le chiavi di casa regia di Gianni Amelio Italia, Francia, Germania 2004
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le chiavi di casa (2004)

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locandina del film LE CHIAVI DI CASA

Titolo Originale: LE CHIAVI DI CASA

RegiaGianni Amelio

InterpretiKim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi, Alla Faerovich, Pierfrancesco Favino

Durata: h 1.45
NazionalitàItalia, Francia, Germania 2004
Generedrammatico
Tratto dal libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia
Al cinema nel Settembre 2004

•  Altri film di Gianni Amelio

Trama del film Le chiavi di casa

Gianni, un uomo giovane, un uomo come tanti, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino, suo figlio Paolo, quindicenne con gravi problemi, ma generoso, allegro, esuberante. Il film è la storia di una felicità inaspettata e fragile: conoscersi e scoprirsi lontani da casa. Il loro soggiorno in Germania e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, di scoperte, di misteri, di allegria...

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Voto Visitatori:   6,60 / 10 (88 voti)6,60Grafico
Miglior sonoro
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior sonoro
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Voti e commenti su Le chiavi di casa, 88 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  05/01/2020 16:31:04
   7 / 10
Un film sulla disabilità, ma anche - e soprattutto - un film sulla paternità. Il protagonista adotta il suo stesso figlio quindicenne, che aveva rifiutato al momento della sua nascita. All'evaporazione del padre (tratto caratteristico della contemporaneità, come ricorda spesso Recalcati), il personaggio interpretato (bene) da Kim Rossi Stuart oppone un padre che decide di esserci, che si fa carico del figlio, che sceglie di amarlo, di averne cura.
Film intenso, duro ma non lacrimoso. Bravo Gianni Amelio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  29/09/2019 20:26:07
   6 / 10
molto ma molto lento , l'argomento trattato sicuramente genera un'empatia che non permette di essere troppo cattivi con questo film , ma tecnicamente non è granchè , la sceneggiatura è ripetitiva e anche Stuart sembra un pò monocorde nella parte . si arriva stancamente a una fine buonista ampiamente dichiarata.

kafka62  @  27/02/2018 13:58:50
   6½ / 10
L'inquadratura finale de "Le chiavi di casa" possiede una straordinaria somiglianza con quella che chiudeva "Il ladro di bambini" (in entrambi vi sono due personaggi ripresi di spalle, seduti, l'uno intento a consolare l'altro). La cosa non mi sembra casuale e senza significato: Amelio sembra infatti aver recuperato, dopo una pellicola ("Così ridevano") molto elaborata sotto il profilo della sceneggiatura (anche se anomala in questo senso, in quanto in essa acquistava importanza soprattutto il tempo che scorre fuori dallo schermo e che non vediamo), un modo di fare cinema che privilegia gli sguardi, i gesti, il non detto, piuttosto che la storia e le parole, proprio come nel film del 1991 che lo aveva fatto conoscere a tutto il mondo. Questo approccio costituisce il merito maggiore del film, perché gli permette di affrontare il delicato soggetto nella maniera più giusta, ossia con rispetto, onestà e pudore piuttosto che con enfasi melodrammatica, patetismo ricattatorio e sentimentalismo strappalacrime (che sono senza dubbio i rischi più grandi che corrono i film sulla malattia e sull'handicap).
Amelio inoltre non è solo intellettualmente onesto, ma anche cinematograficamente originale. Lo è per almeno cinque motivi. In primo luogo, mette in scena un personaggio, quello di Paolo, il quale, pur nella cruda e straziante realtà del suo handicap, riesce a essere spesso autenticamente divertente (come nella scena in cui sciorina all'orecchio del basito infermiere tedesco l'intera formazione della sua squadra del cuore). Secondariamente, è intelligente a lasciare il finale aperto, perché è indubbiamente facile accettare la malattia per un breve periodo di vacanza, difficile è poi – e il pianto finale di Gianni ne è la dolorosa conferma – conviverci per anni e anni. In terzo luogo, il regista non esita a mettere lo spettatore di fronte a verità scomode e assai poco consolatorie, soprattutto grazie allo straordinario cameo di Charlotte Rampling, la quale interpreta il ruolo della madre di una disabile di venti anni, apparentemente serena e sicura di sé, ma che in una splendida confessione notturna rivela di provare invidia per chi, come Paolo, ha un handicap più "normale" di quello della figlia e, addirittura, di arrivare a pensare in certi momenti "perché non muore?". Ancora, Amelio è originale nel mettere in primo piano il personaggio del padre, il quale realizza un lento e graduale processo di recupero e di riappropriazione della paternità, una sorta di "rimozione della rimozione" del lontano episodio della nascita del figlio che, coincisa con la morte della madre del bambino, lo aveva fatto fuggire dalle proprie responsabilità (del resto, sulla difficoltà di essere genitore, sono ancora illuminanti le parole della Rampling: "è paradossale, ma la malattia proteggerà suo figlio dagli altri; è lei che dovrà prepararsi invece a soffrire, se vorrà restargli al fianco"). Infine, "Le chiavi di casa" descrive molto bene la solitudine e l'isolamento in cui la malattia confina le sue vittime, e lo fa grazie a un'ottima trovata, quella di ambientare la vicenda in un paese straniero, in cui tutto (dalla lingua incomprensibile agli ambienti estranei dell'ospedale e dell'albergo) contribuisce a creare quel permanente senso di disorientamento che è facile leggere negli occhi spersi nel vuoto di Kim Rossi Stuart. Alla fine il film di Amelio risulta estremamente emozionante per l'impressione di verità e di umanità che sa restituire, anche se il giudizio esula da valutazioni più specificamente tecniche sulla sceneggiatura, sulla fotografia o sul montaggio che, per ovvie ragioni, vengono consapevolmente subordinate alla descrizione semi-documentaristica di un rapporto padre-figlio tanto normale da riuscire, paradossalmente, a essere sorprendente.

gemellino86  @  09/09/2013 13:11:46
   6½ / 10
Discreto film sull'amicizia tra un uomo e un bambino disabile. A volte è davvero lento e anche un po' noioso. Per questo non va oltre il 6 abbondante.

paoloaretino  @  04/06/2013 08:41:28
   10 / 10
Ho visto solo adesso questo film e ne sono rimasto favorevolmente colpito, per dirla meglio estasiato. Grandissimo Amelio che ha trattato un tema fortissimo e molto toccante senza mai cadere nella pietà....possiamo dire che questo film mette in rilievo sopratutto le debolezze dell'uomo.Eccezionale Andrea Rossi....non ci sono parole per descrivere la bravura l'intensità e allo stesso tempo la semplicità di questo ragazzo. Da far venire i brividi e la pelle d'oca. Un interpretazione che fa vedere che Andrea è cosciente del suo handicap ma allo stesso tempo sa chiedere aiuto per superare la sua dipendenza da altre persone....questo senza pietismo o retorica. Ma da anche un grande insegnamento...il saper aiutare anche le altre persone...proprio coloro che sono più deboli di lui.Superlativo Kim Rossi Stuart...la delicatezza che ha nel relazionarsi ad Andrea, l'umanità che traspare lo portano ad essere un grandissimo attore. Ci sono certe scene che hanno un impatto emotivo altissimo. Prova rilevante anche quella di Charlotte Rampling, anche lei molto intensa e vera, ma a differenza di Kim si nota che sia piu debole perchè nonostante il grande amore per la figlia e il fatto che abbia capito il suo linguaggio ne desidererebbe la morte, forse per un atto di debolezza o forse perchè crede che sia il bene della figlia....Altro punto interessante è la classe medica che fa di tutto perchè Andrea migliori dal punto di vista fisico mentre si disinteressa a quello che prova lui dentro e la scelta del padre di portarlo via è una velata denuncia sui protocolli medici e sulla loro disumanità.Il finale è davvero un capolavoro e molto ma molto emozionante......il fatto che lo consoli lo rende fortissimo e cosi il "debole" si trasforma in "forte". Proprio colui che ha bisogno degli altri riesce ad essere di una forza devastante che gli permette di aiutare il cosidetto "normale".
uno dei film più belli che abbia mai visto.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  29/05/2013 19:05:23
   8 / 10
Non v'è tentativo di edulcorare la condizione del ritardo mentale, né di conferirle un' aura di ridicola sacralità. Totale disprezzo per chi lancia slogan come "down è bello", pur essendo sideralmente lontano dal dramma in questione. Ho conosciuto madri di bambini disabili, molte di loro avrebbero voluto gettarsi dalla finestra insieme ai figli. Il personaggio di Nicole, per quanto tattico e rappresentativo, è dunque pregevolmente autentico. Altrettanto vivida sarebbe stata la figura di Gianni, se solo ci si fosse accontentati di suggerirla, senza mai risolverla. La rievocazione della nascita di Paolo spiega e giustifica; aggiunge dettagli alla sagoma, ma ne snatura la seducente indefinitezza. Trascurando questa piccola distonia, perdonando qualche manovra coercitiva, scopro un film davvero molto bello. Sono ancora scossa dal finale, da quell' epifania spaventosa, da quel pianto enigmatico.

