daisy diamond regia di Simon Staho Danimarca 2007
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daisy diamond (2007)

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locandina del film DAISY DIAMOND

Titolo Originale: DAISY DIAMOND

RegiaSimon Staho

InterpretiNoomi Rapace, Sofie Grabol, Trine Dyrholm, Charlotte Munck, Christian Tafdrup, Stine Stengade, Thure Lindhart

Durata: h 1.35
NazionalitàDanimarca 2007
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2007

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Trama del film Daisy diamond

Anna è una ragazza madre che, dalla Svezia, si trasferisce a Copenhagen per tentare la carriera di attrice. Qui inciampa in una serie di rifiuti finchè, stremata dalle responsabilità verso la bambina, che vede come un ostacolo alla propria realizzazione personale, esplode e la uccide. Questo gesto innesca un processo che la condurrà progressivamente verso l’autodistruzione.

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Voto Visitatori:   7,93 / 10 (15 voti)7,93Grafico
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Voti e commenti su Daisy diamond, 15 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Oskarsson88  @  08/01/2021 10:42:50
   7 / 10
I danesi si confermano ancora una volta patria di buon cinema, con il loro stile spesso asciutto e senza fronzoli e storie dure, crude, drammatiche e sporche.
In Daisy Diamond ritroviamo un doppio binario, da un lato un evidente critica al mondo del cinema stesso fatto di forti gerarchie e sfruttamento per ricevere le parti attraverso servizi sessuali, e dall'altro abbiamo il dramma e la spirale verso il basso di una giovane ragazza-madre aspirante attrice che si ritroverà sempre più esasperata. I due mondi parti della stessa medaglia si mescolano, e le presunte recitazioni dei provini si intersecano con il dramma vissuto dalla giovane e i suoi sensi di colpa

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Forte e originale, la protagonista troverà un po' di umanità lavorativa solo nello strato più basso della società

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DankoCardi  @  01/12/2020 12:41:11
   8 / 10
Film tanto bello quanto crudo. Le situazioni vengono sbattute in faccia con crudo realismo tanto da sfiorare l'hard con scene in cui gli attori vengono messi a seria prova...Noomi Rapace in una profonda ed intensa interpretazione da Oscar che contribuisce in gran parte alla perfetta riuscita del film, assieme ad una regia adeguata. Una storia spietata come la vita, che cade nello sporco e nel marcio, dove a tratti la realtà si confonde con la fantasia (i provini che sostiene la protagonista). Assistiamo ad un rapporto madre-figlia, che dovrebbe essere la cosa più bella del mondo, soffocato dalle avversità che in un clima perennemente cupo e privo di speranza, portano ad un esito angosciante che ci rimane addosso. Considerate che dopo averlo visto per un pò non ho più parlato all'amico che me lo ha passato! Lo consiglio ma...preparatevi psicologicamente.

7219415  @  23/11/2020 18:52:14
   7 / 10
Non è una visione leggera, ma merita

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  13/04/2018 10:27:21
   7 / 10
Noomi Rapace, forse mai più così brava è Anna, attrice disoccupata che vede regolarmente contrapporsi alle sue aspirazioni artistiche Daisy, la figlia di 4 mesi.
La bambina piange di continuo, in casa, ai provini, sui set, portando la madre ad una condizione di stress tale da indurla ad agire nel modo più innaturale che si possa immaginare.
Purtroppo per Anna le cose non miglioreranno affatto, facendo cadere la donna in uno stato autodistruttivo immortalato da un racconto dal glaciale incedere in cui le emozioni sono quelle strettamente legate al fallimento ed al senso di colpa. I primi piani insistiti, oltre a valorizzare l' espressivo volto della protagonista, offrono una sensazione claustrofobica, spingono al giudizio lo spettatore con l'imputata in primo piano ad espiare le sue colpe attraverso accuse spiattellate da una figlia mai cresciuta, ed espiate in un mondo dove buttarsi via non richiede grossi sforzi.
Il tema doloroso e scottante non spiazza il regista Simon Staho, che con approccio molto distaccato e una narrazione in bilico tra vissuto e fiction, parecchio impostata sui monologhi dei casting, rende ostico il contatto con l'immane spessore drammatico; si ha la sensazione di restare anestetizzati, prigionieri della lucida follia di Anna, in balia di un sofferto processo di catarsi che è recita e calvario continuo, è vilipendio del proprio corpo oltre che dei propri sogni. I riferimenti a "Persona" di Bergman sottolineano le multiple sfaccettature di storia e personaggio, questo in grado di offrire continue immagini diverse di se dal sapore masochistico, almeno fino al passo conclusivo, a quel ruolo fortissimamente desiderato ed ottenuto solo pagando un pegno improponibile.

