la scelta del destino (2022)

Putt@nate rosa (garofano) in un romanticismo da 4 soldi, noiosamente prevedibile e privo di grande inventiva.
Personaggi stereotipati, alcuni davvero irritanti, regia ordinaria e storiella banale e priva di grande enfasi emotiva che stenta a coinvolgere e interessare.
Deluso dalla Roberts (Emma), sempre più confusa e impelagata in scelte lavorative discutibili come questa; forse essere una madre single incide sul portafogli e sulla necessità di prendere quello che c'è.
Perdita di tempo.

Intellettuali e artisti si sono sempre occupati del destino, i casi famosi più recenti sono Monod ("Il caso e la necessità", 1970) e Kieslowski ("Destino cieco", 1987). Poi c'è chi si dedic'alla divulgazione di tale concetto, come "Serendipity" (Chelsom, 2001) e tutte le altre romcom con protagonista Cusack. Dal momento che l'attore non ha più l'età per questi ruoli e semmai interpreta un serial killer, è stato sostituito dalla nipote di Julia Roberts. Emma ha 31 anni con già due separazioni, un figlio e ora pur'i capelli biondi, ma è alta 157 cm e ciò la fa sembrare ancor'una ragazzina. "About Fate" è zeppo d'ingenuità, lei si sveglia col rossetto e cose così, eppure riesce a catturare la qualità di scrittura dell'Hornby d'"About a Boy" (fratelli Weitz, 2001) e l'atmosfera fiabesca della zia con Hugh Grant in "Notting Hill" (Michell Curtis, 1999). L'ibrido risultante è un "About a Girl", titolo anche d'un brano dei Nirvana citati nel film. Parafrasandone una linea di dialogo, sa come aprire il chakra del cuore. A proposito: è un remake di qualcosa di televisivo del '76.