Tuonato  @  23/08/2012 03:07:40
   7 / 10
Un viaggio vero nel mondo dell'inabilità, un film che sposta il cuore.
La lente d'ingrandimento è puntata sostanzialmente su Gianni, papà ricomparso improvvisamente per il ricovero del figlio in una clinica tedesca.

"Quando uno come Paolo si perde nel suo buio bisogna solo aspettare che torni"

Per la completa accettazione della diversità di Paolo, Gianni proprio questo dovrà comprendere.
Che sarà una vita fatta di attese. Tanti tipi di attese.

Ottima prova di tutto il cast.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  20/12/2011 15:48:45
   7 / 10
Buon film del regista Gianni Amelio. Molto interessante, forse qualche parte è un pò lenta, e la trama è alquanto semplice e poco originale, però tutto sommato non annoia, e si lascia guardare tranquillamente. Buono il finale, bello e girato bene.

sestogrado  @  02/08/2011 10:51:49
   7 / 10
bellissima storia d'amore tra padre e figlio, commovente e ben recitata

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  25/01/2011 18:26:24
   8 / 10
Un film che fa male per quanto è vero.

Trovo che siano fuori luogo, in questo caso, riflessioni di critica sociale sui temi che il film tocca, o addirittura sulle reazioni ipocrite del pubblico cui il film piace.
Questo film non è mai ipocrita, facile o disonesto, non è magniloquente, non ha verità da affermare e non fornisce nessuna scappatoia.
Nemmeno il personaggio della Rampling, che incarna una delle affermazioni più forti del film (la - tendenziale - differenza tra la capacità maschile e femminile di sacrificarsi per un figlio che ha bisogno di una vicinanza impegnativa), si salva dai dilemmi morali che il film squaderna senza intenzione di ricomporli: è lei che confessa di pensare: "perché non muore?" - e non è certo odio che si cela dietro un amore ipocrita, ma è "soltanto" la spia di un dramma immenso).

Ma "le chiavi di casa" è un racconto di formazione in cui il bambino è il padre (e per certi versi in questo senso mi fa venire in mente "L'enfant" dei Dardenne). Il racconto si chiude sul punto di cominciare, perché Kim Rossi Stuart (bravissimo) quando parcheggia la macchina e si mette a piangere, non ha nemmeno iniziato il suo calvario, se n'è accorto, si chiede se sarà in grado e vede una montagna schiacciarlo.
In quella scena Andrea Rossi lo soccorre come può e gli dice "nun se fa così". Appunto. Non ci vien detto che il debole è più forte, non c'è alcuna retorica o sentimentalismo. La realtà appare durissima e il futuro un mistero.
Questo film è come una finestra aperta su un abisso, che viene contemplato con grande sensibilità umana e nessuna indulgenza. Poi la finestra si richiude, e ci lascia al di qua di quell'abisso. Chi non ne aveva idea potrà tornare solo lievemente toccato, ma quella realtà esiste: senza questo film-finestra ne saremmo mediamente meno consapevoli, ma - soprattutto - quella che ci è stato offerta è un'occasione per riflettere sulla mediocrità di molti presunti "drammi" nei quali ci incartiamo, lontani dall'essenzialità di tragedia (e di relativo amore, necessario e per lo più omesso) di cui è impastata la vita: è con questo che "le chiavi di casa" ci costringe a fare i conti - e, almeno per due ore, ci impedisce di distoglierne lo sguardo.

ValeGo  @  21/11/2010 17:46:26
   6½ / 10
Film delicato e struggente.

apellegrini  @  20/04/2010 16:29:36
   9 / 10
In questo film Gianni Amelio non racconta una storia racconta una parte di vita
senza inizio e senza fine solo una parte di vita. il che ha fatto sottovalutare questo grande film.
Questo film è un viaggio complicato che lo spettatore fa assieme ai due protagonisti,li comprende.
poi c'è il finale che non è un finale è qualcosa di più.
Film pessimista,non pessimistico Film con morale non Moralista
Kim Rossi Stuart è scelto e diretto con cura,il bambino è fenomenale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR alexava  @  20/01/2010 17:29:20
   9 / 10
Un film decisamente sottovalutato: secondo me nessuno è stato in grado di comprenderlo davvero, soprattutto i nostalgici del neorealismo.
Il film è vero. non c'è nulla di buonista (come ho letto in alcuni commenti) e non c'è nulla di consolatorio. una storia che è dura ma che ci commuove con un Kim Rossi Stuart intenso e fantastico. Un attore da spezzare il cuore.
Molto bello.

annibalo  @  06/01/2010 17:39:04
   7½ / 10
film struggente con ottima prova attoriale soprattutto il protagonista. Molto bella la recensione di Peucetia. L'handicap entra fra le tematiche cogliendo aspetti positivi però avrei preferito in alcune scene tonalità cromatiche "diverse"

DarkRareMirko  @  29/10/2009 23:03:34
   10 / 10
Eccellente film di Amelio, che vede il suo principale pregio, fra i tanti, nel non essere ipocrita, nel mostrare cosa pensano inquietanti (come giustamente dice il Morandini) personaggi, tipo quello interpretato dalal Rampling, che dice qualcosa di simile ad una peccaminosa speranza votata alla morte della sua figlia handicappata.

Allo stesso tempo amaro ed allegro, il film, pieno, non lento, può contare su un grandissimo Kim Rossi Stuart che, qui lo dico qui lo nego, assieme a Stephen King costituisce l'unico uomo per il quale, senza troppi complimenti, passerei all'altra sponda, visto che è davvero un'artista completo, figlio d'arte, bravissimo sia come attore che come regista.

Favino si vede pochissimo all'inizio, pur facendosi ben volere, e bravo pure Andrea Rossi, bambino per davvero purtroppo afflitto dalla patologia che viene mostrata, a volte magari eccessivamente, nel film.

Ottima fotografia del buon Bigazzi, autore degli spizzanti biancoo/nero dei film di Ciprì e Maresco.

Regia fredda, distaccata, quasi documentaristica in una Germania irreale e che, una volta di più, fà allontanare perosnaggi ed eventi; un film drammatico con la D maiuscola, da non perdere.

