la classe operaia va in paradiso regia di Elio Petri Italia 1971
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la classe operaia va in paradiso (1971)

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locandina del film LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO

Titolo Originale: LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO

RegiaElio Petri

InterpretiGian Maria Volonté, Mariangela Melato, Salvo Randone, Gino Pernice, Luigi Diberti, Mietta Albertini, Donato Castellaneta, Adriano Amidei Migliano, Guerrino Crivello, Ezio Marano, Giuseppe Fortis, Corrado Solari, Flavio Bucci, Luigi Uzzo, Federico Scrobogna, Nino Bignamini, Carla Mancini, Antonio Mangano, Lorenzo Magnolia, Alberto Fogliani, Orazio Stracuzzi, Marisa Rossi, Renzo Varallo, Eugenio Fatti, Renata Zamengo, Giacomo Concina, Vincenzo Martorana, Ennio Morricone, Sergio Negri

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 1971
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1971

•  Altri film di Elio Petri

Trama del film La classe operaia va in paradiso

Ludovico Massa detto Lulu, metalmeccanico rozzo e crumiro, è il perfetto archetipo del lavoratore senza coscienza di classe. Abile sul lavoro, si ammazza di fatica solo per riempire la casa di inutili aggeggi consumistici. Il suo comportamento gli aliena le simpatie dei compagni...

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Voto Visitatori:   8,49 / 10 (67 voti)8,49Grafico
Miglior film
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior film
Gran premio del festival del cinema internazionale
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Gran premio del festival del cinema internazionale
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Voti e commenti su La classe operaia va in paradiso, 67 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

stratoZ  @  30/10/2024 12:17:49
   8½ / 10
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Altro splendido film di Petri dopo quel capolavoro di "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", qui il regista romano ricrea delle fantastiche atmosfere quasi kafkiane, al limite della paranoia, contraddistinte da una forte alienazione e condite da un forte senso del grottesco che sfocia nell'umorismo nero spesso e volentieri, raccontandoci prima di tutto il lavoro in fabbrica, lo sfruttamento da parte dei padroni e la competitività che si viene a creare a causa della politica del cottimo, secondo la quale ogni operaio guadagna più soldi in base alle prestazioni, che però influisce anche sulla media che altri operai saranno costretti a mantenere, causando un grosso stress psicofisico non sostenibile nel lungo termine, è qui che entra in gioco Lulù, operaio vecchio stampo, fedele al padrone che è ossessionato dall'essere il migliore tra gli operai, da ritmi produttivi incessanti allo scopo di guadagnare di più, vivendo una vita sacrificata per il lavoro, con un divorzio alle spalle, il figlio che vede una volta ogni mai, l'ex moglie che lo odia e la nuova compagna costantemente insoddisfatta, dato che addirittura pensa al lavoro anche nei momenti di intimità, è una fissazione quasi morbosa, un attaccamento al lavoro come fosse un vero e proprio feticcio, una dipendenza che però verrà stravolta dall'incidente che gli causerà la perdita di un dito, da qui emerge come una sorta di presa di coscienza da parte di Lulù, trovando conforto nei compagni, sindacalisti e scioperanti che pretendono più diritti, paghe migliori, meno turni di lavoro, un trattamento più umano, di cui Lulù entrerà presto a far parte, cambiando radicalmente il suo approccio al lavoro, come una reazione di rigetto per lo stress psicofisico accumulato negli anni, è qui che però l'idealismo si scioglie come neve al sole, col film che se inizialmente sembra avere una direzione univoca nella critica ai padroni, non risparmia neanche l'altro lato, quello più a sinistra per intenderci, ne sindacati ne operai del collettivo, Petri esprime la sua critica a livello bilaterale, portando anche una certa disillusione sulla lotta di classe, mostrandola quasi in maniera velleitaria, le conseguenze saranno nefaste, Lulù addirittura perderà il lavoro e si sentirà abbandonato dai compagni che sembrano ritrattare alcune loro posizioni, chi impegnato in altre occupazioni, chi abbasserà la testa come faceva lo stesso protagonista, fino ad un epilogo di falso ottimismo, e che accresce ancora di più la componente grottesca.

Petri fa uno straordinario lavoro di messa in scena, con una regia di altissimo livello che impone una visione ossessiva e ripetitiva della vita di fabbrica, la camera alterna grandi pianisequenza a mano con inquadrature rapide a sottolineare la ripetitività del lavoro, ma vi sono anche belle inquadrature larghe, come il grande gruppo di lavoratori che entra in fabbrica inquadrati dall'alto e la nebbia che da una sensazione come se fossero a perdita d'occhio, sottolineando l'omologazione, perdendosi come fossero un gregge di pecore, aiutato da una fotografia straordinaria, molto contrastata e cupa, il grigiore domina non soltanto nei locali della fabbrica quanto anche nella blanda quotidianità del protagonista, il sonoro è un altro elemento efficacissimo, qui quasi stordente, lo spettatore viene tramortito da questa sequenza senza fine di rumori di rulli e macchinari vari resi estremamente invadenti al punto da coprire molti dialoghi, e ovviamente è impossibile non citare anche la colonna sonora di Morricone col suo incedere solenne e spedito, sembra quasi una marcetta imperiale del grottesco, quando parte nei titoli di testa mi immagino sempre il padrone della fabbrica - che non viene mai visto nel film - che entra in sala macchinari con le braccia sui fianchi. Con un Volonté fantastico, estremamente sopra le righe come tutto il film, una Mariangela Melato che interpreta la compagna disillusa, tradita e resa apatica del protagonista, anche lei molto in parte, arrivando al personaggio di Salvo Randone, che già era stato protagonista in uno dei primi Petri, tra l'altro tra i più belli, "I Giorni contati", qui nel ruolo del Militina, vecchio operaio che si era battuto tanto per la lotta di classe ora rinchiuso in un manicomio per quello che oggi definiremmo un vero e proprio "burnout", che a me è sembrato molto una proiezione del protagonista stesso fra qualche anno, con il contesto della fabbrica che gli prosciugherà tutte le energie mentali e fisiche, rendendolo malconcio ad appena 31 anni, nevrotico e al limiti della psicosi come si vede nel finalissimo in cui Lulù incomincia a svisionare di brutto.

pak7  @  04/02/2022 18:23:38
   7½ / 10
Credevamo fossero passati quei tempi, ma tutt'oggi la situazione rimane molto simile. Lavoratori in balìa di capi che non rispettano i loro diritti, omertà ai massimi livelli pur di non perdere il lavoro.
Pellicola importantissima a livello nazionale con un Volontè strepitoso.
Da vedere almeno una volta.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  21/01/2022 19:01:32
   9 / 10
Uno dei film più famosi di Petri, personalmente l'ho preferito a "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", rispetto a cui è apparentemente più diretto. Un eccellente (come al solito) Volonté in un'opera che sa sorprendere, e che nonostante l'apparenza sa essere spesso imprevedibile anche nelle conclusioni che vengono tratte. Poco altro da dire, a mio parere un capolavoro, peraltro più che mai attuale, nonostante quest'anno compia 50 anni.

