Un ragazzo di 16 anni si insinua nella casa di un suo compagno di studi e ne scrive un saggio per il corso di Francese, provocando una serie di incontrollabili eventi.
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Il cinema di Ozon, credo vada bene per gli snob come me e in effetti spesso mi piace, mi piace molto. Scherzi a parte, credo che nessuno possa obiettare qualcosa sulla bellezza delle sue sceneggiature. "Dans le maison" sarà anche altezzoso, pedante, minuzioso e statico, ma ti assorbe completamente, con la sua natura ambivalente, tra thriller e commedia psicologica. La forza della storia revoca referenti letterari e cinematografici su larga scala, da Chabrol al Pasolini di Teorema, da Goethe a Salinger a Flaubert, la letteratura come ossessione (v. Scoprendo Forrester di Van Sant) e il citatissimo Pygmalion. Ma mantiene comunque una sua precisa individualità. E' ancora una volta un cinema fuori dagli schemi, quello che affonda i racconti di "formazione" nei parametri del desiderio (materno?) citando appunto il voyeurismo di Claude come l'ennesima intrusione nella vita altrui. La Seigner è bravissima, per carità, ma forse non ha torto il critico che obbietta quanto la famiglia di Raphael non sia poi così interessante da raccontare o giustificare un'interesse tanto morboso e approfondito. Per questa ragione Nella casa poteva essere anche meglio, accentuando magari l'ambiguità di un rituale - ehm la prigione domestica - che qui viene solo abbozzata. E cmq. pur non toccando i vertici espressivi di altri suoi film esce dai binari per il coraggio di filtrare esperienze nuove e antiche, di modernizzare Pagnol (chi ha ormai il coraggio di farlo? Nemmeno lo conoscono, Pagnol...) e tutti quegli altri che, in un mondo immerso nell'ignoranza, spiccano come germi sopravvissuti a un'epidemia di genocidio mentale