ferzbox  @  30/01/2016 18:53:46
   8½ / 10
Quello di "Daisy Diamond" è un percorso distruttivo per la protagonista e lo spettatore, quest'ultimo trascinato a forza verso un baratro sempre più profondo di tristezza e disperazione; un turbine di emozioni fortissime ma sfortunatamente negative che nel finale lasciano un segno indelebile e amaro.
Protagonista un'aspirante attrice, vittima di una serie di eventi che l'hanno portata ad essere anche una ragazza madre, assalita dalle responsabilità di accudire la figlia di appena quattro mesi, senza un quattrino e impossibilitata nel continuare a seguire il suo percorso artistico a causa dei suoi doveri materni; un conflitto interiore nato dall'incapacità di scegliere, dalla presunzione di continuare ad essere ciò che si era prima del cambiamento, dalla cocciutaggine di voler stare con un piede su due staffe, di far finta che nulla è cambiato....
In realtà il percorso della giovane Anne sarà burrascoso e impossibile da affrontare; la sua piccola Daisy continuerà a piangere, a cercare la sua mamma,a voler mangiare e farsi cambiare il pannolino, mentre Anne studia la sua parte, vuole dormire, rilassarsi e pensare ai suoi sogni......
Arriverà un evento distruttivo che cambierà le cose; lo spettatore percepisce ed intuisce i pensieri di Anne tramite i suoi provini e le sue audizioni, dove le battute interpretate davanti ai vari registi e le varie commissioni sono dei dialoghi con la sua coscienza e il suo spirito, rivelando ciò che è più marcio dentro a persone che possono essere prevalentemente buone d'animo ma assalite dalla disperazione di non poter sentirsi realizzati o di vivere una vita dignitosa....
Le scelte comportano sempre altre scelte, considerando sempre che le conseguenze che ne nascono possono portare ad un cambio radicale della propria vita......
Una pellicola davvero intensa, ben girata, devastante e senza scrupoli......un'esempio di cinema d'autore che sa come lasciare il segno allo spettatore .....
Consigliato alla grande......

6 risposte al commento
Ultima risposta 30/01/2016 19.21.05
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Danae77  @  27/10/2015 09:18:26
   8½ / 10
Un sogno nel cassetto e la disarmante concretezza nel bagaglio. Un peso che soffoca la gioia di vivere. Tante parole tanti compromessi. Giudizio finale, Osiride che feconda e pesa....un viaggio di Caronte traghettato al contrario, nel limbo della vita fino alla trasformazione che ne assume il nome. Angosciante.

AndersMarx  @  04/08/2014 01:25:18
   7 / 10
Cinema nel cinema, con un'ottima Noomi Rapace nei panni di Anna, un'aspirante attrice, talentuosa quanto fragile, aliena a ogni forma di vero contatto umano.
L'espiazione della sua colpa, la più terribile, è l'unica via d'uscita possibile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/11/2013 11:57:02
   8 / 10
Daisy Diamond è un film che ti rimane dentro in maniera tangibile. L'onnipresenza della Rapace (ottima attrice, ma qui veramente straordinaria) ci inoltra in un quotidiano squallido lacerato da quelle urla incessanti e continue che ti perforano l'udito fino a quell'atto indicibile, apparentemente liberatorio ma che trasformerà il suo sogno di diventare attrice, nella sua versione al negativo del mondo del porno e della prostituzione, in cui la molla del proprio senso di colpa le farà intraprendere un percorso di annullamento totale e di espiazione.
Un personaggio onnipresente ma di cui, per gran parte del film, non sappiamo nulla. Il suo vissuto emerge, o perlomeno si riesce ad intuire, durante la trafila infinita di audizioni. I personaggi che recita si sovrappongono al vissuto e penetrano all'interno della sua sfera emotiva, giungendo alla completa identificazione del reale con l'immaginario. Una donna che recita se stessa. Una pellicola dolorosa e disperata che ti entra nella pelle. Tanto di cappello.

vittorioM90  @  12/10/2013 14:40:22
   10 / 10
*presenti spoiler

DIO E' MORTO. MA IL CINEMA E' VIVO.

