Recensione gli spietati regia di Clint Eastwood USA 1992
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Recensione gli spietati (1992)

Voto Visitatori:   8,43 / 10 (183 voti)8,43Grafico
Miglior filmMiglior regiaMiglior attore non protagonista (Gene Hackman)Miglior montaggio
VINCITORE DI 4 PREMI OSCAR:
Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista (Gene Hackman), Miglior montaggio
Miglior regista (Clint Eastwood)Miglior attore non protagonista (Gene Hackman)
VINCITORE DI 2 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior regista (Clint Eastwood), Miglior attore non protagonista (Gene Hackman)
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locandina del film GLI SPIETATI

Immagine tratta dal film GLI SPIETATI

Immagine tratta dal film GLI SPIETATI

Immagine tratta dal film GLI SPIETATI

Immagine tratta dal film GLI SPIETATI
 

"Gli Spietati" è un film che ha avuto una lunga gestazione. Le sue origini risalgono alla metà degli anni settanta da un soggetto originale dell'allora sconosciuto David Webb Peoples. Questo autore divenne celebre alcuni anni dopo, per aver scritto la sceneggiatura di "Blade Runner" insieme con Hampton Fancher.
La sceneggiatura de "Gli Spietati" fu notata per primo da Francis Ford Coppola, che ne acquistò un diritto d'opzione. Coppola però era reduce dal travagliato "Apocalypse Now" (1979), si era scontrato con l'immeritato insuccesso di "Un Sogno Lungo un Giorno" (1982) e aveva in lavorazione due progetti per lui assai importanti: "I Ragazzi della 56ma Strada" ("The Outsiders") e "Rusty il selvaggio" ("Rumble Fish"), entrambi del 1983 e anch'essi sdegnati dal pubblico e dalla critica. Probabilmente per queste ragioni e tenuto conto anche della lavorazione del film "Cotton Club" (1984) nel 1983 Coppola rinunciò all'opzione sulla sceneggiatura di Peoples. Il copione arrivò così a Clint Eastwood che, entusiasta, ne acquistò immediatamente i diritti. Il contratto prevedeva che il film uscisse nel 1985, ma ciò non avvenne a causa di ragioni che furono spiegate solo in seguito (come ad esempio il fatto che il protagonista William Munny sarebbe stato più affascinante se di qualche anno più vecchio e quindi con il volto più vissuto) e che non sono troppo convincenti (dato che nel soggetto originale William Munny doveva essere un quarantenne precocemente invecchiato a causa della sua vita dissoluta, mentre Eastwood aveva già passato i sessant'anni).
In qualsiasi caso nel 1991 Clint Eastwood comincia la lavorazione del film radunando un cast artistico di prima grandezza: Richard Harris, Gene Hackman, Morgan Freeman. Il prodotto sarà un capolavoro, candidato a nove Premi Oscar e vincitore di quattro: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista (Gene Hackman), miglior montaggio (Joel Cox).

"Gli Spietati" è il tredicesimo western interpretato da Eastwood e la sua sedicesima regia. Si tratta di un film crepuscolare, venato di cinismo e di atmosfere noir, più simile a una tragedia shakespeariana che non ad un western. Il titolo originale "Unforgiven" sembra voler richiamare una pellicola del 1960 diretta da John Huston e intitolata "The Unforgiven", tradotto in italiano come "Gli Inesorabili", ma in realtà con essa non ha niente a che vedere.

