Il Libanese, il Freddo, il Dandi, sono i capi della banda della Magliana, che per 15 anni ha sparso il terrore in Italia. Durante questo periodo, attraverso tutte le vicende italiane come il terrorismo degli anni '80 e Mani Pulite, il commissario Scialoja si mette alla caccia della banda.
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Il trio Libano-Freddo-Dandi è particolarmente felice e siamo quasi tentati di parteggiare per loro, capaci come sono di rispettare valori atavici come la fedeltà, il rispetto e l’amicizia al di là del bene e del male: solo per fare un esempio, in pochi film ho visto rappresentare l’amore in maniera talmente intensa, anzi totale, come ho visto fare nella pur rude interpretazione di Kim Rossi Stuart. Anche il commissario Accorsi-Scialoja risulta particolarmente convincente, nel ruolo del tutore della legge, che qui paradossalmente assorbe le funzioni del cattivo. E poi, secondo me, una delle qualità principali che ha saputo riprodurre il regista è stata la “romanità”, anche nei personaggi secondari, che sanno rendere al meglio quel “quid” di inconfondibilmente capitolino che solo che vive nell’Urbe può assaporare e degustare in tutta la sua acre fragranza.