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Torna Gianni Amelio con un film duro e asciutto che trafigge come una lama affilata e affronta un tema delicato: l'handicap visto dalla parte dei genitori di figli disabili.
Un giovanissimo padre volutamente bello (Kim Rossi Stuart) dopo quattordici anni di rifiuto accompagna il figlio disabile Paolo (Andrea Rossi) in Germania per delle visite mediche.
Paolo si accompagna ad un bastone, ha un andatura incerta e grossi problemi, ma cerca di affrontare la vita con ingenuità ed entusiasmo e -a poco a poco- suo padre se ne sente preso.
Il bisogno di affetto e il desiderio di essere autonomo di Paolo (le chiavi di casa simboleggiano la avvenuta indipendenza dei figli quando hanno raggiunto le soglie dell'adolescenza) superano i limiti del suo handicap e lo rendono per un attimo un adolescente come tanti altri con le sue pulsioni e la sua voglia di scoprire il mondo.
La storia raccontata nel film è tutto sommato molto semplice ma è resa speciale dalla straordinaria bravura di Andrea Rossi e dall'interpretazione sofferta e malinconica di Charlotte Rampling nel ruolo della madre di una ragazza con un grave problema di disabilità, mentre invece Kim Rossi Stuart appare alle volte troppo rigido e distaccato.
Di pellicole sui disabili ultimamente ce ne sono state molte (basti pensare a "Il mio piede sinistro" con Daniel Day Lewis o a "Rain man" interpretato splendidamente da Dustin Hoffman) ma Amelio è andato oltre.
Non si è avuto paura di mostrare veri disabili anche nella loro nudità, ci si è affidati ad una sceneggiatura lineare con dialoghi spesso ridotti all'osso e a volte ripetitivi resi però efficaci soprattutto grazie allo spiccato e simpatico accento romanesco del giovane coprotagonista.
Intorno a Paolo e a suo padre, Berlino e il suo clima freddo e la Norvegia d'inverno a fare da sfondo alla riappropriazione della paternità da parte di Gianni (Rossi Stuart).
Per un genitore di un figlio disabile c'è molta fatica ("il lavoro sporco delle madri" nelle parole della Rampling), momenti di crisi ma anche tanta gioia davanti ai piccoli progressi dei propri figli.
Delicata la citazione del libro di Giuseppe Pontiggia "Nati due volte" a cui il film è ispirato, tanto lieve da non correre il pericolo di diventare una pubblicità e azzeccata la colonna sonora (la canzone di Vasco Rossi sparata a tutto volume per strada).
Il merito di Amelio : aver trattato un tema difficile come quello della disabilità senza cadere né nel pietismo né nel voyeurismo ma aver saputo imbastire una vicenda con grande sensibilità.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 12/11/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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