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Uno dei migliori e giustamente famosi western made in Italy, e forse il primo a così forte connotazione politica ( ma visti i tempi non sorprende più di tanto ). Per ambientazione, gusto del racconto ed immediatezza di fruizione il paragone con i celebri lavori di Sergio Leone non è affatto blasfemo, ed anche le musiche di Bacalov non sono niente male. Passando alle interpretazioni Lou Castel è amabilmente sotto le righe mentre Klaus Kinski, sacrificato dalla sceneggiatura ad un ruolo abbastanza marginale, non riesce mai a sfondare; entrambi sono però travolti dall'immensa prestazione di Volontè, che fa ardere il suo Chuncho di un idealismo selvaggio ed a tratti picaresco. Seguendo uno stereotipo un pò semplicistico i messicani di Damiani sono tutti brutti ( anche le donne ), sporchi ed ignoranti, eppure al cinema non sono mai stati così simpatici!