Il film si apre e si chiude con due riprese della casa in cui vive William Munny (Clint Eastwood) sullo sfondo di un tramonto dai colori accesi, accompagnato da un tema musicale dolce e malinconico, composto dallo stesso Eastwood. Nella ripresa iniziale, oltre all'abitazione, si vedono il filo per la distesa del bucato, un albero e un uomo che scava una fossa. Le didascalie ci raccontano di un personaggio che appartiene al passato e che non si vedrà mai in tutto il film: "ragazza piacente e non priva di prospettive", la moglie di William Munny, "noto ladro ed assassino, uomo conosciuto per il suo carattere crudele ed irascibile", è morta di vaiolo nel 1878.
La presenza assenza della moglie di Munny è indice della scelta d'incentrare la storia sui personaggi e sulla loro caratterizzazione. Il ricordo che l'uomo ha di lei è mitizzato. Quando egli ne parla ai propri figli, la dipinge come un angelo salvatore, una creatura dolce, ma determinata, che ha guarito William dall'alcol, dall'irascibilità, dalla bestemmia e da tutte le sue altre debolezze. È stata lei a permettergli di abbandonare una vita violenta e dissoluta, trasformandolo da criminale feroce in un onesto padre di famiglia, che si guadagna da vivere allevando animali e coltivando la terra.

E così eccoti qua, William Munny! Sei vecchio e hai un passato che i tuoi figli ignorano. Claudia, tua moglie, è morta e la tua famiglia vive miseramente in questa vecchia catapecchia. Quando ti sei trovato davanti quel ragazzo con quell'aria da spaccone, un brivido ti è sceso lungo la spina dorsale. Sa chi sei, conosce la tua storia. Hai pensato che fosse giunto il tuo momento; hai creduto che lui fosse venuto a farti fuori per qualcosa che avevi fatto nei tempi passati, ma non era così. Si fa chiamare Schofield Kid ed è così fanatico... Ti racconta di una donna che è stata sfregiata e sadicamente torturata da due cowboy, sulle cui teste ora pende una taglia. Se lo aiuti a fare fuori quei due bastardi, vi dividerete la ricompensa. Sarebbe una soluzione a tutti i tuoi problemi. Non dovresti più passare le tue giornate spalando letame e rincorrendo quelle bestiacce, che sono pure ammalate. Potresti abbandonare quel fazzoletto di terra arida ed ingrata e portare i tuoi figli in città. Magari potresti investire il denaro in qualche attività commerciale, che certo sarebbe più adatta ad un uomo della tua età. Ma che cosa penserebbe la tua povera moglie? Lei ti ha guarito dal peccato, e sono dieci anni che non bevi un sorso di whisky. La tua vista non è più quella di un tempo, né lo sono i tuoi riflessi. Eppure quei soldi ti farebbero davvero comodo. Ma che ti salta in testa? Hai svuotato l'intero caricatore della tua rivoltella contro quel dannato barattolo di latta senza mai riuscire a colpirlo. Però col fucile sei riuscito a farlo saltar via quasi senza mirare. E poi un uomo non è piccolo come un barattolo. E non devi neppure sentirti in colpa verso Claudia. In fin dei conti staresti via solo un paio di settimane e con i soldi della taglia potresti dare una vita migliore ai vostri figli; garantiresti il loro avvenire. Giustiziare quei due bastardi non significa essere ritornato quello di una volta. Claudia ti ha guarito da tutte le tue debolezze di gioventù, ti ha migliorato. Ormai sei un uomo diverso, anche se nessuno ci crede.
Però quel ragazzo, quello Schofield Kid, non ti convince mica tanto. Racconta di aver ucciso altre volte e si pavoneggia come uno dei tanti spacconi gradassi, che hai incontrato nel corso della tua vita. Eppure tu lo sai meglio di tutti: chi ha ucciso veramente non ama raccontarlo in giro e non se ne vanta. No, William: non puoi fidarti di quel ragazzo. Vai da Ned e chiedigli se si vuole unire a voi per questa esecuzione. Siete stati giovani insieme e vi conoscete da sempre. Ned sì che è un amico fidato.

I personaggi ci vengono narrati soprattutto attraverso i dialoghi. Mentre William Munny e Ned Logan (Morgan Freeman) sono in viaggio per raggiungere Kid (Jaimz Woolvett), parlano della loro vita passata. I ricordi tornano e tormentato Munny, che spesso non riesce a trovare un senso a quelle che sono state le sue azioni. Non c'è gloria, né coraggio, niente estro e nessuna morale nel suo passato. Ha ucciso uomini, facendo esplodere loro la faccia con un colpo di fucile, senza neppure ricordarne la ragione o forse e più semplicemente, perché era ubriaco.