Finale tra il poco speranzoso e il compassionevole.

jastin  @  04/02/2009 23:08:43
   7 / 10
un pò lento. Una realtà divenuta film.
Fa capire molte cose. Bello

paride_86  @  28/12/2008 02:25:04
   7½ / 10
"Le chiavi di casa" sta a metà tra un film e un documentario per il sociale, muovendosi su binari non sempre credibili. Non sono plausibili, per esempio, il prologo e le motivazioni che spingono Gianni, dopo tanti anni, ad intraprendere un viaggio così difficile con il figlio, oppure l'affetto improvviso che matura per il ragazzo. Eppure la storia è toccante ed emotivamente coinvolgente e il film ha il pregio di non scadere nel drammone lacrimoso, ma anzi, rimane lucido e a volte anche amaro (lo sfogo della Rampling, per esempio). Buone le prove degli attori, sempre credibili.

everyray  @  12/06/2008 02:07:20
   6½ / 10
Le chiavi di casa è uno di quei film che mi ha soddisfatto per metà,vuoi un pò per il "sentito dire",vuoi un pò per la lentezza del film,vuoi un pò per i dialoghi non sempre chiari!!
Assolutamente commovente il personaggio della Rampling che mostra a Stuart tutto l'amore,la gioia dell'impegno affettuoso e della responsabilità che occorre per assistere ragazzi con handicap fisici gravi!
Bravissimo il giovane Andrea Rossi che ricordiamo essere disabile nella vita ed un assolutamente sempre grande Stuart che nonostante la poca incisività (forse il personaggio non rispec chia le sue caratteristiche??!) è reale come pochi altri attori!
In tutto questo però come ripeto c'è un eccessiva lentezza che rischia di annoiare forse un pò troppo!!

metafisico  @  13/08/2007 17:42:14
   1½ / 10
un "film" che raccatta pietà in maniera allucinante.
Del resto i filmetti italiani di oggi sono quasi tutti così....
Indegno

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/08/2007 18.31.33
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AKIRA KUROSAWA  @  11/05/2007 18:54:54
   1 / 10
non sopporto questo genere di film....

francuccio  @  04/11/2006 01:18:26
   10 / 10
un film semplicemente notevole. Quello che ho colto è la volontà di far identificare lo spettatore con il protagonista Gianni. Gianni crede che dopo 15 anni l'avvicinamento col figlio tetraplegico che lui stesso si era rifiutato di vedere dalla nascita presupponga un rapporto unilaterale, in cui lui dovrà non senza problemi approcciarsi alla diversità del figlio. Il suo pianto è il punto più alto e significativo e il vero punto focale del film, in cui il protagonista capisce che i confini tra normalità e diversità non sono cosi marcati. suo figlio dimostrerà tulla la sua umanità e normalità al punto da sconvolgere lo stesso Gianni, che si sente improvvisamente più anormale e inumano nello scoprire il vero Paolo e tutta la sua nobiltà e sensibilità interiore.
è triste ma la mentalità di oggi è di considerare la diversità innanzitutto dal punto di vista fisico ed esteriore. siamo estetici e tutto ciò che non è comforme a questa norma è da considerare diverso. è la mera realtà purtroppo. Ma cos'è in fondo la normalità ammesso che esista.
In definitiva belli e profondi sia il libro di pontiggia che il film di amelio ( straordinario alla regia, semplice ed essenziale ).
A quanto pare film comprensibile a pochi e per pochi.

quaker  @  29/09/2006 23:20:12
   7½ / 10
Mi aspettavo molto di più, anche perchè altri film di Amelio mi sono piaciuti molto. Questa è Una delle sue opere meno riuscite, che vale comunque la pena di vedere.
Volutamente distaccandosi da Nati due volte, di Giuseppe Pontiggia (che racconta una vicenda personale, con spietata lucidità ed insieme con la forza di un'esperienza diretta) ha un soggetto improbabile, quello dell'incontro, per la prima volta dopo 15 anni, fra un padre troppo dolce e bello (che mai si è prima curato del figlio, ed anzi non lo conosce) ed un figlio disabile non solo fisicamente. Ne esce un'opera che, quando vuole far riflettere è debole ed inconcludente, e quando tenta di commuovere riesce retorica. Si salvano Charlotte Rampling ed il giovane Andrea Rossi, la sequenza iniziale e poco altro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  14/09/2006 10:38:50
   6½ / 10
Un film molto intenso ed ottimamente girato che si basa su una prima parte fenomenale per poi perdersi un pochino nella seconda.Riesce a rendere giustizia a quei genitori che quotidianamente debbono rapportarsi con un figlio diversamente abile,riuscendovi senza facili patetismi e senza cercare la compassione dello spettatore.
Amelio è bravissimo a mostrare i sentimenti che provano i due protagonisti,Gianni, il padre, capace di grandi slanci di affetto ma anche di grandi tensioni che trasudano panico ed impaccio nei confronti di un figlio,Paolo, dal quale si ritrova ad essere inizialmente impaurito e confuso ma che imparera’ ad accettare e soprattutto ad apprezzare.
E’ infatti la forza interiore di Paolo che si atteggia come qualsiasi ragazzino della sua eta’, tra il tifo calcistico e la passione per la prima fidanzatina, a sorreggere il padre a tratti incapace ed impaurito ma determinato a farsi perdonare e a capire quel figlio che tanto diverso dagli altri quattordicenni non è.
Purtroppo il film scade nella seconda parte diventato molto noioso e scontato,le emozioni che si provavano durante la prima parte non sono piu’ presenti e per riprovarle bisognera’ attendere il (bel) finale.Anche il personaggio della Rampling nonostante l’ottima performance da parte dell’ attrice è eccessivamente stereotipato.
Un film coraggioso ma anche piuttosto noioso,un film che fa provare inizialmente molte sensazioni non sempre gradevoli,ma che purtroppo lasciano ben presto spazio alla noia ,a causa di una sceneggiatura che spara tutte le sue cartucce nella parte iniziale.

*Napoleone*  @  01/08/2006 13:58:24
   7 / 10
Veramente un film molto toccante.
Tratta una questione che ci lascia tutti col cuore affranto.
Bravo il ragazzo e Kim Stuart anche se l'interpretazione di quest'ultimo lasciava desiderare.Tutto sommato un film drammatico ben fatto che merita molto più della sufficienza

Invia una mail all'autore del commento orsetto_bundi  @  03/07/2006 19:58:20
   6½ / 10
dopo la sakrosanta pennika pomeridiana, ho deciso di da' un'okkiata a 'sto film, anke perkè ero kurioso di vedere se era uno dei migliori Amelio's movies- kome sostengono alkuni- o 'na mezza ciofeka, kome invece sostengono altri......a me 'sti film ke spakkano in due il pubbliko mi ingrippano non poko.......eheheheheh........
bhe, la storia è straordinaria e kommovente.......e non potrebbe essere altrimenti......e gli attori.....bhe, so' assolutamente straordinari.....la Rampling ke recita in italiano, poi, è quasi da cineteka.....ma........l'ho trovato un po' lentuccio.......
certo, vista la storia non ci potevano mika essere fatti molto "movimentati" o skontri a fuoko......o un Vandamme ke usciva all'improvviso e menava tutti.....eheheheheheh.........ma in un paio di momenti m'è skappato lo sbadiglietto.......ehehehehehh.......alla fine è per questo ke non gli "ammollo" il 7...ma kissà......forse l'avrebbe meritato.......
mo' skappo a cena' kon gnokki all'amatriciana......lo so, è un abbinamento ke non "suona" tanto bene, ma.....vojo prova lo stesso.......tanto al max mi siedo sul w.c. all night......ehehehehehh........kon permesso ;-)

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  27/05/2006 16:51:11
   7 / 10
Amelio ci mette il mestiere, ma troppo spesso l'indubbia sensibilità dei dialoghi scade in retorica un po' facilona, e la regia eccessivamente presuntuosa. Bene Kim Rossi Stuart.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  05/04/2006 19:03:58
   6½ / 10
Il mio primo pensiero, uscito dalla sala, è stato: peccato.
Purtroppo questo film rappresenta un'occasione mancata, per Amelio e per il nostro cinema, per dimostrare che siamo ancora in grado di reggere il confronto col nostro passato neorealista.
Le dichiarazioni del regista erano state quelle di volersi allontanarsi da una media piatta e televisiva che non sa trattare i sentimenti.
Probabilmente non c'è riuscito del tutto.
Molto bravo Kim Rossi Stuart, ma non basta a salvare del tutto un film in cui la sceneggiatura fa un pò acqua....
Non è però tutto da buttare. Alcuni momenti secondo me sono davvero intensi e belli.
Un film che, come ha detto qualcuno pecca di egocentrismo e di superbia, ma che comunque contiene elementi validi e che merita secondo me almeno una visione.

