L'allenatore olandese Thomas Rongen tenta l'impresa quasi impossibile di trasformare la squadra di calcio delle Samoa Americane da perennemente perdente a vincente.
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Da Waititi era lecito aspettarsi di più, questa è una storiella sportiva zeppa di buone intenzioni che si lascia guardare senza poi farsi ricordare. C'è qualche sequenza che vuole uscire dalla prassi del solito racconto di sport
come il calciatore che ripercorre la vittoria della propria squadra al padre mezzo infartato che si è appena ripreso dopo essersi perso il secondo tempo della partita
ma in generale è poca cosa. E' innegabile che il talento di Fassbender - quasi sprecato per una storia tanto inconsistente - doni all'opera una marcia in più.
Meh, insomma, l'ho trovata una commedia abbastanza banale, forse più efficace nel breve periodo con qualche gag carina, perché di gag carine, magari non da sbellicarsi ma comunque interessanti, ce ne sono, come il presidente della squadra che fa qualunque mestiere tra cui il cameraman, la gag della tastiera e del mouse senza lo schermo, il personaggio di Armani, poi vabbè il rilancio del portiere grassottello che se la tira dentro la porta da solo, qualcosa da salvare c'è, ma nel lungo termine mi ha stufato abbastanza facilmente, è proprio il plot che funziona poco col solito stereotipo dell'uomo occidentale, nevrotico, che è deluso/distrutto dalla vita, che arriva in questo posto sconosciuto in cui la popolazione locale ha le sue usanze e poi tutta la tiritera che lui non ci è abituato ed è legato al passato e blablabla e poi ci saranno degli episodi chiave che gli faranno cambiare idea allora imparerà ad accettarsi accettando anche gli altri e pipponi vari sempre uguali, la ex moglie che se la fa col nuovo capo, il talento incompreso dell'allenatore, l'elaborazione del senso di colpa per essere stato un padre distante, e via dicendo.
Come se non bastasse, c'è il solito stereotipo calcistico di quelle partite-miracolo che si risolvono nei minuti di recupero, come in tutti i film sul calcio ovviamente, col portiere che ha subito 31 gol in passato che diventerà l'eroe assieme all'incompresa Jayah, con questo solito romanzare le partite e via dicendo che banalizza un sacco il gioco, e vabbè.
Niente Taika ultimamente non riesce a convincermi, aldilà di qualche gag riuscita tipica del suo umorismo molto demenziale rimane poco, soprattutto per una scrittura banale, si salva Fassbender che nel suo ruolo da arterioso con una discreta autoironia di fondo ci sta benino, ma siamo lontani da quando mi capovolgevo dalle risate in "What we do in the shadow"
Fassbender in una commedia leggera e divertente? Fico. Diretto da Waititi e con l'antipatica Elisabeth Moss? Impossibile, e infatti scena dopo scena il film muta prendendosi dannatamente sul serio. Non è una semplice storia di riscatto d'uno sportivo perdente o un invito a rincorrere i propri sogni. Di più: le Samoa americane diventano la nuova Wakanda, il trans esorta all'inclusivismo, il (melo)dramma esplode quasi alla fine, la fede di cui il regista recita il ruolo di prete ne fa un pungolo ispirazionale (in sé stessi, negl'altri e in Qualcosa/Qualcuno): miracoloso mondo alternativo prodotto dalla Disney. Amen.