E' il 1964, Selma č emigrata con suo figlio dall'Europa dell'Est in America. Lavora notte e giorno per salvare suo figlio dalla stessa malattia che affligge lei e che la renderā cieca. Il segreto della sua energia di vivere č il suo amore per i musical. Quando la vita č troppo dura, le basta fingere di trovarsi nel meraviglioso mondo dei musical, dove riesce a trovare la felicitā che il mondo non le riesce a dare.
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Uno dei più triti luoghi comuni circolanti fra gli appassionati di cinema è quello che vorrebbe che per alcuni autori non fossero ammesse le vie di mezzo…amore incondizionato o odio viscerale, tertium non datur. La leggenda vuole anche che uno degli appartenenti per eccellenza a questo manipolo di cineasti sia il danese Lars Trier, arbitrariamente autoribattezzatosi "Von" giusto per far intendere a tutti i suoi problemini nel tenere a bada l'ego. Personalmente mi discosto da questo cliché, in quanto i film del danese non mi hanno mai particolarmente colpito né in positivo né in negativo, li ho trovati spesso interessanti nei contenuti ma fondamentalmente irrisolti nella forma (o viceversa in qualche raro caso - antichrist), non mi ha fatto mai gridare al capolavoro, né al rogo. Ad oggi nella sua filmografia (qualcosina ancora mi manca) posso annoverare soltanto due eccezioni a quanto anzidetto: una positiva (Melancholia, film meraviglioso che prima o poi troverò il tempo e la voglia di commentare) e una negativa, il film in questione, per il quale ho deciso di togliermi il dente oggi. Non mi piace…è esagerato, ricattatorio, fasullo, parossistico, gratuitamente sadico, esageratamente compiaciuto, involontariamente ridicolo. Con "Le onde del destino", pur raccontando fondamentalmente la stessa storia (la parabola di una candida idiota che verrà portata alla rovina dalla cattiveria altrui, oltre che dalla sua stessa idiozia), Trier era riuscito a fermarsi un mezzo metro prima di scivolare nella pura pornografia del dolore, qui ci è caduto dentro con tutte le scarpe e si è anche messo a sguazzarci indecentemente. Però va detto che è un film molto furbo e molto abile a farsi passare per quello che non è…i primi a cascarci sono stati i giurati di Cannes che l'hanno insignito del massimo riconoscimento. Per gli intermezzi musicali ho un'avversione tutta mia per cui non starò troppo ad infierire ma di brutti e fastidiosi così non ricordo di averne mai visti altrove…capisco che siano funzionali alla storia (la fuga dalla realtà, il rifugio nel sogno e bla bla bla) ma c'era bisogno di inserirne uno ad ogni svolta drammatica della trama? Non ne bastavano due o tre per chiarire per benino il concetto anche ai meno perspicaci? In questo caso sono d'accordo che non possano esistere le mezze misure.
Non si capisce cosa voglia rappresentare il regista, non č nč un musical vero č proprio, nč ha una morale. Sembra che parli solo di un'altro caso di una stupida donna egoista che vuole per forza un bambino per sentirsi pių completa, ignorando completamente che non potrā offrire nulla a suo figlio.
Il primo grande successo di pubblico di Von Trier getta alle ortiche alcuni buoni momenti sparsi qua e là nel suo cinema precedente. Abbandonando la provocazione pura, un melodramma tutto sommato convenzionale è raccontato con uno stile celebrato da molto, ma che mi ha sempre lasciato indifferente, per non dire irritato. Ricattatorio nei nodi narrativi, mai beffardo e più che cinico si tratta di un cinema furbo e inutilmente alla ricerca di soluzioni visive che possano far dimenticare il NULLA di fondo. Non c'è vero pathos nel dramma della pur brava Bjork, contraddittoria la scelta di girare sempre con stile frenetico e poi darsi all'arte del videoclip nelle scene musicali. Forse a mascherare l'incapacità (tecnica?) di girare con eleganza e rigore?
Un cinema d'autore che continua ad avere tantissimi estimatori e altrettanti detrattori. Il dibattito continua.
