the wire - stagione 2 regia di Joe Chappelle, Ernest R. Dickerson, Clark Johnson, Ed Bianchi, Steve Shill, Daniel Attias, Timothy Van Patten, Agnieszka Holland, Brad Anderson, altri USA 2003
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Serie TVthe wire - stagione 2 (2003)

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locandina del film THE WIRE - STAGIONE 2

Titolo Originale: THE WIRE - SEASON 2

RegiaJoe Chappelle, Ernest R. Dickerson, Clark Johnson, Ed Bianchi, Steve Shill, Daniel Attias, Timothy Van Patten, Agnieszka Holland, Brad Anderson, altri

InterpretiDominic West, John Doman, Deirdre Lovejoy, Wendell Pierce, Lance Reddick, Sonja Sohn, Seth Gilliam, Domenick Lombardozzi, Clarke Peters, Andre Royo, Idris Elba, Michael K. Williams, Frankie Faison

Durata: h 1.00
NazionalitàUSA 2003
Generepoliziesco
Stagioni: 5
Prima TV nel Giugno 2003

•  Altri film di Joe Chappelle
•  Altri film di Ernest R. Dickerson
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•  Altri film di Timothy Van Patten
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Trama del film The wire - stagione 2

La trama dell'opera è basata sulla lotta tra una speciale unità di polizia e una potente banda che controlla il traffico di stupefacenti. La particolarità e l'innovazione della serie sta, oltre che nell'accurato realismo dei personaggi, siano essi poliziotti o membri delle gang, nel narrare passo dopo passo l'indagine di polizia, dalla nascita all'evolversi fino alla conclusione.

Film collegati a THE WIRE - STAGIONE 2

 •  THE WIRE - STAGIONE 1, 2002
 •  THE WIRE - STAGIONE 3, 2004
 •  THE WIRE - STAGIONE 4, 2006
 •  THE WIRE - STAGIONE 5, 2008

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Voto Visitatori:   9,13 / 10 (12 voti)9,13Grafico
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Voti e commenti su The wire - stagione 2, 12 opinioni inserite

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VincVega  @  02/05/2024 17:40:55
   9 / 10
Ricordo che questa seconda stagione la prima volta che la vidi la reputai probabilmente la più debole. Rivedendola in realtà non è così. Forse il fatto di intraprendere più strade, più indagini, il coinvolgere ancor più personaggi, può risultare complicato da seguire con uno sguardo attento ma non troppo (avevo tra i 20 e i 25 anni). Infatti il creatore David Simon alza la posta in gioco, ampliando all'area portuale di Baltimora. Oltre alle solite situazioni dettagliate, i personaggi hanno caratterizzazioni molto elevate, anche quelli nuovi e la scrittura arriva ad una profondità raramente vista prima.

Tra i picchi della stagione la puntata numero 6, veramente incredibile dall'inizio alla fine. Anche la 11 è degna di nota, ma è tutta la stagione ad essere straodinaria.

Ah, che infame Stringer Bell.

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  29/01/2019 15:44:54
   8 / 10
Seconda stagione meno avvincente della prima.
Sempre molto ben descritti i personaggi ed anche la città.
Buono il cast.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  20/09/2017 21:47:55
   9½ / 10
Dalle torri dei ghetti neri di Baltimora alla sua zona portuale. Dal degrado sociale a quello economico di una realtà prima fiorente, adesso sull'orlo della sopravvivenza. Nel porto quindi si assiste ad un'allenaza tra il sindacato dei portuali e il sindacato criminale. Un'unità di intenti che permette di prosperare e sopravvivere a seconda dei punti di vista. Altra stagione meravigliosa, forse un po' meno avvincente della prima, ma dettagliata nello sguardo verso una città decadente. Parallelamente non si chiudono i ponti con la prima stagione, ma si mantengono solidi per creare i presupposti di nuovi sviluppi. Una serie straordinaria che ammetto di aver scoperto troppo tardi.

