Matilde, Cencio, Fulvio e Mario sono come fratelli quando il dramma della seconda guerra mondiale travolge Roma. L'anno è il 1943 e, nel pieno del conflitto, la città eterna ospita il circo in cui lavorano. Israel, il proprietario e loro padre putativo, scompare nel tentativo di aprire una via di fuga per tutti loro oltre oceano. I quattro giovani sono allo sbando. Senza qualcuno che li assista ma, soprattutto, senza il circo, hanno smarrito la loro collocazione sociale e si sentono solo dei fenomeni da baraccone, "a piede libero" in una città in guerra.
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Prova della maturità per Mainetti, che centra il bersaglio alla grandissima a prescindere dalle stupidaggini da puzza sotto il naso di certa critica. Freaks out è un film incredibilmente vivo, pulsante, divertente, crudo, che riesce a mischiare assieme Tarantino, western, Ferreri, Browning, Mad Max, Chaplin ed un sacco di altre cose creando una miscela nuovissima e unica nel panorama italiano.
Che poi anche registicamente è un gran film: i movimenti di macchina di tutta la parte introduttiva a Viterbo non sono per niente banali, e riesce nel difficilissimo tentativo di riprendere Roma senza farla sembrare una roba da cartolina.
Ottimo il cast: oltre alle garanzie di Tirabassi e Santamaria (uno che, peraltro, non si è mai svenduto) spiccano Giancarlo Martini ed il sorprendente Pietro Castellitto, che mi ha lasciato a bocca aperta per la complessità della caratterizzazione che è riuscito a regalare a Cencio (che peraltro era un personaggio per niente semplice).
Poi vabbe, chapeau per la maniacale cura dei dettagli, dalle musiche ai costumi alle ricostruzioni, tutto perfetto. Andate a vederlo al cinema che abbiamo parecchio bisogno in Italia di roba simile.
Certo che quel filmaccio di "Il cielo in una stanza" dei Vanzina senza saperlo nascondeva uno dei migliori attori della sua generazione, Elio Germano, ed uno dei più creativi e geniali registi contemporanei, Gabriele Mainetti. Dai, almeno a qualcosa è servito.