la terza generazione regia di Rainer Werner Fassbinder Germania 1979
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la terza generazione (1979)

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locandina del film LA TERZA GENERAZIONE

Titolo Originale: DIE DRITTE GENERATION

RegiaRainer Werner Fassbinder

InterpretiEddie Constantine, Hanna Schygulla, Bulle Ogier, Margit Carstensen

Durata: h 1.51
NazionalitàGermania 1979
Generecommedia
Al cinema nell'Ottobre 1979

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Trama del film La terza generazione

Berlino ovest, 1978. La polizia intensifica la lotta al terrorismo usando computer acquistati dalla ditta di Peter Lenz (Constantine). Il 27 aprile 1979, giorno di Carnevale, un gruppo terroristico, di cui fa parte la segretaria di Lenz, Susanna (Schygulla), rapisce l'industriale e lo obbliga a dichiarare in video di essere "prigioniero del popolo". E lui, mentre lo dice, quasi ride.

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Voto Visitatori:   7,19 / 10 (8 voti)7,19Grafico
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Voti e commenti su La terza generazione, 8 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  31/03/2023 17:05:25
   7½ / 10
Uno sguardo politico, non totalmente affidabile per quanto riguarda l'ottica filosofico-civile della realtà circostante, come denunciato dalla stessa sostanza di questi rivoluzionari socialisti da salotto, ma comunque attuale. DIE DRITTE GENERATION (La Terza Generazione) è la messa a nudo della disillusione comunista da parte di Rainer Werner Fassbinder, che era e rimane un regista della Berlino libera.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  07/04/2016 21:30:30
   6½ / 10
Probabilmente Fassbinder espone il suo pensiero sul terrorismo in Germania alla fine degli anni settanta. Filtrata attraverso una tonalità grottesca da commedia dell'assurdo, questa cellula terroristica al suo interno è composta da schegge impazzite della borghesia stessa, di cui si evidenziano i vizi di una classe che nelle loro declaratorie affermazioni disprezzano. Schegge impazzite che si nutrono di ideali in maniera nozionistica senza comprenderne il significato, che concepiscono ed attuano azioni alla ricerca dell'effetto eclatante che del loro valore simbolico, puramente fini a se stesse. Marionette e pagliacci inconsapevoli del loro vuoto morale ed esistenziale. Un film poco tenero, molto critico, per non dire caustico del regista tedesco.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/11/2012 12:09:33
   6½ / 10
Fassbinder utilizza uno stile particolare (quello della commedia assurda e grottesca) per rappresentare un gruppuscolo terrorista tedesco della fine degli anni '70. Certamente è un approccio un po' spaesante, soprattutto perché si ha a che fare con un argomento cruciale e scottante per quell'epoca. Infatti il terrorismo era l'argomento principale di discussione giornalistica e intellettuale alla fine degli anni '70. Era seguito, analizzato e lasciava un po' stupefatta l'opinione pubblica nel vedere persone tutto sommato normali, comuni, addirittura legate agli ambienti che combattevano, trasformarsi in freddi esecutori di rapine, omicidi e rapimenti. Sfuggiva il senso e la prospettiva della loro "lotta", anche perché ormai la società era persa nell'estremo edonista (la grande diffusione della droga e del sesso mercificato - le scritte sui cessi).
Fassbinder non è mai stato un analizzatore di istituzioni e idee politiche, il suo forte era la fine analisi delle contradditorie tipologie degli animi umani. Anche in questo film sul terrorismo lascia da parte le ragioni politiche, i perché e si concentra sui come, sugli aspetti generici, sulle implicazioni di certi comportamenti. Più che alto vuole porre l'accento sulle forme abnormi e contraddittorie del loro modo di fare (per questo gli torna utile lo stile estraniante del ridicolo e grottesco). Prima di tutto il fatto di combattere il mondo borghese e poi di esserci profondamente radicati (per provenienza e per copertura). Il debole aspetto personale e peculiare (i vizi, le idee preconcette, i principi autoimposti ma poi negati nella pratica) contrasta con la disciplina e la serietà dei loro propositi. Tipica poi la loro durezza impersonale e la chiusura che li porta a ignorare una persona che muore per droga. Sono tutto sommato dei terroristi da operetta.
Fassbinder in pratica demistifica e ridicolizza quelli che venivano ritenuti dei pericoli estremi della società. In qualche maniera Fassbinder vuole par passare la teoria (molto diffusa allora) che il terrorismo non fosse altro che un'altra faccia del sistema, da lui stesso nutrita e prodotta per consolidare il proprio potere. Nella vicenda questa teoria viene chiaramente esposta, dando fiato a tutta la serie di sospetti, connivenze, sviamenti, coperture di cui la storia del terrorismo dà molta materia (vedi Brigate Rosse in Italia).
Seguendo la stessa idea di Bunuel ("Il fantasma della libertà"), Fassbinder quindi dà del terrorismo un'interpretazione tutta interna alla tipologia borghese.
E' un film quindi dalla trama un po' assurda, molto spezzettato, con caratteri portavoce, pieno di simbologie, richiami, interpretazioni lasciate alla fantasia dello spettatore (un po' come il succitato "Fantasma della libertà"). Per questo è un film decisamente pesante e un po' difficile (e a volte anche noioso). E' tra l'altro l'opera di Fassbinder più legata a fatti contingenti e meno universale.
La salva il grande talento visivo di Fassbinder (qui anche dietro la macchina da presa). Le scenografie sono molto curate e suggestive come pure le inquadrature (anche se si nota a volte un po' di manierismo). Molte scene sono artisticamente molto belle.
Per il resto è forse il film più brutto di Fassbinder che abbia visto fino ad ora.