hghgg  @  17/01/2017 22:50:22
   9 / 10
Sebbene ritenga "The Wire" una serie di rara coerenza narrativa capace di mantenere identici standard di scrittura e qualità per tutte le cinque stagioni, quasi fosse un unico grande blocco narrativo, ci sono alcuni piccoli dettagli che sbilanciano la mia personale preferenza proprio verso questa seconda stagione:

1) Nei titoli di testa troviamo questa volta la versione originale di "Way Down in the Hole" di Tom Waits, tratta da uno dei suoi molti album capolavoro, "Frank's Wild Years". Versione ovviamente inarrivabile soprattutto per le evitabili cover delle tre stagioni successive.

2) Questa è la stagione del porto di Baltimora, dei traffici con i greci e ovviamente è la stagione dei sindacati portuali. Scavando in mezzo alla melma mostrataci da Simon, qui ho trovato il più disperato grido d'umanità di "The Wire", nelle varie scelte narrative, nella storia, nei nuovi e vecchi personaggi. Da un punto di vista emotivo, se escludiamo l'ultima puntata in assoluto della serie, probabilmente la stagione che ha raccontato del porto e dei sindacati è quella che mi ha coinvolto, appassionato e perché no anche commosso di più.

3) Questa, ovviamente, è la stagione dei Sobotka. Di Frank Sobotka, soprattutto. Se ho scritto quelle cose qui sopra è in buona parte merito suo, un personaggio di una sconvolgente, desolante e disperata umanità e sottolineo, lo è nel bene e nel male. Un personaggio, semplicemente, vero e per questo un personaggio bello. Tutto qui. Per me Frank Sobotka resta il miglior personaggio tratteggiato in questa serie piena di grandi personaggi, perché racchiude in se tutta la profonda umanità che traspare dalla serie di Simon, basta andare un poco oltre all'apparenza "fredda" dello stile realista. Ma come si può definire fredda una serie con un personaggio così.

Senza nulla togliere a suo nipote Nick o a suo figlio Ziggy, personaggi bellissimi e umanissimi, semplicemente in balia della vita.

Ovviamente non viene dimenticata quella che nella prima stagione fu la trama principale, lo spaccio di strada al centro di Baltimora, la banda di Barksdale e Stringer Bell, gli affannati tentativi della Sezione Operativa, riformatasi per le indagini sul porto e Sobotka, di incastrarli e tenerli sotto controllo.
C'è un altro personaggio molto bello e molto umano, D'Angelo, che va incontro al suo destino. E un altro ancora molto umano, ma nell'accezione più negativa del termine, come Stringer che cresce esponenzialmente e diventa sempre più importante, e spietato. C'è tanta roba nella parte ancora dedicata alla strada ma è ovvio e inevitabile che l'attenzione dello spettatore e della stessa scrittura sia incentrata sulle vicende portuali.

Una cosa che mi piace tantissimo di "The Wire" è il suo mescolare sempre le carte, sempre. Mescolare i personaggi, i protagonisti, il loro minutaggio, ad esempio. Una Greggs o un McNulty possono essere onnipresenti in una stagione e molto meno attivi in quella dopo. E poi ogni stagione mantiene un filo diretto con la guerra centrale al traffico di droga in strada e parallelamente analizza una situazione sempre diversa: il porto e i sindacati, politica e modernizzazione della figura del gangster, il sistema scolastico, la stampa e il giornalismo. Simon non risparmia nessuno. Sublime.

C'è anche Beatrice "Beadie" Russell, che si unirà come collaboratrice alla Sezione Operativa. Personaggio centrale in questa stagione, tornerà marginalmente nelle ultime due, pur con un ruolo fondamentale nella vita di Jimmy McNulty.

Proprio le interazioni di Beadie con Frank Sobotka rappresentano alcuni dei momenti più belli della storia del porto di Baltimora qui narrata.

E davvero tutto lo snodo narrativo del porto e dei sindacati ha tanti, tanti momenti davvero belli, crudi, amari, emozionanti, forti, disperati, con un crescendo finale di una potenza e di un'amarezza che mi hanno messo K.O.

