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Uno dei problemi maggiori di questo film è sicuramente l'eccessiva durata causata da troppe scene lente e superflue che oltre a rendere il tutto un pò noioso penalizzano infierendo sul ritmo. L'idea non è nemmeno malvagia(anche se un pò inverosimile), ma per arrivare al nocciolo della faccenda bisogna aspettare quasi un oretta buona sorbendosi tutti i problemi esistenziali del ragazzo protagonista e della sua condizione fisica e mentale. La parte thriller sa farsi perdonare anche se non eccelsa; non fosse stato per alcune ingenuità all'interno della sceneggiatura poteva risultare un ottimo film; sfortunatamente non si arriva mai ad un impennata vera e propria, rimanendo sempre su una linea piatta nonostante la rivelazione fatidica che avrebbe dovuto alzare la suspance, invece molto contenuta fino alla fine. L'ultimissima scena di chiusura non aiuta a causa del solito finale buonista che fa cascare le palle a terra..... Comunque passabile.....
L'inizio del film una classica storia romantica fra una ragazzina orfana che vive con i nonni e un suo coetaneo ammalato gravemente e sempre rinchiuso in casa, accudito dai suoi genitori. La svolta thriller del film non è totalmente imprevedibile, ma viene posizionata al momento giusto e mette indubbiamente pepe alla storia. Ecco quindi che l'eccessiva protettività di una madre diventa vera paranoia e il film acquista una luce più ambigua e sinistra. Nondimeno però la sceneggiatura comincia ad avere delle pericolose falle che diventano in una circostanza in particolare delle voragini incredibili, ma è anche vero che quando hai due attori del calibro di Michael Shannon e Samantha Morton il risultato comunque è garantito. La loro amalgama è eccellente e si compensano benissimo: la Morton agendo sopra le righe, mentre Shannon sempre per sottrazione. Discreti anche i due ragazzini e buono anche Peter Fonda in un ruolo secondario ma importante enll'economia della storia.
L'intelaiatura di questo THE HARVEST ha dei risvolti interessanti anche se non originali: si sente l'influenza di King nel personaggio della Morton che ricorda molto quello interpretato dalla Bates in MISERY, ma si notano somiglianze anche con l'italianissimo NEVERLAKE (dello stesso anno). Ma a parte queste curiosità, il film di McNaughton mostra delle potenzialità apprezzabili ma palesa anche delle situazioni poco curate o ingenue (a seconda dei casi) che influiscono nel giudizio finale, indebolendo una storia che comunque rimane gradevole e abbastanza intrigante. E merito va anche alla performance del cast.