la lunga estate calda (1958)

Classico scenario del soggetto esterno che entra a demolire gli equilibri famigliari. Il personaggio interpretato da Paul Newman scardina regole e distrugge prassi consolidate. È un film sentimentale sui generis, su quel sud aristocratico-paternalistico che ha fatto da sfondo a molte delle opere di Faulkner. Il film di Ritt non appare particolarmente interessante nell'ambito dello sviluppo narrativo, anzi, sul finale per poco non si incarta del tutto. Riesce decisamente meglio in quelle che furono le qualità migliori di un grande regista (spesso dimenticato) come Ritt: capacità di far parlare le immagini, utilizzo dei colori e della "composizione" del quadro, direzione degli attori (splendida la Woodward, Welles un po' troppo sopra le righe).

Ha qualche spunto interessante ma come melodramma è al di sotto dai miei gusti. Newman e Welles ottimi. 19° posto nella stagione 1957/58.

Classico del cinema americano con un sempreverde Paul Newman impegnato in un ruolo difficile ma a lui consono. Una storia che parte bene ma finisce in maniera superficiale scadendo proprio sul più bello. Buona la prova di un opulento Orson Welles ma di tutto il cast in generale. Una pellicola invecchiata male ma che mantiene sempre un certo fascino. Diretta da Ritt, regista di talento ma troppo confusionario a volte.

non so nemmeno perchè mi sono messo a vedere questo film.
mi aspettavo delle vacanze al mare...
filmettino.... con personaggi quantomeno odiosi, soprattutto il personaggio di paul newman.
L'unica simpatica di questo film è Lee Remick che mi ha lasciato sperare bene ad inizio film.

Una storia non molto avvincente ma interpretata bene e con bei dialoghi.

Un film d'altri tempi, di grande mestiere e di forte impatto. Prima del finale buonista e per la verità un pò affrettato c'è tempo di divertirsi, merito soprattutto della verve trascinante del sempre grande Orson Welles e dell'innegabile affiatamento della coppia Newman-Woodward.

Famoso dramma tratto da Faulkner, un altra storia famigliare a forti tinte in cui dominano gelosie, passioni recondite, sopraffazioni.
Non è un caso se questi film vantavano sempre direzioni prestigiosissime, stavolta è Martin Ritt l'artefice di questo classico del cinema americano, a dire il vero un tantino invecchiato nella struttura sfilacciata e poco serrata degli eventi, di contro ad un finale eccessivamente affrettato in cui tutti si redimono e i rancori svaniscono nel nulla.
Tuttavia è un ottimo materiale d'intrattenimento, per di più servito da un gruppo di attori fuori dall'ordinario: 'blue eyes' Newman trova nel piromane Quik una dei ruoli più carismatici e sessualmente espliciti di tutta la sua carriera (memorabile l'entrata in scena col suo primo piano imbronciato), il patriarca Welles è straripante, la Woodward è per la prima volta in coppia col futuro marito e il feeling è palese, Franciosa e la giovane Reemik sono perfetti e la Lansbury la solita grande professionista.
Un film di alto mestiere, appassionante e ancora godibilissimo.

Storia di contrasti e mancanze familiari abbastanza ben strutturata, seppure con qualche "virtuosismo" di troppo nel finale, affrontato in maniera forse troppo frettolosa ed enfatica.
Il buonissimo cast riesce a far sì che la pellicola scorra in maniera fluida, mantenendo l'interesse costante nello spettatore, non annoiandolo ed offrendo apprezzabili interpretazioni intense e convincenti.
Visione più che valida.

Lo straniero arriva in città è scoinvolge la vita della famiglia borghese. Newman l'incendiario è un bellissimo personaggio costruito ad hoc per il divo di Hollywood, anche se il film forse risente sin troppo di una retorica tipica del cinema americano di quegli anni.

Bella la fotografia e la scenografia, perfetti gli attori. Uno di quei film che non si fanno più.

Melodramma familiare fin troppo scontato, lineare e prevedibile che conta per l' interpretazione del buon Paul Newman nella parte di Ben Quick, un amore rispetto al personaggio Billy Kid interpretato lo stesso anno per Arthur Penn. Grande prova anche per Orson Welles, ingrassato a dismisura, o dimagrito a dismisura per/rispetto "L' Infernale Quinlan" sempre del 1958.

Affascinante e sensuale dramma a lieto fine dove si respirano le bellissime e suggestive atmosfere del torrido, profondo e violento Sud degli Stati Uniti.
Grande la sceneggiatura che fa intuire molto senza tuttavia mostrarlo in modo esplicito e bella la fotografia. Sono però le interpretazioni degli attori che regalano emozioni e alzano il livello di questo piccolo gioiello. Indimenticabile (forse la migliore della sua carriera d'attore) Orson welles nella parte del prepotente, egocentrico e dispotico Willy Varner. In stato di grazia Paul Newman, adorabile vagabondo, bellissimo, strafottente e perfetto nelle vesti del giovane disincantato a all'apparenza cinico ma tutt'altro che ingenuo Ben Quick. Brava Joanne Woodward ovvero Clara la maestrina colta, intelligente e infelice che reprime il desiderio, la passione e la voglia d'amore dietro uno sguardo glaciale e parole taglienti. Complimenti a Anthony Franciosa, il fratello di Clara Jody, molto bravo ad esprimere la fragilità , l'insicurezza e il senso di inferiorità che lo accompagna da tutta la vita nei confronti dell'insensibile e autoritario padre. Bella e brava anche Lee Remick moglie di Jody, esuberante, frivola e passionale.
un consiglio: GUARDATELO!

SPOILER

grande newman. uno dei suoi classici.

Melodramma solido, con un lieto fine un pò forzato e qualche punta di eccessiva retorica ma con le grandi interpretazioni di tutto il cast.
Bello vedere come nei film americani di quegli anni si riuscisse a parlare di sesso per vie traverse (con eufemismi e sottintendimenti) evitando l'uso di qualsiasi parola che potesse suscitare un minimo di allusione pruriginosa.

Splendida prova d'attori per un film pieno di ritmo, una storia cinica e tesa che pure sa scegliere i momenti giusti per sconfinare nel sentimentale.
Non bastano le parole per descrivere la bravura di Orson Welles, per Woodward e Newman basti dire che si innamorarono sul set... e secondo me si vede eccome.
Unico neo forse il finale, una happy end un pò frettolosa.

ricordo che quando lo vidi rimasi estasiata...e mi innamorai di paul newman...

Il tema del "forestiero" che sconvolge il villaggio è tipico nel cinema americano degli anni Cinquanta (v. "picnic").
Del suddetto film, splendido melodramma, conservo memorabili ricordi: il cinismo di Ben-Newman (tipica caratterizzazione dell'attore, riuscire a interpretari personaggi sgradevoli che per ragioni diverse suscitano pero' una strana simpatia nello spettatore), i collant di Joanne Woowdard (hollywood-fetish?), le nevrosi di Jody ottimamente interpretato da Franciosa, gli occhi verdi della bellissima lee remick, la gigantesca prova di Orson Welles, sempre pronto a "invecchiarsi" film dopo film (un "patron" di soli 42 anni!!!).
Conserva a distanza di tanti decenni tutto il suo fascino, compreso il doloroso e violento scontro-odio-amore di un figlio verso il padre, e complice la stupenda fotografia che ne risalta l'armonia e il potere pronti a sfaldarsi