MI ha commosso, il finale di Frank Sobotka, che noi spettatori, ma non lui forse, avevamo capito essere inevitabile, ineluttabile. In una sequenza con crescendo di tensione e forza emotiva semplicemente enorme per capacità di scrittura e regia. Lacrime. Per la serie "Se questa è una serie fredda lì c'è la marmotta che incarta la cioccolata". Umana. Davvero.

Un plauso all'interpretazione di tutti, degli attori già visti e dei nuovi. Un plauso soprattutto ad un intenso Chris Bauer nei panni di Frank. Bravissimo. Talmente bravo che voglio ricordarlo soltanto in questo ruolo, nei panni di uno dei personaggi più belli mai scritti per la televisione e non in quelli di uno dei più brutti, mai scritti per la televisione, visto qualche anno dopo.

Per finire, impossibile non ricordare anche le parti più ritmate e divertenti, nell'ambito della criminalità di strada di Baltimora e della parte sui Barksdale, semplicemente strepitoso ancora una volta il grande personaggio di Omar Little, che forse raggiunge il suo apice "càzzone" nella puntata in cui testimonia al processo contro Bird, alleandosi con McNulty e Moreland e di fatto permettendo la condanna di Bird.

Impagabile davvero la "squadra" formata da Omar, McNulty e Moreland, da morire dal ridere (Omar e Jimmy McNulty d'altronde sono altri due personaggi da lode).

Insomma, ci sono davvero tanta tanta umanità, amarezza e carne al fuoco in questa strepitosa seconda stagione di "The Wire" ma, in fondo, è ciò che caratterizza in toto questa serie.

Chiudo, sulle note di questo brano indimenticabile https://youtu.be/1wZZu93VsNA





7219415  @  28/03/2016 16:23:48
   8 / 10
Parte un po' fiacca ma nella seconda parte si risolleva. Sul livello (livemente inferiore) della prima

Cemmone  @  20/09/2015 23:36:26
   10 / 10
Ferme le premesse del commento alla prima stagione, qui vale ogni elogio, ma riferito all'ambiente portuale. In alcuni episodi ci manca poco che si abbia voglia di andare a Baltimora e farsi una birra al pub degli scaricatori, tanto ti catapulta nell'atmosfera e nel loro mondo. Fantastica..

Neurotico  @  22/11/2014 20:30:41
   9½ / 10
"Gli stessi casinisti nella stessa squadra del ***** e sempre in un ufficio di *****."

La seconda, quella degli operai portuali e del sindacato, è una stagione di una cupezza disarmante (non che la prima fosse solare). Le indagini sul giro di soldi sporchi, sul traffico di droga e sui furti di merce al porto di Baltimora assumono una dimensione profonda, e diventano una seria denuncia alla corruzione del sistema. I nuovi personaggi sono ottimamente caratterizzati ed è enorme la capacità di David Simon ed Ed Burns di fondere delle vicende diverse (il porto e il giro di droga di Barksdale) in una narrazione fluida, complessa ma dannatamente coinvolgente, conferendo sempre più spessore psicologico ai personaggi.

maitton  @  26/08/2014 17:21:27
   10 / 10
La piu' grande indagine che ho mai visto. Anzi, il piu grande intreccio di indagini che ho mai visto.
Prova corale senza precedenti.

