taxi teheran regia di Jafar Panahi Iran 2015
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taxi teheran (2015)

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locandina del film TAXI TEHERAN

Titolo Originale: TAXI

RegiaJafar Panahi

InterpretiJafar Panahi

Durata: h 1.22
NazionalitàIran 2015
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2015

•  Altri film di Jafar Panahi

Trama del film Taxi teheran

Seduto al volante del suo taxi, Jafar Panahi percorre le animate strade di Teheran. In balia dei passeggeri che si susseguono e si confidano con lui, il regista tratteggia il ritratto della società iraniana di oggi, tra risate ed emozioni.

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Voto Visitatori:   7,64 / 10 (14 voti)7,64Grafico
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Voti e commenti su Taxi teheran, 14 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  07/02/2022 23:19:32
   8½ / 10
Film creato e realizzato da Jafar Panahi con una punta di ironia già solo nel suo spunto iniziale. Il voto è probabilmente più alto di quello che meriterebbe, ma personalmente ci sono diverse scene che mi sono rimaste impresse, ed è un merito ulteriore, considerando i mezzi quasi nulli con cui è portato a termine. Panahi dimostra una grande facilità nel tirare fuori del cinema anche in condizioni estremamente avverse, e che apparentemente non lo permetterebbero.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  12/04/2017 09:47:00
   7½ / 10
Jafar Panahi dirige e interpreta se stesso durante una giornata di lavoro da tassista. Un film che lo portera' ad avere il divieto di girare film per 20 anni.
Pena prevista da un regime troppo severo ed estremista che non tollera certe "aperture".
La vicenda della donna che cerca di ereditare tutto dal marito ferito è a mio avviso una delle piu' controverse.
Nel suo giro fa vari incontri che lo portano a parlare anche di pena di morte, dvd pirati e in particolare il suo ruolo da regista indigesto.
Ma sono i colloqui con la nipotina che offrono il miglior spaccato di una citta' come Teheran.
Premio a Berlino meritato.
Coraggioso.

Biasx  @  07/02/2017 09:55:27
   7 / 10
Un esempio di cinema coraggioso questo Taxi Teheran (tutti i protagonisti non sono attori professionisti e hanno rischiato un bel po' nell'apparire). E' solo per questo andrebbe premiato con un voto alto. Forse però, nel raccontare un paese così pieno di contraddizioni come l'Iran, si sarebbe potuto fare di più. Ma in ogni caso, una visione la merita tutta.

Oskarsson88  @  17/11/2016 00:13:09
   6 / 10
Bella l'idea, buono l'inizio, ma dopo la prima mezz'ora il film cala nella noia in personaggi poco interessanti e vicende che non regalano grosse emozioni. Riuscito a metà.

7219415  @  17/11/2016 00:07:49
   6 / 10
L'intenzione di far conoscere la società iraniana tramite una giornata in è carina, tuttavia mi ha annoiato e non l'ho trovato molto interessante

sweetyy  @  28/09/2016 01:58:02
   7½ / 10
Film documentario molto interessante che offre uno spaccato della società islamica.

Manticora  @  01/07/2016 10:49:11
   8½ / 10
Panahi dopo le vicende giudiziarie che l'hanno visto nel mirino del tribunale per la morale in Iran aggira ancora una volta la censura,girando quasi di nascosto un film da dentro un taxi,e con una storia semplice ma potente riapre il dibattito sulla società iraniana,già messa in luce nei suoi precedenti lungometraggi offside,oro rosso,e molti altri.Il realismo della messa in scena è a tratti geniale,qualche lungaggine inevitabilmente c'è,ma Jafar Panahi supera tutto,i vari incontri con i personaggi rappresentano l'Iran in tutte le sue sfaccettature,dal primo incontro in cui due passeggeri discutono della pena di morte,all'ultimo in cui l'avvocata parla della mancanza di libertà,emblematico poi lo sguardo della nipote del regista,una bambina che però si pone il problema:perchè bisogna censurare se stessi?
Infine il finale vale da solo tutto il film,shukran.

