la classe - entre les murs regia di Laurent Cantet Francia 2008
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la classe - entre les murs (2008)

 Trailer Trailer LA CLASSE - ENTRE LES MURS

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locandina del film LA CLASSE - ENTRE LES MURS

Titolo Originale: ENTRE LES MURS

RegiaLaurent Cantet

InterpretiFrançois Bégaudeau, Arthur Fogel, Damien Gomes, Esmeralda Ouertani, Rachel Regulier, Louise Grinberg, Rabah Nait Oufella, Franck Keïta, Agame Malembo-Emene, Angélica Sancio, Boubacar Toure, Burak Özyilmaz, Carl Nanor, Cherif Bounaïdja Rachedi, Dalla Doucoure, Eva Paradiso, Henriette Kasaruhanda, Juliette Demaille, Justine Wu, Laura Baquela, Lucie Landrevie, Nassim Amrabt, Qifei Huang, Samantha Soupirot, 黄薇, Cécile Lagarde, Anne Langlois, Jean-Michel Simonet, Olivier Pasquier

Durata: h 2.08
NazionalitàFrancia 2008
Generedrammatico
Tratto dal libro "Entre les mures" di François Bégaudeau
Al cinema nell'Ottobre 2008

•  Altri film di Laurent Cantet

Trama del film La classe - entre les murs

L'inizio di un nuovo anno scolastico in una scuola di un quartiere disagiato, riserverà a François, insegnante sui generis di francese una brutta sorpresa. Nonostante i suoi metodi non siano per niente severi, ma, al contrario il suo modo di porsi nei confronti degli alunni é piuttosto malleabile, alcuni studenti mettono in discussione il suo comportamento, mettendo in crisi il suo rigore professionale...

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Voto Visitatori:   6,76 / 10 (73 voti)6,76Grafico
Migliore sceneggiatura non originale
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Migliore sceneggiatura non originale
Palma d'oro
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Palma d'oro
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Voti e commenti su La classe - entre les murs, 73 opinioni inserite

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Ciaby  @  24/05/2009 10:49:06
   10 / 10
CAPOLAVORO.

Forse per la mia giovane età e per la mia adolescenza, ma questo film mi ha ipnotizzato. Girato con splendido realismo in bilico tra la serie "The Office" e un Ozu rimodernizzato.

Un realismo così vitale e struggente da farti entrare a capofitto in una classe complicata.

E non continuate a dire che ci sono dei buchi narrativi: il punto focale della narrazione resta nella scuola, non al di fuori. Se la mamma di Wey è tornata in CIna e se Soulyman è stato cacciato non interessa al punto di vista scolastico (anche se...osservando bene tra le ultime scene, non compare tra gli alunni).
La narrazione è solo scolastica.

Visto dapprima in lingua originale e acquistato in dvd (senza versione francese).
Rivisto in italiano posso dire che il doppiaggio non è vergognoso, ma fuori luogo: rovina la bellezza di un realismo perfettamente riuscito.
Io sono stato in Francia in mezzo ai miei coetanei e vi posso assicurare che parlano e gesticolano così.

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Ultima risposta 17/10/2009 01.02.33
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benzo24  @  15/03/2009 18:13:18
   1 / 10
che film orribile! senza storia, superficiale, girato da cani. insomma o fai un documentario o un finto documentario (stile office), con tanto di interviste. ma sorbirsi più di due ore "dentro le mura" di una scuola per dirci quello che già tutti sanno (che i professori sono ignoranti, e gli alunni sono stupidissimi) sono veramente troppe, sopratutto se non si ha niente da raccontare. ai monty python nel senso della vita sono bastati 5 minuti per descrivere il mondo dell'istruzione...ma si sa la sintesi è un arte, qui invece siamo lontani anni luce dall'arte e dal cinema o dalle fiction tv d'alta qualità.

