migliori nemici (2019)

E' sicuramente una cosa positiva che ancora escano questo genere di film che ci fanno conoscere piccole storie che non compaiono certo sui libri di storia ma che rappresentano piccoli miracoli quotidiani.
In questo caso l'impensabile amicizia tra un leader del Ku Klux Klan e un attivista di colore.
Certo non un tema mai visto, tutto girato in maniera convenzionale, ma comunque credibile.
Bene i due protagonisti, meno bene i personaggi di contorno, poco caratterizzati, in particolare l'ideatore di questi incontri.

Un film abbastanza canonico con una buona storia di fondo e soprattutto sul meccanismo che è stato innescato per arrivare all'integrazione nelle scuole di Durham. E' un film che sottolinea la potenza del dialogo tra opposte fazioni. Convinvenza dapprima forzata, influenzata dall'impenetrabilità dei blocchi opposti, ma che gradualmente, per curiosità o convenienza, si arriva ad una conoscenza reciproca. Gran prova di Rockwell, sulla falsa riga di Tre Manifesti ad Ebbing, cioè essere in grado di sfumare un personaggio sulla carta molto stereotipato, compito molto meno facile di quanto si possa pensare.

Classico film come molti già visti sulle tensioni e sull'integrazione razziale nel sud dell'America nella seconda metà del 900.
Niente di nuovo quindi,ma il film è ben fatto e ha una grande prova di Rockwell ad alzarne il livello.

Basato su un fatto vero, MIGLIORI NEMICI è la cronistoria che portò all'integrazione scolastica tra bianchi e neri in una cittadina del North Carolina agli inizi degli anni '70.
Cast e regia se la cavano bene, il ritmo degli eventi non ha cali troppo vistosi, la storia miscela fatti di cronaca con la vita privata dei personaggi, fondendosi in un racconto interessante e coinvolgente quanto basta per meritare attenzione.
Una visione discretamente tratteggiata, capace di offrire spunti di riflessione ed emozioni ben definite.