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Western intenso e delicato allo stesso tempo che ha nel pistolero solitario il modello per miriadi di pellicole successive western e non. La figura impenetrabile di Shane che non si sa chi sia, da dove venga e dove andrà ma che prenderà a prescindere le difese dei più deboli è ben tracciata, nonostante ciò la storia è corale, molti i personaggi che ne fanno parte senza che sembrino carne da macello o manichini. Mi è parso un film realizzato con il cuore e se in superficie può sembrare zuccheroso in realtà nasconde una cupezza e una malinconia importanti sottolineate da una violenza repressa.
Una mezzoretta in meno nella durata avrebbe giovato a tutti, spettatori compresi, così si sarebbero potuti evitare dei dialoghi sciocchi, delle scene inutili, delle lungaggini superflue e, soprattutto, una presenza meno invadente (e invasiva) del personaggio più odioso nel genere western che ho visto finora e cioè quel cacchio di ragazzino biondo, figlio di uno dei protagonisti, che mi ha letteralmente martellato le balle dall'inizio alla fine. Nonostante tutto, il film diretto da Stevens ha dei buoni spunti, seppure non originali nei temi trattati, e può esibire un cast di tutto rispetto che assolve al proprio compito in maniera degna. Peccato per il ritmo non sempre fluido e per le lungaggini accennate prima che ha volte diventano un po' pesanti da digerire. Tuto sommato, western discreto.
Bel western super classico, con più di un elemento originale: il triangolo amoroso mai esplicitamente dichiarato, ma palpabilissimo. ed anche il bambino, con i suoi sentimenti paterni verso l'eroe misterioso. Gran bella fotografia, premiata con l'Oscar, ed interessanti inquadrature. Sottotono il protagonista (ma magari è valore aggiunto al personaggio).
Uno dei migliori film del genere western, stupendo nelle sue componenti tecniche come regia e fotografia e certamente nella figura dell'eroe solitario che dal Nulla proviene e nel Nulla ritorna, archetipo dei film di Sergio leone in primis. Una pellicola che pur celebrandone il mito, descrive la frontiera con molto più realismo, fatto di fatica, sudore e violenza.
Anche io volevo paragonare questo "Cavaliere solitario" con il personaggio di Eastwood nei film di Leone ma vedo che in molti mi hanno preceduto... Fatto sta che ci troviamo di fronte ad un bellissimo western dove molto importante è la figura del ragazzino (cosa rara per il genere) e la sua formazione!
Un film western bellissimo, uno dei film che ha trainato il genere, soprattutto per quanto riguarda la parte degli eroi che arrivono e poi spariscono nel nulla (Eastwood è il primo che mi passa per la testa). Paesaggi maestosi, scenografia bellissima, diciamo che è stata le parte migliore di questo film, buonissima anche la regia, non siamo hai livelli di John Ford o di Leone, ma certamente non passa indifferente. Un buonissimo western firmato Stevens stavolta, purtroppo poco conosciuto, ma di fondamentale importanza per il genere.
Un grande classico archetipico. L'80 % degli eroi dei western successivi a questo nascono da qui. Il cavaliere senza passato e provenienza che arriva dal nulla e al nulla ritorna affonda le proprie radici nel mito più classico. Il film è bellissimo; la vicenda affettuosa del bambino e dello straniero è molto toccante, specialmente nella sequenza finale. Poi siamo di fronte ad una galleria di attori che hanno tracciato la via del genere western: dal giovane Jack Palance, al giovanissimo Ben Johnson; da Van Heflin a Alan Ladd (l'unico in realtà sui generis nel ruolo del protagonista). La regia di Stevens, anche se non ha la pregnanza artistica di quelle di un John Ford o di un Howard Hawks, si attesta comunque a modello di genere. Un film classico che si rivede sempre molto volentieri, ed una storia che comunque travalica i confini del genere. Una curiosità: "Il cavaliere della valle solitaria" è uno dei film preferiti di Woody Allen.
Un western poco conosciuto ma che conviene vedere. Una storia che ormai Leone ci ha abituato a conoscere: uno straniero che arriva in un villaggio e si mette in difesa dei più deboli. Questa volta lo straniero non è Joe il Biondo e non ha la faccia di Clint Eastwood, ma è un certo Shane con la faccia del troppo statico Alan Ladd. Ma non fa niente, anche senza il cowboy biondo la formula funziona, volano parecchi cazz.otti alla Bud Spencer, scoppiano parecchie risse e si sparano parecchi colpi. Un ottimo ritratto della povertà contadina, del valore affettivo verso la terra madre e della disperazione che deriva dal suo abbandono.
Anche il finale è una cosa già vista in Per un pugno di dollari: lo straniero che lascia il villaggio dopo aver rimesso a posto le cose. Ma qui c'è una grande commovente aggiunta: il piccolo bambino che urla al vento "SHANE".
Godibile western incentrato sulla figura quasi mitica di Shane che appare dal nulla per risolvere i torti e finito il suo ocmpito dal nulla torna. Egli si mette a confronto con delle figure umane diciamo come gli agricoltori e che mentre questi va e viene loro rimangono stabili e duraturi e una loro famiglia grazie a lui ritroverà la sicurezzaq e l' unità.
Shane, che deve aver affascinato non poco Roger Waters, è uno sfavillante technicolor recitato da un attore di bella presenza ma di carisma limitato come Alan Ladd (splendidi comunque alcuni suoi noir con Veronika Lake). Il film rimane impresso nella memoria per la sua fotografia, e soprattutto per la storia, dove Stevens raggiunge forse tra i livelli più alti della sua carriera. Assolutamente impagabile e (lui sì) carismatico il perfido Jack Palance
Un western bellissimo, emozionante come pochi. Consigliato a chi vuol sapere da dove arriva il personaggio del forestiero misterioso che interpretava solitamente Clint Eastwood, prima in Leone e poi nei suoi film.