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Ultima risposta 23/03/2009 20.47.01
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  09/03/2009 15:40:37
   7 / 10
La vita “entre les murs” (scolastiche) di un professore di lettere deciso a far rispettare l’ordine e ad insegnare quanto più possibile,cercando di comprendere al meglio le esigenze dei suoi ragazzi,nucleo umano molto vivace e multietnico proveniente dalla periferia parigina.
Cantet concentra il suo obiettivo esclusivamente sulla scuola,non concedendo nulla al mondo esterno,facendo solo intuire che indubbiamente questo influisca sulle vite degli alunni non ritenendo però necessario illustrarlo,come a voler entrare in massima sintonia con gli elementi di cui un professore dispone per poter conoscere,capire ed eventualmente aiutare un ragazzo.
La figura del docente disposto alla comprensione ed al dialogo non sempre si sposa con l’attitudine ribelle ed in alcuni casi autodistruttiva dei ragazzi,Cantet tenta di dimostrare quanto sia difficile educare ed al tempo stesso crescere ed imparare.
La quotidianità del mondo scolastico è ben riportata,seppur soffra di una narrazione a tratti piuttosto ripetitiva e limitata negli spazi.Sicuramente è facile percepire il messaggio di fondo che tende ad illustrare come la società cambi,di conseguenza i ragazzi di cui ne fanno parte, e non sempre la scuola riesca a stare al passo con i tempi,spesso ancorata a programmi desueti ed approcci educativi troppo rigidi.
Da sottolineare la buona prova di François Bégadeau, di professione insegnante, ed autore del libro da cui è tratta la pellicola,attore per caso come del resto tutti i giovani e convincenti protagonisti.
“La classe” appare interessante anche se a volte troppo accondiscendente in situazioni che si stenta a credere possano essere realmente gestite come rappresentato,il disordine dell’aula poi, nei momenti più concitati,è reso bene ma finisce a lungo andare con l’indisporre un poco.Nel complesso un film originale,ben girato ma che non sempre riesce a tenere viva l’attenzione.

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Ultima risposta 14/03/2009 11.50.24
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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  07/03/2009 16:10:21
   7½ / 10
Un pezzo di vita attuale che coinvolge giovani di 13 anni e insegnanti, visto nel suo naturale svolgersi, se possibile senza filtri intermedi: questo è il progetto di Cantet con il film “La Classe”. Non è però qualcosa di formalistico o fine a se stesso. Con questa scelta si vuole mostrare in maniera concreta, realistica e spassionata una piccolissima parte della realtà grezza, che faccia però da modello per qualcosa di più generale, lasciando allo spettatore il compito di trarre le conclusioni.
Che non sia qualcosa di casuale lo dimostra la scelta di far svolgere la storia nelle banlieu parigine. Si tratta di ambienti periferici per lo più degradati con un’altissima incidenza di ragazzi i cui genitori provengono dalle più diverse località del mondo. Lì, più che mai, si gioca il futuro di una società, la sua capacità di integrare, inserire e far convivere nel suo tessuto persone e ambienti così difficili. C’è poi il discorso del perennemente difficile rapporto fra adulti e ragazzi. Che atteggiamenti prendere nei loro confronti? Che tattica usare per “insegnare” loro qualcosa? E poi, davvero, cosa insegnare?
Il concentrarsi su temi di natura pedagogica lo si vede dallo stile particolare del film. Prima di tutto si svolge rigidamente dentro il perimetro di un edificio scolastico (il titolo è chiaro: “fra le mura”). Viene poi tralasciato tutto quello che si svolge fuori della scuola, ad esempio dell’insegnante protagonista, della sua storia personale non sappiamo niente. La mdp cerca di essere il più possibile nascosta e allo stesso tempo si appiccica alla faccia delle persone. Seguendo i dettami dello stile Nouvelle Vague si cerca di ricreare la realtà così com’è, nel suo svolgersi più banale possibile, nella sua naturale imperfezione. A priori nessuno è buono o cattivo, nessuno ha sempre ragione o sempre torto. Inevitabilmente ci si concentra di un unico personaggio (l’insegnante) e su alcuni suoi alunni, ma l’intenzione è quella di farceli giudicare oggettivamente, ognuno con le proprie ragioni e i loro torti. Siamo liberissimi di giudicare come vogliano. Il film ci riporta i fatti e a noi spetta il giudizio.
La protagonista del film è quindi la Pedagogia. Le aspirazioni e i metodi di chi svolge il proprio lavoro non vengono enunciati apertamente ma si possono facilmente dedurre. L’insegnante cerca più che altro di rendere i ragazzi coscienti di se stessi, li invita a riflettere sul loro mondo, piuttosto che usare un metodo nozionistico. Il problema è che forse lui stesso non ha ben chiaro in testa cosa vuole fare. Emblematica è la scena finale in cui una ragazza ammette di “non avere imparato niente”. Lì l’insegnante non sa cosa controbattere alla ragazza. Avrebbe dovuto dirle che le ha insegnato a conoscere se stessa e gli altri e a convivere con essi. Secondo me è questo il compito principale di una scuola.
Alla fine il problema verte sui ruoli e sulla disciplina. C’è in gioco il concetto di autorità, di obbligo al lavoro, di sottomissione. Il fatto è che i ragazzi di 13 anni non si sentono minimamente inferiori all’adulto che hanno davanti e pretendono da lui lo stesso rispetto e il riguardo che loro devono a lui. Questo purtroppo ogni tanto l’insegnante se lo dimentica e inevitabilmente fa scoppiare tensioni e incidenti. Un briciolo di umiltà a volte non guasta. Anche qui secondo me non si hanno le idee ben chiare. Si vorrebbe dare confidenza agli alunni, stabilire un rapporto di confidenza, ma poi al momento opportuno si gioca la carta dell’autorità e della punizione senza soppesare bene le conseguenze che potrebbe avere.
Insomma di spunti di riflessione ce sono molti. Cantet tutto sommato ci ha fatto un quadro reale dello stato in cui si trova la scuola, con tutte le sue contraddizioni e il suo sforzo quasi sovrumano di dare la possibilità di un futuro migliore ai giovani, ben sapendo ormai che non ci riesce purtroppo con tutti.

