I progetti faciloni di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia, per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.
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Pur non essendo un amante delle commedie agrodolci di Virzì, devo ammettere che stavolta il regista livornese ha realizzato un film di tutto rispetto. Virzì, infatti, vira verso il thriller a tinte fosche, un noir molto ben strutturato e dai ritmi cadenzati. La struttura narrativa della pellicola è più che buona, ben inserita in un contesto della campagna lombarda desolata e fredda, un pò come i protagonisti della vicenda. La narrazione per capitoli e flashback non è originalissima, è vero, ma ritengo sia stata funzionale alla vicenda: nonostante Virzì, in alcuni frangenti, allunghi un pò troppo il brodo, l'attenzione dello spettatore è sempre catturata. Per quanto riguarda le interpretazioni direi che tutti gli attori se la sono cavata egregiamente: i giovani sapientemente antipatici ed il resto della ciurma credibile, con un Gifuni in stato di grazia. Bentivoglio, invece, sia pur bravo, l'ho trovato un pò sopra le righe e la Bruni Tedeschi, invece, una donna dimessa troppo dimessa. Ma vabbè, dettagli... Nel complesso, Il Capitale Umano è un buon film, per i miei gusti tra i migliori di Virzì.