valley of the gods (2019)

Ubriacato da una visionarietà che vuole confrontarsi con quella di Kubrick, Noé, Van Dormael, Aronofski, Welles, Trier, il primo Herzog, il primo Greenaway e chissà quant'altri surrealisti della storia del cinema, nel suo trip Majewski abbraccia la misologia riducendo lo scontro fra il parassitismo capitalistico e la tradizione dei nativi nordamericani in una sfilza di fanìe spirituali comprensibili solo a un etnologo esperto della mitologia Navajo. Estetismo narcisistico appagato da ciò che sembra condannare, non vedevo qualcosa del genere dai tempi di "Noah" (in subordine: da Jodorowsky e Sorrentino): dopo 2 ore si esce dalla stanza rococò di Dullea e si tira un sospiro di sollievo.