Piange Daisy. Piange in continuazione quella piccola creatura. E piange. E grida. Incessantemente. Non ti da pace. Piange di notte. Di giorno. Durante le tue audizioni. In ogni istante della tua vita. Ma è la tua bambina, innocente figlia indesiderata di uno stupro. La ami come ogni madre, ma la odi perché non la volevi, perché ti toglie il respiro, perché non ti lascia vivere.
Forse è nata per rovinarti la vita. O forse è lei ad odiarti. Forse è proprio per quello che piange. Perché odia la persona che l'ha messa al mondo. Perché non vuole essere tua figlia.
Per colpa sua vedi sfumare molte occasioni di lavoro. Ma provi a resistere. La guardi negli occhi. Niente. Non smette di piangere. E tu stai impazzendo, non ce la fai più. La soluzione è una soltanto: liberarsi di lei. Prendere il suo corpicino ed infilarlo nella vasca da bagno, fino a che i suoi polmoni non si siano riempiti di acqua, fino a che non sia diventata completamente blu in volto.
Adesso è immobile, non piange più.
Ma sei te, adesso, a piangere e gridare. Non te ne sei liberata. Daisy è ancora lì con te. Nel letto mentre non riesci a dormire. Ed è cresciuta e ti chiede: perché? Ti ricorda che madre crudele che sei stata.
Le parti continuano a non arrivare. Forse non era lei il problema. Forse sei tu che non hai talento. Come ultima beffa scopri che la vicina di casa gestisce un asilo nido. Ti avrebbe permesso di lasciarle Daisy. Senza pagare. Se solo non tu l'avessi uccisa.
Ma è tardi ormai. Sei un'assassina. Un'attrice mediocre. Una fallita. Una *******. Ma sei anche un essere umano e puoi continuare a fare ciò che hai sempre fatto: recitare. Ed allora interpreti la parte della tua vita. Ti spogli, di fronte alle telecamere. Ti immergi nella vasca. Riempi i tuoi polmoni di acqua, con gli occhi aperti, verso l'alto, fino a quando non restano sbarrati.


Dio è morto. Dio è morto in ogni scena di questo film. Ma il cinema è vivo, con tutta la sua potenza e bellezza. "Daisy Diamond", lungometraggio del 2007 firmato dal regista danese Simon Staho è un film che mette a dura prova lo spettatore, lo obbliga ad astenersi da ogni giudizio morale. E lo fa soffrire. Tantissimo. Troppo?

Un film "Bergmaniano" nell'impostazione e nei contenuti, è la storia di una giovane madre, desiderosa di fare l'attrice, ma incapace di prendersi cura della piccola figlia , frutto della violenza subita dall'ex fidanzato che ha pensato bene di sparire. E non c'è latte nei seni. E non ci sono soldi per campare. E' quindi la storia di una persona fragile che in preda alla disperazione arriva a compiere il più crudele dei crimini. Non solo omicidio. Non solo infanticidio. Ma anche figlicidio.


E così la vediamo precipitare nella follia, nel rimorso, nella profonda disperazione, mentre risuonano i monologhi e i dialoghi di "Persona" di Bergman. L'utilizzo continuo di lunghissimi primi piani ci costringe a scrutare dentro i suoi occhi. Cosa vediamo? Un essere spregevole destinato all'inferno oppure un essere umano?
Nella seconda ipotesi, possibile soltanto se accettiamo di essere a-morali, possiamo entrare in empatia con il personaggio di Anna. E la seguiamo nella sua punizione, orribile quasi quanto la colpa. La vediamo sottoposta (sottoporsi) a terribili torture sia psicologiche che fisiche. Il suo corpo nudo, privo di ogni difesa, diventa oggetto di violenza ed umiliazione. Lei continua a guardarci con lo sguardo rivolto in camera. Ci sussurra. Poi grida. Poi nuovamente sussurra, in un continuo esame di coscienza.
Ed il tutto mentre cinema (finzione) e vita (realtà) si mescolano indissolubilmente.

Credetemi, avrei preferito stroncare questo film. Avrei preferito che non mi fosse piaciuto, mi sarei sentito meno colpevole. Avrei preferito condannarlo, essere qui a scrivere: <<Perchè scomodare Bergman? Quale presunzione nel prendere dialoghi ed immagini di un capolavoro assoluto come "Persona" ed infilarli un film così mediocre che tenta soltanto di provocare e scandalizzare? >>
Ma la realtà è che questo "Daisy Diamond" è tutto tranne che un film mediocre. Non ce la faccio perché una pellicola grandiosa, magnifica, nella forma, nei contenuti, nelle musiche, nel modo in cui è scritta e recitata. Quasi perfetta nel raffigurare l'essere umano e la sua innata debolezza.
Come un film di Bergman. Ecco, l'ho detto.

