Joe Gillis, uno sceneggiatore sull'orlo della bancarotta, si rifugia in una vecchia villa apparentemente abbandonata per sfuggire ai suoi creditori. In realtà si tratta della dimora di Norma Desmond, una vecchia star del cinema muto, che ha perso ogni legame con il mondo del cinema. In cambio dell'ospitalità, Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo.
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VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE: Miglior film drammatico, Miglior regista (Billy Wilder), Miglior attrice in un film drammatico (Gloria Swanson), Miglior colonna sonora (Franz Waxman)
La raggelante non accettazione del passare del tempo di una donna, smitizzata e umanizzata nella sua figura di diva da un taglio malinconico e struggente di un regista poliedrico capace di andare ben al di là delle apparenze, fine ritrattista morale nel genere in cui è stato per me più capace (il noir), o in cui perlomeno mi ha trasmesso maggiori messaggi. Ciò che è più disarmante è la non consapevolezza: chiusa nella conservazione e autoconservazione della propria immagine, totalmente carente di una presa di coscienza, la protagonista può essere facilmente rintracciabile in noi da questo punto di vista. Mi piace soffermarmi maggiormente su questo aspetto piuttosto che sull'altrettanto marcata visione, ossia la critica al mondo patinato di hollywood con le sue false illusioni di poter essere distanti dalla mortalità e dalla legge del tempo. Interessante come Norma Desmond sia una Veronika Voss agli antipodi.