sagara89  @  04/03/2016 23:09:31
   9 / 10
una prova coraggiosa e geniale del regista Panahi.
Panahi non ha commentato nulla o quasi degli argomenti trattati nel film. Lascia che sia la gente a parlare e ad esprimere il proprio pensiero liberamente. Non chiede e non sforza nessuno. Coglie cio' che nel quotidiano la gente pensa ma che ufficialmente non puo' dire.

barone_rosso  @  18/12/2015 20:41:45
   6½ / 10
Un film che merita la sufficienza solo per il coraggio del regista, non certo per la qualità del film stesso. Anche se è un coraggio a metà, perchè si trattiene comunque moltissimo... Ce ne sarebbe di cose ben peggiori da dire sull'Iran... Anche se immagino che in una nazione del genere già questo film sia qualcosa di raro da vedere. Dai Jafar, trasferisciti altrove e osa di piu' :)

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/12/2015 14:41:37
   7½ / 10
Il taxi è un mezzo ideale per raccontare lo spaccato di un paese quanto più eterogeneo possibile. Gli argomenti, le diverse estrazioni sociali dei passeggeri offrono un quadro piuttosto soddisfacente di una realtà che deve essere rappresentata come tale, citando i dettami della censura di regime, ma se diventa sconveniente limitarsi a tralasciarla. In poche parole rappresentare la realtà che intende il regime, cosa che Panahai se ne sbatte altamente. E' questo, secondo me lo spunto migliore del film nel duetto fra un Panahai costretto a girare semiclandestinamente le sue pellicole e la sua petulante nipotina che già nota le evidenti contraddizioni del bignami del perfetto piccolo filmaker iraniano. Nessun tono drammatico usato dal regista che predilige tratti più colloquiali, sebbene si tocchino argomenti scottanti come la pena di morte fino alle vicende personali del regista stesso che, malgrado la costante presenza sullo schermo, limita molto i suoi interventi e privilegiando l'ascolto. Beh, comunque un regista cinematografico che accompagna un venditore di dvd pirata nei suoi giri, lo dovevo ancora vedere.

david briar  @  03/11/2015 01:19:52
   8½ / 10
Non so se abbia un topic,non l'ho trovato,ma ne meriterebbe uno,è imperdibile,vi consiglio assolutamente di vederlo. Una donna affianco a me si lamentava della scarsa credibilità della situazione,"si capiva che era finto, è venuto male", ma a Panahi di una critica del genere fregherebbe poco, sa benissimo che è impossibile rappresentare la realtà nella sua essenza, al massimo si può provare a dare effetti di realtà a ciò che si riprende. Taxi Teheran ne ha svariati, ma tutto all'interno di una finzione cinematografica palese e consapevole che suggerisce un alone di verità al suo interno.
Il film è molto coinvolgente e quasi commovente nelle continue allusioni alla situazione del regista,ma soprattutto colpisce a fondo quando riflette sulle potenzialità e sui risvolti pericolosi del mezzo,sul bisogno di "glorificare l'uomo al cinema", così contrapposto allo sguardo lucido di una videocamera che riprende esattamente tutto ciò che vede, spesso il contrario di quella glorificazione. E' meta-cinema veramente significativo, un viaggio senza metà in cui tutti sono "alla ricerca di un soggetto", incluso lo stesso regista, che molto ironicamente si rappresenta come un pessimo guidatore del mezzo che più dev'essere capace di districarsi fra le arzigogolate vie di Teheran.
Duro e tenero, un film deluso da se stesso nella consapevolezza di essere finto, sa di non avere un "sordido realismo" ma piuttosto una delicata sensibilità nel discutersi, portando un grande stimolo intellettuale e pratico verso il cinema. Il finale "senza coda" è quasi strappalacrime, un film che non può finire perché dobbiamo essere noi a continuarlo. Miglior film dell'anno per me..

