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Ne avevo sentito parlare spesso di questo film prima di guardarlo, e onestamente mi aspettavo qualcosa in più. Il film sfrutta l'idea di un luogo realmente esistente: la foresta di Aokigahara, luogo in cui si verifica il maggior numero di suicidi in Giappone, attestandosi tra i primi al mondo per questo tragico primato: è stato calcolato che da metà secolo scorso in poi, il numero di persone che si sono tolte la vita nella foresta, annualmente, si aggira attorno alla trentina. Per questo è comprensibile il fascino, un po' macabro, che la foresta ha su scrittore e cineasti, per quel senso di spettrale mistero che assicurerebbe una notevole e suggestiva atmosfera. In The forest ci si avvale molto dei jumpscare, qualcuno è fatto anche bene e ti fa saltare dalla poltrona, ma molti sono fastidiosamente troppo gratuiti, non rendono banale il film, ma sanno di già visto e quindi risulta abbastanza scontato. Oltre alla bellissima e suggestiva ambientazione (sicuramente è il perno del film), The forest tiene un merito non di poco conto: quello di saper fondere con equilibrio lo spirito di due diversi approcci all'horror, attingendo sia all'estetica più propriamente occidentale che a quella dei j-horror che hanno spopolato diversi anni fa con l'esplosione del fenomeno. Per la parte attori, una prova così e così, non mi hanno trasmesso molto, del cast conosco solo Natalie Dormer (l'ho già vista in Hunger Games e in qualche puntata vista di GOT) ma onestamente non mi ha convinto molto, stessa cosa gli altri attori. Un horror abbastanza convenzionale, non ci racconta nulla di nuovo, peccato perché vista la storia poteva essere un gran bel horror.