Voto "a caldo": 10.

Strepitosa Noomi Rapace.

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/01/2015 09.10.34
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VinLet  @  29/09/2013 12:30:54
   8 / 10
Un film forte, spiazzante, doloroso, tormentato.
Un percorso di solitudine, isolamento, illusione, frustazione, che degenera in rimorsi e sensi di colpa, manifestazione dello strazio e dell'angoscia interiore.
Atmosfera onirica in cui si mescola vita reale e finzione.
La prima parte, con la bambina, è devastante.
Noomi Rapace eccezionale.

Gruppo COLLABORATORI Gabriela  @  05/06/2013 09:18:26
   8 / 10
L'influenza di "Persona" è evidente ed è un omaggio al regista svedese. Il viso di Noomi Rapace buca lo schermo, lo riempie, lo centra quasi a percepire una specie di claustrofobia; creando un effetto drammatico e spaventoso. Lei nel suo ruolo migliore, Staho la violenta fino a limiti inimmaginabili e lo spettatore diventa la spia di questa tortura carica di emozione.
Il regista descrive la parte più ingrata del cinema, il degrado di una persona che non trova il suo posto nel mondo alla ricerca della celebrità e la solitudine.
Lo stile teatrale si regge su una successione di dialoghi strani, atmosfera onirica e una serie di specchi in cui non sappiamo mai che cosa è vero e cosa è finzione.
Daisy Diamond è scomodo, crudo, struggente, esasperante. Una storia che soffoca e ci costringe a distogliere lo sguardo dallo schermo.

sweetyy  @  31/05/2013 03:11:14
   7 / 10
tra i film più insostenibili che ho visto.
si arriva al finale completamente annientati.

lupin 3  @  31/05/2013 02:54:30
   8 / 10
Dopo la visione sicuramente non si resta indifferenti, lo consiglio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  27/05/2013 12:27:42
   8½ / 10
Devastante.
Gioco di specchi perverso e crudele del cinema, nel cinema, per il cinema.
Una vicenda senza soluzione di continuità né di uscita: comincia come una terribile finzione, finisce come tale senza darci la possibilità di discernere tra il reale e il "cinematografico".
Sta di fatto che l'inferno di Anna/Daisy è tangibile, fa malissimo e il film è uno dei più forti che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni. Un'impronta indelebile e sadica in cui il sesso è violenza, il legame affettivo è violenza, il cinema è violenza.
Non lo rivedrò mai più esattamente come i film più terribili e belli che possano capitarti, ovvero quelli che ti distruggono pezzo per pezzo portandoti un malessere interiore che poi non se ne andrà più via (Salò, il cinema di Haneke, parte di quello di Von Trier).
Noomi Rapace straordinaria.

Invia una mail all'autore del commento Weltanschauung  @  30/05/2012 11:50:31
   8½ / 10
*Presenza di Spoiler

Daisy Diamond è un film danese del 2007 diretto da Simon Staho.

Anna(una straordinaria Noomi Rapace) è una giovane ragazza che dopo aver subito violenza dal fidanzato rimane incinta, ed allontanata anche dalla sua famiglia, si ritrova completamente sola.
Per fuggire dalla sua triste realtà decide di trasferirsi in Danimarca, seppur senza un lavoro. Qui si prende giornalmente cura della piccola Daisy, a cui tuttavia fa fatica a badare. Il latte dai seni non esce, i soldi per i beni mancano e la piccola non fa che piangere ininterrottamente.

La protagonista ha un sogno, quello di diventar attrice, comincia così a presentarsi a vari provini di film, sistemando Daisy dentro un borsone e portandola con sè. Ogni colloquio diviene però un problema a causa della sua condizione di ragazza madre e del suo danese stentato, così una notte quando Daisy comincia piangere, Anna perde la ragione ed affoga la figlioletta in una vasca da bagno.
Le musiche che accompagnano l'annegamento, suonano tragicamente liberatorie.
Dopo il raptus di follia, continua le audizioni, ma il mondo dello spettacolo comincia a rivelarsi per ciò che è, ovvero un luogo di compromessi e depravazioni. Iniziano ricatti sessuali, un giovane regista le chiede di fare sesso promettendole in cambio una sponsorizzazione nel settore, una produttrice di cartoon sulla cinquantina fa altrettanto, Anna si difende con amara freddezza sottostando alle costrizioni. Finché, capito l'andazzo e stanca di promesse mai mantenute, la giovane decide di diventare una pornoattrice, taglia i capelli e crea il suo nome d'arte: Daisy Diamond.
Ma i rimorsi cominciano ad emergere, il senso di colpa lacerante si palesa attraverso la voce fuori campo di Anna, portavoce di dialoghi immaginari con una Daisy ormai cresciuta. Attraverso questi monologhi ella cerca disperatamente di appropriarsi di nuovo della sua spensieratezza bambina.
Il suicido pare divenire l'unica via d'uscita, ma un ultimo slancio di volontà la spinge verso il primo regista conosciuto a cui chiede di girare un film che racconti la sua storia ed e così che Anna riuscirà a raggiungere Daisy nella stessa vasca da bagno in cui aveva macchiato indelebilmente la sua esistenza.