Giuditta1970  @  20/10/2015 15:40:55
   9 / 10
Il cinema di Panahi è sempre sorprendente e non delude mai come anche in questo caso. Girato di nascosto (Panahi è stato condannato al divieto assoluto di girare film, di rilasciare interviste e di lasciare il paese) , senza indicare i nomi degli attori per paura di ritorsioni, racconta attraverso vari personaggi la realtà del cinema iraniano e delle forti censure che questo subibisce dal parte del governo. Fantastica è la nipote che si fa carico attraverso le sue parole del vero messaggio del film. Un film apparentemente semplice ma di grande coraggio intellettuale.

suzuki71  @  27/09/2015 10:18:24
   7 / 10
Film che - direi - si ammira soprattutto per il coraggio, la storia e l'infamia perpetuata al famoso regista iraniano che riesce a girare, nonostante i divieti e con estrema intelligenza, un road movie che è anche e soprattutto denuncia di un regime grottesco, perennemente in bilico tra modernità e forzata repressione da trentacinque anni a questa parte. Un grido di enorme speranza per un gioiellino tutto sommato - possiamo dirlo? - un po' noioso: anche Polansky ha tentato la via claustrofobica nella sua Venere in pelliccia con risultati sicuramente diversi.

Crimson  @  02/09/2015 00:05:02
   8½ / 10
Spoiler presenti.

C'è un tipo di spettatore, spesso blogger, che oltre a non avere idea di cosa sia Yol di Yilmaz Guney (non perdere di vista i riferimenti: le storie si ripetono, la costante è la motivazione che spinge a svelare), ritiene senza ammetterlo che Jafar Panahi sia uno di quei "quattro ******* che tanto vincono sempre loro i premi dei festival" e di conseguenza dinanzi ad un suo nuovo film si alza in piedi e sancisce che coloro che lo amano lo fanno solo perché commossi dalla sua toccante storia personale, mentre la verità è che nun se po vedè, metacinema un *****, storia banale, riprese da villaggio vacanze, noia, tremava pure e attenzione, questa poi è bella, lancia la sua definizione lapidaria: è RADICAL CHIC. Ora intendiamoci, questo film può piacere o meno, ma definire "radical chic" un cineasta vilipeso, circuito, emarginato e condannato da un regime mi sembra a dir poco superficiale. E mi pare che Panahi non abbia assolutamente cercato di dissimulare il fatto che il film sia sceneggiato e non un documentario. Forse qualcuno è rimasto un po' confuso dalla diffusione sempre più imponente di mockumentary.

Chiariamo subito che Taksojuht è un film militante tanto quanto i film precedenti al carcere. E' altrettanto tenero (la bambina – vedi Il palloncino bianco). E' altrettanto duro (Oro rosso, Il cerchio). Afferma senza proferire parola, perché si può mostrare anche suscitando in chi guarda la definizione della parola "negazione". La bambina legge le regole per fare un film. Non c'è bisogno di commento, emerge dietro di esse un modo diametralmente differente di vedere la realtà. Non vi è compiacimento, ma un rigoroso e coerente stile che eleva il cinema a testimonianza (la memory card). Il resto è involucro (la camera), e chi è ottuso vede dietro il pericolo del "sordido realismo" solo la parte esteriore (non puoi girare film per vent'anni) perché non può accedere a quella profonda, né pertanto capirla. E quell'intimità esonda, Panahi ce ne rende partecipi come sempre con umiltà (bisognerebbe vedere tutti i film, bisognerebbe cercare il soggetto di una sceneggiatura fuori casa).

Potete anche impedirmi di filmare, ma la mia testimonianza resta e si moltiplica: c'è questo nel finale simbolico. E' esattamente come la rocambolesca storia del film, uscito dal paese clandestinamente, in una valigia, e ora visto e rivisto. E' come il miracolo di Yol, che ha mostrato al mondo l'orrore del regime turco. Background differenti ma stesso filtro e risultato.
Il cerchio è un film che mi ha segnato, ma l'amore che mi ha mostrato Taxi Teheran ha già trovato un posto nel mio intimo.

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Ultima risposta 06/09/2015 00.01.35
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