La tragedia di Selma non mi ha sfiorato, è fin troppo riconoscibile il marchingegno creativo (questo sì, interessante) che vi sta dietro. In questo spettacolo di marionette i fili sono troppo visibili. Per raccontare l'improbabile è necessaria tanta passione, persino una fede smisurata. Ma Von Trier non ce l'ha, non qui. Qui, la boria autorale l'ho trovata asettica , il sadismo innocuo. Ho lasciato fermentare a lungo la visione. Ormai sono convinta della consistenza acquosa che "Dancer in the dark" ha avuto per me. Un film che mi è scivolato addosso con una facilità impressionante. Vorrei poterlo definire terribile. L' unica sensazione che ho provato è un certo disagio, come quando non si riesce proprio a ridere di una battuta, o a percepire i pungoli di una provocazione.
E dopo questo do un taglio netto anche con il cinema di Von Trier. Un cinema che non rispecchia assolutamente quello che io vorrei vedere in una pellicola,anzi tutto il contrario. Tutto fintissimo,tutto costruito per strappare commozione,tutto meccanico e irritante.Non si avverte nel cinema di questo signore la voglia di narrare una storia o quantomeno una qualche idea che lo configuri come autore originale o interessante per chi si interessi di cinema Quello che ho visto io in questo polpettone è la pura e semplice provocazione gratuita,il solito meccanismo ricattatorio che,senza alcuna remora,spiattella in faccia al malcapitato spettatore il sentimento più facile e intellettualmente disonesto. Vomitevoli anche i forzatissimi intermezzi musicali e il finto stile Dogma di Von Trier.
Ma stiamo scherzando vero? questo pseudofilm d'avanguardia per pseudointenditori frustrati ha una media superiore all'8?!? Ricordo che quando andai a vederlo al cineforum delle superiori si scandalizzarono anche alcuni professori per lo squallore di questa pellicola, per non parlare degli studenti che avrebbero voluto usare i contenitori dei pop corn per vomitarci dentro! Io non metto mai 1 per principio, ma stavolta sarei tentato davvero di fare un'eccezione!
Mah, a me tutto sto capolavoro proprio non pare... Le musiche e le canzoni, oltre che essere fastidiosissime per via della voce di Bjork, che non sopporto, sono anche pressochè tutte identiche, talmente brutte che a stento le definirei canzoni... Si tratta perlopiù di una storia drammatica per niente eccezionale, mal girata con il fastidio perpetuo della steadycam, condita da spezzoni di musica anticonformista francamente inascoltabile... Per concludere la recitazione di Bjork mi è sembrata abbastanza pietosa... Un film brutto che in teoria ti dovrebbe lasciare qualcosa, ma che ha me ha lasciato solo fastidio...
La buona scelta di una fotografia "grigia" e della steadycam non salva questo film, il cui unico scopo è quello di far piangere lo spettatore. Non è verosimile il costante ottimismo della protagonista.
Ottima regia e interpretazioni dell'intero cast nel complesso molto buone, anche se dalla recitazione di Bjork sembra che la protagonista sia più ritardata che malata. Montaggio discreto, anche se nella prima mezz'ora è assolutamente scadente, con scene che si susseguono a casaccio e dialoghi fatti di mezza frase, per poi migliorare a film in corso. E arriviamo ai due grossi aspetti negativi del film. Il primo è il fallimento nel tentativo di commuovere lo spettatore, visto che risulta veramente eccessiva la rogna che la protagonista si porta addosso, tanto che l'aspetto tragico risulta la prassi del film e tutto quello che accade nella sceneggiatura diventa la normalità. Il secondo, e più importante, sono le parti musicali, ridicole quasi al demenziale e scarse in quanto Bjork è quello che sulla terra più si allontana dalla musicalità e dalla melodia, oltre ad avere una voce che irritante è dir poco. Nota di merito per il testo del brano nella parte della ferrovia, mentre il resto dei brani è una noia stracciamaroni. Nel complesso, comunque, meglio questo di quella boiata di Dogville.
sta diventando cieca e, per salvare il figlio dal suo stesso destino, lavora duramente in fabbrica; perde il lavoro; l'uomo a cui paga l'affitto le ruba tutti i risparmi (pur sapendo a cosa sono destinati); ed infine in un finale esageratamente patetico viene condannata a morte per impiccagione.