La prima parola che viene in mente per la descrizione di questo film è Metacinema. Attraverso la voce narrante della protagonista, la metanarrazione prende forma tramite ricordi e riflessioni. L'incipit che apre il film, seppur già abusatissimo nella settima arte, è l'esempio lampante di una storia che ha la straordinaria capacità di far riflettere mentre riflette su se stessa.
In ogni colloquio di lavoro Anna recita rigorosamente una parte che corrisponde esattamente alla sua vita, confondendo caoticamente realtà e finzione e creando un alone onirico che a tratti può ricordare Mulholland Drive di David Lynch.
Tutto ciò che drammaticamente sconvolge la vita della donna trova sempre un corrispondente incastro nelle sceneggiature dei film a cui lei aspira di prender parte.

Alcuni discorsi della protagonista, Staho li prende direttamente dalla sceneggiatura di Persona di I.Bergm. Essi appartengano al personaggio dell'infermiera Alma nei momenti in cui descriveva una maternità indesiderata e quando raccontava un' esperienza di sesso di gruppo.
Staho inserisce quest'ultimo dialogo come prologo per le riprese di un film hard, ed i riferimenti a Persona si palesano chiaramente quando i personaggi di Daisy Diamond vanno anche a visionarlo al cinema.
Il titolo Persona alludeva alla maschera dell'attore, difatti Anna è come Elisabeth, si esprime solamente indossando una maschera, che tuttavia qui corrisponde esattamente alla vita reale.
Ma oltre al maestro svedese, Staho costruisce tutte le fondamenta, dalla sceneggiatura, alle ambientazioni scarne, sino all'utilizzo della macchina da presa, soprattutto seguendo l'insegnamento del suo connazionale T.Dreyer.
La sua è una regia rigorosa, cinica ed efficace, lo stile è gelido e il bianco della fotografia si amalgama alla perfezione con la potenza del dramma, i primissimi piani devono tutto alla lezione data da Dreyer con la sua Giovanna D'arco ottant'anni prima.

Un altro riferimento importante è certamente il capolavoro di Kerrigan Claire Dolan, che la straordinaria Noomi Rapace, in un ruolo in cui si mette in gioco sia fisicamente che emotivamente, presumo abbia visionato. Tantissime le analogie tra i 2 personaggi, il loro modo di approcciarsi al prossimo è identico, così come identica è la loro espressività disillusa e l'arrendevolezza a cui cedono ai ricatti del mondo esterno. Entrambe decidono di diventare oggetti sessuali annullandosi completamente.

Il panorama umano descritto da Staho è scoraggiante, la meschinità dei personaggi che si trovano sia nella realtà che nella finzione è identica, e la loro glacialità dei sentimenti ricorda fortemente le rappresentazioni più ciniche dei film di Lars Von Trier.
La sessualità rappresentata è asettica e perversa. Essa è in perfetta linea con il modus vivendi moderno, osserviamo un erotismo mentale ed egoistico dove la sessualità diviene una confusionaria esplorazione inconscia atta al soddisfacimento personale temporaneo.

La storia narrata da Staho è sfaccettata e complessa, la riflessioni che ne possono scaturire sono molteplici. Delineando l'ennesima eroina femminile, il danese medita sull' odissea di una donna in cerca di sé stessa e della sua capacità di amare, sia come donna che come madre.
Il mondo, specchio di una dualità mentale, alterna carnefici e vittime, e così quando Anna si taglia i capelli, completa la propria trasformazione in vittima. La sua ricerca interiore non può far altro che rivelare il riflesso delle sue lacerazioni profonde del passato anche all'esterno, ed è questa la chiave su cui ella cerca i veri arcani della realtà che nel macroscopico si nascondono all'ombra dell'inesattezza dei dati sensoriali.

Nel finale, la vita e il cinema concludono la loro morbosa fusione, ed è così che Daisy Diamond diviene, nella disgraziata vasca da bagno, un film nel film.

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