Beefheart  @  24/01/2012 15:50:56
   7½ / 10
Buona commedia tragico-grottesca, con parecchi personaggi e diverse storie, che si sviluppano in una coralità che ricorda Altman. Si racconta la goffa lotta armata a sfondo socio-politico nella Germania anni '70 tra una cellula eversiva e le istituzioni. La trama è molto semplice, la sceneggiatura un po dilatata. I protagonisti, al solito, possono risultare bizzarri, il cast è sempre il solito, ma l'interpretazione rimane comunque convincente. Ottima regia, finale beffardo.

bulldog  @  16/07/2009 16:00:44
   5½ / 10
Questa pellicola di Fassbinder mi ha convinto molto poco.

paride_86  @  09/10/2008 22:52:37
   9 / 10
Interessantissimo film di Fassbinder che si cimenta in una analisi sociologica spietata e beffarda attraverso la storia di una improbabile cellula di terroristi tedeschi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR pompiere  @  22/09/2008 00:12:46
   7½ / 10
Valzer curioso, strutturato in sei parti collegate da cartelli con scritte dei gabinetti di Berlino ovest... giochi di parole oscene ed irriverenti quanto il film. Sono/siamo tutti vittime della satira impietosa di Fassbinder.

Crimson  @  20/09/2007 00:32:21
   7½ / 10
Nooo non leggete la trama che rovina tutto, assurdo!
trattasi di un thriller sociologico, con in gioco molteplici personaggi.
Tutto ruota attorno ad una cellula terroristica sgangherata, analizzata dall'interno, sfiorando le situazioni disperate di ognuno dei componenti (la moglie picchiata dal marito, la tossicodipendente, o persino il 'capo', Edgar, un uomo pavido in balia persino del titolare del negozio di dischi in cui lavora), che nell'azione terroristica vera e propria sembra sfogare tutta la propria amarezza personale piuttosto che asservire un ideologia ben precisa e strutturata su vere problematiche socio-politiche. Di essi non avviene una vera e propria caratterizzazione, sembrano pedine inconsapevoli di un destino più grande di loro al quale però vanno incontro consapevoli, quasi come la vita fosse qualcosa di cui poter fare tranquillamente a meno. Franz, forse il personaggio più interessante e spesso grottesco, capitato nel gruppo casualmente, rende perfettamente conto dell'idea.
Parte finale rocambolesca di un film sostanzialmente beffardo ma che personalmente non ho trovato così duro come molti altri del regista, che in questo caso sembra quasi voler mettere in ridicolo taluni aspetti che in altre pellicole affronta in modo decisamente più critico e severo, oltre che tragico.
Molti i riferimenti culturali: si parte con Schopenhauer, passando per uno dei sensi di 'Solaris' di Tarkovskij, per arrivare ad alcuni pensieri di Michail Bakunin.

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