un cuore in inverno regia di Claude Sautet Francia 1992
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un cuore in inverno (1992)

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locandina del film UN CUORE IN INVERNO

Titolo Originale: UN COEUR EN HIVER

RegiaClaude Sautet

InterpretiMaurice Garrel, Daniel Auteuil, Jean-Luc Bideau, André Dussollier, Elisabeth Bourgine, Emmanuelle Béart

Durata: h 1.45
NazionalitàFrancia 1992
Generesentimentale
Al cinema nell'Agosto 1992

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Trama del film Un cuore in inverno

Ispirato alla novella La principessina Mary (in Un eroe del nostro tempo, 1840) di Michail J. Lermontov. Quando Maxime, suo amico e socio sul lavoro, s'innamora, riamato, della bella violinista Camille, Stéphane, liutaio introverso e schivo, prepara, quasi per gioco, una perfida trappola per Camille: la corteggia, la conquista per respingerla quando lei si dichiara.

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Voto Visitatori:   7,74 / 10 (19 voti)7,74Grafico
Miglior film stranieroMigliore attore straniero (Daniel Auteuil)Migliore attrice straniera (Emmanuelle Beart)
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero, Migliore attore straniero (Daniel Auteuil), Migliore attrice straniera (Emmanuelle Beart)
Migliore regiaMiglior attore non protagonista (André Dussollier)
VINCITORE DI 2 PREMI CÉSAR:
Migliore regia, Miglior attore non protagonista (André Dussollier)
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Voti e commenti su Un cuore in inverno, 19 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

dagon  @  22/04/2019 22:53:31
   8½ / 10
Film francese fino al midollo, in senso positivo. Si tratta di un acuta e raffinata resa di quanto possa essere distruttiva la scelta di congelare i propri sentimenti per non soffrire (più?): ci si vede scorrere la vita davanti, giorno dopo giorno, sempre più incapaci di aprirsi, chiudendo il cuore a qualsiasi emozione, alla sofferenza, sì, ma anche alla gioia, in una illusione di sicurezza.... che non potrà che, un giorno, trasformarsi in rimpianto per tutto quello che non si è vissuto. Sceneggiatura di alto livello e attori in grande spolvero, con una Beart bella come non mai....

sweetyy  @  24/07/2015 23:35:15
   6 / 10
Abbastanza noioso...non trasmette granché. Belle le musiche

A.L.  @  19/12/2013 20:23:34
   8½ / 10
Giustamente verboso, ma elegante come un romanzo dell'ottocento

Bravi i due protagonisti senza trascurare un eccezionale André Dussollier

deadkennedys  @  18/09/2012 18:19:19
   7 / 10
Film molto lento e delicato. Il cinismo del protagonista che forse sarebbe meglio chiamare onestà, sincerità, è al tempo stesso il suo scudo e la sua croce.
L'apparente inscuotibilità ed insondabilità, il distacco dagli altri, l'assenza totale di emozioni sembra tutto far parte di una maschera costruita su misura...ed invece la conferma della natura "asettica" di Stephane si ha

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER.

Camille : Ti sei mai innamorato?
Stephane : Uhm, dev'essermi successo qualche volta...

Crimson  @  21/07/2011 01:57:44
   9 / 10
Spoiler onnipresenti.


What I am supposed to be
In my life
In your life
In our life
In this life

I shut the door and closed my sight
At the end of the day

It's not the way that it used to be
There's no way I'll see
The beginning of things to come
Trapped in the ways of the weak



Camille: Tutto quello che ci siamo detti...

Stephane: ...ma non ci siamo detti nulla...



Finzione, realtà, vissuti personali. Lente deformante del cinema, realtà vissuta e immaginata. Maschera e Io. Ruolo sociale, strutturazione dell'identità. Linguaggio verbale e non verbale.

Nella vita reale Emmanuelle e Daniel poco dopo questo film si sono lasciati.
I loro personaggi di finzione si guardano intensamente, alludono. Lei fraintende, lui nasconde.
Una voce fuori campo introduce alla narrazione. La forma è apparentemente lineare e i brevi ma intensi stacchi musicali costituiscono gli unici intermezzi che spezzano l'incedere di un ritmo povero di azione. Tutto qui?
Assolutamente no.