The BluBus  @  05/01/2022 23:40:14
   8½ / 10
Grande film di Petri, che entra fisicamente all interno della realtà della fabbrica. Volonté a livelli mostruosi.

alex94  @  27/04/2021 00:08:14
   7½ / 10
Ci volevano un gran bel paio di ******** a concepire e a realizzare negli anni settanta una pellicola di questo genere.
Un film che alla sua uscita scontento un po'tutti ( soprattutto coloro che facevano parte della stessa parte politica del regista,marxista), industriali,studenti e sindacati non se ne salva praticamente nessuno.
La critica è un po'troppo urlata per i miei gusti ( forse un po'per questo ho preferito il precedente "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"), però siamo davanti ad una pellicola splendidamente diretta ed ottimamente interpretata da un mostruoso Volonté,geniali le musiche di Morricone.
Un esempio di grande cinema.

mrmassori  @  16/02/2021 00:08:33
   9 / 10
Capolavoro sempre attualissimo. Grande regia di Petri e immenso Volontè.

marcogiannelli  @  16/04/2020 20:35:54
   7½ / 10
Forse il fatto che io lo abbia visto nel 2020 incide tanto sulla mia valutazione. Ma "La classe operaia va in paradiso" mi ha un tantino deluso.
E vado a ricercare nell'eccessiva verbosità urlata, nella lunghezza di alcune scene, nella fluidità del racconto la mia critica.
E' il film di un marxista convinto che vuole denunciare sì i padroni, gli arricchiti ecc., ma non si fa problemi nel far vedere i limiti dei sindacati, degli scioperi, degli studenti interessati.
Il capitalismo è una macchina ben oliata che funziona benissimo con gli stakanovisti, ma se ci si mette un dito dentro rischia di incepparsi e di far saltare tutte le certezze che si avevano.
Le scene che ho preferito sono quelle in cui si racconta bene l'operaio una volta tornato a casa e quelle relative alla vita di fabbrica nella parte iniziale.
Lulù è un personaggio meraviglioso, interpretato da un maestoso GianMaria Volonté, che cambierà forma più volte nel corso del film. Dirà che l'uomo è sostanzialmente la fabbrica in cui lavora, e lui stesso avvalora questa triste tesi. Lulù annulla tutto sè stesso, anche sessualmente, per via della vita che fa in fabbrica.
La regia di Petri è asfissiante, riempie sempre tutto lo schermo e ogni inquadratura punta a rappresentare lo stato d'animo dello spettatore.
Ottimo il solito Morricone con una colonna sonora angosciante, che dà il tono drammatico alla vicenda.
Alla fine della battaglia saranno tutti sconfitti, chi più chi meno. E 50 anni dopo siamo punto e a capo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  13/03/2019 18:13:09
   9 / 10
probabilmente il miglior Petri e il miglior Volontè .
Atto di denuncia durissimo e nel 2019 quantomai attuale.
Sceneggiatura ottima coinvolgente e aberrante nei contenuti per sottilineare la durezza della catena di motaggio .
L'ho già detto ma lo ripeto , grandissim aprova di Volontè soprattutto nella scena finale quando sproloquia e vaneggia davanti agli intontiti colleghi. Magistrale pezzo del cinema italiano.

76mm  @  27/06/2018 11:54:38
   6½ / 10
Vibrante atto d'accusa, avvincente ma meno coeso del precedente "Indagine…"
Prendersela con tutto e tutti genera un po' di dispersione.
Il pedale del grottesco è premuto a tavoletta per tutta la durata e anche Volontè mi è sembrato a tratti troppo sopra le righe.
Petri all'epoca si fece molti nemici.

Matteoxr6  @  26/10/2016 18:12:05
   7½ / 10
"Uno scimpanzè che crede davvero di essere un uomo", il quale viene traumatizzato da un infortunio, simboleggia l'operaio che si trova strattonato, circuito, sballottato da assurdi estremisti di sinistra che pensano che la vita sia una simulazione, sindacalisti in parte realisti, in parte tendenti al giallo, operai di tutte le specie uniti e divisi dalla medesima sorte. La tematica dell'alienazione l'ha insegnata sul grande schermo a tuto il mondo Chaplin, e quello che è veramente interessante risulta invece le svariate sfaccettature di una lotta di classe non più dualistica, ma dispersivamente disorganica e confusionaria in una nebbia, tanto per citare, destinata ai mulini a vento.

Thorondir  @  28/09/2016 14:15:39
   9 / 10
Un film freddissimo per atmosfera e colori, quasi nordeuropeo, sulla distruttiva situazione del proletariato di fabbrica italiano degli anni '70. Mette in scena un mondo povero e disilluso, in cui emergono le lotte tra le forze della sinistra, tra i vari sindacati, tra i vari modi di intendere la lotta di classe e la contrattazione operia, tra gli stessi operai, tra loro e i "padroni". Un affresco amaro, nero, feroce e a tratti anche ironico, di un mondo che già collassava sotto il peso dei tempi, con quei 30enni già stravolti, perchè come recitava una canzone dei Gang "i dialetti soffocati nel regno del rumore, al reparto verniciatura non passano le ore". A tratti ammorba e ripete delle situazioni, ma basterebbe la MONUMENTALE interpretazione di Volontè per essere ricordato per sempre nella storia del nostro cinema.

fabio57  @  01/09/2016 15:24:43
   7½ / 10
Ovviamente datato, però incarna al meglio, il modello di film di denuncia che soprattutto negli anni settanta ebbe una discreta fortuna. Petri era regista sensibile a questi temi e raccontava con discreto realismo le vicissitudini di una società in grande trasformazione. Sono passati più di quarant'anni ma la classe operaia di sicuro in paradiso non c'è mai andata.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Angel Heart  @  07/06/2016 19:30:36
   7 / 10
Petri, avvalendosi della mastodontica interpretazione di uno dei più grandi (il più grande?) attori italiani di tutti i tempi, ti sbatte in faccia le dinamiche e le ripercussioni psicofisiche sulla vita (non vita) del lavoratore operaio, sia dentro che fuori le mura della prigione, con un occhio, un sonoro ed una percezione talmente verosimile della realtà (sociale, economica, politica) assolutamente degne del miglior cinema di denuncia (e garantito che non le manda a dire a nessuno); ma come ogni buon film del genere che si rispetti, anche questo "soffre" di una narrazione ferocemente distaccata (escludiamo la poca facilità nel comprendere il dialetto bergamasco ed un'eccessiva verbosità generale) con il risultato che pur mettendo a nudo tante tristi verità nella maniera più schietta e meno sensazionalistica possibile (Salvo Randone ne è l'esempio perfetto) l'assenza di "umanità" narrativa rischia spesso di compromettere il coinvolgimento dello spettatore pur nella consapevolezza di ritrovarsi davanti ad un'opera con coraggio e cogliòni da vendere.
Indelebile la sequenza finale.

Dopo questo, consiglio di passare al sottovalutato "Tuta Blu" di Paul Schrader, dove a mio avviso viene a trovarsi il giusto equilibrio tra denuncia e dramma.

GianniArshavin  @  13/05/2016 15:54:04
   8 / 10
"Il ragazzo li fuori ha detto che entriamo qui dentro di giorno ,quando è buio, e usciamo di sera quando è buio..ma che vita è??? ma che vita è la nostra?? Allora io ho detto: già che ci siamo , perché non lo raddoppiamo questo cottimo ,cosi lavoriamo anche la domenica! anzi veniamo qui dentro anche di notte! portiamo dentro anche i bambini e le donne , i bambini li sbattiamo sotto a lavorare e le donne ci sbattono a noi un panino in bocca e noi via che andiamo avanti senza staccare e avanti avanti , avanti per queste quattro lire vigliacche fino alla morte!!"

Invia una mail all'autore del commento luca986  @  14/02/2015 02:11:15
   7 / 10
Inferiore all'Indagine. Eccezionale Volontè come sempre.

