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Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Il martello è strumento che ben si presta ad un utilizzo creativo e, sin dai gloriosi tempi di "Old Boy", è certamente l'arma più utilizzata nei thriller coreani, mentre negli action si riserva maggiore devozione al ben più prosaico coltello da cucina. Sinonimo di volenza brutale, certamente farebbe impallidire il De Quincey di "L'assassinio come una delle Belle Arti", ma è un oggetto che ha una sua rozza efficacia, senz'altro preferibile ai laboriosi ammennicoli alla "Saw". Il provvidenziale utensile torna protagonista in "The Chaser", psycho-thriller coreano che in patria ha sbancato il botteghino, guadagnandosi il dubbio onore di essere acquistato dalla Warner Bros per l'immancabile remake con Leonardo Di Caprio.
Jung-ho è un ex poliziotto di Seoul che, per tirare avanti, gestisce un giro di ragazze squillo. Quando Mi-jin scompare dopo un appuntamento con un cliente, Jung-ho cerca di rintracciarlo, intuendo che l'uomo potrebbe essere il responsabile della sparizione della ragazza. Il caso vuole che la sua ricerca sia più breve del previsto ma, non appena cerca di interrogare il cliente, Young-min, scoppia una colluttazione e i due vengono arrestati e portati alla stazione di polizia. Qui Young-min confessa di essere un assassino e di aver ucciso una dozzina di donne, ma finge di non ricordare il suo vero indirizzo. Mentre la polizia cerca delle prove contro il killer, in mancanza delle quali sarebbe costretta a scarcerarlo entro dodici ore nonostante la sua confessione, Jung-ho si impegna in una corsa contro il tempo per trovare la casa di Young-min e per salvare Mi-Jin, gravemente ferita ma ancora in vita.
Opera prima dell'esordiente Na Hong-jin, anche sceneggiatore, "The Chaser" ha dichiaratamente come riferimento "Memories of Murder", capolavoro di Bong Joon-hoo, sia nell'ispirarsi ad una storia realmente accaduta che nell'usarla come pretesto per una denuncia all'inettitudine del sistema e all'incompetenza della polizia coreana, mossa soprattutto da motivazioni di opportunità politica. Lo scenario non risparmia sarcasmi assortiti: la maggiore preoccupazione del corpo di polizia è il fatto che sindaco di Seoul sia stato innaffiato da una pioggia di escrementi da un cittadino esasperato, mentre gli agenti sembrano più impegnati ad accattivarsi i media che a risolvere il caso, e i poliziotti dormono in macchina mentre si consuma un duplice omicidio a pochi metri da loro. L'obiettivo, insomma, sarebbe quello del caustico ritratto sociale a tutto tondo, ma "The Chaser" non ha nulla della secchezza narrativa del suo modello, e rientra ben presto nei binari del cinema di genere. Non che questa debba essere una colpa, semplicemente è abbastanza palese la differenza tra le ambizioni iniziali e il risultato ottenuto, nonché la scarsa originalità dell'assunto. Per il resto il film è un thriller dal ritmo martellante, mi si passi il gioco di parole, con qualche strizzatina d'occhio a "Tell me something" nei momenti gore, crudele e senza sconti com'è tipico del cinema coreano, uno dei meno concilianti al mondo.
"The Chaser" funziona soprattutto per il ribaltamento di prospettiva, funzionale alla costruzione della suspense: non ci sono colpevoli da scoprire, ma solo una corsa in avanti che diventa via via più frenetica, mentre Na Hong-jin fa grande uso del montaggio alternato per elevare la tensione. Se l'adrenalina corre, il film difetta invece nella costruzione dei personaggi, nonostante l'ottima prova dei protagonisti, un rabbioso Kim Yoon-seok ("Running Wild", "The war of flower") e Ha Jeong-woo, già attore di Kim Ki-duk ("Time", "Breath").
Mentre c'è quantomeno un tentativo di dare sostanza alla figura di Jung-ho, frustrato antieroe per cui la perdita delle ragazze è solamente un danno economico, dato che le ha materialmente comprate, e che solo attraverso il rapporto con la figlia di Mi-jin riguadagnerà una dolente umanità, il personaggio del serial killer è unidimensionale, e non ha nulla delle complesse sfaccettature dei protagonisti di "Our Town", tanto per citare un altro recente esordio sul tema. È pur vero che Na Hong-jin è più interessato al contesto che ai suoi protagonisti, ma questa mancanza contribuisce ad indebolire il film.
"The Chaser" può dirsi comunque riuscito, e la violenza messa in scena è, per una volta, disturbante, respingente e ben poco grafica. Al prossimo martello.
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Recensione a cura di Nicola Picchi - aggiornata al 30/03/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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