Stephane, un cuore in inverno. Una persona che ha deliberatamente deciso di razionalizzare la propria vita, costruendo un muro attraverso il quale non è possibile accedere. Egli prova sentimenti di umanità e quindi sarebbe capace di amare, ma si rifiuta di farlo.
Che non sia una persona arida ce lo mostra in tutta la sua dignità la scena dell'eutanasia. E' l'unica persona che ha il coraggio di privare il suo vecchio maestro delle sue sofferenze (tra l'altro quest'ultimo è Maurice Garrel - padre di Philippe – scomparso il mese scorso). Il suo è un atto d'amore.
Se tutto ciò appare piuttosto solare, sembra meno evidente la motivazione che spinge inizialmente Stephane verso Camille, ossia a compiere il suo unico vero movimento all'interno di questa storia.
E' davvero per "dispetto" al suo socio Maxime, come esterna a Camille nel corso di un dialogo? O c'è qualcos'altro di irrisolto, di misterioso e solo percettibile?
Ho preso anche in considerazione l'ipotesi di un'omosessualità latente: Stephane ama Maxime e mette in atto un gioco perverso per allontanare Camille da lui, per gelosia. Nah, non regge.
Allora forse intende compiere il primo passo verso Camille spinto dal desiderio di verificare se è in grado di provare un sentimento che non sboccia? Non mi convince.
Forse è davvero "per gioco". Intende forse mantenere un'immagine sociale? In quest'ultimo caso, vivere significherebbe forzare i propri sentimenti per non intaccare l'immagine di sé che intende mantenere agli occhi degli altri; veicolarli dunque in un mero disegno utilitaristico.
Stephane non sembra appartenere a questa categoria di persone, altrimenti avrebbe osato un approccio esclusivamente sessuale, ciò che va in contrapposizione con ciò che concretamente compie, ossia nulla, e che infatti Camille gli rinfaccia.
Ha il terrore di intessere una relazione. Terrore delle conseguenze di un innamoramento. Orgoglio? Presunzione? Non si ritiene "all'altezza"?
E' un borghese impeccabile, che non commette errori, elegante, posato, gentleman, professionista stimato, che perde le partite a squash con il suo socio per paura di infrangere la visione che l'altro possa avere di sé?

Solitamente, nei film in cui spicca un personaggio così complessato e particolare, c'è una spiegazione tra le righe che rivela una natura profonda della sua attitudine.
Qui nulla emerge con chiarezza circa il passato di Stephane. Ci sono solo due momenti del film in cui si tocca questo argomento: il primo a proposito dell'innamoramento

Camille: Non è mai stato innamorato?
Stéphane: Mi deve essere successo.
Camille: Non le piace parlare di sé.
Stéphane: Non molto.
Camille: Perché?
Stéphane: Non mi entusiasmo gran che, e poi non serve a niente.

Il secondo è ancora più vago:

Stéphane: Cosa vuole, che mi inventi un bambino dalle storie terrificanti, un'infanzia infelice, delle frustrazioni sessuali, delle vocazioni mancate? Niente di tutto ciò. Sa cosa, i miei fratelli mi dicevano che ero tendenzialmente ipocrita e bugiardo. Forse avevano ragione.

Camille al contrario di Stephane è una figura in movimento continuo.
Dopo un iniziale contegno si abbandona alla sua passione travolgente. Cosa trova di così profondo in Stephane?
Nelle occasioni di convivialità Camille si mostra aperta al dialogo anche se facilmente suscettibile. Stephane evita di esprimere la propria idea, difficilmente prende posizione e se ciò da una parte alimenta una diabolica fascinazione per ciò che realmente o potenzialmente profondo egli nasconde, dall'altra può essere interpretata come soluzione per rifuggire dall'altrui giudizio e il rischio di compiere un movimento esteriore che possa risultare "letto" dagli altri.
Camille si innamora dei modi garbati, cortesi, dello sguardo enigmatico di Stephane? Scruta realmente qualcosa dentro di lui? O si innamora dell'idea che ha dell'amore?

Tutto ciò è straordinario. Sul piano dell'azione non accade praticamente nulla in questo film, ma dietro questa assenza di dinamismo c'è un universo ricchissimo di sfaccettature; un mondo interiore in eterno subbuglio, un percorso intimo più o meno consapevole.
Sia mediante la ricerca dell'altro che negandosi all'altro è in ballo l'opinione di se stessi, il significato che attribuiamo alla solitudine e il bisogno che ci spinge realmente a intessere una relazione interpersonale.