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Ultima risposta 12/10/2006 23.55.21
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DEBORAH R.  @  13/02/2006 01:01:10
   1 / 10
Amelio dovrebbe pensare a fare film sull'omosessualità, visto che sappiamo che è un argomento che lo riguarda da vicino, invece di imbarcarsi in temi delicati, ma che non ha mai vissuto sulla propria pelle. Manca totalmente di rispetto verso il disabile, mettendo in scena solo il dolore e la, in questo caso, stupida vergogna del genitore. I disabili vengono percepiti come fenomeni da baraccone, come animaletti da coccolare e da compatire, da usare per arricchirsi a livello interiore, per elevarsi alla massima potenza, per potersi guardare allo specchio e dirsi 'sono bravo davvero a prendermi cura di lui, ad amarlo'. Del loro dolore, della loro rabbia non ne esiste traccia. Ah già... ma loro sono protetti dall'amore che li circonda, come dice Charlotte Rampling in una delle scene più stupide e offensive della storia del cinema italiano. Sono solo i genitori a soffrirne. Mi stupisco, come al solito, delle migliaia di voci positive che si sono elevate a nome di questo film. Trovo fuori luogo dire che sia tratto dal libro di Pontiggia, perché del lungo, faticoso e doloroso cammino che un padre e un figlio fanno insieme verso l'accettazione non c'è nulla. Il personaggio di Kim Rossi Stuart è imbarazzante (come lo è la sua recitazione!), creato solo per intenerire chi è sensibile al suo cosiddetto fascino. E' vergognoso. Vergognoso vedere quanta gente ci caschi in questi facili e superficiali sentimentalismi. Usare un ragazzino disabile, ma dico usdarlo perché in questo film è stato usato, è stato solo un atto cinico e spudorato. Amelio si divertiva a raccontare l'aneddotto della famosa scena dove il padre guida e il bimbo gli sposta il volante, ma non ha capito che la bravura di un regista non si vede da questo. Se volete vedere un autentico gioello su questo argomento non perdetevi 'Il mio piede sinistro' o 'Mare dentro'. Amelio non mi è mai piaciuto, ho sempre considerato i suoi film pretenziosi, noiosi, pomposi... ma con 'Le chiavi di casa' il suo livello si è abbassato a livelli indecenti... che si ritiri, una volta per tutte.

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Ultima risposta 01/10/2011 14.46.43
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Invia una mail all'autore del commento Andre82  @  21/12/2005 14:08:10
   4 / 10
A parte l'incapacità ormai ben nota di Kim Rossi Stuart, il film è di una noia mortale e appartiene a quei film drammatici che vanno di moda in Italia che trattano argomenti delicanti in maniera molto superficiale. Poi personalmente non sopporto i finali inconcludenti!

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Ultima risposta 15/03/2006 00.03.10
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Caio  @  21/12/2005 12:37:21
   9 / 10
bello, molto bello! Infinitamente dolce, profondo, interpretato da Dio. Un Kim Rossi Stuart che rivela tutta la sua sensibilità e il suo impegno. E' difficile non scadere nel compassionevole...viene ritratto un bambino in difficoltà, senza commiserazione!! Raro, forse unico nel suo genere.

FedericoBlasco  @  16/11/2005 10:42:36
   4 / 10
un film deludente visto le aspettative,il finale poi è di quelli che nessuno si aspettava....di quelli che dici"ho speso i soldi per vedermi stà *******?"

Gruppo REDAZIONE maremare  @  16/11/2005 01:13:58
   5 / 10
A conti fatti il clamore veneziano di qualche anno fa risulta eccessivo, per un film che affronta il tema dell'handicap senza mai convincere fino in fondo.

*Eleonora*  @  08/11/2005 00:23:02
   4 / 10
Giuro che la parte che più mi ha emozionata sono quei 5 minuti(davvero non di più) di recitazione di Pierfrancesco Favino che parla al bar con Stuart.
tutto il resto è noia...Ho la bruttissima impressione che Amelio abbia "utilizzato" l'rgomento delicatissimo dell'handicap di un bambino per far andare la gente al cinema...spero di sbagliarmi, comunque il film non mi è piaciuto per niente, non è riuscito a toccarmi neanche un pò.. : ( voto:4

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  03/11/2005 22:59:25
   4 / 10
un film che dall'inizio alla fine cerca di commuoverti senza pero colpire nel segno...tentativo fallito di imitare "l'ottavo giorno".

Giulio R C  @  16/10/2005 13:24:14
   8 / 10
Un film sincero e commovente. Da non perdere

genni  @  13/08/2005 00:00:38
   7 / 10
E un film che tratta un argomento molto delicato e Amelio,attraverso nessuna sensazione retorica e inquadrature fisse e lente,riesce ad ottenere un buon film,anche se giustamente,colpisce nella sua narrazione ma non in un significato ben originale.
Nell'insieme,è un film da vedere.

Invia una mail all'autore del commento albatros70  @  06/05/2005 21:51:30
   6 / 10
Tralasciando la solidarietà per l'argomento trattato che tocca un pò tutti e analizzando il film in se (del resto siamo qui per questo) non si può dire che questo sia un film da ricordare. Sicuramente da vedere ma a mio parere giustamente non inserito nella lista degli oscar. Poteva riscattarsi col finale ma lascia quasi irrisolto anche quello....

freedom  @  16/03/2005 11:01:29
   4 / 10
Voto 4 solo per l'argomento di tutto rispetto trattato in queto film.
Ma una persona che vuole trattare un argomento cosi delicato deve anche capire che non può pensare che la gente resti seduta a guardare il film solo perchè parla di un bambino con un handicap.
Ripeto che voto 4 solo per l'argomento trattato,altrimenti una stella non gli e latoglieva nessuno.
Secondo il mio parere si poteva trattare lo stesso argomento anche dando + vita al film.
W la libertà.
Freedom (solidale)


marco86  @  07/02/2005 23:31:08
   8 / 10
Voto:7,5
Gianni Amelio dirige in maniera impeccabile un ottimo film sull'handicap,senza cadere nella retorica più spicciola,ma riuscendo comunque a far commuovere e riflettere.Bravissimi i tra attori principali.