JOKER1926  @  03/09/2014 17:33:44
   7 / 10
Qualche autore cinematografico ha addosso un marchio che lo contraddistingue, fra i pochi che ripercorrono questi concetti sorge l'immagine di Elio Petri, firma di produzioni impegnate e seriose.
"La classe operaia va in paradiso" probabilmente è uno dei titoli più importanti e forse il più famoso che coniuga al banchetto cinematografico la regia con il pubblico.
Le argomentazioni non possono non cadere nelle dinamiche dell'individuo che si imbatte con il resto della società, nella circostanza però, l'altra sponda è incarnata dal capitalismo, ossia da chi dirige i fili dell'economia, insomma del potere.

Elio Petri si fa forza introducendo nella storia l'icona di Lulù rappresentata da Gian Maria Volonté. Con "La classe operaia va in paradiso" l'attore italiano (già presente in altri film del regista) con grandi probabilità autografa su pellicola la sua più grande gesta interpretativa. Le smorfie, il parlare sbalorditivo e il ruolo (difficile) assegnatoli portano Volonté alla celebrazione più alta e pura di uno fra i migliori attori della storia italiana, superiore persino a quelli che la critica pubblicizzata pubblicizza come i più grandi.
Accertata la magnificenza interpretativa del perno del disegno di Petri, "La classe operaia va in paradiso" si snocciola perfettamente nella sua intenzione. L'intendo cinematografico si manifesta in modo forte; il tutto è una critica al sistema delle fabbriche, fra moderno schiavismo e alienazione dalla vita, dalla propria vita.

Critica alla critica di Elio Petri

Lo svantaggio dei film politici è che il tempo può terribilmente cambiarli e indirizzarli altrove. Insomma nel nuovo millennio con una crisi palese non tutti apprezzerebbero il lato filosofico e "giusto" del disegno di Petri. Il Cinema dovrebbe essere arte incondizionata, quando si entra nel politico le melodie cambiano e subentra il concetto del relativo che manipola il giudizio finale.
"La classe operaia va in paradiso" dovrebbe essere ricordato principalmente per Volonté e per la costruzione scenica che diviene tenebrosa e malata. Il messaggio politico diviene pesante e come successe qualche anno prima con "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" i rischi di non farsi apprezzare integralmente aumentano pesantemente.

Goldust  @  06/06/2014 11:44:08
   7½ / 10
Film di denuncia ruvido e sopra le righe che affronta il delicato argomento dell'alienazione uomo - macchina e delle variabili sociali, politiche ed economiche ad esso collegate. Si scandaglia quindi la vita privata e lavorativa del nostro Lulù, fatta di privazioni, compromessi ed ossessioni, passando per l'operato dei gruppi studenteschi e sindacali di sinistra, che vengono sostanzialmente descritti come scansafatiche ( i primi ) e semi-collusi con il potere imprenditoriale ( i secondi ). Con un quadro d'insieme sofferto e pessimista il messaggio del regista giunge forte e chiaro, e riesce a smuovere più di una coscienza; peccato che la pellicola non sia sempre di facile digestione, con quei toni urlati che alla fine tendono a stancare.
Il cast è ben assortito e su tutti spicca la prova di un monumentale Gian Maria Volontè.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  08/04/2014 20:20:09
   8 / 10
Associazione spontanea che giunge durante il film è 'Tempi Moderni', questa insistita ripresa degli ingranaggi, il clima rumoroso e destabilizzante della catena di montaggio, i movimenti ripetuti compulsivamente, ognuno pensa a qualcosa di diverso per tenere occupata la mente, affinché la nevrosi non sfoci in psicosi.
Oltre al ritratto alienante della forza-lavoro nelle fabbriche, la politica, che con Pirro si è fatta più densa e indirizzata nei testi di Petri, anche nobile, spesso abbracciando simbolici riferimenti a Marx e Brecht, oltre che Kafka già presente nel primissimo Petri. Volonté si cala in un personaggio completamente passivo, in principio disumanizzato è il perfetto operaio, l'uomo-oggetto, dopo la menomazione assurge a vessillo della lotta operaia, è uno script talmente maturo, che bada bene a non risparmiare nessuno (dai padroni, ai sindacalisti fino alle lotte studentesche con tanto di rissa sul set), da essere ritenuto superficialmente di parte, e abituato ormai ad essere attaccato dall'ala sinistra della sfera politica.
Non c'è la sobrietà di Rosi in materia politica, ogni tanto la svirgolata trash, perchè no, ironica è presente, non guasta più di tanto, qui si concede un'animalesca scena di sesso in auto, nel successivo pigerà ancor di più il bottone.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  08/03/2014 17:28:49
   8½ / 10
Petri, talento inestimabile del nostro cinema, dopo un capolavoro assoluto come "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" dirotta la sua attenzione sulla società italiana facendo entrare per la prima volta il cinema all'interno delle fabbriche italiane. Ed è un inferno, altro che paradiso.
Lulu (uno strepitoso Volonté, come suo solito) impazzirà nel suo tran tran quotidiano all'interno della fabbrica, dove tutto è fabbrica, il lavoro distorce e mangia qualunque gesto quotidiano, i caroselli delle pubblicità accompagnano le serate mediocri in "famiglia" dove persino il sesso è inglobato dalla fabbrica, in cui pensieri/passioni/vita sono concretizzati dalla macchina.
Non è un caso che il ritmo dell'opera di Petri sia ossessivo e che il tema di carosello venga ascoltato distintamente in tv e qualche minuto dopo fischiettato da un paziente del manicomio con insistenza; idem le fissazioni nevrotiche degli operai, dagli slogan comunisti alle frasi di Lulu.
Persino la follia diviene quotidiana apatia nella fabbrica, dove il paradiso dietro un muro è l'ombra di un sogno, e forse dietro questo sogno, dietro questo muro altro non c'è che la morte come liberazione dall'incubo del lavoro disumano.
Ovvio che ai comunisti all'epoca il film non fosse piaciuto visto come sono ritratti anche loro nell'ottica grottesca e feroce di Petri: strano che i primi a levarsi contro la censura poi siano stati sempre in prima linea ad invocare la distruzione (letteralmente, dare alle fiamme) della pellicola. Segno che Petri colpì nel segno risparmiando pochi, forse nessuno, anche in questo caso specifico.

DogDayAfternoon  @  03/03/2014 21:29:32
   7 / 10
Bel film di denuncia sociale tra "Tempi moderni" e "Fantozzi", colpisce più per il tema trattato che per il film in sé. Straordinario Gian Maria Volontè che trascina il film praticamente da solo anche se comunque il resto del cast, seppur messo in secondo piano dal protagonista, non sfigura. Film coraggioso che ben descrive il destino dell'uomo-macchina equilibrando sapientemente le giuste dosi di ironia e drammaticità.

Melefreghista  @  31/07/2013 16:22:18
   10 / 10
Volontè dalla bellezza struggente in una storia che racconta l'incubo kafkiano dell'operaio condannato alla catena.
Chi non è stato in fabbrica o non è figlio di operai non potrà mai cogliere appieno la grandezza di questa pellicola e tutte le sue sfumature emotive.

Ogni volta che ripenso a questo film mi vengono i brividi.

La fabbrica è una galera.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  17/01/2013 14:10:19
   8 / 10
Film di Petri che racchiude in se un grande potere, quello di raccontarci la situazione politica lavorativa in italia che mio malgrado non è cambiata poi molto, anzi è ancora attualissima. Bravissimo Gian Maria Volontè ma tutto il cast in generale. Non sono d'accordo con le persone che dicono che sia invecchiato male. Uno dei migliori film del regista.

