the chaser (2008)

Che il regista Na Hong-jin avesse stoffa da vendere dietro alla telecamera, si può facilmente già comprendere da questa sua opera prima. Ispirato alla figura reale del serial-killer Yoo Young-chul, il film offre una duplice prospettiva della caccia all'uomo e della tormentata ricerca della sua ultima vittima, protagonista un pappone non privo di macchie ma dal cuore buono. Questa ennesima variazione della tematica thriller, unita al poliziesco, nella salsa coreana è ancora una dimostrazione di come le produzioni degli ultimi dieci anni nella Corea del Sud abbiano alzato il livello qualitativo di questo genere. Lontano dai fantasmagorici e ultrapotenziati canoni Hollywoodiani, molto più realista nelle sue colluttazioni e inseguimenti, come del resto anche la morale di fondo che ti lascia.

bello, bello, bello
inaspettato questo film ambientato a Seul

Sono davvero indeciso su che voto dare a questa pellicola. Se da un lato sono stato letteralmente rapito dalla splendida fotografia, dall'altro una sceneggiatura assurda mi ha più volte fatto rimanere di sasso (con accezione negativa).
Qui si può parlare tranquillamente di occasione sprecata.

Sarebbe un buon film, fino a quando una serie di concatenazioni di eventi più che inverosimili lo fanno cadere in basso.

SPOILER

Veramente notevole!

Grande film sudcoreano che parla di un ex-poliziotto, divenuto ora protettore di prostitute, che ne vede sparire una e decide di indagare, scoprendo che le cose sono andate peggio, molto peggio...

Film magnifico, di una cupezza e una violenza, psicologica prima che fisica, che a tratti lascia di stucco. Una suspense mai artificiosa, che non scema per tutto il film, creata con l'attesa, con la rivelazione di dettaglio in dettaglio, e pur sapendo già come sono andate le cose, ci sembra quasi di avanzare tentoni, passo dopo passo in cerca del killer, come fa il protagonista. E la scena dell'inseguimento è girata talmente bene che ho dovuto rivederla 2 volte!

Senza svelare altro sulla trama concludo dicendo che un film del genere merita la visione ad ogni costo, anche se non avete mai visto (poveri voi) mai un film della sudcorea, rimediate subito, magari cominciando da questo!

In un periodo in cui il cinema Occidentale ripete sé stesso all'infinito, andarsi a ripescare qualche film Asiatico è, quantomeno, garanzia di vedere qualcosa di particolare sotto qualche punto di vista. In questo caso, thriller di genere, con risvolti originali. Doppiaggio pessimo (la bambina... marò...)

Un signor film, dura parecchio...ma non ve ne accorgete...

Dopo "The Man From Nowhere" ecco un altro film coreano strapompato in patria e dalla critica che mi delude peccato perchè i vari The Host, Oldboy e The Thieves mi sono piaciuti molto e sono tutti della stessa nazione.
Pur non condividendo il voto che ha lasciato l utente prima di me, immotivato visto che tecnicamente, interpretazioni e ritmo sono alti e il film non è certo da uno, devo concordare cpn il suo spoiler e dire che

SPOILER

Quindi per me è un film che se pur di pregevole fattura crolla per fattori legali alla totale mancanza di credibilitá degli eventi.

per tre quarti il film e molto bello....non voglio spoilerare niente ma dico solo che questo film per me merita 1.

do le mie motivazioni nello spoiler

SPOILER

Altra piacevolissima sorpresa made in Korea. Non ai livelli di altri film del genere che ho visto, ma anche questo thriller è più che dignitoso. Coraggiosa la scelta del regista di far sapere allo spettatore tutto e subito, facendolo così immedesimare nella ricerca disperata di Jung-ho. Su quest'ultimo, bisogna dire che all'inizio appare come un personaggio nient'affatto simpatico: è un pappone, senza usare troppi giri di parole, e il suo unico interesse è di recuperare il denaro che le sue ragazze scomparse gli devono. Tuttavia, man mano che la storia si sviluppa (pur se in un arco di tempo abbastanza breve) il suo personaggio si trasforma, anche grazie all'incontro con la figlioletta di Mi-jin, verso la quale comincia a nutrire sentimenti paterni. Meno riuscito il personaggio dell'assassino, che rimane monodimensionale per tutto il film. Resta infine impressa nella memoria la povera Mi-jin, che nonostante sia legata e ferita in casa dell'assassino, fa di tutto per liberarsi e sopravvivere. Sullo sfondo, una Seoul che passa dal sole accecante alla pioggia torrenziale senza soluzione di continuità, e una polizia inetta e ignorante come raramente si vede (emblematica la scena dentro il market). Buona la regia di Na Hong-jin, che utilizza movimenti di macchina veloci e nervosi alternati a un sapiente uso del ralenti quando serve. Musiche non molto presenti ma azzeccate quando ci sono.