Ho apprezzato la scelta della telecamera "a spalla" e dei colori grigi per caratterizzare al meglio la vicenda e gli ambienti in cui si svolge. Molto poco realistico l'ottimismo con cui vive le sue disgrazie la protagonista. E poi
mi sembra strano che i suoi amici l'abbiano lasciata morire sapendo che era innocente; avrebbero potuto fare una colletta per raccogliere i soldi necessari. Ma evidentemente il regista voleva il finale tragico ad ogni costo
Film che non è riuscito a suscitarmi nessuna emozione nonostante sia il suo scopo. Troppo lungo e molto noioso. Gli attori sono molto bravi e il film,dal punto di vista tecnico,non ha praticamente difetti. Mi dispiace ma questa volta Lars Von Trier non mi ha convinto.
Film insopportabile e insostenibile, un susseguirsi di inquadrature che, davvero, non mi hanno trasmesso nulla se non fastidio. Trier mi piace, ha personalità, ma non si sa mai cosa aspettarsi da lui (se non Trier), quindi film senza mezzi termini, che in questo particolar caso io ho odiato. Probabilmente è un mio limite e me ne dispiace, ma non posso dare un voto diverso, ne alla messa in scena ne alla tecnica.
Ma per carità.....bruttissimo sul lato di un'allusione al genere musical, alto senso del patetico tutto il resto. E sì che sono uno che si commuove pure nelle interviste, ma un effetto compiacimento a scatola cinese di questo calibro non l'avevo mai visto. Un punto in più per l'uso del Dolly nell'ultima scena, almeno perfettamente coerente con la storia.
Salvo solo la scena "musical-meccanica" che è una bella trovata suggestiva. Il resto è soffocante melassa melodrammatica. Sarà anche voluto, ma fuggo lo stesso a gambe levate!
Sono perfettamente d'accordo col parere di alcuni di voi e con quello dell'amico (karmicamente parlando) e critico cinematografico Paolo Mereghetti: il cinema di Von Trier PRETENDE che voi piangiate! La poveretta mezza-ceca che si porta appresso una gravidanza disgraziata "per sapere cosa si prova a tenere nella braccia un bambino" (Sigh), non può permettersi di fargli regali neanche durante il suo compleanno e il pargolo cresce come uno scemo che ama saltare la scuola (Quante preoccupazioni che dai a mammà, già così disastrata! Doppio sigh!), come se non bastasse, il bambino ha problemi di salute (mi limiterò a dire questo per non rovinarvi la trama, mah....quale trama poi....) e questo fa scaturire un triplo sigh!, poi la scarognata viene pure arrestata!!!! Quadruplo sigh! E se non vi basta e non vi siete ancora messi a piangere, c'è tanto di peggio ancora da venire!! Preparate i fazzoletti!!!!! Sigh sigh sigh!!!! Ma viva la faccia (espressione romana per dire: "viva...", "magari ci fossero cose simili a...") delle tragedie del grande Eduardo (De Filippo, of course)! Quelle sì che commuovevano, ma in maniera sensata! Orridi anche i pezzi cantati, in freddo stile video-clip da Mtv Generation (senza offesa, Mtv!), ma del resto quel sapientone di Von Trier l'ha confessato: "Ascolto solo pop. Per il resto, non ci capisco nulla di musica". No comment... La meravigliosa voce di Bjork sprecata e la straordinaria capacità della Deneuve buttata al vento. Da vedere se avete passato una giornata troppo felice.
E basta! Von Trier ci sta prendendo tutti per il c.ulo!!! non è accettabile quest'ondata di maschilismo frenetico che vorrebbe sembrare commuovente! Basta!
lars è un gran furbacchione, vi ha preso ben bene per il naso con la sua piccola indifesa polacca, non vi ha risparmiato nessun luogo comune per farvi piagnucolare per il suo triste destino, e vi ha fatto restare lì finchè i piedi non sono stati ben tesi. peggio ancora che nel già paraculissimo le onde del destino. meno male che almeno in dogville alla fine qualcuno spara e la telecamera a spalla fa venire il vomito (letteralmente)