James Bond è impegnato in un'esercitazione durante la quale però deve eliminare un agente che gli ha sparato sul serio. Dopo questo prologo viene inviato a Bratislava per organizzare la defezione di Georgi Koskov, un generale del Kgb. Qui sventa un attentato organizzato da una graziosa violoncellista-spia. Si reca quindi in Afghanistan dove scopre che dietro a tutto si cela proprio Koskov.
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Orfano di Roger Moore il personaggio di James Bond ora ha il volto ancora inglese di Timothy Dalton, attore che a me piace molto e che finalmente caratterizza la spia britannica in maniera più dura, realistica e meno cialtronesca del pur rispettabile Moore. E' una pellicola che da una parte mostra Bond in una azione fedele al vecchio stampo e dall'altra inizia a discostarsi dal passato; se infatti abbiamo i cari vecchi gadget soprattutto nella Aston Martin (c'è pure il portachiavi che beeppava se fischiavi, che alla fine degli anni '80 andò molto di moda...io lo avevo!) abbiamo anche un Bond più inquadrato, "monogamo" e meno donnaiolo e soprattutto più vicino alla descrizione romanzesca di Fleming. La vicenda resta ancorata al momento storico dell'epoca, ovvero della guerra fredda e dell'eterno conflitto con i Russi nemici/amici; però a distanza di anni non risulta datata e l'azione e l'adrenalina iniziano a farsi maggiormente sentire. Sempre dirompenti le musiche di John Barry, qui alla sua ultima colonna sonora per la serie e che si avvale della collaborazione del gruppo del momento, gli A-ha. Io lo trovo uno dei film migliori di James Bond ed è stato anche il primo film di 007 che vidi al cinema (in una arena all'aperto di Riccione nell'estate del 1988...che ricordi).