Ludovico Massa detto Lulu, metalmeccanico rozzo e crumiro, è il perfetto archetipo del lavoratore senza coscienza di classe. Abile sul lavoro, si ammazza di fatica solo per riempire la casa di inutili aggeggi consumistici. Il suo comportamento gli aliena le simpatie dei compagni...
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Petri, avvalendosi della mastodontica interpretazione di uno dei più grandi (il più grande?) attori italiani di tutti i tempi, ti sbatte in faccia le dinamiche e le ripercussioni psicofisiche sulla vita (non vita) del lavoratore operaio, sia dentro che fuori le mura della prigione, con un occhio, un sonoro ed una percezione talmente verosimile della realtà (sociale, economica, politica) assolutamente degne del miglior cinema di denuncia (e garantito che non le manda a dire a nessuno); ma come ogni buon film del genere che si rispetti, anche questo "soffre" di una narrazione ferocemente distaccata (escludiamo la poca facilità nel comprendere il dialetto bergamasco ed un'eccessiva verbosità generale) con il risultato che pur mettendo a nudo tante tristi verità nella maniera più schietta e meno sensazionalistica possibile (Salvo Randone ne è l'esempio perfetto) l'assenza di "umanità" narrativa rischia spesso di compromettere il coinvolgimento dello spettatore pur nella consapevolezza di ritrovarsi davanti ad un'opera con coraggio e cogliòni da vendere. Indelebile la sequenza finale.
Dopo questo, consiglio di passare al sottovalutato "Tuta Blu" di Paul Schrader, dove a mio avviso viene a trovarsi il giusto equilibrio tra denuncia e dramma.