Oskarsson88  @  16/12/2012 17:34:55
   8½ / 10
Il film è bellissimo soprattutto nelle scene di fabbrica alienanti sorrette da un Volontè tanto per cambiare straordinarie. Alcune scene sono eccellenti, e anche se non sempre la pellicola è lineare e fluida da seguire, per il messaggio di denuncia che fa trasparire è solamente da ammirare e inoltrare! Superbo.

7219415  @  16/12/2012 15:53:32
   8 / 10
Bello...ma un voto in più è per Volontè

Signor Wolf  @  13/12/2012 10:23:22
   9 / 10
"Il socialismo perderà perchè il capitalismo convincerà i servi di essere padroni"

questa massima illustra perfettamente il compartamento di Lulù.

Un film magistrale che ti fa conprnedere le condizioni di lavoro del passato e forse anche del futuro.

guidox  @  03/10/2012 19:52:28
   7½ / 10
la vita infernale alla catena di montaggio è resa splendidamente, Volontè è un grandissimo e le musiche sono avanti trent'anni.
però per me questo film è troppo "carico", nel senso che in alcune parti sembra quasi parodistico su alcune forzature (prima fra tutte la situazione familiare di Lulù) che a mio avviso macchiano un po' il contesto rendendolo meno credibile.
anche la presa di coscienza del lavoratore solo dopo la perdita del dito non mi è piaciuta, specie perchè come detto prima, al di là dell'inutilità di ciò a cui Lulù arriva col suo lavoro a testa bassa, comunque si rende conto ben prima che qualcosa di grosso che non va c'è.

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/12/2012 20.08.07
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benzo24  @  25/01/2011 13:28:30
   6½ / 10
film che merita la visione sopratutto per l'interpretazione di volontè e sopratutto di salvo randone. visto oggi comunque risulta un poco datato.

Reservor dog  @  11/01/2011 09:09:42
   9 / 10
Ennesimo ritratto abrasivo e spietato del maestro Petri, che questa volta posa il suo sguardo sulla condizione lavorativa e non di un uomo durante il boom economico. Ludovico Massa, operaio solerte ed efficiente, stritolato dalla ripetitiva e fiaccante vita di fabbrica, così come da una situazione famigliare complicata, si ritrova preda delle sue stesse decisioni, senza aver ben comprese il perché.
Come non bastasse la già dura realtà quotidiana, ecco che a render ancor più angusto il cammino dei Lulù ci si metteranno gli studenti dagl’ideali utopistici perennemente all’entrata della ditta, i sindacati ben più attenti alle loro conquiste politiche che altro, oltre ai compagni di reparto da cui viene inviso a causa della sua efficienza sul lavoro.
Ossessionato dalle mille voci che lo consigliano, dall’incombente presenza di un compagno finito al manicomio, dalle parole roboanti e impregnate da ideologie, ma ben lontane dal poter capire il supplizio di un’ intera generazione, al povero Lulù non rimarrà che provar a districarsi rimanendo il quanto più possibile a galla.
Inutile dilungarsi sulla prova di Volonté.
Magari avessimo anche oggi registi e attori così capaci di raccontare e interpretare i malumori e le contraddizioni della nostra società.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  30/11/2010 10:43:00
   9 / 10
Con questa feroce critica del sistema lavorativo in fabbrica Elio Petri conferma lo straordinario sodalizio venutosi a creare con un Gian Maria Volontè al solito perfetto.
Lulù Massa è un operaio stacanovista,non conosce stanchezza e lavora con martellante frenesia,è ossessionato dal desiderio di produrre a più non posso in virtù di un guadagno,di una necessità di possedere che ne inasprisce il lato umano sino a ridurlo ad una sorta di automa in carne ed ossa.
Da emblema di un certo tipo di lavoratore,ottuso e iperproduttivo,addirittura preso a modello a discapito di colleghi più lenti o meno determinati nell'applicarsi a ritmi sostenuti, si tramuterà nell'antitesi di ciò che ha sempre incarnato.
Petri è eccezionale nel riportare l'agonia di un mondo alienante,dove l'uomo diventa ingranaggio di un ciclo coercitivo all'interno del quale l'unico rapporto vitale concessogli è quello con la macchina, come sottolineato dall'inquietante messaggio che accoglie gli operai all'inizio di ogni nuovo turno.
Non vi è indulgenza nei confronti di nessuna classe sociale,Petri condanna tutti, e se nel caso dei "padroni" non gli è faticoso muovere critiche di un certo spessore,l'autore annichilisce gli ideali quando sviscera un atteggiamento di ipocrita speculazione nei confronti del singolo lavoratore anche da parte di chi si è costituito difensore dei suoi diritti.Il regista è bravo ad immortalare uno spaccato sociale legato a doppia mandata alla situazione lavorativa, con i movimenti che intorno ad essa gravitavano e da cui traevano la propria ragion d'essere.
Il caso di Lulù è sintomatico per afferrare quelle ripercussioni estranianti che si manifestano nel vivere quotidiano,il dialogo con l'ex collega Militina (il bravissimo Salvo Randone) rifinisce la dimensione tragica di un uomo privato delle proprie sostanziali certezze, incapace di svincolarsi dall'unica realtà padroneggiata e quindi destinato a un pericoloso corto circuito.
Ritmi convulsi,urla umane e frastuono di macchinari,un film che coglie l'essenza della disumanizzazione dell'individuo anche attraverso disturbanti suoni meccanici,da brividi la colonna sonora di Ennio Morricone decisamente in anticipo sui tempi.
Finale pessimista con il circolo vizioso che si chiude lasciando solo folli utopie paradisiache.

Rand  @  23/10/2010 16:01:11
   8½ / 10
Che dire? Un film che finalmente ho potuto gustare in dvd e devo dire che le attese non sono state deluse. Petri costruisce un affresco del mondo operaio degli anni 70 che risulta PERFETTO! Gian Maria Volontè dà spessore ad un personaggio come l'operaio Mimì, idem Mariangela Melato per la parrucchiera e tutti gli altri... Una critica feroce al capitalismo, alle fabbriche ma anche al Partito, agli studenti che fanno militanza, ma senza ragione, al sindacato,agli operai, e insomma a tutto il SISTEMA! Fà riflettere che dopo quasi 40 anni siamo ritornati indietro al punto di partenza, e la classe operaia sta ancora lottando per le stesse cose di 40 anni fà, fà paura! Battute al fulmicotone, entrate nell'immaginario che ha visto il film sà di casa parlo---
"io mi concentro, sono concentrato su di un ****, così ad ogni pezzo un ****, un pezzo un ****!"
Grande il personaggio di militina che fà ancora più riflettere....
"Quando ti ricoverano porta le armi!"
o gli altri operai... "sei sotto produzone devi regolarti ede essere più veloce!"
"io mi regolo secondo la mia velocità di masturbazione!"
"il dito è al camposanto, pastina!Ormai non c'è più!"
"Non è che non posso e che non nè ho voglia!"
"Agnelli ti fà il visone!"
"io sono diventato matto in fabbrica!"
Elio Petri eccellente, ottime le musiche di Morricone, scenografie di una vera fabbrica, sceneggiatura, e infine il finale amarissimo......