MISTER NO  @  04/02/2005 11:45:59
   1 / 10
Questo film dimostra la definitiva scollatura tra il cinema italiano e la realtà. Scollatura che possiamo far partire dai primi anni '80, da Nanni Moretti in poi, per essere precisi. Qualcuno è stato sorpreso che non sia entrato nella cinquina degli oscar? Ho fatto fatica a non addormentami io, mi immagino i giurati dell'academy... Mi sembra molto presuntuoso questo film di Amelio, più presuntuoso ancora de "il ladro di bambini", dove almeno c'era ancora una parvenza di sceneggiatura. Qui, con la scusa dei buoni sentimenti e del "vogliamoci bene" , tanto cari ad Amelio, si passa sopra a tutto: storia inesistente, regia sciatta, recitazione approssimativa. Un'opera davvero imbarazzante. Mi viene in mente quello che è stato capace di fare, trattando temi analoghi, un regista come Werner Herzog. Ma tra Herzog e Amelio c'è sicuramente una grande differenza di sensibilità e di cultura, oltre che una visione del cinema totalmente diversa. Preoccupante è il fatto che questi siano i film che adesso rappresentano il cinema italiano nel mondo, che dopo esserci fatti conoscere per la grandezza dei vari Fellini, Visconti, Leone, Bertolucci siamo potuti arrivare a farci rappresentare da Moretti e Amelio.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  30/01/2005 13:46:57
   5 / 10
Ho dovuto ricorrere a tutte le mie energie per non addormentarmi o per restare seduto a finire di guardare 'sto film. Piattume totale, finchè non ti rendi conto che ti si sta propinando un altro beverone televisivo, fiacco, presuntuoso e ovviamente ruffiano. Ed è allora che iniziano a girarti le palle. Con tanto di moralismo strisciante, ma ipocritamente non dichiarato. La struttura e gli elementi del film sono ingiudicabili, perché non mi sono arrivati. A questo genere di roba e di ricatti sono refrattario.
A settembre, appena uscito il film - che non avevo la minima intenzione di vedere al cinema -, ho assistito a un incontro con l'autore che lo presentava, insieme a un critico-professore leccak'ulo che lo esaltava e sparava veleno contro la giuria di Venezia che non l'aveva premiato (e meno male!). C'era in Amelio (e questo mi dispiace tantissimo per lui) una malcelata presunzione, una pretesa nemmeno tanto velata di aver fatto un capolavoro da premio per un festival come quello di Venezia. Pretesa giustamente e fortunatamente disattesa. Ricordo di aver provato già allora una forte sensazione di fastidio riguardo questa dissimulata arroganza. Poi nel frattempo ho visto il film di Leigh, vincitore della mostra, e quello di Kim Ki-duk, che gli contendeva la vittoria; da ultimo, Le chiavi di casa. La sensazione di fastidio si è trasformata in vero disgusto: "Il segreto di Vera Drake" e "Ferro3" sono su un altro pianeta. Qui in Italia continuiamo a piagnucolare e a protestare per i mancati premi, ma mai che ci mettiamo a fare del buon cinema (invece che della pessima e pretenziosa televisione).

4 risposte al commento
Ultima risposta 09/11/2005 09.31.44
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LAMU'  @  18/01/2005 19:28:07
   8 / 10
Questo film è molto bello...punto. Non vuole fare la morale, non vuole insegnare nulla, non vuole raggiungere scopi ma semplicemente narra! Ma, siccome le interpretazioni sono favolose e l'argomento doloroso e toccante, tutti a sdegnarsi di un intento che non C'E'. Quella è una realtà e che vogliate o no è triste come si vede...anzi di più!

acol  @  25/11/2004 19:19:49
   10 / 10
Nella mia personale gradautoria, uno dei più bei film, non solo fra quelli italiani (ultimamente solo La Vta è Bella m'aveva commosso a tal punto) ma in assoluto,

carmy71  @  15/11/2004 11:00:52
   3 / 10
Un film che non si capisce dove vuole arrivare, storia assurda, incompleta, poco coinvolgente, recitazione pessima, insomma un film da non vedere e si voleva che vincesse il festival di venezia.... pazzesco!!!!

1 risposta al commento
Ultima risposta 17/12/2004 13.12.27
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Invia una mail all'autore del commento costy184  @  12/11/2004 13:58:44
   8 / 10
molto bello!!!

attori: 9+
trama: 7

Invia una mail all'autore del commento Marco 78  @  07/11/2004 14:19:46
   9 / 10
Molto bello........ed altrettanto triste!!!!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/11/2004 23:03:23
   6 / 10
un libro ("nati due volte" di pontiggia) piuttosto farneticante ma al più utile a far riflettere i lettori, un film - questo di amelio - che sembra nato con lo scopo opposto Quindi se dovessimo indicare perchè quest'opera non convince completamente, dovremmo separare l'opera dallo spettatore ma non solo Amelio sceglie quindi di rassicurare il suo pubblico, quella gente che agiografizza il film e una volta uscita dal cinema si sente - come dire - migliore di quello che è Non dei nostri limiti umani e sociali dovremmo parlare e quindi è inaccettabile che ciò possa accadere Poi Andrea Rossi è tanto simpatico, intelligente, ironico, parla come un moderno Trilussa: insomma per quanto reciti se stesso come può, viene strumentalizzato ai fini e diventa il prototipo perfetto dell'handicappato politicamente corretto (e accettato socialmente) Stupida la gente in quanto tale perchè una volta uscita dal contesto del film si trova nella miserevole condizione di non poter difendere la propria intolleranza, quella stessa che guarda con repulsione un ragazzo come andrea, se non con "affettuoso disprezzo"come diceva un vecchio brano di de andrè, quella che appena vede una madre trainare una carrozzina la osserva con compatimento e pensa "poveretta, guarda un pò che croce gli è finita addosso" e intanto tanto per far capire quanto la realtà possa essere diversa il padre ha gli occhi verdi e la prestanza fisica di kim rossi stuart voglio dire: ci rendiamo conto? Ma tornando un attimo al film, direi che è perfetto per come dimostra inequivocabilmente cosa si intende per degenza in italia. accudire, proteggere, separare, amare morbosamente (un pò come dire odiare interiormente davvero emblematico il personaggio della rampling) e poi quando vediamo il padre indignarsi per i trattamenti poco ortodossi della clinica tedesca c'è poco da aggiungere: lì almeno mirano a una vera riabilitazione fisica, qui in italia tutto viene soffocato dalla protezione affettiva morbosa e invadente della famiglia, che non si cura neanche di chiedersi se sta facendo del bene o del male al figlio in realtà il film è insopportabile proprio perchè difende non so quanto involontariamente tutta l'emarginazione che andrea o altri come lui vivono si trasforma il melodramma ruffiano, compiaciuto tra belle immagini, lacrime e la voglia di divulgare una verità scomoda, ma la gente "normale" - in tutta la sua miseria culturale e psichica - ci tiene davvero a conservare la propria "superiorità" rispetto ai cosiddetti figli di un Dio minore A parte che ho trovato ripugnante la spottizzazione del libro a firma del qualunquismo massmediologico della mondadori - così sappiamo già chi sarà il prossimo ospite di Costanzo eh Andrea? - bisogna avere il coraggio di dire che questo è un film che rivendica - e questo lo fa bene - il diritto alla libertà e all'idoneità del proprio corpo, in barba a tutti gli stereotipi che sicuramente vogliamo vederci ma è quest'italietta nazionalpopolare ancora una volta a tradire le attese: quella che si indigna quando qualcuno osa spogliare tutto il nostro squallore come è accaduto nel bellissimo film coreano "oasi2 quando parlava apertamente della sessualità degli handicappati infatti guardacaso amelio rivolge lo sguardo altrove quando andrea guarda con ammirazione e invidia la coppia di amanti nel traghetto per la norvegia: sa che non potrà mai avere una vita come gli altri, ma amelio gli nega il desiderio di averla, e con lui molti altri italiani vorrei solo capire cosa sarebbe stato un soggetto del genere in mano a chereau o - perchè no? - a un tsukamoto perchè alla fine avrebbe vinto il dissenso, la riprovazione generale, per chi ha commesso il reato di mettere a nudo la nostra mediocrità la nostra ricerca di perfezione in una società che è avvilente nelle sue contraddizioni cosa che amelio, lasciando tirare un sospiro di sollievo a tutti noi, non ha voluto fare Puro conformismo da difendere o distruggere una volta di più

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Ultima risposta 12/11/2004 14.01.51
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Landi  @  02/11/2004 23:38:09
   6 / 10
E' un film poco riuscito . Troppa la distanza tra la realtà e il cinema .

drakessa  @  30/10/2004 22:13:26
   5 / 10
Non mi addormanto mai davanti a un film,ma questa volta mi è successo!
Molto lento e noioso...Un saluto a tutti

ceci  @  27/10/2004 14:56:59
   8 / 10
A differenza di molti ho trovato quella di Kim Rossi Stuart una bella interpretazione, espressiva. Forse discuterne mi ha anche aiutata a trovare più particolari positivi di quanti non ne avessi trovati da sola.

