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Il primo era una mezza vaccata, questo è una vaccata totale. Boll presenta un sequel ampiamente inutile ed evitabile che non dice nulla di originale ma si trincera dietro una scarica di retorica fastidiosa e facilona. Le scene sono ripetitive se paragonate al primo RAMPAGE e anche stavolta non sortiscono un effetto ficcante e convincente. Forse si salva il protagonista per la sua capacità interpretativa ma anche questo secondo capitolo si fa dimenticare in fretta e volentieri.
Rispetto al primo più statico, meno divertente, ma che lancia con più convinzione un messaggio sociale, che seppur vero, in modo estremo. Ad esempio il protagonista poteva aprire un blog come fanno tanti altri. Doppia lama l'estremismo, potresti apparire folle e non come punto di rifermento da seguire. Malgrado alcune spiegazioni campate in aria, come un jiadista si informa su internet e si fa attrarre nel diventare un lupo solitario, il problema è assai più esteso e difficile da inquadrare in un semplice ammazziamo tutti quanti.
Il primo Rampage non mi era nemmeno dispiaciuto in fondo, mentre Capital punishment è certamente più statico e molto del film si concentra sulla figura di questa sorta di gura antieroe simil Brevik. La staticità quindi non è proprio il massimo per questo film, per il semplice motivo che aldilà delle sue motivazioni politico sociali, le scene francamente non offrono quella tensione che ci si aspetterebbe, tantomeno l'azione convulsa del primo capitolo. Un paio di buone trovate ci sono e per essere Uwe Boll sono anche un buon numero considerato il suo livello. In definitiva un Boll superiore alla sua media abituale, solitamente vicina alla boiata micidiale.