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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/10/2010 14:39:31
   9 / 10
Lotta operaia, ambiente alienante della fabbrica, salario a cottimo. Temi che riportati ai nostri giorni ed attualizzati nella giusta misura, sono ancora attuali perchè comunque si parla sempre di sfruttamento attraverso il lavoro precario, contratti co.co.co e compagnia cantante. E' questo in fondo la grande forza del film di Petri: fotografa in maniera lucida un preciso momento, senza rimanere confinato in quel periodo storico, avere la forza quindi di rimanere attuale.
Se poi aggiungiamo un Volontè in forma straordinaria, abbiamo uno dei migliori film italiani di quel decennio.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  17/08/2010 11:15:32
   8 / 10
Torna un pochino in mente l'entrata in fabbrica di 'Metropolis', o il lavoro in catena di Chaplin in 'Tempi moderni', ma là erano intuizioni drammatizzate, comiche o estreme; negli anni di Petri fanno già da tempo parte della realtà quotidiana.

Volonté è davvero straordinario, dà autentica vita al suo personaggio; mentre il regista, che parla un linguaggio diretto seppure velato da un leggero alone visionario, sa presentare un mondo grottesco senza che esso si discosti troppo da quello reale.

Il suo operaio è un uomo che grida, che non fa ragionamenti, che sgobba, un capo di bestiame meccanizzato, senza sorriso, senza interessi, senza voglia; la famiglia è la sua soma, mentre il suo modo di concepire la parola amore è descritto nella sequenza (molto bella) in cui Lulù lo fa con una collega in auto, quasi come lo farebbero due animali ingabbiati.
Ma un essere umano alienato soffre maggiormente.

Sullo sfondo, al di là dei cancelli, c'è il movimento studentesco, quasi sterile, coi suoi megafoni, più invasivo alle orecchie del lavoratore che non a quelle dei dirigenti.
Ma ciò che fa Petri è di spostare la lente dal movimento collettivo al caso singolo: a quale conquista individuale le lotte porteranno? Tutto sommato, soltanto a ridare a Lulù quel lavoro che gli avevano fatto perdere.
Certo non potranno ridargli indietro il dito, né la sua sanità mentale. Se da ossessivo lavoratore rischiava la pazzia in fabbrica, più ancora la sfiora fuori, durante il periodo in cui diventa un contestatore.

Non c'è salvezza in questa vita per la classe operaia, già dal titolo lo si annuncia: all'operaio non resta che immaginare, un cùlo, il paradiso; che poi per Lulù è un sogno raccontato tra il frastuono dei macchinari, che in terra si trova dietro il muro di un manicomio.

Tautotes  @  30/06/2010 23:25:43
   9 / 10
Film di una lucidità disarmante, come al solito l'accoppiata Petri-Volontè non tradisce. Da vedere assolutamente.

wallace'89  @  06/05/2010 18:09:52
   8½ / 10
Bellissimo film-denuncia sull'alienazione della classe operaia(che ricorda Tempi Moderni) di Petri dalle atmosfere vividissime e girato con partecipazione, classe e sguardo acuto di grande perizia descrittiva.
E Gian Maria Volontè è per me un mostro sacro,la butto lì ,forse il più grande attore del cinema italiano.
Angoscioso e importante documento sociologico dei suoi tempi e oltre questi.

Invia una mail all'autore del commento baskettaro00  @  12/04/2010 18:08:41
   8½ / 10
Immaginate di entrare in fabbrica alle 8 di mattina,lavorare per altre 8 ore ed uscire,andare a casa,stare pochissimo con i tuoi cari,andare a dormire per poi ricominciare a lavorare,sempre più metodicamente.
Questo è lo stile di vita che credo nessuno di noi voglia fare,eppure molti operai lo fanno,e vengono pagati due lire per svolgere così faticosamente certi incarichi e aumentare le tasche dei padroni(come giustamente qualcuno ha già detto qui sotto).
Tale meccanismo produce una sorta di"alienazione"nell'uomo,in un certo modo tutto ciò che fa a lavoro viene ricostruito negli atteggiamenti quotidiani(da notare Volontè che obbliga la fidanzata a mettere in ordine le posate,in modo tale da farle sembrare tutte allineate perfettamente).
Il tema affrontato da Elio Petri è molto delicato,e ci vuole una certa bravura per renderlo alla meglio allo spettatore;Devo ammettere che ci è riuscito benissimo.
Gian Maria Volontè ci regala una stupenda interpretazione,la musica è bella,e la denuncia sociale e politica è molto forte.
Un quasi capolavoro dei bei tempi che furono.
I 5 minuti finali sono bellissimi:rendono nel modo migliore l'alienazione dell'uomo.

uzzyubis  @  21/03/2010 10:38:59
   8½ / 10
Film che rappresenta la vita degl'operai metalmeccanici nell'Italia degl'anni '70 tra scioperi, cortei, massimizzazione della produttività.
Al protagonista succede di tutto, dall'essere il miglior produttore della fabbrica, a non poter svolgere più il proprio lavoro perchè mozzato di un dito.
Fino a quando riassunto in catena di montaggio racconta il suo sogno..
Sugli scudi Volontè.

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carriebess  @  23/01/2010 19:58:51
   8 / 10
Uno sguardo impietoso ma divertente sulla condizione dello sfruttamento della classe operaia, la completa lobotomizzazione dell'individuo che riduce gli esseri umani a meri macchinari di produzione.
G. M. Volontè spassoso.

bulldog  @  02/01/2010 11:04:10
   7 / 10
Petri entra in fabbrica fotografando a suo modo la condizione operaia e mettendone a fuoco tutti gli aspetti.
Un grandissimo Volontè in un film discreto,ironico ma con parecchie forzature.

Non è un capolavoro.
Sull'ingranaggio operaio preferisco 10000 volte visionare in silenzio la pellicola di L.Malle 'Humain Trop Humain',dove non vi è narrazione.

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donfabios  @  30/11/2009 01:37:19
   9½ / 10
entri in fabbrica che è buio la mattina ed esci che è buio la sera. togli le ore per dormire e togli il tempo dei pasti. cosa rimane? è vita questa?
Per fare cosa poi? produrre oggetti apparentemente inutili, di cui non si conosce nemmeno l'utilità, sempre più velocemente, per ingrassare le tasche dei padroni.
In una vita così tutto diventa meccanico, l'uomo alienato diventa una macchina, e l'amore una fastidiosa distrazione o una fonte di frustrazione.
da far vedere e rivedere nelle scuole.
L'impegno sociale e filosofico si mescola a dialoghi / attori (volontè santo subito) / colonna sonora superbi.
cinema che rasenta la perfezione

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Tony Ciccione90  @  16/09/2009 14:57:16
   9½ / 10
Fenomenale. La condizione alienata dell'operaio che prende coscienza della sua situazione e si ribella all'oppressivo meccanismo statale. Una lezione di storia e filosofia che coinvolge ed interessa. Volontè è una macchina da guerra, con le sue espressioni e il suo accento lombardo. Tanti i personaggi secondari "di lusso": Flavio Bucci e Luigi Uzzo per citarne alcuni. Perla del cinema italiano da vedere, rivedere e venerare.

USELESS  @  23/02/2009 05:21:13
   10 / 10
Conformarsi totalmente o contestare tutto?
Lulù Massa (G.M. Volontè) passerà da un estremo all' altro, sfiorerà l' alienazione mentale per tirarsi fuori dall' altra alienazione del lavoro operaio in fabbrica.
Un film di quelli che ti entrano dentro, e ti ritrovi a usare le frasi del film nella vita quotidiana.

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Alexein  @  09/01/2009 14:29:30
   10 / 10
Già stato detto tutto, non si può non amare questo capolavoro.