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Ultima risposta 25/10/2011 08.36.23
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento agentediviaggi  @  08/12/2008 15:42:42
   7 / 10
E' un buon film, ma io ho preferito la Scuola di Luchetti; nel senso che in quel film venivano mostrate le miserie umane di studenti e professori con grande realismo e ironia, qui mi sembra che al di la di qualche parolaccia e rissa (tra l'altro appena accennata) di troppo non sia mostrato fino in fondo l'abisso che c'è tra gli studenti di origini diverse da un lato e tra gli studenti e i professori dall'altro.
Mi è piaciuta molto l'interpretazione del professore, che cerca coi suoi poveri mezzi di venire a capo dei suoi difficili alunni senza crear loro troppo danno anche quando ne combinano di grosse, ma l'ho trovato un film freddo, patinato, che a fatica riesce a trasmettere qualcosa allo spettatore. E infine non capisco come possa essere stato preferito a Gomorra per la vittoria della Palma d'oro. Gomorra è un film epocale, spartiacque, questo è solo un buon film.

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Ultima risposta 17/12/2008 23.45.52
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Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  23/10/2008 15:51:08
   7½ / 10
Il realismo di Cantet non è così realista. Intendo dire che il film inquadra all’interno della vita di una classe una situazione non sempre veritiera e oggettiva. Tanto per fare un esempio: consigli di classe costituiti di docenti e presidi così collaborativi, così pronti al confronto e al dialogo io non ne ho mai visti, se ci sono, credo rappresentino l’eccezione purtroppo.

Ciò che però colpisce del film è la sua naturale capacità di cogliere il respiro dei protagonisti, sia essi alunni o insegnanti, attraverso un affascinante scontro dialettico tra differenti registri linguistici, specchio di diverse realtà sociali e contrastanti culture. E tutto ciò con una naturalezza sorprendente, raramente percepita in altri film sullo stesso argomento.
Ciò che colpisce è inoltre la capacità di trasmettere, compito impervio oggi, come spesso l’insegnante sia sempre meno soggetto distaccato dalla classe, sempre più parte di essa, anima partecipante, anima sofferente tra successi e fallimenti educativi e comunicativi, ostaggio dei sensi di colpa perchè sempre più intimo “divulgatore” di quella funzione educativa di cui si fa personalmente carico e nel contempo ne è scelleratamente caricato dalle altre istituzioni, che dovrebbero invece dividerne le responsabilità.
Ciò che colpisce, infine, è il chiaro messaggio che l’istruzione passa attraverso la crescita lenta e sofferta dell’insondabile rapporto tra allievo e professore, il resto sono solo parole al vento.

