Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Dal punto di vista della realizzazione il film è molto scontato, al limite dell'ingenuo, ci possiamo tranquillamente immaginare i risvolti di un sacco di scene
(vedi l'inquadratura del bambino con il suo cappello che poi si rivede sulla bara, oppure il finale che si chiude con la battuta "5 giorni a pane e acqua")
per non parlare dell'inizio in cui i ragazzi che decidono di fare i partigiani vengono dipinti quasi come dei rin********ti. Anche le interpretazioni di Accorsi e Pasotti non mi hanno convinto (ho trovato quasi meglio le parti in cui c'erano dei ragazzi che parlavano davvero in veneto). Eppure,nella sua semplicità e nonostante alcuni strafalcioni, il film mi è piaciuto. E si può apprezzare forse proprio per il suo essere genuino, una genuinità che si riflette anche nel gruppo di ragazzi che dapprima sono un pò imbranati e disorganizzati e poi diventano uomini. Perchè passare dai banchi dell'università alla guerra li ha cambiati profondamente, hanno visto amici morire, hanno visto la morte in faccia e le atrocità che l'uomo può commettere, eppure non si sono arresi nè nascosti, hanno continuato a combattere perchè credevano fermamente di avere diritto alla libertà, una libertà che era stata loro sottratta e che volevano disperatamente riprendersi. Mi ha colpito la frase finale di Mario che piange dicendo che tempi così non sarebbero più tornati, quel fervore, quella voglia di riscatto, quella determinazione e quel coraggio si sono poi perduti col passare delle generazioni e ci siamo abituati a dare per scontati anche i diritti più semplici. Commovente il discorso di Marco Paolino all'arrivo dei ragazzi in montagna.