Recensione the avengers (2012) regia di Joss Whedon USA 2012
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Recensione the avengers (2012)

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locandina del film THE AVENGERS (2012)

Immagine tratta dal film THE AVENGERS (2012)

Immagine tratta dal film THE AVENGERS (2012)

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Immagine tratta dal film THE AVENGERS (2012)

Immagine tratta dal film THE AVENGERS (2012)
 

Cominciamo dal principio. Nel lontano 1962 Stan Lee, affiancato da un manipolo di valenti disegnatori, dà vita all'universo Marvel, i cui "supereroi con superproblemi" non solo vivono ed agiscono nel mondo reale (New York invece di Gotham City), ma hanno una spiccata tendenza all'incontro/scontro (in gergo: crossover). Gli Avengers (conosciuti meglio in Italia finora come i Vendicatori) nascono nel 1963 quando per sventare il piano di Loki, Hulk, Iron Man, Thor, Wasp e Giant-Man costituiscono il primo nucleo del gruppo (a cui presto si aggiunge la guida di Capitan America). Intorno a questi personaggi, la squadra dei Vendicatori cambia spesso membri (oggi annovera anche Spider-Man e Wolverine), genera gruppi spalla (i Vendicatori della Costa Ovest), attraversa crisi e rinascite (spesso più per esigenze editoriali che narrative).
Verso la fine degli anni Novanta, i Vendicatori sono catapultati in un universo parallelo in cui grandi autori moderni ne possano riscrivere le origini adattandole ad un pubblico meno ingenuo di quello degli anni sessanta (è l'operazione Heroes Reborn), liberi dalle esigenze di decenni di continuity narrativa.

Con l'inizio dei cinecomic all'alba dello scorso decennio, viene presa una decisione ancora più drastica: affiancare all'universo classico un universo gemello giovane e moderno, le cui storie abbiano un taglio più realistico e calato nelle problematiche contemporanee, che inviti il pubblico cinematografico a leggere fumetti moderni e mai così simili a film per tempi e dialoghi, e che contribuisca a trasformare il lettore tradizionale di fumetti in consumatore Marvel multimediale.
Gli Ultimates (versione Ultimate dei Vendicatori) sono una forza governativa guidata da Nick Fury, Capitan America, Thor ed Iron Man sono versioni diverse degli stessi personaggi, più accessibili e umani, più credibili e con versioni aggiornate delle rispettive origini.

Questa breve ed incompleta storia della Marvel serve a fugare il campo da alcune discussioni: l'incarnazione cinematografica dei vari supereroi è perfettamente legittima, è solo una delle tante presenti (innumerevoli se si contano le serie animate e le storie ambientate in dimensioni parallele) è la più giovane (nonché la più redditizia) ed un confronto con la sua controparte cartacea è un bell'esercizio da nerd, ma lascia il tempo che trova nel giudizio sul film di Joss Whedon o sull'intera operazione messa in piedi dai Marvel Studios a partire dal primo film su Iron Man.

Il crossover, un espediente narrativo piuttosto frequente nel mondo del fumetto americano, consiste nella frammentazione su più collane di una storia singola che veda l'interazione dei personaggi principali. Da un punto di vista commerciale, il crossover è l'espediente per moltiplicare i lettori delle singole testate "costringendoli" ad acquistare albi che normalmente non comprerebbero, ma è spesso anche l'occasione per scrivere storie di più ampio respiro e dalle conseguenze più ramificate ed importanti (anche se generalmente la storia è un MacGuffin evidentissimo).
Nonostante la pianificazione editoriale, piccole discontinuità o passi falsi possono accadere, e le varie parti della storia hanno generalmente una qualità molto altalenante: la stessa cosa può dirsi per l'ambizioso progetto della Marvel di trasporre al cinema la logica del crossover, facendo precedere "The Avengers" da cinque film introduttivi sui componenti principali della squadra (Iron Man, Iron Man 2, Incredible Hulk, Thor e Capitan America): non tutti riusciti (anzi), non tutti essenziali (anzi), non tutti perfettamente coerenti tra loro.