Un thriller canonico e piuttosto loquace, ma funzionale nella sua linearità.
Non molto coinvolgente, anche perchè l'assassino viene catturato al volo e non c'è mistero attorno alla sua figura, l'unico movente sembra essere causato dall'impotenza come in un qualsiasi gialletto mediocre anni '70. Quindi a mio parere il punto debole del film risiede qui.

Bellissimo film ed ottimo esordio per questo talentuoso regista 34enne (all'epoca), mi sto rendendo conto solo da poco di quanto buon cinema ci sia in corea oltre a Kim Ki-Duk e Park Chan-Wook.
Un thriller/noir sui generis, piuttosto crudo e per nulla consolatorio.
Da vedere

Un film letteralmente perfetto.
Un thriller fantastico che tiene incollati allo schermo per tutta la durata, in America ce ne sono un sacco di film cosi dove la polizia sta cercando un serial killer ma qui oltre a questo c'è dell'altro, c'è molto di più.
Un film crudo, violento, a tratti commovente, ad un certo punto triste, ti fa arrabbiare e ti lascia un amaro in bocca pazzesco.
Come sempre la Korea si conferma la miglior produttrice di film del genere al mondo.
Assolutamente imperdibile.

Uno dei thriller coreani più cruenti ed efferati di sempre, bella e non banale la storia e degni di nota quasi tutti i personaggi, da non perdere.

Ritmo sostenuto, una città sporca e cattiva nessuna espiazione, in Korea la mazza da golf ha sostituito la falce, ma il martello è grondante sangue.

esagerati i commenti qui sotto,la violenza c'è ma niente di insopportabile,magari non i coreani ma gli orientali stessi c'han abituato a molto molto di più.
detto ciò il film è un thriller con venature fortemente contaminate dal fattore comico

SPOILER
che scorre piuttosto bene e fa il suo dovere,bastardo in alcuni punti e leggero in altri.
qui è presente pur la protagonista di"bedevilled",ci godrà a far certi tipi di ruoli:D

Ormai succede fin troppo spesso che, dopo la visione di un film coreano, rimanga totalmente senza parole.

THE CHASER è un thriller...oddio, come faccio a descrivere una pellicola simile? Tutto ciò che riesco a fare, è un semplice elenco di aggettivi:
Malatissimo, crudele, angosciante, tenebroso, cupo, sporco, gelido, spietato, cinico, sanguinolento, disperato, straziante, triste, furioso, teso...e, perchè no, anche un po' umoristico in qualche scena di litigio tra poliziotti.

Il regista, che, anche se non si direbbe assolutamente, è un novellino, riesce a creare uno dei thriller/polizieschi più bastàrdi di sempre. Badate bene: per bastàrdo non si intende un americanata tutta violenza, adrenalina e personaggi ipercazzùti. Bastàrdo, perchè THE CHASER è un violentissimo pugno nello stomaco. Un film che non ha pietà per i propri personaggi, e che non si fa alcun problema a mostrare violenza gratuita o scene traumatiche.

La sceneggiatura è solida, imprevedibile e lascia sempre col fiato sospeso, mentre la trama si ispira ad una storia purtroppo realmente accaduta, quella del serial killer Yoo Young-cheol, assassino di ben 20 persone.