"...io ci ripenso di tanto in tanto", confessa a Ned. "Non aveva fatto niente per meritarsi di morire; niente che mi ricordassi quando mi passò la sbronza".

L'occhio di Eastwood dietro la macchina da presa è freddo e spietato. Non dà giudizi, ma si limita a raccontare. Non ci sono buoni e non ci sono cattivi. Non c'è un eroe e non c'è un suo antagonista. Solo diversi personaggi, che parteggiano o che difendono differenti stili di vita.
È assai intensa la ripresa in cui Munny, lordo di terra e di letame, dopo essere caduto nel castro dei maiali nel tentativo di separare le bestie malate da quelle ancora sane, si rialza e osserva Schofield Kid a cavallo ormai lontano. Eastwood si appoggia alla staccionata del castro, che lo chiude come fosse una prigione, e i suoi occhi, colmi di rimpianto, vanno a cercare Kid, che ormai è poco più di un'ombra, che si staglia sulla linea di quell'orizzonte sconfinato. Nello sguardo di Munny non si coglie unicamente l'incertezza di qualcuno che si sta lasciando sfuggire un'occasione. In quello sguardo vi è tutta la nostalgia del passato, di una vita sregolata, efferata, ma libera. Vi si scorge il desiderio di tornare ad essere se stessi, come se la vita attuale non ci appartenesse più. È il rimpianto della giovinezza, con tutti i suoi eccessi; è il ricordo di un'epoca, che il tempo impietoso ti ha sottratto, e sai che non tornerà mai più. Tuttavia in te c'è ancora qualcosa di lei, perché quell'epoca ti è appartenuta e ormai fa parte del tuo organismo, delle cellule del tuo corpo. L'hai metabolizzata, poi per anni l'hai anche dimenticata, ma sono bastate le poche parole di uno straniero per rievocarla e per farti agognare quella libertà e quella giovinezza perdute.

Il contro altare di Munny è Little Bill Dagget (Gene Hackman), lo sceriffo di Big Whiskey nel Wyoming. Egli appunto non è l'antagonista di Munny, ma è l'altra faccia della stessa medaglia. Non è un caso che il diminutivo di William sia Bill, anche se nel corso del film Munny viene sempre chiamato William o Will.
Ex pistolero, non più giovane, Little Bill ha abbandonato il Texas, è divenuto sceriffo di una località relativamente tranquilla e dedica tutto il suo tempo libero a costruirsi, senza troppo successo, una casa. Ormai amministra la legge e non tollera chi vuole farsi giustizia da solo. Quando la prostituta viene sfregiata, le sue compagne domandano che i due cowboy vengano impiccati. Lo sceriffo in un primo momento minaccia di frustarli, ma poi Skinny, il proprietario del saloon cui è annesso il bordello, gli fa notare che sfregiando la ragazza gli hanno arrecato un danno economico. Questo convince Little Bill ad imporre ai due un risarcimento del danno, che andrà a Skinny e non alla vittima della violenza. Quando le altre prostitute protesteranno per la mano troppo leggera dello sceriffo, egli spiegherà così la propria decisione:

"Non hai ancora visto abbastanza sangue per stanotte? Cavolo, Alice! Non è come se fossero vagabondi, sfaccendati, banditi... in fondo sono solo dei ragazzi che lavorano, che hanno fatto una bravata. Se era gente dedita a vivere nel peccato, forse allora..."
"Come le puttane?", sarà la controbattuta rassegnata della prostituta.

