Harry, realizzato nel lavoro, ma con una situazione familiare precaria, incontra per caso Georges, un ragazzo down scappato da un istituto. L'uomo lo invita a casa sua e gli si affeziona. Tra i due, diversi sotto ogni punto di vista, nasce un legame molto profondo. Grazie a questo incontro la vita di Harry cambierŕ radicalmente.
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L'ambiguità cinematografica di Jaco Van Dormael diventa un evidente protagonista, tra le sue componenti, a partire da LE HUITIÈME JOUR, che vuole essere europeo, martoriando protagonisti e spettatori, indossando però l'abito tipico delle retoriche commedie hollywoodiane, tra cui (non poche) quelle aventi un anacronistico soggetto molto simile a questo, dove una strana coppia si incontra per puro caso, tale che, alla fine e nonostante gli opposti, uno migliorerà l'altro. La curiosa originalità, più che nascere sotto una sensata teoria che unisce differenti ispirazioni, è dettata perlopiù dall'essere un prodotto di fabbrica non assemblato da una catena di montaggio, un oggetto senza marca che lascia senza interesse.
A tratti emoziona, con una storia così e semplice, ma il cinema è anche questo. Non mi vanno giù molte cose di questo film, per cominciare, rimarca troppo i concetti che esprime. Ci saranno almeno 5 scene con risvolti "emozionali" identici, qualcuno dovrebbe dire al regista che non funziona sempre, va bene una volta... magari due scandite bene per la durata della pellicola. Mi fa rabbia vedere come certi film vengano strumentalizzati in manifestazioni quali Cannes, dove l'immagine è fondamentale, dove vorrei proprio vedere come avrebbero accolto Pascal Daquenne se non fosse stato "nessuno", in un festival che di Cinema ha poco o niente, dove sfilano ferrari e lamborghini per strada a fianco ai barboni che fanno l'elemosina. Il cinema dovrebbe arrivare a tutti, dovrebbe essere un'arte di tutti e la cosa triste alla fine è che il cinema non può cambiare nulla e l'unica cosa che si può dire è:"il mondo va così".
film spazzatura, e moralmente nauseante, in cui i down diventano le nuove scimmiette sui trampoli cui dire: "oh guarda, così simili a noi!...".. in questo caso: "oh guarda, si innamorano e fanno sesso come noi...!".. a parte i giudizi di moralità (che non ho mai incluso in nessuno dei miei commenti, e mi spiace di non essermi trattenuto in questo caso), è comunque un film ruffiano che strizza gli occhi allo spettatore (in senso transitivo: glieli strizza proprio per far uscire qualche lacrima), con dialoghi banali e pseudo-profondi-zen-handicappati e una sceneggiatura asfittica, che fatica a riempire le due ore.
Film di un buonismo e di un'ipocrisia irritanti, a cominciare dalla spudorata propaganda messa in scena da Cannes in poi, ovviamente ben recitato e diretto con la mano giusta (si dice così no?) per ispirare grandi emozioni nello spettatore "così felice di vedere quanto i down siano umani". Forse sarebbe opportuno guardare dentro noi stessi, visto che Pascal Duquenne è - guardacaso - svanito nel nulla