Di tutta la pellicola, ciò che rimane più impresso è la figura dello psicopatico: un personaggio ambiguo, tormentato, apparentemente innocente e tranquillo, ma in realtà sanguinario e implacabile, capace di compiere atti a dir poco mostruosi, ma con totale freddezza e impassibilità. Bravo l'attore che lo interpreta, L'Ha Jung-woo dei TIME e BREATH di Ki-duk Oppa, THE FOX FAMILY e di THE YELLOW SEA, secondo film di Na Hong-jin.
Neanche gli altri personaggi scherzano: il protagonista, interpretato da Kim Yun-seok (TO CATCH A VIRGIN GHOST, RUNNING WILD, PUNCH) è un ex detective irascibile che non esita a dare sedie in testa a chi non gli obbedisce (scena divertentissima questa) o a picchiare e insultare a destra e a manca, mentre la prostituta rapita, Kim Mi-jin (la Seong Yeong-hie di THE CLASSIC, SHADOWS IN THE PALACE, lo stupendo TO SIR WITH LOVE, il capolavoro BEDEVILLED) rimane nel cuore. Anche la bimba (quella del più celebre LADY VENDETTA) è un personaggio che entra dentro.

Qua e là qualche richiamo a due altri capolavori del cinema thriller coreano: il celeberrimo OLD BOY (il martello usato come arma principale), e MEMORIES OF MURDER (donne uccise in modo perverso, i poliziotti che picchiano il colpevole, la difficoltà nel catturare l'assassino e la disperazione che ne segue).

Ricapitolando, The Chaser entra di diritto nell'Olimpo dei (tanti) grandissimi thriller provenienti dalla Corea Del Sud.
Se siete persone fragili, state alla larga da questo film.

Personalmente non ha entusiasmato più di tanto, un film come tanti altri.

Tempo alla rovescia. Riuscirà il buono a sopraffare il cattivo?
L'atmosfera angosciante e palpabile crea un buon rapporto tra lo spettatore e "l'inseguitore", nelle vesti di un antieroe con i piedi per terra (e sulla faccia degli altri)
Il regista Na Hong-jin si concentra sulla solidità dei suoi personaggi, come nel successore The yellow sea, e sull'ingranaggio di una storia provocatoria, ed ingenua nelle sue coincidenze.
È strano, come interessante, come il movente, la dedizione, la disperazione del protagonista, l'antieroe intendo, rimanga sospesa e totalmente estranea alla vittima. Un risvolto che spiazza ed lascia un piccolo interrogativo allo spettatore sulle verità che si celano dietro le personalità.
Il film si riassume in una corsa contro il tempo che non lascerà scampo a nessuno.

Gran bel thriller che ti coinvolge pienamente diretto ed interpretato bene dai protagonisti. Il finale è una mazzata tremenda per lo spettatore..fase in cui non si disdegna affatto il sangue anche se il tutto è concentrato in pochi minuti. Un po forzate le coincidenze che portano all'epilogo finale ma questo non scalfisce comunque un'ottima pellicola.

Un thriller con un protagonista atipico, ex poliziotto riciclatosi in pappone, diretto in maniera eccellente e con una storia che sa coinvolgere appieno, oltre alla qualità tecnica di livello notevole. E' un film dai toni variegati, in cui emerge la disperazione e il progressivo senso di colpa del protagonista e al contempo il grottesco di tanti cavilli buorcratici che libera un assassino. Non proprio impeccabile come sceneggiatura nella parte finale, ma certamente un ottimo film di genere da vedere.

Bastardissimo thriller che non ha paura di osare, nè di scomporre.

Carambola ritmi, diventa opaco e intenso o crudo e sanguinoso, corre, impenna la tensione, alterna sarcasmo a disperazione. Diretto in toni eccellenti da un regista esordiente, con un'ottima fotografia e un cast di grandi nomi che interpreta i suoi ruoli con grande diligenza (grandissimo l'Ha Jung-Woo del Kim Ki-Dukkiano "Time", nel ruolo dello psicopatico), ottenendo picchi pazzeschi nella scena del massacro al ristorante, dove viene abbattuto ogni tabù in una sanguinosissima scena, che afferra il collo dello spettatore e non lo lascia più.

Bravissima l'attrice che interpreta la malcapitata vittima che non s'arrende, che con lo sguardo mesto, il respiro affannoso e il vestito macchiato di sangue resta impressa nella memoria. Insomma, ottimo film, un esordio che lascia ben sperare e che sta gettando le basi alla new wave del thriller coreano.

Davvero ben fatto questo thriller goreggiante senza colletto (quindi alla coreana), 2 ore e poco più davvero cariche. Il nipotino di memories of a murder non itroduce niente di sconvolgenbte, ma sicuramente vale la pene vederlo.

Attualmente, la filmografia koreana è la migliore al mondo, o almeno quella che più appaga le AsaNIsiMEse cinefile.

SPOILER