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Una mezzoretta in meno nella durata avrebbe giovato a tutti, spettatori compresi, così si sarebbero potuti evitare dei dialoghi sciocchi, delle scene inutili, delle lungaggini superflue e, soprattutto, una presenza meno invadente (e invasiva) del personaggio più odioso nel genere western che ho visto finora e cioè quel cacchio di ragazzino biondo, figlio di uno dei protagonisti, che mi ha letteralmente martellato le balle dall'inizio alla fine. Nonostante tutto, il film diretto da Stevens ha dei buoni spunti, seppure non originali nei temi trattati, e può esibire un cast di tutto rispetto che assolve al proprio compito in maniera degna. Peccato per il ritmo non sempre fluido e per le lungaggini accennate prima che ha volte diventano un po' pesanti da digerire. Tuto sommato, western discreto.
Un western poco conosciuto ma che conviene vedere. Una storia che ormai Leone ci ha abituato a conoscere: uno straniero che arriva in un villaggio e si mette in difesa dei più deboli. Questa volta lo straniero non è Joe il Biondo e non ha la faccia di Clint Eastwood, ma è un certo Shane con la faccia del troppo statico Alan Ladd. Ma non fa niente, anche senza il cowboy biondo la formula funziona, volano parecchi cazz.otti alla Bud Spencer, scoppiano parecchie risse e si sparano parecchi colpi. Un ottimo ritratto della povertà contadina, del valore affettivo verso la terra madre e della disperazione che deriva dal suo abbandono.
Anche il finale è una cosa già vista in Per un pugno di dollari: lo straniero che lascia il villaggio dopo aver rimesso a posto le cose. Ma qui c'è una grande commovente aggiunta: il piccolo bambino che urla al vento "SHANE".