Appare ancora più inesorabile la considerazione sul paragone fra le donne e le bestie, che possono essere montate e marchiate a piacimento. Questo spingerà le prostitute a mettere una taglia sulla testa dei due cowboy, unendo tutti i loro risparmi.
Little Bill ha un passato più oscuro rispetto a quello di Munny. Si evince che era dedito tanto ai duelli quanto all'alcol e si ignora che cosa lo abbia spinto ad abbandonare quel tipo di vita per andarsi a confinare, quasi nascondendosi, in una fascia di terra circondata dai monti e sperduta nel cuore del nulla.
Il parallelismo fra i due personaggi è evidente. Entrambi appartengono ad un passato fatto di violenze, entrambi hanno subito una specie di redenzione, ma gli istinti, quelli sono duri a morire e, prima o poi, ritornano sempre allo scoperto.
Sono molto più lunghi e molto più complessi i dialoghi che ci portano alla scoperta di Little Bill. In essi si manifesta la prima e la più grande differenza fra lui e Munny. Mentre quest'ultimo, essendo stato redento dall'amore di una donna, vive con tormento le scelleratezze compiute e cerca di nasconderle a se stesso e ai propri figli, Little Bill non ha mai rinunciato alla violenza, ma l'ha semplicemente nascosta dietro una stella di latta. Che c'è di male nel frustare a morte un assassino? Lui sì che se lo merita!
In tal senso sono esemplificative le sue parole mentre pesta a sangue Bob l'Inglese (Richard Harris).

"Pensi che ti stia prendendo a calci? Non è così! Io ti sto solo parlando, mi senti? Parlo a tutti i farabutti in giro per il Kansas, parlo a tutti i farabutti del Missouri e a tutti i farabutti laggiù a Cheyenne... e a tutti dico che quella taglia non esiste e anche se esistesse non gli conviene venirsela a cercare. Sono stato chiaro?".

È insieme con Bob l'Inglese che fa la sua comparsa il personaggio chiave di tutto il film: il signor Beauchamp (Saul Rubinek). È il biografo di Bob. Si tratta di uno scrittore che racconta l'epopea del West enfatizzandola e mitizzandola. Biografo mendace e narratore prosopopeico, Beauchamp reinventa la storia trasformando degli assassini, cialtroni ed alcolizzati, in eroi senza paura. Arrogante e vigliacco, non è differente da una puttana che si prostituisce al pistolero che crede essere più capace. In un primo tempo lo vediamo scimmiottare Bob con compiaciuta e stupida supponenza, poi lo vediamo pendere dalle labbra di Little Bill e, infine, lo vediamo guardare con ammirato timore William Munny.
Sono proprio i lunghi dialoghi fra Beauchamp e Little Bill a delineare nel migliore dei modi, non solo i personaggi, ma tutta l'epopea del Far West, che ci viene presentata demitizzata e scevra di qualsiasi connotazione romantica. L'eroismo cede il passo alla vigliaccheria, l'abilità è solo fortuna e il coraggio non è altro che il fondo di una bottiglia di whisky. Fra discorsi sulle tecniche adottate dai pistoleri in situazioni critiche e deliranti teorie sulla presunta arte dell'uccidere con una pistola, Little Bill si dimostra ancora profondamente legato al proprio passato e cade in quel vezzo che per Shakespeare è così comune fra gli uomini: il desiderio di protagonismo. E questa è la scaturigine della simbiosi fra lui e Beauchamp.

Una delle tematiche centrali del film è proprio la citata mitizzazione e successiva demitizzazione dei personaggi e di tutta l'epopea del West.
Schofiled Kid è un giovane cresciuto infarcendosi di racconti leggendari inneggianti all'abilità e all'eroica crudeltà di alcuni pistoleri invincibili come William Munny. Tuttavia durante il viaggio per raggiungere Big Whiskey, Munny si rivela sorprendentemente umano (troppo umano avrebbe detto Nietzsche). Non è più giovane. È stanco e fragile. Si lascia pestare come un cane da Little Bill, senza la forza di reagire. E durante un delirio febbrile dichiara di aver paura della morte; di essa e del proprio passato. Kid arriva a definirlo "un allevatore di maiali fallito" ed ha la presunzione di dire: "Io sono molto più cattivo di lui".
Ma egli capirà che cosa vuol dire uccidere quando, il gruppo punitivo assassinerà con esecuzioni vigliacche i due cowboy. Soprattutto Kid, che è l'uccisore materiale dello sfregiatore, sparerà a quest'ultimo, mentre è seduto nella latrina con le braghe calate.
Di fronte a quell'uomo inerme e alla sua paura di morire, tutte le fantasie di Kid sul mito del West svaniscono. Fra singhiozzi, sensi di colpa e sorsate di whisky, la sola giustificazione che il ragazzo riesce a darsi è che "quel gran fetente" se l'era meritato, ma Munny gli sottrae anche tale alibi sentenziando con fredda rassegnazione: "Tutti ce lo meritiamo, Kid".