Guy Picciotto  @  17/10/2008 12:19:20
   9½ / 10
Una prova talmente gigantesca quella di Volontè in questo film che mi sento pure fuoriluogo a parlarne, è dopo la visione di prove come queste che mi convinco sempre più che Volontè era superiore anche al trio divino mastroianni-gassman-tognazzi. Invece bisognerebbe spendere qualche parola in più su Petri, regista tra i più mirabili di quell'epoca sempre ingiustamente messo in un angolo, invece per me rimare tra i migliori degli anni 60 e 70. Il film è mitico, il punto centrale è ovviamente IL LAVORO: ovvero la forma di schivismo raffinato che ci opprime e dobbiamo farlo per pagare un debito che non abbiamo contratto noi, ma i nostri politici servi delle banche centrali e del signoraggio. L'affrancamento dal lavoro è una cosa irrealizzabile, perchè altrimenti non ci sarebbero più classi sociali, nè gerarchie, nè oppressioni.
Il lavoro è quanto di più degradante per l'uomo, così come sosteneva Marx. Ma la cosa assurda è che chi compie i lavori più umili, più disprezzati, è sempre nella parte più bassa della scala sociale. Dovrebbe avere più attenzione, perchè è più debole, invece viene sfruttato sempre di più. Una società tecnologicamente affrancata dal lavoro è possibile, soprattutto oggi, ma chi detiene il potere non la vuole, perchè distruggerebbe i privilegi e il potere della classe dominante, delle corporation, dei politici, distruggerebbe in una sola parola il piano di dominio globale degli Illuminati.
Volontè incarna l'uomo che costretto a questo stile di vita nauseabondo viene spinto quasi per inerzia al compimento del lavoro tramite il falso tornaconto del premio in carta straccia (perchè questo è il valore della moneta che ha sostituito quello reale dell'oro di proprietà esclusiva delle famiglie dei banchieri), tirerà su più carte di chi invece non si applica più di tanto, quello per lui è l'obiettivo della sua vita, ma il sogno di fuga è sempre in agguato, anche durante l'atto lavorativo stesso ( un bullone un **** di donna, un altro bullone un altro **** di donna), Antonioni lo capì benissimo che il lavoro non è altro che una forma di schiavitù, lo capì ancora meglio Carmelo Bene, che ha più riprese si scagliò contro questo modo di concepire il posto lavoro: "l'unica vera libertà per l'individuo consiste nell'affrancamento del lavoro, una cosa l'uomo non è nato per fare: lavorare".
Ma è fisiologicamente impossibile. L'unico scenario anarchico possibile, paradossalmente, lo colgo nelle piccole comunità anarchico-socialiste che sono sorte tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, ma sarebbero schiacciate lo stesso dalla massa. L'unico modo per affermare l'anarchia è ridurre il numero degli esseri umani da qualche miliardo a un centinaio di migliaia, in modo tale che possano sfruttare tutte le ricchezze naturali e non vengano controllate da altre comunità umane numericamente e tecnologicamente superiori. Ci dovrebbe essere il controllo delle nascite e così via. Le individualità si possono affermare solo quando non c'è concorrenza e lotta per la sopravvivenza, cioè una comunità umana numericamente ridotta ma che collabori per un affrancamento totale del lavoro tramite la tecnologia.
Utopia, ma chissà in un futuro se non si possa pensare per questa via, il sistema capitalistico ultra liberista sta crollando in questi giorni per lasciare spazio a qualcosa di più terrificante, ovvero il NWO. Ma si spera sempre che la massa plebea inizi a svegliarsi e prendere coscienza di chi è e per quale scopo è nata, non è il caso della gente descritta in questo film, ancora attualissimo, tranne forse la mitica figura del Militina, il vecchio operaio finito in manicomio, che malato di mente o meno, ha capito più di tanti "sani", concludo quindi riportando le sue parole all'interno del film, parole che mi sono rimaste particolarmente impresse così come mi è rimasto impresso questo personaggio, anche il suo nome, con quel suono strano e quella etimologia ancor più ambigua (un milite, ma piccolo: quindi vittima del sistema?).
MILITINA: "Lulù, è il danaro, comincia tutto di là. Ah! Noi facciamo parte dello stesso... giro. Padroni e schiavi, dello stesso giro! L'argent! I soldi! Noi diventiamo matti perché ce ne abbiamo pochi e loro diventano matti perché ce ne hanno troppi. E così, in questo inferno, su questo pianeta, pieno di... ospedali, manicomi, cimiteri, di fabbriche, di chiese, di caserme, di cabine elettorali, e di autobus... il cervello poco a poco... se ne scappa".

Invia una mail all'autore del commento domeXna79  @  24/07/2008 12:01:48
   8 / 10
Ottimo film di denuncia ancora una volta firmato dal maestro Elio Petri.
Pellicola che esemplifica, in maniera quasi perfetta, il concetto di alienazione della classe operaia, la lotta sindacale nei turbolenti anni ’70 oltre che offrirci uno sguardo più ampio rivolto alla vita sociale, la variazione dei costumi di un’Italia in forte cambiamento ..si entra in fabbrica e ci si immerge nella realtà del “cottimo”, della catena di montaggio, dei tempi di produzione, dei rapporti tra padronato e lavoratori ..una duplice prospettiva ci si apre di fronte grazie al nostro protagonista (da assertore a contestatore), la sceneggiatura ne sottolinea i contorni per renderne visibili i drammi, le frustrazioni, le debolezze, infine le assurdità di un ingranaggio troppo spesso lesivo della stessa dignità umana.
Qualche piccola “divagazione onirica” in alcuni discorsi, forse un eccesso di tecnicismo in alcuni passaggi, ma la struttura narrativa non ne viene appesantita e il racconto scorre fluido nel corso delle due ore, grazie anche ad una caratterizzazione dei personaggi assolutamente perfetta che ne favorisce “l’effetto immedesimazione” ..una prova recitativa ancora una volta magistrale per un Gian Maria Volontè in grande forma, sicuramente uno dei migliori attori che il nostro cinema ha mai avuto, capace di dare sfumature uniche (accento, movenze, mimica) al suo personaggio.
Direzione tecnica attenta e ben curata per uno dei registi che meglio ha interpretato, e di conseguenza, rappresentato sul grande schermo, i passaggi più importanti della nostra vita politica e sociale dal dopoguerra ..un vero cult nel suo genere ..da vedere!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  09/06/2008 17:15:17
   8½ / 10
la vita operai mostrata in modo crudo e veritiero...dopo Lang con "metropolis" e Chaplin con "tempi moderni" abbiamo un nuovo esempio di uomini macchina alle macchine!
e stavolta ci troviamo in italia...e ovviamento l'argomento tocca molto la politica!
Due cose sono superbe in questo film:la regia di Elio Petri che film ogni particolare e che osserva da vicino ogni componente della macchina,e l'interpretazione di Volontè che io ho preferito di gran lunga rispetto a quello visto in "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"!
grande film

Pink Floyd  @  29/05/2008 21:23:28
   9 / 10
Con 'La classe operaia va in paradiso' Petri ci invita personalmente ad entrare in una fabbrica.
Assistiamo nauseati al sistema della catena di montaggio, mentre colleghi disorientati e stanchi si scannano tra di loro per motivi futili: i superiori, le
ore di lavoro, a causa di un cottimo.