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Ultima risposta 24/10/2008 21.36.05
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  19/10/2008 22:35:28
   7½ / 10
Cantet, con sguardo da entomologo, analizza la situazione attuale della scuola europea ai tempi della globalizzazione.
Una scuola composta da nipoti e pronipoti del sessantotto, dove il padre è assente ed è necessario un 'lei' per illudersi ci possano essere differenze tra studenti e professori.
Il fim è utile nel descrivere la confusione che ingenera l'assenza del Padre, inteso come padre autorevole, dotato di etica, che possa permettere al simpatico professore di districarsi tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato senza il timore di colludere con dei quattordicenni.

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Ultima risposta 20/10/2008 11.29.01
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Invia una mail all'autore del commento Albertine  @  16/10/2008 10:33:24
   7 / 10
interessantissimo film-documentario sulla difficoltà di insegnare e comunicare con gli adolescenti di oggi soprattutto in realtà multietniche dove diventa arduo persino un semplice colloquio con i genitori. La responsabilità enorme di idecidere se infliggere punizioni o lasciar correre...ogni parola, ogni azione possono avere conseguenze enormi sulla vita di questi ragazzi già in molti casi persi per l'istruzione. Verissimo e, mi sembra, giustamente rassegnato all'impossibilità di risolvere i conflitti di ruolo, di cultura e di generazione...anche se si intravede una speranza quando una delle alunne più indisciplinate rivela di aver letto "La Repubblica" di Platone. Difficile essere buoni professori...in alcune situazioni quasi impossibile. Bravissimi i tagazzi. La pecca è nella lungheza, secondo me eccessiva, per il tipo di linguaggio adottato perché, se una delle funzioni del cinema è mostrare la realtà ed informare lo è anche farlo in modo da mantenere vivi la tensione e l'interesse, cosa che non avviene per tutta la durata del film che soffre di alcuni momenti ripetitivi, dilungati ed estenuanti...cosa che accadeva giò del resto in "Risorse Umane". Il problema non è la lunghezza in sé: infatti, per dirne una, Altman riesce a tenerti interessato per oltre tre ore ed a chiederne ancora quando il film finisce...difficile che accada in due ore di vita filmata con tutti i suoi punti morti e le sue ripetizioni. Chiudo ricordando, con le dovute differenze di stile, di intenti e di tempi. due altri bei film sulla scuola e sul rapporto insegnanti-alunni: "La Scuola" di Daniele Luchetti che nol suo essere leggera commedia affrontava comunque in modo abbastanza nuovo ed interessante il tema ed il meraviglioso "Gli Anni in Tasca" di Truffaut...chi non l'ha visto si precipiti a farlo!!!