Il concetto di merito ritorna più volte durante il corso del film. Eastwood, come si vede nei titoli di coda, ha dedicato "Gli Spietati" a Sergio (Leone) e Don (Siegel) ai quali deve la sua fortuna di attore e anche la sua grande capacità di regista. Tuttavia sembra che da essi abbia voluto distaccarsi nettamente. Infatti laddove nei film western di Leone, così come in quelli di Sam Peckinpah, si assiste a quello che alcuni critici hanno astutamente definito un elogio del massacro (riferendosi in particolar modo alle sequenze finali de "Il Mucchio Selvaggio" e a quelle di "Giù la Testa") in quanto vengono trucidate, spesso senza alcuna ragione, centinaia di persone, comparse anonime senza alcuna caratterizzazione, ne "Gli Spietati" invece ogni personaggio ha una sua storia e un suo profilo più o meno dettagliato. Inoltre c'è sempre una ragione, meritata o meno, per tutto quello che accade. Se il cowboy non avesse vigliaccamente sfregiato la ragazza non sarebbe accaduto niente. Ma anche se Little Bill avesse accordato alle prostitute la giustizia domandata, esse non avrebbero mai messo la taglia sulla testa dei due e, ancora una volta niente sarebbe accaduto.
È tutto un susseguirsi di cause e di effetti, dove gli avvenimenti spesso sono antitetici a tutte le ampie ed enfatizzate teorie di cui i nostri protagonisti, ad eccezione di Munny, si riempiono la bocca. Tutti i personaggi, proprio come dice il titolo, sono senza pietà. E ciascuno di loro, nella propria ottica, ha ragione più che valide. Little Bill cerca di mantenere l'ordine e di far rispettare la legge; le prostitute domandano giustizia; gli sfregiatori (e ricordiamo che in realtà uno di loro ha la sola colpa di essere amico dell'altro) accettano la condanna imposta loro dallo sceriffo e cercano di rimediare al male fatto; Kid è un giovane che vuole vivere i miti di cui si è nutrito; Munny ha bisogno dei soldi per l'avvenire dei propri figli eccetera.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati e umanizzati. Fra tutti i sentimenti e le emozioni, quella che primeggia è la paura. La scorgiamo nelle ansie e nei tremori degli aiutanti dello sceriffo; ci viene manifestata palesemente in Beauchamp, che arriva ad orinarsi nei pantaloni; la ritroviamo nell'esitazione di Bob l'Inglese, quando lo sceriffo lo sfida a impugnare la pistola; l'ascoltiamo durante il delirio febbrile di Munny e la vediamo in un quasi impercettibile batter d'occhi di Little Bill di fronte al fucile imbracciato da Eastwood.

