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On the road svagato e libero,stilisticamente anarchico e fuori da ogni regola o convenzione. Diviso in tre parti,nato come un semplice corto poi esteso,Stranger Than paradise è un racconto lento e denso di malinconia su difficili rapporti personali tra tre amici,su un viaggio che porta da nessuna parte e la loro voglia di uscire dalla quotidianità; anche se ambientato di volta in volta in luoghi diversi tra loro per clima e situazioni non sparisce mai la sensazione di vedere un cinema fatto di pochi dialoghi e poche (apparentemente) idee che basa tutto sull'atmosfera stranulata e da nouvelle vague aiutata dal bianco e nero. Si sente qualche influenza di Wenders,collaboratore a modo suo dato che il film di Jarmusch è stato realizzato con gli scarti della pellicola de Lo stato delle cose. Il viaggio lento e con pochissima azione fluisce via con lentezza incredibile ma mai esasperante,guidata dal caso e da un percorso fatto più di domande che di risposte. Il gruppo/trio unito dal caso sarà da quest'ultimo diviso in maniera neanche amara per ciò che abbiamo visto,forse liberatoria per tutti e tre. Ma con Jarmusch non bisogna fare troppe congetture,bisogna lasciarsi trascinare dalle onde del suo cinema così apparentemente improponibile eppure affascinante e coinvolgente.