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Ultima risposta 25/06/2009 15.55.02
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  13/10/2008 19:36:06
   7 / 10
E' un buon film, ma si prende troppo sul serio. Cantet realizza un "compito in classe" (ehm) praticamente perfetto, ma tutto sommato privo di vera anima.
Giocare di sottrazione è sicuramente un obiettivo benevolo ai fini di evitare il ricorso agli stereotipi, ma il punto è che "La classe" non sembra (o non è) tanto coraggioso e invadente come si dice in giro, o come ci si aspetta da un autore sensibile come Cantet (ho ancora i nervi scossi, a distanza di anni, dal suo "Emploi du temps").
Sotto sotto, prevaricante una celata ma evidente grandeur francese (si veda anche l'ormai insostenibile diatriba calcistica Matterazzi-Zidane, per intenderci).
Diciamo allora che il film è spocchiosetto, perchè la realtà non è mai tutta in bianco e in nero,e la controparte non ha modo di respingere le accuse al mittente: se esistono studenti de(l)generi(e) esistono pure insegnanti sciagurati, che compromettono non poco la crescita umana e culturale di un'individuo.
Il punto di forza del film è rappresentato dall'efficace descrizione delle etnìe, o la stessa persecuzione del "diverso" (in questo caso un dark), il monolitismo di gruppo che trova stimolante sfogare la propria rabbia contro la collettività (cfr. i compagni di classe) di cui fa parte...e per questo la prima parte gira alla grande, con le divergenze etniche le difficoltà di inserimento le problematiche ambientali (i banlieu) e familiari e linguistiche, tutti disagi che nel film di Cantet si percepiscono ma non vengono mai del tutto approfonditi...
viene da chiedersi: la scuola educa veramente? Perchè non mi basta dire che esiste un mondo giovanile coatto dove l'unica spiegazione plausibile diventa l'atteggiamento neutrale e dissociato, per non dire "bullista", dei ragazzi...
il prof. Francois sembra impotente davanti all'assoluta ignoranza di questi giovani, all'apatia e al disinteresse dei loro sguardi ("Non capisco quello che facciamo" dice una studentessa) ma inconsciamente ammicca allo spettatore, reclamando un aiuto che non possiamo dargli.
A me sembra sempre che il monolitismo istituzionale, con tutto il rispetto per Francois, abbia fatto più danni generazionali di quanto siamo disposti ad ammettere (con i politici inetti che, specialmente in Italia, vogliono affossarlo definitivamente).
Pertanto, stima incondizionata per Cantet, ma avrei voluto un film capace di divorare molta più amarezza anche "oltre le mura", altrimenti saremo sempre in balìa dell'influenza negativa o positiva dell'istituzione e dell'influenza comportamentale che porta la sua esistenza

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Ultima risposta 16/01/2015 11.46.37
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  13/10/2008 19:09:20
   8½ / 10
Un anno di ordinaria umanità scolastica condensato in un'ora e mezza di una pellicola splendida, che riesce appieno lì dove Gus Van Sant fallisce con la propria trilogia elephant-last days-paranoid park: fare un ritratto asciutto, chiaro, scevro di sensazionalismi ed orpelli dell'adolescenza e dei suoi disagi. Ma Cantet ed il suo sceneggiatore/attore Bégaudeau vanno oltre, riuscendo a tratteggiare con pochi ma decisi colpi di pennello anche il disagio di chi è dall'altra parte della barricata e si trova a dover gestire ed educare degli adolescenti quasi imponendo loro un'educazione, nel disperato ma sincero tentativo di salvarli. Con la consapevolezza però che ogni singola scelta potrà causare una reazione a catena forse incontrollabile o forse no, chissà.
Tante piccole storie, tante grandi emozioni in cui emergono le figure vere, reali, di alunni e professori, in un mondo disilluso ma sincero.
Un'opera che nasce particolare, ma tende con vigore all'universale.

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Ultima risposta 17/10/2008 19.15.57
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR quadruplo  @  13/10/2008 11:40:59
   8 / 10
Molti film americani avevano già affrontato il tema dell'educazione scolastica in situazioni difficili con una certa complessità etnica e sociale, ottenendo risultati altalenanti e e non troppo vicini alla situazione nostrana.

Arriva dalla Francia forse il lavoro più convincente su questo tema dove l'integrazione delle diverse culture europee, nordafricane ed asiatiche assomiglia sicuramente di più a quello che sta avvenendo o potrebbe avvenire in futuro nel nostro paese (pur tenendo conto il maggior impatto del colonialismo francese nella composizione della sua società moderna).

Realismo ai massimi livelli per un lavoro con toni vicini al documentario, in grado di far sorridere con una vena nostalgica in alcuni casi ma getta nello sconforto e nella frustrazione per una difficile battaglia dove la natura umana mostra tutti i suoi pregi e difetti: dagli insegnanti agli alunni, nessuno è esente da sbagli e nessuno è colpevole, forse entrambi vittime di un struttura sociale estremamente complessa.

Ottimo la prova del protagonisti e dei giovani alunni, su tutti un eccellente Esmeraldà.

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Ultima risposta 13/10/2008 11.49.33
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