3 risposte al commento
Ultima risposta 09/11/2004 21.02.39
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alesfaer  @  27/10/2004 03:19:11
   1 / 10
nn ricordo nulla, troppo fiacco il film mi sono appisolato

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Ultima risposta 27/10/2004 14.53.50
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silvio  @  25/10/2004 00:39:02
   8 / 10
meglio altri film di Amelio . Un voto alla carriera ...

*Fata*  @  19/10/2004 21:16:37
   3 / 10
orribile!orribile!orribile!
pensano che vedendo un film cambino le cose,che la gente cambi il suo modo di comportarsi?
poveri piccoli ipocriti illusi...

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Ultima risposta 09/11/2004 21.13.13
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valeriap  @  19/10/2004 12:36:23
   6 / 10
l''italia dei valori
l''italia dei bigotti
l''italia degli ipocriti
bello bello fin quando rimane un film come vogliamo bene i disabiliiiiii
ma poi quando li incontriamo in strada..e tutt''un altra storia!!
che falsità
che buonismo gratuito...

5 risposte al commento
Ultima risposta 22/10/2004 19.15.26
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pardossi  @  16/10/2004 10:54:57
   7 / 10
Film a tratti molto toccante e di grande esempio, bravo kim ma ancor più
ammirevole il ragazzino.


moka  @  11/10/2004 12:01:24
   10 / 10
Bello, bello, bello, 10 volte bello...scritto a numero, così si capisce...punto

Mama-kin  @  11/10/2004 01:25:05
   4 / 10
Ma ... ma ... che il tema affrontato sia lodevole nessun dubbio , ma diamine tantissime scene son proprio girate male , e nei pezzi con Kim rossi stuart (ahinoi il 90% della pellicola) si toccano veramente i picchi di inespressività e , se mi è permesso coniare un termine nuovo , di "anti-cinema" .
Mi dispiace per chi si è emozionato con questo film , ma per quanto mi riguarda non mi ha lasciato veramente NIENTE .
E dire che le premesse c'erano tutte ... Scialbo e inconcludente . Voto quattro

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Ultima risposta 12/11/2006 00.20.23
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Mavors84  @  09/10/2004 01:55:24
   6 / 10
le idee c'erano, ma qualcosa nn mi ha convinto del tutto... forse è stata troppa la pubblicità positiva, mi aspettavo un gran bel film... ma non è stato così!
peccato

maroon  @  08/10/2004 22:44:07
   10 / 10
Un bellissimo film supportato da una solida sceneggiatura caratterizzata da dialoghi sempre giusti, duri, che in alcuni momenti trafiggono come spade. Bravo Amelio ma bravi anche gli attori, soprattutto il giovane andrea colpisce per la sua spontaneità e la sua presenza scenica.

Gatta Matta  @  07/10/2004 21:22:08
   4 / 10
Una vera BARBA

Northpoint  @  07/10/2004 21:13:39
   9 / 10
Devo ammettere che da un lato mi ha deluso... mi aspettavo qualcosa di diverso, non so nemmeno quanto diverso a dire la verita ma probabilmente immaginavo qualcosa di più "allegro".
Il film è bellissimo, alle volte non sembra che Kim e Andrea stiano recitando, piuttosto c'è l'impressione che siano riprese "spontanee", pezzi di vita...
Allo stesso tempo è triste e toccante; per esperienze dirette so da tempo che il problema dielle persone diversamente abili spesso sono i genitori e il mondo che li circonda e forse in questo hanno ragione quelli che pensano che il film sia "facile".
D'altro canto non mi sembra che lo scopo fosse quello di far commuovere sfruttando le sofferenze altrui ma piuttosto quello di portare le persone a chiedersi una cosa: Che senza ha oggi parlare di "normalità"? I problemi sono nostri (noi che presuntuosamente ci riteniamo normali e spesso non siamo consapevoli della fortuna che abbiamo) o loro (cosi spaventosamente semplici e complicati, generosi ed egoisti, testardi e orgogliosi, con un cuore troppo grande e troppo facile da ferire)?

brian  @  06/10/2004 02:27:28
   6 / 10
6?diciamo 6 dai......devo essere sincero che il film mi ha deluso molto.....tra giornali,recensioni e bombardamenti vari...questo film si presentava con i migliori auspici.....sono cosi andato al cinema speransoso di gustarmi un film poetico e emozionante.....e.....il risultato?certo nn posso dire che sia un brutto film....ma la delusione è tanta!!!!il film nn mi ha preso...nn mi ha entusiasmato e anzi l ho trovato piuttosto piatto e noioso alla lunga....e pensare che è stato proposto come film italiano ai prossimi oscar....sicurament emeritava molto di piu il bel film di catellitto...a tutti quelli che hanno lodato questo film consiglio di andare a vedere mare dentro...quello si un grandissimo film...il migliore del momento!!!!!

totydm  @  03/10/2004 09:49:31
   1 / 10
Bruciate questa pellicola!
dopo aver letto i commenti positivi sono andato molto entusiasta al cinema...ma mi sono accorto di aver buttato 5?...il film è povero, lento, con una trama lentissima e a tratti troppo veloce....evitatelo...NON SCARICATELO NEANCHE IN DIVX XKè è SPRECO DI SPAZIO SUL VOSTRO HD

85 risposte al commento
Ultima risposta 22/10/2004 08.46.36
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Invia una mail all'autore del commento the passion  @  30/09/2004 17:09:09
   10 / 10
è stupefacente l'nterpretazione del bambino... non sembra nemeno di vedere un film.. ma di vivere veramente quello che stanno passando gli attori..
questo capolavoro ti permette di riflettere sulla vita...
non ho abbastanza parole per esprimere i sentimenti che ho provato mentre guardavo questo film

Claudio  @  28/09/2004 15:34:06
   7 / 10
Sopravvalutato... Bello, ma tremendamente facile! Non è difficile fare commuovere sbattendoti in faccia le sofferenze indicibili di un ragazzo con problemi come quelli di Paolo! Occasione sprecata...

5 risposte al commento
Ultima risposta 04/10/2004 07.39.42
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Invia una mail all'autore del commento lunapapa69  @  28/09/2004 11:24:38
   8 / 10
"il problema di certi bambini non è la loro malattia ma i loro genitori". Questa frase probunciata da Chalotte Rampling rappresenta l'essenza di un film che ha come suo nucleo vitale, non tanto le condizoni dei portatori di handicap, quanto il difficle rapporto che si pone tra un padre e un filgio. Su ciò Amelio ci invita a riflettere evitando (cosa non facile) di scivolare su un piano retorico, a cui il tema facilmente poteva condurre: il film commuove senza mai suscitare sentimenti di pietà. E Amelio ci riesce attraverso un'accurata sottolineatura della psicologia dei personaggi, scavando in profondità e inducendo lo spettatore non tanto a compatire chi è portatore di handicap ma a soffermarsi sulla natura dei rapporti umani che, nel caso specifico, sono davvero vitali per chi è affetto da handicap e che possono restituire piena dignità a chi è diverso. Il titolo, a tal proposito, è straordinatio: le chiavi di casa, sono le chiavi di accesso ad uno spazio sotratto brutalmente, uno spazio in cui poter ritrovare affetto, vicinanza e tutto ciò che consente di trascorrere un'esistenza non ai margini ma al centro dell'attenzione del mondo adulto. Nico

norah  @  25/09/2004 19:53:06
   5 / 10
e poi si chiedono perche non ha vinto l oscar...mah

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Ultima risposta 02/10/2004 19.00.23
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5percentnation  @  24/09/2004 11:38:28
   6 / 10
Un film discreto a cui un po' (giusto un po') di vivacità avrebbe giovato molto.
C'è modo e modo di trattare argomenti seri e/o drammatici e a volte mi è parso che il film andasse un po' troppo sul compassionevole, anche per la recitazione di Rossi Stewart che a volte era troppo mieloso col bambino. Ovviamente alla scena della dottoressa nazista tutti gli spettatori (tutti e 7 me incluso, pensate) hanno sghignazzato "tu manciaaah!".




