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scritto e diretto affondando lo sguardo nella dinamica familiare e lanciando interessanti riferimenti freudiani il regista belga, promettentissimo, ci regala un'opera sobria, equilibrata, ben girata facendo ricorso ai piani sequenza e alla camera fissa, nella quale si ritrovano perle geniali, come la sequenza topica del finale, che trasmette angoscia senza fare alcun movimento, e l'ultima, ad abbandonare la casa, luogo fisico e simbolico del conflitto che è stato, che forse non sarà. prova magistrale della huppert, grandiosa come sempe a dipingere questo personaggio fragile, debole, incerto, che cerca di farsi valere con i figli, che cerca, per assurdo, di trovare la propria strada al di fuori della famiglia, quando invece sono i figli a voler rimanere. bravi anche loro nella recitazione, specie jérémie, davvero un talento, e una bella scoperta il fratello yannick, di sei anni più vecchio e che non gli assomiglia molto, vabbè, nel film sono gemelli eterozigoti: il potere della finzione.