Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
L'iperrealismo che annienta ogni forma subdola di cinema, ogni fronzolo, ogni forma retorica, ogni secondo fine. L'unico elemento che documenta è l'occhio fermo di Kiyotaka, asettico e diretto nel mostrare una realtà ai confini tra droga, violenza, prostituzione, malattia, miseria e degrado a livelli estremi in un panorama di desolazione apocalittica, sporcizia e macerie. Una civiltà in rovina, dimenticata da tutto e tutti in cui l'unica cosa che conta è sopravvivere. Orozco (che sembra il nome di un orco cattivo) fa parte di questa civiltà facendo quello che fa, ovvero prelevando cadaveri dalla strada, scuoiandoli e rivestendoli donandogli un aspetto migliore per la veglia funebre, insomma il lavoro meno invidiabile di questo mondo, ma da questa civiltà non si può fuggire e guardando il volto di Orozco si nota un uomo ruvido e duro come la pietra, oramai abituato a questa vita infame, ma guardando i suoi occhi si capisce anche che è un uomo semplice dagli occhi dolci che crede ancora in qualcosa, testimoni le immagini sacre della ******* che conserva nel suo fetido laboratorio di tassidermia. Quello che spinge a continuare a guardare la pellicola non sono tanto i corpi scuoiati che riversano budella a fiumi, ma più che altro la naturalezza e la rozzagine con cui il ''protagonista'' lo fa, ed è ciò che fa rimanere allibiti, considerando naturalmente anche il contesto sociale in cui è inserito. Non usa mascherine, solo in rari casi, ed una volta sbudellato un cadavere si leva i guanti toccando a mani nude l'oggetto del suo lavoro come se niente fosse. Non si capisce bene se guardando questo prodotto si rimane più colpiti dal macabro mestiere di Orozco o dall'estrema povertà che circonda tutto ciò, davvero ai limiti. Barboni strafatti di crack che vagano come zombie tra rifiuti e macerie alla ricerca di non si sa che cosa, drogati e prostitute che rovistano tra la spazzatura, bambini che giocano spensierati dove a due metri da loro giace un corpo martoriato dal narcotraffico tra sangue secco misto a zella nera, un uomo senza gambe che si aggira su una sorta di triciclo con i ''pedali'' sulle mani, cani randagi ovunque ed infine c'è Floiran che si fa i cavoli suoi con il suo lavoro funereo. Credo di non aver mai visto così tanto degrado tutto insieme, e la cosa sconvolgente è che è tutto reale. Tsurisaki Kiyotaka, anche ex-regista di film porno ha cercato di riprendere tutto ciò che poteva in questo paese del terzo mondo ed è proprio lì che ha conosciuto il nostro ''imbalsamatore'' che vanta la bellezza di cinquantamila corpi in tutta la sua vita. Una pellicola, se così vogliamo chiamarla, ai limiti dell'underground.