mariti regia di John Cassavetes USA 1970
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mariti (1970)

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locandina del film MARITI

Titolo Originale: HUSBANDS

RegiaJohn Cassavetes

InterpretiJenny Lee Wright, Jenny Runacre, John Cassavetes, Peter Falk, Ben Gazzara

Durata: h 1.35
NazionalitàUSA 1970
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1970

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Trama del film Mariti

Tre quarantenni - Archie, Gus e Harry - si ritrovano per una triste evenienza (il funerale di un carissimo amico comune), ma poi approfittano dell'occasione per far festa per le strade e i locali di New York, abbandonando moglie e figli per un paio di giorni nel tentativo di dimenticare le angosce e le miserie della vita quotidiana. Se ne andranno addirittura a Londra, ma solo uno di loro deciderà di restarci...

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Voto Visitatori:   8,35 / 10 (13 voti)8,35Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Mariti, 13 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

7219415  @  24/01/2020 16:39:31
   6½ / 10
divertente a tratti, ma per buona parte annoia

Oskarsson88  @  22/01/2020 12:16:22
   7 / 10
Le tante emozioni e situazioni di goliardia di tre uomini americani medi, dalla vita sociale affermata (buona professione, moglie, figli) che vanno allo sbando in seguito al funerale di un amico, fino a volare a Londra dove continuano le avventure.
Come sempre nei film di quegli anni, si riconosce lo stile di Cassavetes a ricalcare il cinema-veritè senza però esserlo, interpretazioni ottime che si avvicinano più alla "verità" che all'"interpretazione" appunto.
Parte un po' lento all'inizio, ma in seguito si fanno anche delle discrete risate. Non male, solo per quelli a cui piace il suo stile...

VincVega  @  03/06/2019 19:52:30
   8 / 10
Uno sguardo nitido e amaro di Cassavettes sul mondo maschile e sulla loro voglia di non crescere, in particolare quando sono in gruppo e lontani dalla propria famiglia. Quasi sperimentale, con gli interpreti capaci di dare delle belle prove, avendo una buona dose di libertà di improvvisazione.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  12/03/2014 13:13:00
   8 / 10
Il trattamento dell'edizione italiana è persino peggio di quello che fece la United Artists a 'I cancelli del cielo', l'intento è quello di renderlo più scorrevole ma così facendo corrompi il realismo cassavetiano, lui che deborda volutamente (come recentemente nelle prime opere ha fatto Kechiche), lasciando pellicola in più, scene in apparenza insignificanti (quella del vomito) ma che nel contesto malinconico del prendere coscienza che sono già trascorsi 50 anni, i 3 al giro di boa reagiscono, smaniosi di recuperare la gioviale giovinezza, come in 'Volti' i coniugi parlano del niente per non confrontarsi sulla crisi, i 3 evadono dal cappio del matrimonio.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  26/10/2013 20:55:23
   8½ / 10
Tre ulissi in cerca di torpore mentale e fervore ormonale attraversano malinconie tabagiste, spiritualità alcoliche, tenerezze maschiliste. Qualcuno di loro torna a casa. Da non-eroe, senza elisir.

Un film molto triste, umanissimo, sulla difficoltà che hanno gli uomini a farsi "padri", sulla vocazione filiale (così poco femminile) che li rende capaci d' essere "fratelli".

Gabo Viola  @  08/11/2011 12:43:36
   10 / 10
Per me il migliore di Cassy. Difficile con una mole di film di livello assoluto mettere i voti e i paletti. E' l'opera che mi ha maggiormente colpito, quello che considero il suo testamento.

bulldog  @  17/04/2010 14:52:48
   8 / 10
Husbands di Cassavetes è una pellicola goliardica con un impostazione anarchica di base.
La regia è sporchissima, quasi edwoodiana a tratti, ed il trio Cassavetes/Gazzarra/Falk in parecchie situazioni ha avuto la max libertà di improvvisazione.

Il cinema di Cassavetes è come sempre estraneo da ideologismi, è fondato sul pedinamento e l'analisi dell'esistenza sociale che vede il modello familiare al centro dei comportamenti.
Soave.