La straordinaria passione di Camille è il motore del film. Una forza impetuosa e pericolosa al tempo stesso, perché mina gli equilibri, dissipa i legami.
Non sappiamo cosa la leghi realmente a Maxime, ciò che emerge in modo prorompente è che per lei il desiderio di Stephane diviene l'unica vera ragione da seguire.
Una volta ottenuto il rifiuto, Camille ha una reazione violenta, volgare.
Alla sua sobrietà sostituisce un trucco consistente, come per recuperare una femminilità umiliata.
La sequenza successiva al ristorante è eloquente.
E se prendiamo seriamente in considerazione che Stephane in fin dei conti agisca in virtù di un'immagine sociale che intende preservare, beh, in quella sequenza deve aver provato molta più vergogna di quanta ne abbia provata infine la sbarazzina Camille a causa delle sue parole sconnesse.
E Maxime? Reagisce colpendo Stephane, infierisce rafforzando la scenata di ciò che agli occhi degli altri è la sua compagna, mentre poco prima, tra intimi, sembrava che quasi quasi spingesse Camille tra le braccia del suo ormai ex socio (ciò si evince anche dalle parole della stessa Camille riferite a Stephane: Ho suonato solo per lei Ho parlato a Maxime di noi. E' stato difficile. Lui ha ascoltato. Gli ho detto quello che ci sta succedendo).
Il ruolo di Maxime resta forse il più misterioso. Ciò che appare chiaro anche dall'ultima inquadratura è che l'amore tra lui e Camille è tutto fuorchè una forza travolgente.

La lettura ambigua del film riflette le considerazioni che tracciamo in base alla nostra esperienza.
Non c'è spiegazione, non c'è matematica. Non c'è giusto e sbagliato.
C'è tuttavia chi vive un'emozione e chi si lascia spegnere da altri meccanismi.
Camille vive il sentimento fino in fondo e commette l'errore di non contemplare la possibilità che Stephane possa provare emozioni differenti rispetto a quelle che lei crede e vuole che lui provi.
Non è possibile misurare le pulsazioni degli altri in base alle nostre. Camille non pondera ciò. Ma ella è un emisfero destro privo di logica.
Infatti se potessimo identificare l'attitudine dei due personaggi attraverso gli emisferi cerebrali diremmo senz'altro che Camille rappresenta l'emisfero destro mentre Stephane quello sinistro.
In questo modo differente di approcciare il sentimento, manca del tutto il compromesso che possa anche solo sfiorarli.
Il liutaio afferma che "la musica...è sogno", ma ha un'idea particolarmente artificiosa e cerebrale della musica. E' realmente un lavoro, per quanto alla base ci sia una sacrosanta passione, sia chiaro.
Contrariamente, per Camille la musica sembra riappropriarsi di quel valore artistico che lo caratterizza.
Lei infatti è musicista (violinista di talento). Lui è un liutaio molto competente.
La musica li accomuna ma ciascuno dei due interpreta difformemente questo strumento intangibile. Ovvero il ruolo dell'Arte come riflesso in cui specchiarsi e attraverso cui realizzarsi.

Camille suona, sfrutta fino al midollo uno strumento che invece Stephane costruisce e ripara pazientemente, con logica architettura, nel pieno rispetto di angoli, smussature e equilibri.
Per Stephane la musica è un riparo, il suo laboratorio un mondo artigianale attraverso cui realizzare forme perfette per il consumatore. Razionalizza l'arte, la sua visione è cerebrale.
Per Camille il violino è il veicolo attraverso cui sfogare il suo mondo interiore in subbuglio. Quando suona si trasforma, è come posseduta da un demone interiore che alberga nel suo inconscio.
La musica per Camille diventa la sola ancora in cui rifugiarsi quando capisce che il suo sentimento per Stephane non è corrisposto.
Il finale a maggior ragione ci tocca particolarmente: accompagnata in auto dal "pupazzo" Maxime, il compagno "sociale", Camille si dirige verso il compimento della sua realizzazione artistica.
Si è apparentemente inaridita e assoggettata alla facciata, a giudicare dal modo di comportarsi nelle ultime sequenze. Ma quello sguardo intenso che se si fosse congelato il suo sentimento avrebbe potuto evitare non lascia dubbi.
Gli occhi perforano uno Stephane colpito e affondato, che gira come un idiota lo zucchero nel suo caffè e vede sgretolarsi definitivamente quella possibilità di uscire dal gelo che lo avvolge. Lo tormenterà?
Strano, un finale siffatto (da parte di lui) ricorda quello di Jackie Brown di Quentin Tarantino, realizzato cinque anni più tardi. E a giudicare dalla passione del regista americano per i film francesi, non mi sorprenderebbe se per quella sequenza avesse attinto proprio da questo film.