Per capire "The Avengers" è necessario aver visto almeno Capitan America, Iron Man e Thor, ma se non ci si fanno troppi problemi quando i personaggi fanno riferimento ad eventi passati, il film risulta perfettamente apprezzabile anche a sé stante e - soprattutto - gode di una compiutezza negata alle altre opere, troppo orientate a lasciare "ganci" che portassero più o meno direttamente al film di Joss Whedon.

La trama: Quando un redivivo Loki decide di vendicarsi dell'onta subita (vedi "Thor") invadendo la Terra insieme agli alieni Chitauri (le cui motivazioni sono poco chiare), a Nick Fury non resta che assemblare la squadra che sta sognando di formare sin dai titoli di coda del primo "Iron Man" (vedi, appunto, "Iron Man"). Capitan America, Iron Man, la Vedova Nera, Occhio di Falco, Thor e Hulk dovranno trovare il modo di diventare una squadra per salvare il mondo ed arrivare sani e salvi al sequel...

Alla fine la montagna non ha partorito il topolino e "The Avengers" ci ripaga di tre anni di film al limite della sufficienza con uno spettacolo che setta un nuovo standard - in positivo - per l'universo cinematografico Marvel.

Certo, come fa notare anche Iron Man ad un certo punto, non senza una certa ironia, se ti metti contro Hulk, Thor, Capitan America e Iron Man contemporaneamente, per quanto tu possa essere un alieno dotato di poteri magici alla guida di un esercito, le probabilità che tu ne esca con le ossa rotte sono parecchie. Il sagace piano di Loki (già sconfitto da Thor in solitaria, figuriamoci insieme a Hulk), ovvero invadere la Terra cominciando dall'unico luogo in cui sono presenti uomini con superpoteri, non mette mai tanta paura da pensare che non ce la si faccia, in un modo o nell'altro, a scongiurare la catastrofe planetaria. E può Iron Man morire, seppur eroicamente, se a metà maggio iniziano le riprese di "Iron Man 3"? Ecco. Il limite è certamente questo: la mancanza di una vera sospensione dell'incredulità che ci faccia, anche per un solo momento, pensare ad una sconfitta, un'eroica caduta: praticamente tutto ciò su cui è incentrato il trailer di "The Dark Knight Rises", che sarà il perfetto controcanto di questo "The Avengers" colorato e fracassone.
Ci sono due cose che avrebbero reso "The Avengers" un film perfetto: lo spostamento nel prologo del ritrovamento di Cap tra i ghiacci (confusamente buttato in coda al film dell'anno scorso) e una colonna sonora di cui si ricordi, per non chiedere tanto, almeno una nota (nonostante ci sia Alan Silvestri a comporre). E' questo il grande divario tra i blockbuster di oggi e quelli di ieri, e non è cosa da poco, considerando il ruolo della musica nell'imprinting di un film. Persino Harry Potter ha fatto meglio.

