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Tornata dietro la macchina da presa dopo il documentario "Ritratto di mio padre" girato nel 2010, Maria Sole Tognazzi si guarda un po' alle spalle e si sofferma dopo "L'uomo che ama" su una persona sola e amareggiata dalla vita.
Margherita Buy alias Irene è una post quarantenne che svolge un lavoro decisamente atipico e forse persino invidiabile: è una ispettrice alberghiera che ha l'incarico di viaggiare per valutare gli hotel e i resort di lusso di tutto il mondo. Il ruolo che occupa è a prima vista affascinante visto che le consente di godere degli agi e delle comodità di strutture eleganti e lussuose, ma di fatto la donna è sola e rassegnata a un destino da zitella perché la sua occupazione stride con i rapporti umani e soprattutto con una relazione sentimentale duratura.
La donna ha un legame con un suo ex, ormai amico di una vita, a sua volta in crisi perché sta per diventare padre, e ha un rapporto controverso con una sorella sposata e madre che è sicuramente meno rigida nella gestione delle relazioni umane ma è al contempo tremendamente distratta.
La storia, che si divide tra le immagini quasi propagandistiche di strutture alberghiere a cinque stelle sparse per il mondo e la città di Roma, si regge quasi completamente sulla Buy che ancora una volta interpreta una donna problematica anche se meno nevrotica rispetto ad altre volte.
Gli altri personaggi sono ridotti a comparse e persino il protagonista maschile Stefano Accorsi, che all'inizio sembrava promettere buoni sviluppi, rimane una semplice ombra.
Di certo le figure maschili della pellicola non sono positive: Accorsi, padre quasi per caso, ricorre alla sua ex per un conforto, mentre il cognato di Irene interpretato da Gianmarco Tognazzi è un marito e padre tenero e affettuoso ma nel contempo anche timoroso di perdere i suoi punti di riferimento.
Ancora una volta viene messa in evidenza la nuova forza delle donne che diventano fondamentali nella nuova società, ma ancora una volta si sottolinea la dicotomia che la donna di oggi deve affrontare.
Silvia (Fabrizia Sacchi) è una donna più tradizionale in quanto gestisce a modo suo due bambine e un ménage familiare, ma si sente sminuita proprio perché costretta a portare avanti suo malgrado un cliché, mentre Irene sempre in giro e apparentemente più realizzata soffre per la carenza di un legame affettivo e il suo disordine spirituale cresce quando assiste alla morte di un'altra donna altrettanto sola.
Non risolutivo se non attraverso l'assecondamento di una passione che poi inevitabilmente comporta una scelta di vita, il film è tuttavia interessante sia per la splendida fotografia che per la valida interpretazione della Buy, sempre perfetta nella categorizzazione di un certo tipo di donna.
Commedia charmant dai toni sfumati e di taglio decisamente più europeo, la pellicola ha molti momenti ironici anche senza sfiorare la caricatura o l'ilarità becera.
Bel film consigliato. Da non vedere da soli però.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 04/12/2013 16.04.00
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