Amaro, inafferrabile. Il penultimo film di Sautet (ormai sessantottenne) germoglia dentro lo spettatore con leggerezza e intelligenza.
E' siderale eppure esprime i sentimenti più passionali con uno spiccato quanto innaturale acume persino psicanalitico.
Rispolvera gli anfratti più remoti dei nostri vissuti. Sì, i nostri, perché è un film che parla del passato, presente o futuro di ciascuno di noi attraverso uno spettro camaleontico di possibilità.
Come ho interpretato il film, in fondo, resta a me. Rispecchia alcuni vissuti personali e sono certo che per ciascun altro è così.
Non c'è interpretazione univoca: ecco perché ne parliamo per ore e giungiamo a conclusioni soggette a mutazioni.
La magia di un Cinema che parla della nostra vita e di conseguenza mantiene inalterata la sua giovinezza e freschezza.
Un film che non invecchia, che ci spinge ad accettare con serenità il fatto che noi facciamo parte di un universo mai eguale a se stesso che a sua volta rispecchia ciò che di così profondamente mutevole vive dentro di noi.
Nella vita si può essere Camille o Stephane, o entrambi, in momenti diversi.
Alla fine questi due personaggi appaiono così fragili: uno nel timore di vivere il sentimento, l'altra che il sentimento l'ha vissuto ma alla disintegrazione ha assistito impotente.
In ogni caso avviene l'irrealizzazione, voluta o non voluta, dell'amore.
Solo in questa dimensione di sconfitta e intangibilità, Camille e Stephane trovano un punto d'incontro: come due fotografie appena sviluppate che stanno per essere soggette all'ingresso di una irradiante luce solare.

2 risposte al commento
Ultima risposta 24/07/2011 21.23.08
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Oskarsson88  @  15/07/2011 14:25:36
   6 / 10
Sono rimasto deluso, questo film non mi ha nè entusiasmato nè trasmesso qualcosa in quanto ad emozioni, decisamente lento e anche un po' troppo piatto. L'ora e quaranta sembrano decisamente un paio d'ore. Devo dire che gli attori non sono malvagi, in particolar modo la bellissima Emmanuelle Bèart che è davvero brava, e anche la trama di per sè va bene se non fosse che poi non ti dà niente. Oltretutto trovo parecchio irrealistico che

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A malapena sufficiente...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  20/01/2010 15:19:33
   7 / 10
Film che concilia in un'unica emozione amore e musica. Un film che tratta il tema dell’amore in maniera delicata, quasi sussurrata. L’unico difetto è l’eccessiva lentezza del racconto che rende a volte pesante la visione. Molto convincenti le prove di tutti e tre gli attori principali.

El_Baro  @  28/11/2009 09:15:10
   8½ / 10
Film di rara classe sulla coppia, sia essa etero, omo, d'amicizia, d'amore, di rivalità. Intriso fino al midollo di tematiche psicoanalitiche, diretto con finezze davvero di lusso, incentrato sul gelo che circonda Auteuil, in contrasto col graduale infiammarsi della meravigliosa Beart.
Consigliato a tutti, nonostante un ritmo raveliano, ma soprattutto a chi si interessa, seriamente, di psico-qualcosa.

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Tuonato  @  25/03/2009 00:21:24
   7 / 10
Complicatissimo triangolo(quadrato?) che ruota attorno ai violini e alle musiche di Ravel.
Personalmente adoro tempi e dialoghi della maggior parte dei film prodotti oltralpe, di questo ne ho anche apprezzato la profondità psicologica dei personaggi, e ciò è merito soprattutto del grandioso Auteuil e della bellissima Béart.
Ci si pongono infiniti interrogativi sulla trama e sull'amore in generale, verissimo, ma alla fine non mi ha emozionato più di tanto.
Il finale mi ha sorpreso, non ero preparato al colpo di scena. Touché.

