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Una location che simboleggia una sorta di limbo in cui dei candidati vengono "scelti" per ottenere una vita vera, nove giorni di "prova" attitudinale e osservazione umanista, studio degli esseri umani per quello che potrebbero dare al mondo in caso di "vera vita", manifesto sulla vita e contro il suicidio. Soggetto originale questo di Edson Oda: c'è però un problema notevole. Il film è quello che tecnicamente si definisce "film a focalizzazione esterna": i personaggi sanno molto di più di quanto sanno gli spettatori e il film decide di non essere didascalico, di non spiegare ma solamente di far intuire. Ciò che viene fatto intuire è però costruito in modo tale da rimanere sempre in nuce: lo spettatore non ne è partecipe, la carica emozionale è volutamente minima (se non nel finale) e il film diventa una di quelle classiche opere che o ti trascina via o scorre sull'epidermide dello spettatore senza lasciare particolari sussulti. Per quanto mi riguarda è accaduta la seconda situazione.