"Gli Spietati" è anche una sentita meditazione sul tempo, capace di logorare e distruggere qualsiasi cosa. Il tempo è foriero di morte, laddove non arrivi prima la crudeltà umana. La sola cosa capace di resistere nel tempo sono gli istinti. Uno può nascondere la propria natura agli altri, può nasconderla perfino a se stesso, ma prima o poi gli istinti di un tempo ritornano.
È molto bello vedere uscire allo scoperto, solo nelle sequenze finali, il leggendario William Munny della cui pericolosità e crudeltà tanto si parla durante il resto del film.
Eastwood ci regala una sequenza finale d'antologia.
Sotto la pioggia battente, William Munny avanza lentamente a cavallo (quel cavallo che durante tutto il resto del film lo disarciona, liberandosi del suo peso con facilità e con indolenza) addentrandosi nella Main Street del villaggio. Comincia una lunga soggettiva. Una bottiglia di whisky, ormai vuota, gettata nella strada ridotta a un pantano. Le abitazioni scorrono lentamente e il saloon si avvicina. Il corpo di Ned Logan giace sotto il portico del Greely's in una bara aperta e appoggiata alla parete. Essa è illuminata da due torce, che rendono leggibile il cartello che è stato apposto sul cadavere: "Questo è quello che accade agli assassini da queste parti". All'interno del locale Little Bill si pavoneggia e organizza la caccia agli assassini. Munny entra, altra rapida soggettiva in cui si vede alzarsi la canna del suo fucile tagliando lo schermo in due parti. La macchina da presa inquadra il volto dei presenti ed il loro cambiamento d'espressione.
Quello che segue è un faccia a faccia con dialoghi eccellenti e spiazzanti, che non lasciano alcuna speranza di riscatto né di redenzione.

Merita anche di essere citata tutta la sequenza in cui William Munny, uscito dal Greely's, monta a cavallo e lascia Big Whiskey sotto lo sguardo attonito e terrorizzato di alcuni, ammirato e stupefatto di altri. Anche qui Eastwood conclude con una soggettiva, che è la diretta antagonista di quella che ha accompagnato l'avvento del pistolero. In questa sequenza è affascinante il gioco di contrasto fra luci e colori. Siamo sempre sotto la pioggia e questa è così fitta da rendere l'immagine di Munny spettrale, quasi ultraterrena. Il suo cavallo è di un colore pallido che si staglia nel buio della notte. Esso si allontana lentamente, con un moto sinuoso ed inesorabile. Sembra di assistere al passaggio del quarto cavaliere dell'Apocalisse, quell'Angelo della Morte sognato da Munny durante il delirio febbrile.
Fra coloro che assistono ammutoliti alla partenza del killer troviamo ancora una volta Beauchamp, che si sistema anche meglio gli occhiali per poter cogliere gli ultimi particolari di quella notte leggendaria. Per la prima volta egli è stato testimone oculare di una delle vicende, che era solito raccontare nei propri libri. È facile immaginare che la sua penna narrerà anche di quella famosa notte in cui William Munny del Missouri e Little Bill Dagget del Texas si scontrarono al Greely's saloon. E forse quel racconto sarà più vicino ai fatti realmente accaduti, poiché essi posseggono già da soli il sapore della leggenda.

Per dovere di completezza si deve dire che nel film sono presenti vari anacronismi ed alcuni piccoli errori tecnici che, tuttavia, possono interessare soltanto chi viviseziona una pellicola violentando con indolenza il tasto di pausa sul telecomando. Uno per tutti: mentre Little Bill legge il libro di Beauchamp si scorge un dattiloscritto (forse proprio l'estratto che egli sta leggendo) applicato sopra alla pagina. Particolare che si nota probabilmente soltanto dopo aver letto della sua presenza su qualche rivista specializzata.
Queste piccole imperfezioni non possono certo pregiudicare né impoverire un film di questo livello.

Clint Eastwood dirige magistralmente attori eccellenti. La pellicola è anche impreziosita dalla bella fotografia e dall'eccellente montaggio.
I dialoghi sono forse il maggior punto di forza de "Gli Spietati". David Webb Peoples, autore delle sceneggiature del già citato "Blade Runner", ma anche di "Eroe per Caso", "Ladyhawke", "L'esercito delle dodici scimmie", "Leviathan" e di altri film minori, qui ha scritto la sua opera più elevata e curata.
Clint Eastwood si è dimostrato un grande autore, capace di narrare una storia che sfata tutti i miti di quel genere cinematografico che lo ha reso celebre. Egli fa cadere, uno ad uno, i normali punti di riferimento del western e dirige un'opera di straordinaria intensità e carica di malinconia, senza mai enfatizzare i personaggi e le loro azioni, senza parteggiare per uno piuttosto che per un altro. "Gli Spietati" è uno di quei film che lasciano il segno. Da vedere e rivedere.

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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 05/10/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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