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2 risposte al commento
Ultima risposta 18/04/2010 08.50.16
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dobel  @  03/03/2010 15:37:26
   9½ / 10
"Cassavetes non è un regista, è uno che fa film": così si è lapidariamente espresso Roman Polanski, sul genio indipendente di Cassavetes. Il giudizio vuole essere tutt'altro che bonario: pare infatti che i rapporti fra i due non fossero buoni, e che la collaborazione in 'Rosmary's baby' non fu delle migliori.
Io non sono un tecnico del cinema, ma soltanto uno sprovveduto dilettante il cui unico metro di giudizio è il proprio gusto incolto; ma come smentire l'asserto di Polanski? Cassavetes non ha nulla del regista, se per regista si intende quella figura che pianifica un film nei minimi dettagli, che cura la recitazione degli attori in modo da amalgamarli ad un'idea unitaria, che si occupa degli aspetti tecnici affinché tutto sia la risultante di un unico progetto artistico. Se il regista è il burattinaio che tira le fila della questione (alla Polanski, appunto), Cassavetes non è un regista. Ma per realizzare capolavori è necessario essere registi? Cassavetes era uno che faceva film, e i suoi sono film che non possono essere paragonati a quelli di nessun altro; i suoi sono prodotti della sua e solo sua personalità. Non li possiamo ascrivere ad una corrente piuttosto che ad un'altra; non possiamo giudicarli con lo stesso metro di giudizio che applichiamo agli altri; non possiamo mescolarli al gran minestrone dei prodotti cinematografici più o meno riusciti che ci vengono propinati ad ogni istante dalla massificazione artistico - culturale holliwoodiana e non. Cassavetes faceva film... ma che film!!! aggiungo io.
Questo è un tranche de vie (come del resto anche 'Una moglie' - il suo capolavoro-); tre amici che affrontano il trascorrere del tempo ognuno a proprio modo. Tre amici che vivono, semplicemente, come meglio possono; che si accorgono di non essere più ragazzi, che si accorgono che la morte esiste, e che può prenderseli ad ogni istante. Non siamo di fronte ad uno di quei film sul passaggio generazionale come 'Gli amici di Peter' o 'Il grande freddo'; non siamo di fronte a quei film nei quali si tira un bilancio più o meno saggio dell'esistenza trascorsa. Siamo di fronte ad un film in cui la vita scorre, nel quale i personaggi non parlano come libri stampati, non si immergono in riflessioni di una profondità improbabile, né siamo di fronte a personaggi che vogliono a tutti i costi trovare le risposte ai grandi interrogativi dell'esistenza. Siamo di fronte a persone normali come me che scrivo e come la maggior parte di voi che leggete. Sono persone che vivono e basta; che fanno caz.zate, che dicono stron.zate, che cercano di divertirsi e nello stesso tempo si preoccupano del quotidiano. Sono gente come tutti gli altri. Cassavetes trasforma la vita in poesia: 'copiare il vero può essere bello, ma inventare il vero è molto meglio'. Cassavetes faceva film così come Beethoven faceva musica, e Raffaello faceva quadri. Nessuno di loro era musicista o pittore... cosa significa essere musicisti e pittori? Essere iscritti al sindacato? Fare musica o fare pittura, così come fare film, significa servirsi del mezzo espressivo più vicino a noi per raccontare la vita così come i nostri occhi e la nostra sensibilità ce la fanno percepire.
Forse la differenza fra un regista e uno che fa film è che per il primo il cinema è un fine, per l'altro semplicemente un mezzo.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  03/12/2009 11:28:27
   8½ / 10
Un film per gli amici (Cassavetes, Falk, Gazzara) - e della solitudine e della noncuranza del vivere.
Il regista sembra rileggere la commedia americana col suo cinema-verità.
E' un'improvvisazione sui rapporti umani, incompiuti e nervosi, sui dialoghi "vuoti" degli uomini d'oggi.
La vicenda parte dal funerale di un compagno. I reduci sono tutti mariti, ma falliti, sordi alle proprie responsabilità, si rifiutano di meditare e anzi si gettano nei bagordi.
L'ironia di Cassavetes è tragica, come i ritagli di vita che racconta.

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2 risposte al commento
Ultima risposta 10/12/2009 20.26.44
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  08/03/2009 11:29:20
   9½ / 10
Uno sguardo lucido e amaro sull'universo maschile.
Un trio di attori eccezionale.
Uno dei migliori film di Cassavetes.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  13/02/2008 18:41:02
   8 / 10
Film straordinario credo passato ingiustamente in sordina.
Cassavetes analizza in maniera lucida ed intelligente i comportamenti di tre uomini che vivono due condizioni comuni: la perdita di un amico e l'essere sposati, e decidono di partire per Londra. Tutto ha l'idea di una fuga, di un quasi disperato e stancante tentativo di libertà, ma forse si fermerà tutto ad una parentesi di vacanza...
I tre protagonisti (tra cui il regista stesso) sono straordinari, davvero da elogiare in tutto e soprattutto per la capacità di improvvisazione.

Gruppo REDAZIONE maremare  @  12/02/2007 09:58:42
   9 / 10
Questa volta C. abbandona la sua musa Gena e si dedica all'universo maschile, sfornando l'ennesimo capolavoro

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  11/02/2007 14:12:56
   8 / 10
Un'apologo grottesco e apparentemente farsesco ma in realtà amarissimo sulla fuga maschile dalle responsabilità.
Strepitosi tutti gli interpreti, adorabile quando i rispettivi "mariti"non si lavano per diversi giorni e si vestono come barboni...
Un film che vorrei assolutamente rivedere, come tutti quelli di C.

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