Invia una mail all'autore del commento eddiguff  @  20/01/2008 01:12:47
   8 / 10
Film di una raffinatezza psicologica unica. Emmanuelle Beart bellissima.

Paolo70  @  11/10/2007 16:35:32
   4½ / 10
Film che per me è di una monotonia unica, molto lento, non mi è piaciuto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  17/08/2007 11:20:28
   8½ / 10
Film di ottima fattura linguistica, intesa quest'ultima efficacemente riuscita per come il film riesce a raffinare e intessere il gioco dei sentimenti.

Il regista Sautet è riuscito a creare una dimensione letteraria che avvince e impegna nello stesso tempo, costringendoci a delle riflessoni e domande di indubbia necessità riguardanti l'amore.

Un amore che a volte dalla parte maschile lo si rifiuta per vigliaccheria e poca considerazione di sè e dalla parte femminile lo si vorrebbe a tutti i costi, nonostante gli impegni matrimoniali: semplicemente perchè c'è.

I francesi continuano a dare lezioni di cinema a tutti, con sceneggiature semplici ma ricche di dialogo letterario che non disturbano il quadro narrativo visivo ma anzi si integrano in esso con grande armonia, in ciò favoriti dall' utilizzo di attrici di grande bellezza come la Beart.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR agentediviaggi  @  17/01/2007 12:34:12
   9 / 10
Il film francese che ho amato di più.
Minimalismo allo stato puro senza annoiare. Storia di come si può sedurre cogli sguardi e non colle parole, ma soprattutto di come alcune persone decidono di non investire la loro vita nelle emozioni accontentandosi di esistere piuttosto che di vivere veramente. Superbo Auteuil, meravigliosa la Beart. Raffinatissimo e francese come pochi.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  05/04/2006 18:06:52
   8 / 10
L'impossibilità di amare espressa benissimo da due attori superbi (Auteuil e Beart) sorretti da una sceneggiatura sapiente e da una regia delicata.
Il cinema francese degli ultimi anni in una delle sue migliori realizzazioni.
Al contrario di altri suoi connazionali, Sautet non annoia con inutili pianosequenza a camera fissa in totale, anzi studia i personaggi e spesso gli si avvicina molto per cogliere le sfaccettature degli attori.
Un film bellissimo che riconcilia con la cinematografia d'oltralpe.

lupin 3  @  31/03/2006 16:06:00
   6½ / 10
Solitamente non guardo questo genere di film, a volte un pò monotono e ripetitivo, ma la recitazione degli attori è davvero buona quindi promosso....

ds1hm  @  09/02/2006 14:17:11
   8 / 10
Bel film sul rapporto di coppia e sulla sua vulnerabilità. Lo stile è davvero tipico dei migliori film francesi degli ultimi decenni e la recitazione degli attori è davvero stupenda. Molto bella la costruzione psicologica del corteggiamento mentre mi delude un attimo la fase conclusiva: trovo un accostamento poco definito tra la volontà di comunicare da una parte l'impossibilità dell'esistenza dei sentimenti e dall'altra l'incompletezza delle scelte dovuti a fallimenti e insicurezze umane. Si rischia però di non ritrovarsi niente nella propria mente o soltanto confusione.

ianez  @  06/01/2006 04:49:34
   9 / 10
Anche se non amo molto i film francesi, questo è tra i miei film preferiti,
e non solo per la Beart che fa la differenza...
l'ho visto più volte proponendolo a chi non l'avevo visto e ogni volta si sono passate ore a discuterne.
Chi amava chi, lei amava lui, lui incapace di amare lei, lei che si innamora dell'amore... pochi film toccano con questa intensità efficace la sfera complicata dei sentimenti.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  04/12/2004 10:53:19
   9 / 10
Un film pieno di atmosfera, sull'incapacità di amare.
Ottimi gli attori.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  14/09/2004 20:59:14
   9 / 10
Bellissimo film, diretto in maniera molto elegante da Claude Sautet, su una sceneggiatura piena di sfumature e ottimamente scritta.

Superbo Daniel Auteuil, e bellissima, come sempre, Emanuelle Beart.

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