I superiori, imprenditori disumani,li spremono e si assiste con sgomento al ritono in casa degli operai: la vita sociale è nulla, i pochi rapporti umani corrosi , ostili.
C'è chi impazzisce, chi si infortunia sul lavoro, chi si affida al movimento studentesco, chi boicotta i sindacati.
Ciò che è fondamentale si perde di vista: l'uomo. E così vengono rinnegati i dirittifondamentali,a spese della salute e dell'umore dell'operaio.

Opera forte e fastdiosa.
L'alienazione uomo-macchina non è mai stata descritta in maniera così veritiera.

Gruppo REDAZIONE Pasionaria  @  15/05/2008 17:40:14
   8 / 10
Dopo tanto tempo per caso ho rivisto questo magnifico film di Petri e devo dire di averlo diversamente considerato rispetto la prima volta. Da ragazza appoggiavo quel movimento studentesco che Petri giustamente( con il senno di poi) ha reso in quest'opera talmente avulso dalla realtà di allora, che quando lo vidi alla fine degli anni '70, quasi m'incazzai con il regista. Oggi vedo il passato diversamente e capisco la denuncia del bravo regista, anche se sono ancora convinta che in quegli anni senza il movimento studentesco e senza i sindacati intimoriti dallo stesso, non si sarebbero raggiunti certi obiettivi. A parte queste considerazioni personali, l'opera di Petri è di grande qualità e ricorda nell'analisi del rapporto uomo-macchina un altro grande film di Chaplin. Gian Maria Volontè è immenso.

lampard8  @  15/05/2008 13:01:53
   8½ / 10
Davvero un grande film, attualissimo. La rivolta operaia vista con l'occhio lucido e critico di Petri. Un'apologia contro il potere davvero riuscitissima. Splendido e reale.

phemt  @  28/04/2008 21:22:09
   8½ / 10
Pellicola di denuncia firmata Petri che in un'ora e cinquanta minuti mette tantissima carne al fuoco… C'è la lotta di classe, il rapporto tra lavoratori e dirigenti, quello tra lavoratori e sindacati e quello tra lavoratori e pensatori, ma soprattutto c'è un protagonista: un operaio che fa del lavoro la sua ossessione che però, prima ancora di essere un lavoratore, è un uomo, un uomo normale con i suoi piccoli grandi problemi…
Un pezzo, un c.ulo, un pezzo, un c.ulo è la litania che accompagna la vita lavorativa di Massa Ludovico operaio ormai distrutto dalla fabbrica, malvoluto dai colleghi e con problemi famigliari…
Con una donna a casa e un bambino non suo da crescere, una moglie che non è più tale e un figlio da mantenere che però chiama papà un'altra persona e in mezzo lui, stressato dal continuo lavorare, non più in grado di fare sesso, ossessionato dalla fabbrica e ormai sull'orlo della pazzia (perfetta l'espressione di Volontè quando si rende conto che anche lui aveva incominciato a sistemare le posate in ordine)… L'uomo visto come una fabbrica, come una catena di montaggio o addirittura come un bullone, con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni…
Petri analizza la situazione con equilibrio e senza faziosità, indaga sulle possibili soluzioni ma alla fine non da risposte esplicite su chi abbia ragione o meno… Rimane solo il ricordo di un sogno dove alla fine, alle spalle di un muro, c'è solo la nebbia mentre in sottofondo sale il rumore del lavoro della catena di montaggio e mentre cresce l'incomunicabilità dei lavoratori un altro pezzo è pronto e viene portato via e ricomincia tutto da capo…

Aldilà del messaggio sociale il film brilla grazie ad un cast perfetto a partire dai protagonisti passando per i comprimari: una citazione speciale se la meritano la brava Melato e il a dir poco impressionante Volontè protagonista di una prova mostruosa (forse addirittura la migliore della sua splendida carriera)...

drugo78  @  07/01/2008 15:31:47
   8½ / 10
FILM ASSOLUTAMENTE DEGNO DI NOTA CHE METTE IN RISALTO LE ANGOSCE DI CHI LAVORA IN UNA CATENA DI MONTAGGIO COME COTTIMISTA..PERFETTAMENTE NELLA PARTE UN GRANDE GIANMARIA VOLONTè.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  27/11/2007 21:46:22
   8 / 10
Film di importanza sociale notevolissima, che mette in luce la cruda realtà dello sfruttamento degli operai nelle fabbriche, descrivendo l'alienante lavoro nella catena di montaggio e mostrandoci come l'evoluzione dei rapporti tra "padroni" e "sottoposti" sia il frutto di indicibili sacrifici", intesi non solo come proteste rabbiose e sistematiche, ma anche come morti o feriti sul lavoro.
Nonostante gli apprezzabili risultati conseguiti faticosamente dalla classe debole, rimane tuttavia la sensazione che si tratti soltanto di vittorie di Pirro, e che la condizione del cosiddetto proletariato non potrà mai migliorare sostanzialmente, in quanto tragicamente segnata da un destino di stenti, sofferenze e frustrazioni, che vengono altresì testimoniati dalle quotidiane difficoltà del soggetto-operaio nel mantenere una famiglia e nel cercare di crearsi le condizioni per una vita semplicemente dignitosa.

A dir poco memorabile l'interpretazione di Gian Maria Volontè.

Degno di nota anche il tema musicale, che fa da perfetto contrappunto alle traversie patite di volta in volta da "Lulu".

superfoggiano  @  18/11/2007 22:35:09
   10 / 10
Volontè e Melato da sballo....
Non c'è che da gridare al capolavoro per questo film di denuncia

dgarofalo  @  27/10/2007 15:15:02
   9 / 10
GRANDE FILM DI DENUNCIA DOVE SI VEDE IL RAPPORTO CHE SI EBBE UOMO-MACCHINA IN FABBRICA E TUTTE LE CONSEGUENZE CHE PROVOCAVANO
FILM ASSOLUTAMENTE DA VEDERE CON GRANDISSIME INTERPETRAZIONI DA GIAN MARIA VOLONTE (PER ME UNO DEI MIGLIORI ATTORI CHE SIANO MAI ESISTITI ITALIANI) CON IL RESTO DEL CAST CHE NN E DA MENO

Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  11/10/2007 14:48:24
   8½ / 10
era dai tempi di Chaplin e il suo meraviglioso Charlot in Tempi Moderni che non vedevo un cinema civile così puro e profondo.
sul fatto che Petri era un genio non c'è dubbio, però è sempre difficile produrre opere razionali su argomenti così delicati. poi se hai un attore così geniale come Volontè e gente come Randone e Melato allora sì che il cinema diventa arte.
Petri, dalla parte dei lavoratori, produce un'opera estremamente coerente e intelligente, senza però eliminare quella componente accorata e popolare che lo rende un pari di quei lavoratori.
ci sono delle scene da antologia e una musica da antologia, tutte le sequenze con Militina sono stupende e stupendi sono gli affreschi familiari.

harry stoner  @  16/09/2007 15:22:35
   10 / 10
Volontè è stato uno dei più grandi attori del Novecento al pari di Brando, Olivier e qualcun altro. In questo film la sua capacità di immedesimazione nei panni dell'operaio condotto alla follia è magistrale. Grande anche Salvo Randone e bravissima la Melato, una delle migliori attrici italiane. Con un po' di c¨¨o si può vedere questo film alle tre del mattino sulla nostra tv, ma solo se si soffre d'insonnia e si è molto fortunati nel beccarlo in tempo.