Inarrivabile.

giraldiro  @  17/05/2014 23:02:13
   8½ / 10
Qua cambia l'ambientazione ma non il contesto. Si passa dalle strade al porto ma "il filo" è sempre quello, lo stesso che unisce sfruttamento, corruzione, droga e profitto.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  31/03/2014 10:18:00
   9½ / 10
Dicono (perché mi appresto a vedere la terza il prima possibile) che la seconda stagione di The Wire sia un caso a sé. Non so perché ma il cambio di location principale, dal ghetto al porto, è una spinta rivitalizzante per la serie che a mio parere, già enorme, qui diventa imprescindibile.
I Sobotka, i sindacati, il Greco, le pùttane morte, la squadra che si occupa di tutto questo e i meccanismi istituzionali marcescenti sono tutti punti fissa cui non dico affezionarsi ma che conosciamo a fondo grazie alla penna affilata di David Simon, capace di costruire un personaggio come Frank Sobotka e dandogli uno spessore umano impensabile, così come per personaggi che avevamo già conosciuto (il team di Daniels).
Inoltre la scelta che mi aveva fatto storcere il naso, ovvero continuare ad occuparsi dei Barksdale, è determinante: difficilissimo gestire due storie apparentemente tanto distanti ma in realtà se c'è una cosa che The Wire insegna, e bene, è che tutto nel contesto è strettamente legato, ogni azione cosi come ogni conseguenza che ne deriva.
Menzione speciale per "Il Greco", personaggio inquietante e difficilmente dimenticabile. Come nella prima serie, i primi episodi partono in sordina per poi franare in una botta d'intensità notevole nella seconda parte.

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  05/03/2014 22:54:54
   9½ / 10
Non la migliore, ma la stagione dei portuali rimane impressa e occupa uno spazio unico e tutto suo nella storia di Baltimora vista dagli occhi degli agenti della squadra operativa di Daniels.

Tutto parte da Beatrice. E' la serie più lurida (rubo l'aggettivo), più proletaria, più popolare, più focalizzata sul problema del lavoro. I personaggi che la dominano sono eroi popolari visti senza alcuna spettacolarizzazione ideologica. Ma dietro il lavoro, c'è sempre la vita. Poche cose a dir la verità: facilmente si scivola dalle tremende colazioni a base di uova e birra, dalle madri che ti svegliano pestando i piedi sul pavimento, dalle leggende su chi scaricava meglio le navi, dalle ragazzate, dai ricordi di Ziggy e Frank ("Mi ricordo tutto, papà"), da queste cose ordinarie e meravigliose si passa alla debolezza, a essere animali braccati da animali più equipaggiati, più furbi, più potenti, più inumani, l'illusione dell'etnia è per l'appunto un'illusione. Non ci sono greci, non ci sono polacchi. Comincia quella poetica del macabro che contraddistingue questo capolavoro, a partire dai corpi delle prostitute fino ad arrivare alla sublime frase di Frank "Due polacchi vecchi e senza capelli, che differenza fa?" (sic) e ovviamente alla scena finale sulla banchina. C'è una poetica della notte, con alcuni tra i notturni più intensi mai scritti, dalla passeggiata di Ziggy e Frank, fino alla lamentazione di Nick ("Al college non ci sono cogli0ni!"), poi l'imbarazzato (primo) incontro tra Bidi e McNulty, o l'ultimo sguardo di Kima e Cheryl alle prostitute senza nome e senza vita. C'è una poetica del camminare senza meta davanti al mare, ricordando un mondo descritto in una decina di puntate, un mondo piccolo in fondo, lì a Baltimora, nella zona del fiume Patapsco, al porto, c'è qualcuno che si prende cura, e chi fa solo finta. Si arriva fino al tema della cura, dal personaggio di Bidi fino, paradossalmente, al maggiore Walcek. Se la sua indagine fosse partita prima, forse le cose sarebbero andate diversamente. E forse Walcek, per un attimo lucido dall'orgia di potere che è la sua sterile esistenza, se ne accorge.

"Stron.zo d'un Frank. Hai finito di rompere i ******** ora"

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2 risposte al commento
Ultima risposta 06/03/2014 15.58.34
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Rask  @  30/01/2014 13:48:04
   9 / 10
Continua la vivisezione di Baltimora e si passa al porto, crocevia di malavita organizzata, poveri operai difesi come possono dal sindacato e in diretta opposizione con un'amministrazione che non gli garantisce un'alternativa valida al prendere una brutta piega.
Vette di lirismo assoluto dal luridume.

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