Ciccio  @  23/09/2004 14:49:23
   7 / 10
Diciamo che è al livello de "Il ladro di bambini", quindi il film migliore di Giannuzzo. Che dire? Rossi Stuart è opzionale (come al solito) il merito va al ragazzo. Spontaneo, divertente e poetico (di suo). Brava Charlotte (al suo meglio). Ottimi dialoghi. Ottinma sceneggiatura. Ottima regia. A volte la macchina da presa svanisce e non t rendi conto che sei in un cinema... Questo lo sanno fare davvero in pochi. Il prezzo del biglietto non è paragonabile all'esperienza che Giannuzzo ci ha fatto fare. Questo è il cinema italiano.

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Ultima risposta 04/10/2004 23.39.44
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isabel  @  22/09/2004 11:26:29
   10 / 10
premetto che non sono una grande fan di amelio. eppure questo film mi ha entusiasmata e, al tempo, mi ha portata a discuterne animatamente con un'amica (cosa già di per sè positiva, ritengo)

innanzitutto penso che non abbia vinto premi essendo privo di pietismo.
pietismo e debolezza sono cose diverse e, a mio parere, le chiavi di casa è un inno alla debolezza dell'essere umano

l'unico veramente forte è andrea rossi. la sua forza deriva dall'essere cosciente del suo handicap e responsabile. la forza deriva dal saper chiedere aiuto, dall'ammettere di non poter essere autosufficiente. questo, tra l'altro, lo porta ad aiutare gli altri, i deboli.

emblematico a riguardo è il finale: quando andrea rossi decide di scendere dalla macchina per andare a far forza al padre, ha già cambiato idea: non vuole più vivere da solo ma col padre. è uno dei lieti fini, questo, più discreti che mi sia mai capitato di vedere al cinema

quando andrea rossi gli dice *non piangere*, kim rossi stuart prende coscienza che quel suo pianto non è un'arresa ma piuttosto un'ammissione: non sarà così facile prendersi cura di mio figlio ma, se accetto le mie debolezze e gli chiedo aiuto, penso di potercela fare

charlotte rampling, che all'inizio pare più forte di kim rossi stuart, si rivela ancora più debole ammettendo di desiderare la morte di sua figlia. la rampling ha imparato a capire il linguaggio della figlia e ne desidera la morte perchè la vede disperata. il punto è che la ragazza non le ha mai chiesto di morire

mi è piaciuta anche la nemmeno troppo velata denuncia alla classe medica. inizialmente parteggiavo per la dottoressa *ein zwei drei rauss sitz* ma alla fine ho concluso che non era tanto importante che andrea rossi camminasse in modo migliore. importante era solo che avesse una vita il più possibile felice, fuori da quell'ospedale

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Ultima risposta 23/11/2004 13.09.42
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CRIMA  @  21/09/2004 15:57:50
   7 / 10
Nonostante il tema affrontato, Amelio è riuscito a non cadere nella trappola che solitamente riduce film di questo genere a rappresentazioni dell'handicap volte a commuovere solo perchè ci pongono di fronte ad una trasposizione di una realtà che difficilmente ci troviamo a vivere.
Un filo di seta il rapporto tra padre e figlio: un delicato ed incerto intreccio di emozioni che nasce, paradossalmente, dalla semplicità del ragazzo che, pur con tutte le diffocoltà, muove i suoi primi passi verso il padre incoraggiandolo a fare con lui altrettanto.
Ottima la Rampling; peccato il personaggio non sviluppato quanto meritava.
Da vedere. Emozionante

lo zio  @  20/09/2004 11:40:48
   5 / 10

premessa: conosco Amelio solo per le sue opere filmiche (capolavori quali
IL LADRO DI BAMBINI, LAMERICA, COSI' RIDEVANO e LA FINE DEL GIOCO), purtroppo non mi sono mai avvicinato alla sua saggistica che mi dicono sia di altissimo livello...non so se questa conoscenza imperfetta possa risultare sufficiente per capire una figura a tutto tondo del cinema italiano come Gianni Amelio.
Di sicuro, i suoi film erano di grande livello perchè rappresentavano la sintesi di grande proprietà tecnica, momenti di poesia e innovativi spunti di riflessione
( data anche la grande attenzione del regista su scottanti problematiche sociali).
Secondo me, LE CHIAVI DI CASA è lontano anni luce da queste qualità.
Oltre al fatto che sia un film che scorre abbastanza bene, il rapporto umano fra i due personaggi principali non decolla, restando sempre ancorato all'espressione belloccia di Rossi Stuart e al macchiettismo( anche divertente, per carità) di Andrea Rossi.
Interazioni interessanti fra padre e figlio sono rare e piuttosto scontate.
L'emozione che poteva sorgere dalla descrizione di un rapporto come questo
non si concretizza mai.
Gli spunti di riflessione interessanti sono limitati al solo personaggio di Charlotte Rampling (amore-odio verso l'handicap, ecc...), l'unico veramente
"scomodo" e reale: infatti viene lasciato ai margini e non approfondito.
Che RAI cinema abbia spinto per eliminare le fasi più appuntite di questo film? Che lo abbia prodotto solo per avere il nome da vittoria a Venezia , senza poi sostenere gli elementi più pericolosi dell'opera?
Mi auguro che in fondo sia così, voglio pensare che il film non sia solo farina del sacco di Amelio

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Ultima risposta 22/09/2004 10.44.37
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Kaiser  @  19/09/2004 18:09:41
   7 / 10
Un film che per i temi trattati non può lasciare indefferenti, ottima la recitazione della Rampling che viene opposta a Rossi Stuart, Andrea Rossi favoloso, la regia fatti di primi piani sui quali si sofferma troppo è sufficente. Il finale però lo trovo irreale e sembra stato fatto per commuovere.
Comunque da vedere e da rifletterci

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Ultima risposta 20/09/2004 02.12.20
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Raskolnikov  @  19/09/2004 13:21:18
   9 / 10
'Le chiavi di casa' trae ispirazione dal romanzo di Pontiggia 'Nati due volte', ma come ci informa il regista stesso, del libro non vi è traccia nella sceneggiatura. L'intenzione iniziale era costruire una struttura narrativa che facesse da guida e lasciare che gli attori vi si muovessero liberamente intorno, improvvisando la maggior parte delle battute. Ma Paolo, alias Andrea Rossi, non era in grado di improvvisare. Così, parole di Amelio, 'si è dovuto svolgere quasi un lavoro di sceneggiatura di ferro, scritta magari due ore prima delle riprese'. Il regista ha creato poi un clima di competizione tra i due attori, incitando Andrea a 'sfidare' Kim Rossi Stuart nella recitazione, promettendo anche medaglie settimanali.
Ebbene, il risultato è straordinario. I due recitano con una naturalezza e un'intensità sorprendenti e la sceneggiatura è quanto di più appropriato e intelligente si possa pretendere da un soggetto del genere.
Amelio evita con disinvoltura il pietismo, e con esso l'ipocrisia, l'innaturale e il falso; ma non pecca, come vorrebbe far intendere qualcuno, dell'eccesso opposto, cioè quel distacco di maniera che fugge le emozioni dirette come fossero effetti collaterali o materiale di seconda categoria; ed è questo perfetto equilibrio che conferisce al film potenza espressiva e regala momenti di incredibile estensione poetica.
Il regista gioca con insistenza sui primi piani, cercando di chiarire lo stato di coscienza individuale, le reazioni più complesse e più intime dei suoi personaggi, senza virtuosismi o sterile accademia.
Inutile ora commentare il valore etico ed esistenziale del film. Mi limiterò a notare che Amelio prende di petto la sofferenza autentica, non cerca mai di nasconderla, neanche dopo un'esplosione di amore paterno.
'A volte scatta uno stato di grazia dettato dal caso, che lascia impresso qualcosa di imprevisto nella pellicola', dice il regista. E quel 'così non si fa' di Paolo, nel meraviglioso finale, è uno schiaffo a tutti i valori e insieme a tutte le forme di nichilismo.