InSaNITy  @  27/07/2007 18:22:50
   9 / 10
L'accoppiata Petri-Volontè colpisce ancora. Film molto impegnato, con quel pizzico di surrealismo che dà il tocco di classe. Gianmaria superlativo come sempre, il nostro miglior attore di sempre, a mio giudizio.
E poi, la scena del manicomio contiene uno dei dialoghi più pregnanti del cinema italiano, secondo me.

Vabbe...non arriva ai livelli di sublimità di Indagine :>

Macs  @  09/07/2007 12:33:11
   9½ / 10
Stupendo esempio di cinema impegnato, insuperabile Volontè: un attore e un tipo di cinema che se ne sono andati decisamente troppo presto.

Ch.Chaplin  @  09/07/2007 11:39:28
   8½ / 10
ottimo..prende le parti degli operai ma mette anche allo stesso tempo in luce le contraddizioni ke li contraddistinguono..nn è fazioso ed è diretto e interpretato da paura..nn c'è + questo cinema...

Vegetable man  @  26/02/2007 15:30:57
   9 / 10
Sono passati gli anni, è cambiato il contesto, eppure questo film non perde la sua incisività. Gran parte del merito vanno alla regia di Petri ed all'interpretazione di Volontè, che prende d'ostaggio lo schermo e non lascia un'attimo di relax allo spettatore. "La classe operaia va in paradiso" però è anche uno specchio, volutamente ambiguo, del punto di vista operaio, per nulla idealizzato e piuttosto molto reale e profondo nel suo rapporto con il lavoro, con la famiglia e con le lotte sindacali e studentesche.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  07/02/2007 22:24:53
   8 / 10
Bello questo film, lo spettatore entra in una fabbrica ed insieme agli operai partecipa all'alienazione della catena di montaggio, al forsennato stachanovismo, al cottimo, alle lotte di classe, al mito della rivoluzione, al conflitto tra sindacati e movimento studentesco.
Fabbrica-prigione che stritola la dignità dell'uomo e porta alla paranoia, quasi alla follia.
Accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone, il film è un'altra conferma delle doti interpretative di Gian Maria Volontè, perfetto nel descrivere l'angoscia e l'alienazione che la civiltà industriale trasmette agli operai sottoposti ai lavori ripetitivi con l'incubo della mancata produttività.

Sig. Chisciano  @  29/12/2006 21:47:32
   8 / 10
Bellissimo film denuncia sui disagi socio-economici della classe operaia, l'alienazione del lavoro in catena di montaggio che distorge la realtà è reso molto bene da un'ottima regia e da un montaggio bellissimo. La parte finale del film è di assoluto impatto e girata in maniera magistrale.

BORG-3957  @  18/12/2006 23:53:42
   10 / 10
ECCELLENTE ... LA SENSIBILIZZAZIONE ALLA QUESTIONE OPERAIA TE LA RISVEGLIA, DENTRO !

PS: AGGIUSTATE LA TRAMA. L'INCIDENTE GLIELO CAUSA LA MACCHINA, NESSUN SABOTAGGIO DEI COLLEGHI.

gori55  @  29/08/2006 02:03:19
   10 / 10
innanzitutto non ho mai visto e forse non vedrò mai più un intrepretazione al limite della perfezione come quella di gian maria volontè in questo film.. poi c'è il resto ed è intensissimo, tocca tanti di quegli argomenti e con una profondita che non basta guardarlo neanche 2 volte per capirlo appieno, l'operaio e i suoi enormi conflitti interiori(" per voi oggi il sole non sorgerà mai"..), il sesso vissuto nel peggiore dei modi, le divergenze sindacali, l'assurdità del consumismo.. ma è inutile parlarne bisogna vederlo.. assolutamente.

Juanlu  @  26/07/2006 15:27:39
   9½ / 10
Un pezzo, un ****, un pezzo, un ****....

Accoppiata Petri-Volontè da standing ovation...

Ma perchè tutti i film più belli non li commenta quasi nessuno? Ma che livello di sotto-cultura c'è in Italia?

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  25/05/2006 16:18:37
   8 / 10
Bello bello. I risvolti politici sono evidenti e come ha già detto un altro è interessante cogliere come anche all'interno di una massa di persone che vuole la stessa cosa, differente è il modo di arrivarci e di come i movimenti sociali non sono mai stati una lotta fra due sole parti, ma che ci sono diversi risvolti della stessa medaglia. Due lati positivi di questa pellicola quindi sono la straordinaria interpretazione di Volontè, con un accento lombardo proprio comico ed oltretutto bravissimo ad interpretare l'operaio stressato costretto a ritmi di lavoro frenetici, portato quasi alla pazzia, e la realisticità del film stesso (bellissimo il finale...)

giax-tommy  @  23/05/2006 10:37:44
   10 / 10
ora l'ho commento pure io...anche se ho paura perchè ho troppe cose da dire e non so come fare.forse i temi trattati sono troppi,ma tutti,ma proprio tutti trattati esaurientemente.la lotta di classe,in questo film,non è come al solito una lotta tra padroni e schiavi,ma una lotta anche intellettuale,dove ci sono squadre di studenti intellettuali che lottano da una parte,operai rivoluzionari da un'altra parte,operai modrati ancora da un'altra parte e i padroni ovviamente lontanissimi.la bellezza di questo film è questo.cioè non più solo due classi,ma ,come avviene nella realtà,moltissimi pensieri discordi ci sono,tantissime divergenze.anche se una classe,quella operaia,vuole un unico scopo,il mezzo con cui arrivare varia da persona a persona.quando poi il protagonista prende coscienza di classe,non solo manda a quel pase i compagni moderati,ma anche i suoi compagni di pensiero(intellettualoidi e anche un pò perditempo).bhè già è il massimo m il film continua...
ad un certo punto lulù ,protagonista del film,va a letto con una donna(cioè va in macchina con una donna),dopo aver fatto l'"amore" la donna si chiede "ma è davvero questo l'amore?io sento solo male"e continua"sembriamo animali così".anche questo è un ottimo spunto riflessivo,anche perchè oggi è molto attuale.
lulù infine fa uno strano sogno,e lo racconta sul lavoro ,dove tra assordanti rumori c'è completa assenza di comunicabilità.urlando ci riesce.sogna che tutti gli operai che lavoravano con lui rompevano un muro,e dopo questo grande sforzo,si trovavano aldilà di questo muro.ma al dilà di questo muro,non c'era il paradiso,ma solo nebbia.non c'era niente di meglio,ma solo freddo.bhè così è anche la rivoluzine.rompiamo i vecchi ingranaggi,per farcene dare di nuovi,dal nuovo padrone......questo è un brutto mondo

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Ultima risposta 10/12/2010 17.44.58
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Don Corleone  @  12/03/2006 18:46:04
   9 / 10
Innanzitutto corregete la trama l'incidente in cui lulù perde un dito non è provocato dai colleghi ma dai ritmi di lavoro estenuanti- Il film cerca di descrivere proprio la condizione alienata degli operai, a volte spinti (come il protagonista) sull'orlo della pazzia, le divisioni allinterno dei sindacati... tutti temi ancora attuali.

Strano che fino ad ora non l'avesse commentato nessuno.

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conclavecriaturedesire' (2024)
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tofu in japan. la ricetta segreta del signor takanotransformers onetrifole - le radici dimenticateuna madre
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una notte a new yorkuna terapia di gruppoun'avventura spaziale - un film dei looney tunesuno rossovenom: the last dancevermigliovittoriavolonte' - l'uomo dai mille voltiwickedwolfs - lupi solitariwoman of the hour

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Speciale SHOKUZAISpeciale SHOKUZAI
A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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