folle, un pazzo può vedere il mondo da una prospettiva diversa, tale da ridefinire la stessa realtà che sta vivendo, fuggendo da una società che li ha rifiutati in toto e rinchiusi in una struttura buttando le chiavi. Il film di Iwai è malinconico e doloroso, tre splendidi protagonisti continuamente nel bilico della loro esistenza, dove il toccare la terra può significare la morte stessa. Un film commovente che guarda alla malattia mentale con occhio mai banale e soprattutto con una sensibilità rara da apprezzare specialmente nel bel finale.
Un Iwai molto visionario quello di Picnic, che però alterna momenti di altissima ispirazione a ad altri di stanca in cui l'eccessiva staticità del film tende un po' ad annoiare. Le scene migliori sono senza dubbio quella dell'allucinazione di Asano che vede il professore ucciso e il bel finale.
Film carico di simbolismi e di riflessioni sulla vita,sulla religione e sulla morte che scorre delicato in un oretta scarsa pregna di poesia e malinconia per culminare nell'esplosivo catartico finale.... Forse un po monotono ma è visivamente sublime e la recitazione dei personaggi è davvero notevole ( Asano è sempre una garanzia e chara oltre a cavarsela egregiamente è pure molto carina ).
bellissima la scena in cui Asano è tormentato dal ricordo del suo professore che gli urina in stanza mentre il suo compagno di cella si sta masturbando
L’inferno di un ospedale psichiatrico e il paradiso illusorio che sta al di fuori.Tre ragazzi reclusi in un istituto di igiene mentale fuggono dal posto degradato e angosciante nel quale sono stati costretti.Utilizzano un muro di cinta per evadere e quindi riassaporare le calde carezze del sole convinti che l’Armageddon sia ormai prossimo.Nessuna paura per chi non ha nulla da perdere,solo la speranza di rinascere mondati dalle proprie pene. L’impossibilità di scendere dal muro sottolinea la disperata condizione dei ragazzi,estranei ad un mondo che li vorrebbe reclusi e dimenticati per sempre,angeli per qualcuno,per altri pericolosi fuggiaschi da nascondere agli occhi dei “normali”. Non fosse per i tanti argomenti intavolati,non sempre risolti con chiarezza e per una colonna sonora,sicuramente affascinante,ma troppo insistita,staremmo a parlare di un capolavoro. Purtroppo così non è,Iwai Shunji mostra un gusto estetico fuori dal comune ma anche la tendenza ad una sovrabbondanza tematica che ne annacqua gli intenti. Il regista è comunque abile nel districarsi tra atmosfere oppressive,deliranti allucinazioni e una dolcezza visiva che lascia senza fiato,a tal proposito il finale è roba da tramandare ai posteri,meraviglioso e tremendamente pessimista. In esso risiede l’essenza di un mediometraggio volto a mettere in risalto una malinconica inadeguatezza,la quale permea per intero la pellicola e che trova la sua valvola di sfogo in un gesto in cui è racchiusa la consapevole disperazione,percepibile solo superficialmente sino ad allora,di una speranza tramontata con il giorno e incidente con una fine del mondo non globale, come pronosticato/desiderato,ma soggettivamente ineccepibile.
Film superbo.. a tratti geniale veramente molto bello.. poi la scelta di farlo durare così relativamente poco è azzeccatissima rende giustizia a una storia molto particolare fino alla fine.. ottima regia e fotografia mi è piaciuta molto la prova di Asano ma anche quella di Chara. Poetico forse non è il termine adatto.
"-Per cosa pregavi? --La fine del mondo -Perchè? -- Deve essere fantastica"
Un viaggio metafisico sulla linea di demarcazione tra interno ed esterno, tra la prigionia e la libertà, tra il tutto e il nulla, tra il conoscere e l'ignorare, tra la salvezza e la dannazione e soprattutto tra la realtà e la finzione. Questo è Picnic, film diretto dal prolifico Iwai Shunji. Il regista giapponese rappresenta la marcia di tre soggetti fuggiti dall'istituto d'igiene mentali sulla linea di cinta del proprio istituto di cura. Quest'ultima assume via via, significati sempre diversi, confine tra il conosciuto e l'ignoto, tra la vita e la morte, tra l'inferno e il paradiso. Tre persone, tre psicologie diverse, tre modi diversi per intendere la vita e disegnare il proprio destino ma anche definire la propria via d'uscita dai dolori della vita. Lasciarsi abbandonare al flusso caotico e casuale della vita, o affondare le proprie paure nella religione o mettere fine alle proprie pene con il suicidio. tre modi d'intendere la vita, tre modi di fuggire dal dolore. MA un unico messaggio: quello della vitalità umana e del desiderio di libertà. Anche il suicidio è espresso sorprendentemente come vita. Il suicidio come mezzo per mettere fine alla difficile vita terrena per iniziare un nuovo cammino nell'aldilà. Iwai Shunji espone in modo leggero ma a volte criptico moltissimi concetti di natura teologica facendo una summa delle paure,dei quesiti e delle paure dell'uomo. Picnic raccoglie ciò che ha di bello il cinema asiatico: grande fotografia, una regia spesso innovativa ma mai pesante, leggerezza, poesia e soprattutto grandi attori tra cui il sublime Tadanobu Asano. Un finale da non perdere. Un film consigliatissimo anche per la sua breve durata.