A parte i dettagli, funziona tutto alla perfezione, cosa non scontata visti i precedenti: funziona Iron Man come elemento destabilizzante ma centrale del team, funziona l'interazione tra i personaggi, funzionano persino Occhio di Falco (da notare l'omaggio all'origine villain del personaggio) e la Vedova Nera, il cui ruolo in una battaglia tra semidei e alieni non era certo scontato. Funzionano gli scontri tra supereroi, e ce ne sono parecchi: Thor contro Hulk, Vedova Nera contro Occhio di Falco, Cap contro Iron Man contro Thor, tutti perfettamente inseriti nella trama. Funziona, ed è questa la vera notizia, persino Hulk, che ci ha messo tre film e altrettanti attori a trovare una dimensione cinematografica degna di nota. Mark Ruffalo intepreta un Bruce Banner ambiguo al punto giusto, mentre ad Hulk sono affidate parecchie delle gag comiche del film, oltre a molte scene d'azione. Se Robert Downey Jr. conferma di essere nato per il ruolo di Tony Stark, sono proprio Mark Ruffalo e Tom Hiddleston (Loki) a rubare spesso la scena, con interpretazioni una spanna al di sopra della media, al contrario di Chris Hemsworth e Chris Evans, che confermano la sensazione di un casting non eccelso data nei rispettivi film e soffrono il confronto con personaggi meglio delineati ed attori più in palla.
Cosa non va del tutto: Maria Hill (Cobie Smulders) è un'aggiunta al cast abbastanza inutile e il MacGuffin del Tesseract regge poco (diventa l'obiettivo di esseri multidimensionali e millenari solo quando gli umani iniziano ad usarlo?). Nick Fury resta ai margini della storia, schiacciato dagli altri personaggi. Le sue motivazioni potevano costituire una sottotrama interessante, ma ogni possibile deviazione da un percorso retto e comprensibile anche allo spettatore meno attento viene immediatamente abbandonata in favore di una linearità a tratti eccessiva, che conferma la volontà della Marvel - lecita ma discutibile visto il potenziale - di stordire più che stupire, divertire più che emozionare.
Capitolo 3D: funzionale, ma non necessario, come sempre. Non è certo alla Marvel che si può chiedere un utilizzo artistico del mezzo.

S'è capito, a questo punto, che l'unica speranza di profondità in un cinecomic Marvel va ricercata nella stereoscopia, visto che di approfondimento psicologico dei personaggi o di motivazioni realmente credibili non se ne vede neanche l'ombra: il merito di Joss Whedon, rispetto ai film che hanno portato a "The Avengers", è quello di non far sentire il peso della leggerezza, di trovare un equilibrio narrativo assolutamente non scontato tra personaggi diversi tra loro e sfumati in maniera non omogenea dalle loro controparti cartacee, di divertire senza compromessi, di riuscire in certi momenti persino a sorprendere. Probabilmente, nonostante il gancio nei titoli di coda, ha giovato il fatto che "The Avengers" è un film con un vero finale, che libera i personaggi invece di costringerli in una direzione precisa.
E' la somma che fa il totale: stavolta, il crossover dà forza a personaggi che presi singolarmente non hanno funzionato del tutto, per un motivo o per un altro. Tutti i sequel sono già annunciati, ma tra "Iron Man 3", "Thor 2" e "Cap 2", l'unico veramente imperdibile sembra essere il prossimo che li vedrà di nuovo tutti insieme.
Stilisticamente, la coerenza con gli altri episodi è rispettata, e la mano del regista si vede solo - ammesso che sia merito di Whedon - nella definizione dell'equilibrio tra i personaggi. Che tale coerenza nell'impianto visivo sia o meno un merito, è discutibile: non notare differenze tra Whedon, Johnstone e Branagh fa un certo effetto, ma solo se si cerca il cinema in questo tipo di prodotti commerciali.

In ultima analisi, la Marvel tratta il suo pubblico alla stregua di consumatori, cerca di far convergere lettori e spettatori creando una spirale infinita di consumi (fumetti-internet-film-home video-gadget), tagliando i diversi prodotti su diversi target, tentando di allargare continuamente lo spettro dei fan, a scapito sia della qualità del media fumetto che di quella del media film. Consapevoli di ciò, si può guardare ad "The Avengers" come ad un riuscito esperimento (meta)cinematografico e multimediale sia come una perversa operazione di marketing che con il cinema ed i fumetti non ha nulla a che vedere, prendendo il peggio di entrambi ed elevandolo a nuova offerta commerciale. Operata la scelta, però, conviene spegnere il cervello, entrare in sala e godersi il primo film veramente divertente della Marvel da diversi anni a questa parte.

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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 07/05/2012 10.55.00

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