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Ultima risposta 22/10/2004 11.48.04
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vale80  @  18/09/2004 13:57:07
   7 / 10
Delicatamente amaro, un film che attraversa uno scorcio di vita, tra incanto e disillusione.
C'è un padre che ritrova il figlio emiplegico dopo 15 anni, ma la trama non può essere ridotta semplicemente all'incontro tra un padre e un figlio, piuttosto è l'incontro dell'uomo con l'handicap, di un uomo che anche se animamato dalle migliori intenzioni e dai più nobili sentimenti si ritrova a scontrarsi con una realtà che produce inesorabilmente senso di impotenza.
E' la storia di piccoli progetti di vita facilmente costruiti e facilmente distrutti (vedi la scena in cui Paolo esce dalla palestra o quando genitore e figlio dialogano sulla futura vita insieme e poi...).
Non vengono indagate le condizioni sociali di un portatore di handicap e anche riguardo alla vicenda in sè i fatti narrati in realtà sono pochi. ma un'indagine c'è, tutt'altro che semplice, è quella dei sentimenti che si animano intorno all'handicap stesso, è il racconto del sottile equilibrio di gioia e disperazione, di volontà e annichilimento resi con un'attenzione costante a non esagerare mai tantochè la "leggerezza", oserei dire, è la vera grandezza di questo film.


Viaggiatore  @  16/09/2004 11:33:50
   4 / 10
Forse non era la serata più adatta per spararsi un colpo nelle parti basse, ma tant’è ieri sera sono stato a vedere questo film, così portatore di discussioni per tutta Venezia.
Il film è la storia di un giovane padre che tenta di prendersi cura per la prima volta dopo 15 anni del figlio handicappato. Quindi non è sicuramente un argomento semplice e leggero da affrontare, ma il modo in cui viene affrontato comunque non mi ha convinto.
1) L’ho trovato molto lento, a volte troppo, con primi lunghissimi piani che dovevano essere di pathos, ma che invece erano solo noiosi (ho anche pensato sul primo piano della Rampling che si fosse inceppata la pellicola).
2) Non si affronta il problema, non si parla delle difficoltà di avere un figlio handicappato e curarlo, della diffidenza della gente, dei limiti della società, e quindi il film è mozzo.
3) Dialoghi un pò forzati hanno accompagnato lo “svilupparsi” della vicenda, Rossi e la Rampling parlano come se si conoscessero da sempre e si permettono di lasciare il discorso a metà...’tanto poi ci rivediamo’.
4) Cosa centra far apparire un’infermiera cha fa il suo lavoro come una nostalgica dei campi di concentramento, lo stereotipo fine a sè stesso, allora non lamentiamoci se ci dipingono pizza, mandolino e Berlusconi, noi non siamo migliori verso gli altri.
5) Il finale è al limite del ridicolo... fuori dalla realtà, non lo posso descrivere perchè è spoiler, però chi l’ha visto e ha senso critico può capire che quelle cose non succedono.
6) Abbastanza bene K. R. Stuart nel ruolo del padre, l’ho trovato credibile anche se ogni tanto magari era troppo a cane bastonato, la Rampling fa la ‘battuta’ più coinvolgente di tutto il film, il ragazzo è simpatico, ma francamente non ho capito tutte le volte che apriva bocca partiva una risata in sala come se avesse detto chissà cosa....mah che c’è da ridere??
7) Che qualcuno insegni ai nostri fonici il loro lavoro, non è possibile che per sentire un film bisogna avere la parabola....sbagliano i filtri sonori, si sentono tutti i rumori esterni e per comprendere una domanda bisogna tentare di interpretare la risposta.... e io ci sento benissimo!!!

Questi sono i punti salienti, ma tutto poteva essere sorpassato se il film mi avesse emozionato, e questa purtroppo è la pecca più grande, secondo me non emoziona, ma annoia, non ti coinvolge, ma si fa guardare con distacco.
Storia difficile ed encomiabile è il tentativo di fare parlare di un mondo così duro e lontano da molti, forse è questo alla fine l’unico pregio del film che ti induce a pensare a questa realtà, anche se per poco perchè ti ricordi più che hai sbadigliato che dell’argomento affrontato.
Se avete passato una giornata da media a difficile lasciate perdere.


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Ultima risposta 16/09/2004 11.46.48
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beppe74  @  16/09/2004 02:00:49
   4 / 10
Il film non e' bello ed e' anche noioso.
Peccato inoltre che un argomento cosi' importante, delicato ed attuale come il rapporto tra un padre e un figlio diversamente abile sia affrontato con tanta superficialita' e incompetenza... Troppo pretenzioso!
Speriamo che non passi troppo tempo prima che un regista piu' originale decida di affrontare lo stesso argomento e riparare il danno (magari regalandoci qualche emozione in piu').
Bravo il ragazzino. Fa quasi pena Kim Rossi Stuart nella sua interpretazione, con la sua faccia monoespressiva.
Ma la sua faccia e' bella... cosi' come la canzone di Vasco Rossi usata nello spot... e la promozione del film e' proprio ben congegnata!... affannosa!
"Ma si... vedrete che correranno tutti a vederlo! A colpo sicuro!" "Si... il film non e' un granche'... ma bastano poche cosette messe al posto giusto per scatenare la curiosita' e l'avidita' delle masse..." "e poi... che si puo' dire del tema affrontato?... niente!... lodevole!".
Uno scarno libretto con il copione del film, piu' un libro del regista di contorno... ed il gioco e' fatto! Batti il ferro finche' e' caldo... c'e' da campare!... eccome se c'e' da campare!

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Ultima risposta 16/09/2004 11.31.40
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jesus  @  15/09/2004 10:53:09
   7 / 10
Finalmente un film che fa pensare e ti lascia qualcosa. Questo è l'esempio di come con pochi soldi l'italia è in grado di sfornare dei bei film ricchi di contenuto psicologico e sentimentale. Godeterselo anche per depurarsi un pò dai filmoni seriali d'oltreoceano pieni di effetti speciali e ultracostosi. CONSIGLIATO!

Claudia79  @  15/09/2004 07:44:05
   7 / 10
davvero bello, di una forza incredibile che riesce a trasmettere al pubblico senza pietismi e lacrime inutili. Tenace.

cippi  @  14/09/2004 17:53:21
   9 / 10
Il film è meraviglioso, toccante.Il delicato rapporto tra un padre e un figlio diversamente abile che ti fa comprendere l'amore più alto.LE MUSICHE, GLI SGUARDI E GLI ABBRACCI STRAORDINARI PERCHE' OGNUNO DI NOI VUOLE ESSERE ABBRACCIATO E AMATO.
QUESTO FILM VALE LA PENA DI VEDERLO IN QUESTO MONDO PIENO DI ODIO E DI VIOLENZA.
CIPPI

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